Lo scorso novembre decido di iscrivermi per il sorteggio alla Lavaredo Ultra Trail e con grande stupore dopo qualche settimana ricevo una mail nella quale mi annunciano che sono stato sorteggiato per partecipare alla quindicesima edizione della LUT. Non posso farmi sfuggire un’occasione del genere, e correre tra quelle bellissime pareti di roccia e luoghi incantati. Per gli amanti della corsa in montagna non può mancare nel palmares una gara mitica come questa. Ai primi di dicembre decido di approfittare dei prezzi ancora abbastanza “ragionevoli” e prenotare un hotel in paese a Cortina d’Ampezzo proprio vicino alla partenza, non mi resta che allenarmi.
In questo 2022 ho pianificato 5 gare che cercherò di fare nel migliore dei modi, l’obiettivo principale sarà ed è il Tor des Geants di settembre ma sicuramente la LUT mi permetterà di macinare un po’ di chilometri. La gara di 120 km e 5800 m d+ è per veri runner : non ti dà mai respiro ,i sentieri non sono mai tecnici o difficili, le salite non troppo impegnative e devi correre come uno “stradista” nei sui interminabili rettilinei e se ti fermi sei fregato.
Arriva finalmente il 24 giugno e dopo un pessimo inizio di stagione al Trail del Monte Soglio dove ho rischiato per la prima volta seriamente di ritirarmi, cerco il riscatto tra le Dolomiti. Il weekend cortinese
sarà intenso e prevederà diverse gare :
- Cortina sky race - 20 km 1000 m d+
- Cortina Trail - 48 km 2600 m d+
- Ultra Dolomites - 80 km 4600 m d+
- Lavaredo Ultra Trail - 120 km 5800 m d+
Orco PinoR e Orco Smaug saranno impegnati nell’ 80 km.
La partenza della LUT è alle 23:00 del 24 giugno in piazza della chiesa in centro, fatico ad entrare in griglia, ci sono più di 1700 partecipanti. L’atmosfera è splendida con il tifo da stadio e la musica che rendono ancora tutto più speciale. Quest’anno il livello dei trailers sarà davvero alto, quasi ai livelli dell’UTMB considerando i partenti e la lista dei top runners.
Scatta il via e per una volta decido di partire a un ritmo decente senza strafare e controllando i battiti.
Prima salita e discesa cerco di districarmi tra le centinaia di runners che si muovono come un serpentone di luci nella notte dolomitica, poi inizia la salita al passo tre croci dove ci sorprende un bel temporale che per fortuna non si trasforma in grandine. Giungo al ristoro (28 km), riempio le borracce e via giù per la discesa nei bellissimi boschi di conifere per poi attraversare il fiume e iniziare nuovamente a salire verso Misurina.
Mi fermo al ristoro per un bel brodino e qualche pezzo di crostata e riparto, appena uscito dal tendone vengo investito da un vento gelido e saggiamente penso sia meglio vestirsi per evitare sorprese allo stomaco.
Mi metto giacca e buff e riparto direzione rifugio Auronzo, le tre cime sono già nel mio radar, lì belle maestose con il cielo che comincia piano piano ad illuminarsi. Recupero un po’ di posizioni in salita con buon passo e faccio amicizia con alcuni concorrenti che come me sono estasiati dal panorama che piano piano ci si presenta davanti.
Il cielo è finalmente terso appaiono le tre cime nella loro maestosità ,
raggiungo la forcella Lavaredo (52 km) continuando a scattare foto e video, troppo bello sono emozionato sembra di correre in un sogno. I raggi del sole fanno brillare le tre cime come fossero lame scintillanti, non riesco a distogliere lo sguardo ma devo concentrarmi mi aspetta una discesa lunghissima fino a Cimabanche. Il sentiero è divertente scende prima deciso giù nella gola che porta fino al fondo valle e poi spiana lungo il letto del fiume quasi in secca per poi immettersi sulla pista da fondo invernale che con un lungo falso piano in leggera salita porta al ristoro e base vita di Cimabanche (66 km). Per arrivare alla base vita bisogna quindi correre e parecchio, visto che a quanto pare 5:30 al km non bastano per evitare di essere sorpassati e io dopo 66 km sono già bello cotto. Arrivo alla base vista e decido di prendermi il mio tempo, cambiarmi e togliere la roba sudata della notte e mettere qualcosa di più leggero. Il cielo ormai è azzurro e si prospetta una bella giornata di sole, forse pure calda, non lo so ancora. Mangio tutto quello che il mio stomaco già affaticato mi permette, mi metto il cappello e gli occhiali da sole e riparto alla volta della salita che porta a Malga Ra Stua. Per arrivare alla malga prima si continua qualche km ancora sull’agoniata pista da fondo che non dà respiro poi finalmente inizia la salita tra stupendi boschi di abete e verdi prati da cartolina. Discesa al ristoro della Malga nel quale si incontrano i percorsi della LUT e della 80 km. Mi fermo giusto qualche minuto per riempire borracce e mangiare qualcosa e riparto direzione Val Travenanzes, la salita più lunga di giornata circa 1000 m d+. Prima di arrivare alla vera e propria valle ci sono diversi saliscendi e attraversamenti di ponti sospesi sulle stupende gole di roccia dolomitica a strapiombo.
Finalmente si entra nella Travenanzes prima lungo sentiero largo tra i boschi, poi si presentano le bellissime pareti dei due versanti con in mezzo aimè un torrente in secca. Si prosegue lungo il letto senza ovviamente guadarlo data la scarsità di acqua quest’anno, poi inizia il secondo tratto di salita verso il ristoro idrico di Malga Travenanzes e una volta arrivati al colle qualche centinaio di metri di dislivello più in su, ci si butta nella divertente discesa verso il ristoro del rifugio Col Gallina (95 km) con passaggi in tunnel scavati nella roccia e le bellissime cime che sembrano quasi scolpite a mano. Sono bello cotto qualche problema intestinale mi attanaglia e non riesco a mangiare come vorrei. Riparto fiducioso ma mi abbatto subito quando inizia la salita verso il rifugio Averau, le gambe non riescono più a spingere come vorrei, manca energia ma di mangiare non se ne parla, mi fa schifo tutto, sia dolce che salato. Non mi resta che continuare a bere e sperare che la situazione prima o poi migliori. Almeno anche in momenti difficili come quelli che sto vivendo ci si guarda intorno e si rimane affascinati da queste pareti di roccia enormi che mi permettono di alleviare un po’ la sofferenza che ormai non può che peggiorare con l’aumentare dei km.
Superato l’Averau continuo la mia lunga marcia verso il passo Giau (103 km), nel quale arrivo cotto a puntino ma riesco a mangiare qualcosa e riparto per le ultime fatiche di giornata. La forcella Giau mi taglia le gambe: corta ma tremendamente ripida specie dopo 105 km di gara, mi sembra insormontabile e i primi atleti dell’ 80 km mi superano come se fossero appena partiti, beati loro. Anche questa è andata finalmente il percorso spiana in un prato alpino fiorito stupendo, si sentono le marmotte e ogni tanto qualche tifoso ci incita.
Raggiungo finalmente la Forcella Ambrizzola (110 km) che segna la fine delle sofferenze, perlomeno in salita. Ecco che riesco a scorgere da lontano “la Perla delle Dolomiti” si è lei non è un miraggio, Cortina!
E’ laggiù, sembra quasi che sia arrivato ma non è così. La discesa è eterna, lunghissima più di 10 km per scendere di oltre 1000 metri di quota. Ultimo ristoro nella bellissima cornice del rifugio Croda da Lago e poi sigle track deciso nel bosco e tra scivolose radici che mi fanno perdere l’equilibrio qualche volta. Scorgo il campanile del centro paese è fatta! Ultimi 2 km stupendi nelle borgate, i bambini ci offrono delle fette di anguria che prendo volentieri e il tifo comincia a farsi via via che si avvicina l’arrivo sempre più presente.
Chiudo in 18 ore 27 min e 38 secondi in 159esima posizione assoluta su oltre 1700 partecipanti e considerando il livello dei runners partenti non posso che essere soddisfatto. Un grandissimo plauso va anche a Giada(Orco Smaug) e Pino che hanno terminato anche loro con successo è in ottima posizione l’80 km, sicuramente un weekend da incorniciare in una location come poche al Mondo.
Ora mi aspetta qualche giorno di riposo per poi tornare a prepararmi per i giganti di settembre.