Foto Trail lago d'Orta 2013
Classifiche Trail lago d'Orta 2013
Sito Trail lago d'Orta
Sito Gli Orchi Trailers ASD
Dal racconto dell'OgreDoctor
Prologo
Anno Domini 1013
Venator, l'ultimo di una grande stirpe di Orchi corridori, si aggira nei boschi di Pella. Sa di non avere molto tempo a disposizione, la sua vita volge ormai al termine. Ha ancora una missione da compiere e con le ultime energie rimaste è determinato a portarla a termine: deve affidare un messaggio al tempo, nella speranza che un giorno qualche valoroso sognatore possa trovarlo per rivivere le stesse emozioni e lo stesso cammino. Quale posto migliore di questo, la città porta il nome di un’antica città greca la cui parola “Apella” significa “luogo cerimoniale dove prendere decisioni”. Seppellì il messaggio nei pressi di un piccolo sepolcreto e sparì nel nulla e con lui finì un’epoca di magia e avventure fantastiche, di miti e leggende da raccontare.
19 ottobre 2013 - Pogno ore 04.45 a.m.
Tre baldanzosi orchi (OgreDoctor - Antonio, OrcoTartaro - Matteo, OrcoMegaFlex - Gaetano) sfidano l’aria fredda del mattino e si danno appuntamento al Pala Wojtiyla, dove tra poco più di 15 minuti prenderà il via “Il Trail del Lago D’Orta”; una passeggiata di 80 km e 5000 metri di dislivello positivo, fra i boschi e le piccole alture, che circondano il lago.
La cotta di maglia ha ormai lasciato il posto ad uno sfavillante abbigliamento tecnico (Salomon, X-bionic, Montura), ma l’effetto è lo stesso. Così abbigliati, ci sente come degli antichi cavalieri, in grado di sfidare il mondo.
La partenza è in sordina, capiamo che la gara è iniziata perché i numerosi runners, che si sono dati appuntamento in questi luoghi, cominciano a muoversi.
E’ buio pesto e senza la lampada frontale sarebbe impossibile correre in questi fitti boschi. E sì... “fitti boschi” e poi “fitti boschi” e ancora “fitti boschi” con qualche puntata, purtroppo assai rara, al di sopra delle chiome degli alberi per finalmente gustare un po’ del panorama che circonda il lago d’Orta.
Iscrivendomi a questo trail mi sono chiesto come fosse possibile mettere insieme i 5000 mt di dislivello dichiarati… semplice, utilizzando tutti i sentieri impossibili e ripidi a disposizione. Alcuni erano dei veri e propri muri su cui a fatica si sta in piedi. In condizioni di bagnato sarebbe stato un vero calvario.
Pregevole, il passaggio sui “monti della luna” (la luna c’era davvero ed era anche piena) e la vista nei pressi del
Monte Novesso e del Monte Croce, quest’ultimo il punto più alto del tracciato con i suoi 1643 mt. dal quale è possibile ammirare in tutta la sua maestosità la parete nord del massiccio del Monte Rosa.
Ma ahimè, l’apparizione fugace di qualcosa che assomigli ad una montagna si ritramuta ben presto in “fitti boschi” e ancora “fitti boschi”. Ci consoliamo con i colori dell’autunno davvero magici, con il verde che si mescola al rosso e al giallo in tutte le sfumature e tonalità a formare un bellissimo caleidoscopio di colori.
A questo punto siamo rimasti, io è l’
OrcoTartaro; l’OrcoMegaFlex ha decisamente un altro passo e scappa via. Ci rivedremo solo all’arrivo.
Le gambe non sono quelle dell’inizio stagione e portano tutti i segni delle numerose, forse troppe, gare: piedi doloranti, ginocchia e caviglie che scricchiolano, schiena messa a dura prova sugli eterni ciottolati che abbiamo calpestato. Probabilmente l’andatura troppo sostenuta all’inizio della gara, complice un tracciato molto corribile, ha fiaccato ulteriormente le poche energie rimaste.
Non abbiamo, però, patito né la fame, né la sete. Ristori ogni 10 km circa, perfetti e forniti e più frequenti verso il finale, dove i runners sono sicuramente più stanchi. Ci siamo concessi oltre alla pastina in brodo, autentico tocca sana, già sperimentato durante la TDS, anche un panino al salame, che udite, udite sono riuscito a digerire. La mia velocità non era sicuramente elevata, per cui ho avuto tutto il tempo di farlo!
Lodevoli anche i volontari della protezione civile, presenti in ogni dove e fino a ora tarda, sfidando il freddo e la stanchezza per presidiare gli svincoli critici e assistere i concorrenti.
Arriveremo
al Pala Wojtyla dopo 15 ore e 40 minuti sfiniti e con ogni giuntura a ricordarci lo sforzo appena concluso, ma con in tasca la gara. Questo in fondo era l’obiettivo prefissato, essere finisher!
Saluto gli amici Orchi e ritorno dalla famiglia che mi aspetta ormai da tanto con una pizza che nel frattempo è diventata fredda.
Eravamo alloggiati al Bed & Breakfast “Il Torchio”. Spendo volentieri due parole per segnalarvi questo piccolo “angolo di paradiso”. Un abitazione privata gestita da una signora e sua figlia, dove ci siamo sentiti più che a casa. Scovato per caso su Booking.com e scelto per il prezzo abbordabile e per il rating di 8,8, devo dire più che meritato.
Se vi capita di dover soggiornare da quelle parti si trova in Via Torchio, 12 a San Maurizio d’Opaglio.
La gara è stata tutto sommato abbastanza anonima; mi ha ricordato il Trail del Monte Soglio, solo con 20 km e 1000 mt di dislivello in più. I luoghi sono indubbiamente molto belli e suggestivi, ma 80 km di cui 2/3 passati in mezzo ai boschi hanno messo a dura prova la mia voglia di correre in natura. Forse sono abituato alle mie montagne, forse ho ancora vivo il ricordo della TDS, ma trovo i trail a bassa quota, quando sono troppo lunghi davvero noiosi.
Non voglio, però, influenzare con giudizi troppo negativi chi vorrà cimentarsi con questa prova di tutto rispetto.
Epilogo
Eravamo nei pressi di Pella, città sulla sponda del lago opposta ad Orta. Dopo una interminabile sequenza di gradini, ulteriore stilettata per le gambe ormai provate dai 70 km percorsi entriamo nuovamente in un bosco, l’ultimo bosco prima dell’arrivo a Pogno.
E qui nei pressi di una piccola cappella votiva, forse costruita sulle fondamenta di qualche monumento più antico, decidiamo di fare una piccola sosta.
Alla luce tremula delle nostre frontali si materializzano alcuni segni scolpiti su un mattone vicino alle fondamenta. I caratteri, sono scritti in una lingua sconosciuta ai più, ma molto familiare a noi novelli orchi: è l’antica lingua!
Il cuore comincia a pulsare all’impazzata, il destino sembra averci condotto davanti a qualche misterioso messaggio del passato. Sollevando il mattone troviamo un piccolo cofanetto. Al suo interno nulla di prezioso, solo una pergamena.
Non abbiamo il tempo di leggerla, dobbiamo correre all’arrivo e così riposto il messaggio nello zainetto e risistemato il mattone, ripartiamo spediti.
Arrivato a casa, non senza fatica, ho provato a tradurre quelle antiche rune vergate sulla pergamena e a riportarvele fedelmente:
Traduzione: “Ora miei lontani discendenti avete tutte le carte in regola: due gare da almeno 70 km e 3500 mt di dislivello, di cui una con passaggi al di sopra dei 2000 metri. L’anno prossimo a Dio piacendo, al Grand Raid du Cromagnon ci saranno anche gli ORCHI TRAILERS”.
W Gli Orchi