domenica 9 giugno 2013

Trail del Monte Servin Angrogna(To) 9 Giugno 2013

Foto Trail del Monte Servin 2013
Classifica Trail del Monte Servin 2013
Sito Trail del Monte Servin
Sito Gli Orchi Trailers Asd

Edizione 2012

L'Homo Sapiens camminando e scoprendo
dall'Africa ha colonizzato il mondo
Un trail lungo milioni di anni...
Nelle radici e nei radicamenti
è l'origine di una grossa 
parte delle sciagure umane (Mostra Homo Sapiens Novara)

Dal racconto dell'OrcoPinoR
Di tutti i luoghi da me visitati, le piccole verdi valli che si diramano dal comune di Angrogna con le sue cime e i pascoli di ovicaprini, mi ricordano i Pirenei Francesi.
A pochi chilometri da Torino, piccole insenature selvagge e poco conosciute, oggi teatro di un trail nostrano ed a dichiararlo i nomi delle società a cui appartengono gli atleti a parte qualche foresto proveniente dalla bassa.
E ci siamo anche noi Orchi in 17, con il nostro appoggio logistico OrcoLoris che è diventato ormai un'istituzione, un punto di riferimento.
In quasi 200 gli atleti, tra trail  corto (17km)  e lungo (30km), che si presentano al via di questa 2° edizione del Trail del monte Servin organizzato dallo Sport Club Angrogna e dai DAU che si rifanno ad un animale mitologico al momento mai catturato o fotografato nelle nostre Alpi.

Il meteo un disastro, anche oggi chirurgicamente rovinerà solo in parte la festa del Trail, la temperatura e' comunque mite e finalmente si può indossare un abbigliamento consono alla stagione.

Partenza condivisa per i due tracciati e l'incipit è subito in discesa. Intorno al 7° km le strade dei due percorsi si dividono per poi ricongiungersi e percorrere insieme i chilometri finali.
Tra piccole valli su percorsi veloci ed agro pastorali si muove il trail, la copiosa pioggia di questa primavera rende ancora più forti i colori che mutano dal verde acceso delle caducifoglie, al verdone delle pinacee e al verde pastello dei lariceti.
Le alte cime sono coperte dal respiro umido della terra che non ci permetterà di salire in cima al Monte Servin. L'organizzazione causa i temporali previsti, ha preferito tagliare circa 2km per preservare l'incolumità degli atleti.
Un veloce percorso di rientro ci induce a seguire il consiglio degli organizzatori e al motto di 'DAINE MAC' filiamo dritti al traguardo con l'ultimo scroscio di pioggia ... spero della stagione.
Ottimo il pranzo offerto dai DAU  nel locale del centro sportivo, una pasta al forno da favola e un ottimo e semplice dolce... dimenticavo le crostate al ristoro da ottima cucina casalinga.

Dal racconto dell'OrcoIng
   E’ trascorso un intero anno dalla prima edizione  e tornare a correre su queste bellissime montagne è un po’ come tornare  indietro nel tempo e nello spazio.
Torno infatti  su uno dei più bei percorsi da trail percorsi nell’anno di grazia 2012, un percorso sulle orme del Grande Rimpatrio Valdese, percorso severo, impegnativo, veloce ma soprattutto ruspante, con una grande organizzazione  che ha saputo conciliare la sicurezza dei partecipanti  con una corsa in piena libertà senza eccessi  burocratici,  senza lacci e lacciuoli e senza una presenza asfissiante  del personale di controllo lungo il percorso che avrebbero finito per  addomesticare di fatto  una grande prestazione atletica in un ambiente  tutt’ora  incontaminato.
    Osservo che è la seconda volta in una settimana che mi occupo del Grande Rimpatrio, a partire dal tracciato nei pressi di Salbertrand dove per motivi professionali  mi sto interessando alla creazione di un posto tappa, fino ad arrivare ad oggi nei luoghi degli insediamenti definitivi Valdesi nella più appartata  Valle Angrogna.
    E’ questa infatti una grandiosa cavalcata  attraverso le pendici del Monte Vandalino che ci ha sovrastato in maniera alquanto riservata, per poi raggiungere attraverso una infinità di piccoli valloni laterali finalmente le pendici del Monte Servin, vera sentinella posta a difesa e tutela di questa enclave naturale  della Val Pellice che ha saputo mantenere al suo interno un  forte profumo di storia  e di wilderness, senza creare dicotomia  tra le due diverse esigenze apparentemente  contrastanti.
     Il sentiero è sempre molto ben tracciato, si toccano tre rifugi che meritano di essere  molto più conosciuti  e frequentati dai nostri escursionisti. In particolare l’ospitalità e la gentilezza dei gestori dei primo due rifugi, Sap e Balfrè che pur in condizioni atmosferiche difficili quali si è dimostrata la giornata odierna, hanno saputo deliziare i concorrenti con incredibili  torte di marmellata  di frutta fresca, sfornate a ritmo continuo.
    Diciamo solo che  da vecchio alpinista quale  mi ritengo, ho potuto confrontare  la  ritrosia e la  maleducazione dei  gestori dei rifugi di 40-50 anni orsono con la squisitezza e la ospitalità di queste persone che oltre a rifocillarti con ogni ben di Dio, ti sanno rincuorare  con una parola, un augurio o solo un saluto. Tutto sommato noi poveri trailers d’antan non arriveremo mai primi e crediamo ancora  nei rapporti umani e nella amicizia con tutti i compagni  di questi  bellissimi trails, anche se ciò ci costa un ulteriore ritardo di qualche minuto rispetto ai nostri  più blasonato competitori.
     La corsa, vista dal di dentro si rivela sempre più un grandioso ottovolante  naturale  con continui cambi di ritmo,  brevi salite e discese  intervallate da lunghissimi traversi a mezza costa  da percorrere a serrato passo di corsa, sempre tra una quota  compresa  tra i 1300 ed i 1500 metri.
     Ma la pioggia e soprattutto i temporali incombenti sconsigliano il percorso sul panoramico crestone del Servin.
     I  recenti  disastri dei trails di quest’anno,  dalla Maremontana, alla Maratona alpina di Val della torre,  suggeriscono  agli organizzatori un prudente cambio di percorso dal Rifugio Vaccera su una strada che alla  quota di circa 1600 metri ci permette di  raggiungere l’originale percorso nei pressi della piattaforma.
La veloce discesa iniziale  di circa 6 km  a partire dal centro sportivo di Passel però ci induce  in questioni metafisiche, giacchè oltre alla discesa si   presentano anche alcune salite inaspettate, almeno per i poveri files della mia memoria. Ma allora è cambiato il percorso? E se non è cambiato il percorso è possibile che siamo cambiati noi stessi?
Comincia la salita  e a poco poco mi ritrovo a navigare nelle reminescenze di filosofia ed in particolar modo di Immanuel Kant, grande filosofo tedesco di fine Settecento.
Sulla sua lapide  a Konisberg, alla sua morte nel 1804, è incisa una delle sue osservazioni più famose:


“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo la riflessione si occupa di  esse: Il cielo stellato sopra di me e  la legge morale in me”
E a questo punto ci tocca sulla forza del ragionamento, tornare all’origine del racconto ed al nostro tempo e spazio.
Tutto quello che percepiamo, avviene nello spazio e nel tempo. Kant chiamò queste due variabili  le due forme dell’intuizione e affermò che  queste due forme  della nostra coscienza  sono prima di ogni  esperienza. Lo spazio ed il tempo  fanno parte della stessa natura umana, in poche parole sono proprietà del soggetto e non  del mondo.
In altre parole si può affermare che la coscienza umana  non è una Tabula rasa che si limita  a ricevere passivamente  le impressioni sensoriali esterne, bensì una  istanza creativa in continuo crescendo e sviluppo: La coscienza stessa  influisce sulla nostra percezione  del mondo. Le sensazioni si adattano  alle nostre Forme dell’intuizione. In ultima analisi  l’intelletto è  la nostra comprensione del mondo e ad esso si adatta  nella capacità di penetrazione dei più reconditi  segreti. Ma non potremo mai dire con rigore assoluto come le cose sono in sè, possiamo soltanto sapere  come le cose si mostrano a noi., ne potremo mai dare a una risposta certa  alle grandi questioni filosofiche.
Insomma  in breve non  è cambiato il percorso ma è cambiata radicalmente la nostra percezione del mondo esterno, per sapersi adattare di volta in volta alle mutate  condizioni fisiche e mentali di noi poveri  corridori di montagna!
Ma nel frattempo sono arrivato al primo ristoro sotto la pioggia……in compagnia di un nutrito manipolo di Orchi.

Incontro anche una valorosa ragazza dello Sport Club Angrogna che mi accompagna per un lungo tratto di strada. Iniziata la discesa, la giovane  podista si invola verso il lontano traguardo, lasciandomi solitario a contemplare la lunga strada.

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