venerdì 7 ottobre 2011
Morenic Trail 2 Ottobre 2011
Dal racconto dell'Orco Stefano classificato 25° assoluto in 17 ore.
...Posso confermarvi che non ha il fascino della quota e della conseguente emozionante fatica, ma per tutto il resto le zone toccate sono veramente un territorio unico.
La prima parte che va sino al lago di Viverone è un sentiero nel bosco con scorci di laghi eravigliosi, dove il mio amico Antonio, compagno di allenamenti, mi raccontava di gite in barca molto romantiche...
il successivo tratto che passava tra Masino, Montaldo Dora e Candia era quello del paesaggio canavesano fatto di fiumi, laghi e colline... dove il cielo e le sue nuvole (non presenti durante la gara) sono niente altro che dei meravigliosi quadri di Romano Gazzera (grande pittore ciriacese)...
A Candia c'era il primo ristoro (splendida minestra di verdura) e qui purtroppo ho perso il mio amico Antonio, che a causa di un problema di stomaco ha deciso di rallentare un pò..
Il tratto di Valfrè-San Martino - Torre è proseguito tra colline e gruppi di case isolate.... coronato da un bel tramonto, l'arrivo della prima aria fresca serale e dalla bella sensazione di solitudine che qualche volta l'orco ha bisogno di sentire..
Al secondo ristoro (Ponte Preti), grande piatto di penne al peperoncino e pomodoro... accompagnato da una lattina di birra...
In fine ultimo tratto di notte nella Val Chiusella per i comuni di ; Vistrorio, Alice, Muegliano e finalmente Brosso.. con un tratto di sentiero che domina la vista su tutto il canavese illuminato da mille luci.
In questi ultimi 19 km mi sono accompagnato con Gabriele, ragazzo eporediese che all'arrivo migliorava il suo tempo dell'anno scorso di due ore..
Che dire dopo due ritiri finalmente una gara conclusa.. ora spero di incontrarvi al Monte Casto...
viva i maledetti orchi......ciao Steu
mercoledì 5 ottobre 2011
Cantoca Trail dell'Antola 2 Ottobre 2011
Dal racconto dell'Orco Mauro
E’ ancora notte su Piazza Manin a Genova alle 6 del mattino, quando lasciata l’auto mi dirigo verso la stazione di partenza della ferrovia Genova-Casella.
Percorri la prima via di collina e sotto ti si apre lo spettacolo di Genova illuminata, dalla Val Bisagno, il grande stadio di Marassi, fin giù al centro storico, alla Lanterna, al Porto ed ai moli. Impossibile non ripensare alla struggente canzone popolare di “ Ma se’ ghe pensu’
In un amen raggiungi la Stazione, decisamente retrò con i grandi cancelli in ferro battuto, le pensiline in fusione di ghisa dalle colonnine ritorte.
Non mi sarei meravigliato di vedere partire l’Orient Express per Istambul.
Più prosaicamente, insieme ad altri 40 romantici trailers, abbiamo aderito ala lodevole iniziativa della Società organizzatrice ERGUS-Città di Genova di recarci alla partenza a Casella mediante lo storico trenino.
Un trenino invero che è un gioielo di ingegneria dei trasporti. Ultimato nel 1929, la linea a scartamento metrico ha conosciuto alterne vicende, fino ad arrivare ai giorni nostri ristrutturata e completamente elettrificata. Svolge un importante servizio di collegamento fra la città di Genova ed il suo entroterra, oltre ad avere una sempre più importante funzione turistica.
Risale infatti al 1989 il romantico convoglio della Belle Epoique. Alla testa del treno c’è ancora la più antica locomotiva elettrica ancora funzionante in Italia, una Tecnomasio Brown Boveri costruita nel 1924 per la Ferrovia Sangritana e trasferita sulla tratta Ligure nel 1962.
Completamente ristrutturata, con la maggior parte della meccanica ancora originale, si presenta in una sgargiante livrea rosso/crema con fanali e plafoniere merlate. Anche le carrozze Breda del 1929 presentano gli originali arredi in legno di Pitch pine.
La partenza è sempre emozionante, alla luce fioca dei lampioni. Bè in fondo un treno tutto per noi!
Fatto salvo il primo tratto con una discreta acclività, il binario si snoda sulla linea a quota costante tutt’attorno ai monti che fanno da corona a Genova fino alla Alta valle Scrivia, con una impareggiabile vista sulla val Bisagno e val Polcevera, con una portentosa visione del sorgere del sole dietro il monte Fasce, la cintura dei grandiosi forti di difesa , forte dei Ratti, Diamante etc.
Tra una chiacchera e l’altra ci ritroviamo a Casella, appena in tempo per ritirare pettorale e preparativi.
Trail dell’Antola edizione n° 1 è come l’Araba Fenice che risorge dalla iniziale Rigantoca, ovvero Righi-Antola –Caprile di ispirazione più escursionistica.
Infatti il nuovo nato CANTOCA, acronimo di Casella-Antola- Casella , abbandona finalmente i lacci e lacciuoli della commistione con l’ambiente FIE-CAI per tramutarsi in un ambiente decisamente corsaiolo e rivelarsi pertanto nel suo abito più consono di trail di montagna. Un vero trail da non sottovalutare, sia come percorso, sia per natura dei sentieri, ambiente corribilità e lunghezza.
Il trail dell’Antola ha tutte le caratteristiche peculiari per essere definito una vera Maratona di montagna della provincia di Genova, circa 42 km, 2100 metri di dislivello positivo e negativo, anche se il dislivello fra il punto di partenza Casella mt 406 e la vetta dell’Antola mt 1597 raggiunge a mala pena i 1200 mt. Sinonimo di un percorso oltremodo ondulato, continui saliscendi caratteristica tipica dei trail di Liguria, dove tutti i sentieri si rivelano tortuosi, aspri ,tagliati sulle pendici appenniniche o sui lunghissimi crinali.
E di crinali se ne percorrono in questo giro, sia nella prima che nella seconda parte che hanno permesso di godere di eccezionali panorami sulla costa verso Genova o verso Piacenza ed Alessandria, merito anche di una giornata di sole di un altrettanto meraviglioso autunno.
Il percorso si presenta variegato con una piccola percentuale di tratti asfaltati (15%) Sterrati ( 6%) e per la maggior parte sentieri (79%) .
Tutto qui converge verso un unico punto focale, intersezione di vallate e crinali, punto trigonometrico di 1° categoria. Lo sguardo, l’attenzione il desiderio sono inevitabilmente attratti da questa cima di 1597 mt, la montagna per eccellenza dei genovesi.
L’Antola infatti rapresenta l’intersezione di 4 valli principali, la Val Vobbia con il famoso castello della Pietra e la sua puddinga, La val Pentemina, la val Brevenna e l’alta Val Trebbia.
4 grandi dorsali convergono al suo nodo sommitale.
Noi oggi ne percorreremo quasi interamente 2, rinvenendo antichi borghi rurali, manufatti agricoli e fasce terrazzate.
I pochi paesini che si intravedono sparsi su crinali e valli sono spesso come piccoli presepi circondati da una lussureggiante vegetazione, ed i sentieri ivi incredibilmente tagliati come vie di comunicazione di una antica civiltà contadina son oggi teatro dei nostri trails, quasi verdi gallerie fra terrazze e muri a secco.
Sguardo in alto, 150 podisti ma soprattutto consumati trailers, alle 8 del mattino se ne dipartono da Casella.
2 km di stradine e finalmente comincia la salita al Monte Maggio dove si arriva a quota 950 dopo 4,5 km- Bella discesa ed un tratto parzialmente attrezzato ci riportano in cresta con l’affaccio su Crocefieschi. Una lunga cavalcata sulla dorsale tra boschi e radure con tratto stradale ed ecco il rifornimento del Passo dell’Incisa1100 mt, km13,4. Vedo l’Antola sempre troppo lontano, ma una breve salita ed un traverso ci fanno guadagnare la sella del Monte Buio ed il monte Arvego.
Sempre tra castagni finalmente riconosco il sentiero per la cima e finalmente raggiungiamo i resti dello storico rifugio Musante, meta di tante gite.
Bè Musante è sinonimo della cima dell’Antola e difatti in un battibaleno siamo sulla cima, dopo circa 21 km, metà esatta della corsa. A questo punto l’altimetria stampata in un file della mia mente mi dice che adesso rimane la seconda parte tutta discesa. Errore!
Rimangono sì 21 km, tutti da correre ma continuamente ondulati tra i faggi ed i castagni.
Adesso le piccole salite si sentono eccome ed anche dislivelli di 50 metri diventano impegnativi.
Riesco ancora ad apprezzare il paesaggio del lago del Brugneto, incastonato laggiù in fondo.
L’ultimo ristoro alla frazioni Piani è famoso per la focaccia ed il salame di sant’Olcese ma un barlume di buon senso mi fa desistere.
Meno male perché all’improvviso si sale di circa 100-150 metri fino alla sommità del monte Banca su una dorsale esposta al sole delle ore 13,0 – insomma una tortura! – e tra una mandria di vacche magre, non come quelle svizzere, si scende a precipizio tra boschi fino ad Avosso, discesa già conosciuta dalla Rigantoca. Ormai Casella ci aspetta con la sua pasta al pesto.
Sono già passate 6h 10’
Oserei dire una organizzazione efficiente e puntigliosa con posti di controllo con cartellonistica informativa sulle distanze, ha permesso finalmente di non perdere la retta via!
Per finire una poesia di A.Becherucci scritta per la Cantoca e forse anche per orchi e trailer vari:
Siamo nati per vivere, non per sopravvivere
ai bordi della vita che è equilibrio
in movimento sulla strada dell’esistenza.
Non bicicletta accostata al muro dell’inerzia,
ma inforcata e pedalata con gioia.
La vita è strada, non muro.
Abbiamo ancora tante energie da bruciare
e tante strade da percorrere.
Alla fine diremo: “ E’ stato bello.
Sì, dovevamo farlo in nome della vita”
Perché siamo fatti della stessa sostanza
della natura che è pura energia.
A.Becherucci
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