Classifica Trail del Monte Servin 2013
Sito Trail del Monte Servin
Sito Gli Orchi Trailers Asd
Edizione 2012
L'Homo Sapiens camminando e scoprendo
dall'Africa ha colonizzato il mondo
Un trail lungo milioni di anni...
Nelle radici e nei radicamenti
è l'origine di una grossa
parte delle sciagure umane (Mostra Homo Sapiens Novara)
Dal racconto dell'OrcoPinoR
Di tutti i luoghi da me visitati, le piccole verdi valli che si diramano dal comune di Angrogna con le sue cime e i pascoli di ovicaprini, mi ricordano i Pirenei Francesi.
A pochi chilometri da Torino, piccole insenature selvagge e poco conosciute, oggi teatro di un trail nostrano ed a dichiararlo i nomi delle società a cui appartengono gli atleti a parte qualche foresto proveniente dalla bassa.
E ci siamo anche noi Orchi in 17, con il nostro appoggio logistico OrcoLoris che è diventato ormai un'istituzione, un punto di riferimento.
In quasi 200 gli atleti, tra trail corto (17km) e lungo (30km), che si presentano al via di questa 2° edizione del Trail del monte Servin organizzato dallo Sport Club Angrogna e dai DAU che si rifanno ad un animale mitologico al momento mai catturato o fotografato nelle nostre Alpi.
Il meteo un disastro, anche oggi chirurgicamente rovinerà solo in parte la festa del Trail, la temperatura e' comunque mite e finalmente si può indossare un abbigliamento consono alla stagione.
Partenza condivisa per i due tracciati e l'incipit è subito in discesa. Intorno al 7° km le strade dei due percorsi si dividono per poi ricongiungersi e percorrere insieme i chilometri finali.
Tra piccole valli su percorsi veloci ed agro pastorali si muove il trail, la copiosa pioggia di questa primavera rende ancora più forti i colori che mutano dal verde acceso delle caducifoglie, al verdone delle pinacee e al verde pastello dei lariceti.
Le alte cime sono coperte dal respiro umido della terra che non ci permetterà di salire in cima al Monte Servin. L'organizzazione causa i temporali previsti, ha preferito tagliare circa 2km per preservare l'incolumità degli atleti.
Un veloce percorso di rientro ci induce a seguire il consiglio degli organizzatori e al motto di 'DAINE MAC' filiamo dritti al traguardo con l'ultimo scroscio di pioggia ... spero della stagione.
Ottimo il pranzo offerto dai DAU nel locale del centro sportivo, una pasta al forno da favola e un ottimo e semplice dolce... dimenticavo le crostate al ristoro da ottima cucina casalinga.
E’ trascorso un
intero anno dalla prima edizione e
tornare a correre su queste bellissime montagne è un po’ come tornare indietro nel tempo e nello spazio.
Torno infatti su uno
dei più bei percorsi da trail percorsi nell’anno di grazia 2012, un percorso
sulle orme del Grande Rimpatrio Valdese, percorso severo, impegnativo, veloce
ma soprattutto ruspante, con una grande organizzazione che ha saputo conciliare la sicurezza dei
partecipanti con una corsa in piena libertà
senza eccessi burocratici, senza lacci e lacciuoli e senza una presenza
asfissiante del personale di controllo
lungo il percorso che avrebbero finito per
addomesticare di fatto una grande
prestazione atletica in un ambiente
tutt’ora incontaminato.
Osservo che è la
seconda volta in una settimana che mi occupo del Grande Rimpatrio, a partire
dal tracciato nei pressi di Salbertrand dove per motivi professionali mi sto interessando alla creazione di un
posto tappa, fino ad arrivare ad oggi nei luoghi degli insediamenti definitivi
Valdesi nella più appartata Valle
Angrogna.
E’ questa infatti
una grandiosa cavalcata attraverso le
pendici del Monte Vandalino che ci ha sovrastato in maniera alquanto riservata,
per poi raggiungere attraverso una infinità di piccoli valloni laterali
finalmente le pendici del Monte Servin, vera sentinella posta a difesa e tutela
di questa enclave naturale della Val
Pellice che ha saputo mantenere al suo interno un forte profumo di storia e di wilderness, senza creare dicotomia tra le due diverse esigenze
apparentemente contrastanti.
Il sentiero è
sempre molto ben tracciato, si toccano tre rifugi che meritano di essere molto più conosciuti e frequentati dai nostri escursionisti. In
particolare l’ospitalità e la gentilezza dei gestori dei primo due rifugi, Sap
e Balfrè che pur in condizioni atmosferiche difficili quali si è dimostrata la
giornata odierna, hanno saputo deliziare i concorrenti con incredibili torte di marmellata di frutta fresca, sfornate a ritmo continuo.
Diciamo solo
che da vecchio alpinista quale mi ritengo, ho potuto confrontare la ritrosia
e la maleducazione dei gestori dei rifugi di 40-50 anni orsono con la
squisitezza e la ospitalità di queste persone che oltre a rifocillarti con ogni
ben di Dio, ti sanno rincuorare con una
parola, un augurio o solo un saluto. Tutto sommato noi poveri trailers d’antan
non arriveremo mai primi e crediamo ancora
nei rapporti umani e nella amicizia con tutti i compagni di questi
bellissimi trails, anche se ciò ci costa un ulteriore ritardo di qualche
minuto rispetto ai nostri più blasonato competitori.
La corsa, vista
dal di dentro si rivela sempre più un grandioso ottovolante naturale
con continui cambi di ritmo,
brevi salite e discese
intervallate da lunghissimi traversi a mezza costa da percorrere a serrato passo di corsa, sempre
tra una quota compresa tra i 1300 ed i 1500 metri.
Ma la pioggia e
soprattutto i temporali incombenti sconsigliano il percorso sul panoramico crestone
del Servin.
I recenti disastri dei trails di quest’anno, dalla Maremontana, alla Maratona alpina di
Val della torre, suggeriscono agli organizzatori un prudente cambio di
percorso dal Rifugio Vaccera su una strada che alla quota di circa 1600 metri ci permette di raggiungere l’originale percorso nei pressi
della piattaforma.
La veloce discesa iniziale di circa 6 km a
partire dal centro sportivo di Passel però ci induce in questioni metafisiche, giacchè oltre alla
discesa si presentano anche alcune
salite inaspettate, almeno per i poveri files della mia memoria. Ma allora è
cambiato il percorso? E se non è cambiato il percorso è possibile che siamo
cambiati noi stessi?
Comincia la salita e
a poco poco mi ritrovo a navigare nelle reminescenze di filosofia ed in
particolar modo di Immanuel Kant, grande filosofo tedesco di fine Settecento.
Sulla sua lapide a
Konisberg, alla sua morte nel 1804, è incisa una delle sue osservazioni più
famose:
“Due cose riempiono l’animo di
ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a
lungo la riflessione si occupa di esse:
Il cielo stellato sopra di me e la legge
morale in me”
E a questo punto ci tocca sulla forza del ragionamento,
tornare all’origine del racconto ed al nostro tempo e spazio.
Tutto quello che percepiamo, avviene nello spazio e nel
tempo. Kant chiamò queste due variabili
le due forme dell’intuizione e affermò che queste due forme della nostra coscienza sono prima di ogni esperienza. Lo spazio ed il tempo fanno parte della stessa natura umana, in
poche parole sono proprietà del soggetto e non
del mondo.
In altre parole si può affermare che la coscienza umana non è una Tabula rasa che si limita a ricevere passivamente le impressioni sensoriali esterne, bensì
una istanza creativa in continuo
crescendo e sviluppo: La coscienza stessa
influisce sulla nostra percezione
del mondo. Le sensazioni si adattano
alle nostre Forme dell’intuizione. In ultima analisi l’intelletto è la nostra comprensione del mondo e ad esso si
adatta nella capacità di penetrazione
dei più reconditi segreti. Ma non
potremo mai dire con rigore assoluto come le cose sono in sè, possiamo soltanto
sapere come le cose si mostrano a noi.,
ne potremo mai dare a una risposta certa
alle grandi questioni filosofiche.
Insomma in breve
non è cambiato il percorso ma è cambiata
radicalmente la nostra percezione del mondo esterno, per sapersi adattare di
volta in volta alle mutate condizioni
fisiche e mentali di noi poveri
corridori di montagna!
Ma nel frattempo sono arrivato al primo ristoro sotto la
pioggia……in compagnia di un nutrito manipolo di Orchi.
Incontro anche una valorosa ragazza dello Sport Club
Angrogna che mi accompagna per un lungo tratto di strada. Iniziata la discesa,
la giovane podista si invola verso il
lontano traguardo, lasciandomi solitario a contemplare la lunga strada.
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