Foto ÖtzTaler Radmarathon 2016
Video Ötztaler radmarathon 2016
Classifica ÖtzTaler RadMarathon 2016
Sito ÖtzTaler RadMarathon
Dal racconto dell'OrcoPinoR
Incipit
Correva l'anno 2013 quando in quello splendido Agosto vacanziero ero ospite a Merano della mia "sister in law" (in odore di santità). Da casa avevo portato la bici da strada e programmato la classica salita al Passo dello Stelvio. Salita agognata da tutti i ciclisti.
Chiusa in modo onorevole la salita allo Stelvio da Merano, non pago, mi sono deliziato delle salite al Passo del Giovo e al Passo del Rombo.
I cartelli già piazzati a metà Agosto avvertivano che a fine mese sarebbe transitata una gara ciclistica: la ÖtzTaler Radmarthon.
Torno a casa ed apro subito il sito internet della manifestazione. Incredulità e meraviglia ecco le mie prime sensazioni guardando il tracciato con il chilometraggio ed il dislivello pari a 238km e 5500D+. La sfida era aperta, ma come arrivarci? Per me al momento era solo un sogno.
Preludio
Ich habe einen traum (motto della manifestazione)
Prologo, Iscrizione e preparazione
Sono passati 3 anni dal vacanza a Merano e di strada in salita con la bicicletta ne ho fatta tanta. Il 2016 sento che sarà l'anno giusto per provare a partecipare a qualche granfondo ciclistica. Gli amici Orchi senza ombra di dubbio mi danno una bella carica, e come dice un detto giapponese " Due legni bruciano meglio di uno".
A Novembre 2015 propongo agli Orchi di partecipare alla 46° ediz. della famosissima "Nove Colli". Tutti entusiasti eccoci in 9 Orchi iscritti.
Contemporaneamente provo a iscrivermi alla ÖtzTaler, convinto che non sarò sorteggiato visto che le richieste sono 20.000 e gli ammessi sono 4500 (di cui 500 riservati dall'organizzazione).
Ed invece no a Marzo 2016 mi comunicano da Solden(Austria-Tirolo) che sono iscritto alla 36° edizione della ÖtzTaler RadaMarathon. La granfondo ciclistica più temuta d'Europa.
Chiudiamo tutti in modo brillante la Granfondo NoveColli 210km 3800D+. Questo mi fa ben sperare per l'appuntamento della ORM2016 il 28 Agosto 2016.
Mi occorre però pianificare in modo maniacale gli allenamento ed i "lunghi" da distribuire nei mesi precedenti la gara.
Approccio la preparazione come gli allenamenti dei Trail, conditi con consigli presi qua e là sul Web.
Ecco praticamente gli allenamenti da Maggio 2016 dopo la Nove Colli :
- 1 lungo settimanale con almeno 2500-3000D+
- SFR Salita forza resistenza due volte la settimana
- Riposo dalla bici con corsette da 8-10km
Mi prendo una pausa dalla bici partecipando al Gran Trail di Courmayeur con 60km e 4000D+ ad inizio Luglio 2016.
Di grande aiuto i consigli per:
- Perdere 5kg di peso cosi da aumentare la velocità in salita
- Aumentare le proteine per evitare problemi muscolari.
- Sedute di Yoga per evitare contratture e traumi muscolari dovuti agli intensi allenamenti.
- Gestire la nutrizione durante la gara.
- Gestire la parte meccanica del mezzo.
Chiudo gli allenamenti il 25 Agosto 2016 con 5000km e 95000D+ conteggiati dal 1 Gennaio 2016.
Anche se non riuscirò a chiudera l'ÖtzTaler sono state fantastiche le cicloturistiche fatte come allenamento all'ORM2016:
- 24 marzo 2016 Alpignano(To)--> Novalesa(To) 100km 800D+
- 26 marzo 2016 Rivoli Pramartino CollettaCumiana 105km 1200D+
- 10 Aprile 2016 Randonèe di Vigone(To) 210km 1500D+
- 20 Aprile 2016 4 Cime - ColleLys - CollettoCaprie - ColleBraida- AquilaGiaveno 150km 3300D+
- 5 Maggio 2016 Giro del Sestriere 180km 2100D+
- 22 Maggio 2016 Granfondo NoveColli 210km 3800D+
- 22 Giugno 2016 Susa-->Lanslebourg 80km 2300D+
- 2 Luglio 2016 Vinadio-->Vinadio 160km 4100D+
- 15 Luglio 2016 3 colli . Susa - ColleScala ColleMonginevro Colle Sestriere 140km 2800D+
- 6 Agosto 2016 Susa--> Plan du Lac 120km 3650D+
- 12 Agosto 2016 4 Colli. Oulx ColleScala ColleIzoard ColMonginevro ColSestriere 140km 3300D+
- 19 Agosto 2016 Oulx ColleScala ColduGranon ColleMonginevro Colle Sestrierte 130km 3150D+
Un ringraziamento particolare agli Orchi che hanno voluto fare qualche lungo allenamento con me:
- OrcoSilver
- OrcoBee
- OgreDoctor
- OrcoNevruz
- OrcoPinoP
- OrcoZoppo
Sabato 27 Agosto 2016 il giorno prima
Partito da casa il 26 Agosto 2016 abbiamo fatto la prima tappa a Vipiteno per poter arrivare il giorno successivo a Solden(Austria) luogo della partenza, nella ÖtzTal in italiano Valle di Ötz.
Il giorno dopo da Vipiteno(Bz) ci spostiamo al passo del Brennero privo di controlli da parte della Polizia e proseguiamo quindi per Insbruck. A seguire LangenFeld già nella valle di Ötz a 11km da Solden.
L'hotel riservato a Marzo 2016 e lo Hotel Stern. ve lo consiglio. Gli alberghi a Solden strapieni di ciclisti.
La tensione mi sale. Quello che doveva essere un "Ich habe einen traum" (tradotto "Io ho un sogno") mi si sta trasformando in un trauma.
In modo ossessivo compulsivo mi chiedo che ci faccio io "Orco tapascione" qui a Solden. Oggi Sabato 27 Agosto 2016 vedo maree di ciclisti che rifiniscono la preparazione con 1 oretta di allenamento. Mentre io non so se il rimontaggio delle ruote della mia bici andrà a buon fine.
La birra serale mi stempera l'ansia da trauma. I battiti cardiaci non accennano a scendere dai 50bpm a riposo sono saliti a 70bpm. Accidenti mi sto consumando. La mia gestione pre-gara è migliorata ma ha ampi margini di miglioramento. Tenterò di "osservare" questo stato d'ansia per tentare di scacciarlo.
Alle 17.00 ci spostiamo a Solden per il ritiro del pettorale al Freizeit Arena, una sorta di palazzetto al chiuso con annessa piscina invernale.
Solden è conosciuta per le piste da sci sia in inverno che in estate per via del ghiacciaio.
Migliaia di ciclisti in giro per la cittadina assomigliante più a Sestriere che a Courmayeur.
Al Centro sportivo gli addetti alll'organizzazione mi rilasciano il kit-gara in men che non si dica.
Consegno il pacco per il passo del Giovo, dove ho messo; sali, gel-maltodestrine e un piccolo vestiario in caso di pioggia prevista per il pomeriggio di Domenica. Vedo al ritiro dei pettorali "tapascioni" messi peggio del sottoscritto e questo mi rincuora.
Adesso occorre aspettare le 19.30 quando il direttore di gara parlerà al breifing presso il palazzetto dello Sport adiacente.
Ammazzo il tempo con un caffè, le stranezze di Brumotti, gli Stand dei produttori di biciclette. Una foto con il diavolo che presenzia alle grandi corse a tappe in Europa.
Al breifing pieno in ogni ordine di posto le comunicazioni sono quelle già conosciute. I ciclisti nervosi e concentrati. I neofiti come me traumatizzati. Ritorniamo in Hotel ma la cena la saltiamo. alle 20.30 le cucine sono già chiuse. Qui in Tirolo si mangia e si dorme come le galline. Una pizza in un improbabile ristorante italiano mi riempe la pancia e la birra ristempera la mia ansia da prestazione. Sarà una notte insonne.
Domenica 28 Agosto 2016 si pedala
Colazione alle 4.30 A.M. piuttosto magra preparatami dall'Hotel.Tutto troppo affumicato e dolce, caffè e thè freddi poichè qualcuno ha lasciato il tappo dei thermos aperti.
Ci spostiamo in macchina da LangenFeld a Solden in 15minuti. Alle 6.00 sono già in griglia di partenza nella pancia del gruppo 2.
Temperatura 14°. Ho i gambali ed i copriscarpe con relativa giacca antivento. Preferisco stare al caldo. I fucilieri Austriaci alle 6.45 con un colpo di cannone (mi sembrava il mio bumbardin) danno il via alla 36°ediz della ÖtzTaler RadMarathon. Un solo aggettivo la definisce tutta "La Brutale".
Solden --> Passo Kuthai --> Insbruck --> Passo del Brennero
Dopo 7 minuti dal colpo di cannone, si pedala. Da Solden 1377slm si arrivera a Ötz 800slm in 35km. Quindi discesa e falsi piani.
Vanno tutti come degli assassini, mi sorpassano almeno 2000 ciclisti. Ho i battiti già a 150bpm. Il dubbio di non farcela mi attanaglia.
Si va troppo veloci, temo che una caduta di gruppo ci farà schiantare come birilli. Mi tengo distante dai grupponi.
A Ötz è finita la discesina e mi denudo. Ci attendono 1200D+ con pendenze al 15%. Non si crea nessun ingorgo. Le pendenze calmano gli animi dei più esagitati, ognuno prende il ritmo consono al proprio fisico. A metà salita ciclisti scoppiati sono già appiedati.
La salita al Kuthai (tradotto in Italiano "Passo delle mucche") la si pedala tra boschi selvaggi, piccoli paesini senza nessuna fontana, e mucche in giro per la strada. Al passo è presente un laghetto artificiale prodotto da una diga in pietra, proprio come quella del Moncenisio. Mi sento quasi a casa.
Un ristoro ricco ci attende, un caos indescrivibile. Ho appena il tempo di posare la bici e fare rifornimento e tutti spariscono in un amen. Ehiiii ma un attimo di riposo. Abbiamo il timore di non riuscire ad arrivare per le 12.30 al Passo del Brennero. Credo che per me sarà difficile, ma ci provo. Siamo al 51km sono le 9.20 a.m. e alle 12.30 devo essere al Brennero al 127km con un sole cocente e 70km da macinare di cui 800D+ in salita.
Mi fiondo in discesa verso Insbruk, le strade sono libere in tutte e due i sensi. Tocco gli 85km/h. Mai fatta una velocità simile prima d'ora.
I ciclisti senatori che hanno già fatto la ÖtzTaler consigliano, finita la discesa, di prendere il "Brenner Express".
In pratica fare un bel trenino con un gruppetto di ciclisti con il tuo stesso passo. Si tratta di falsi piani al 2-3% di pendenza e stando coperti si dovrebbe arrivare senza danni al Brennero.
Non trovo trenini, ma offro la mia ruota posteriore ad un tedesco che accetta volentieri. Lui si chiama ADAM ed insieme ci aiuteremo, tirando a turno, per scollinare il Brennero. Un caldo feroce fiacca le energie di tutti. A 2km dal Brennero una rampa al 10% ci demoralizza definitivamente. Arrivo però puntuale al cancello del Brennero. Ho mezz'ora di anticipo. Sono gasatissimo. Penso tra me e me che
adesso arriva il bello. Basta falsi piani. dal Brennero in poi solo salite e discese cosi come sono stati i miei allenamenti.
Passo del Brennero --> Vipiteno --> Passo del Giovo
15km di discesa fatta più velocemente possibile e siamo a Vipiteno 960slm.
L'incubo del cancello del Passo Giovo alle ore 14.40.
Sono a Vipiteno alle ore 13.00 quando passo davanti alla famosa fabbrica di Yogurt. Ho a disposizione 1h 40min per fare 1100D+. Anche qui non credo di farcela ma venderò cara la pelle. Il sole è terribile. A tutte le fontane presenti mi fermo per raffreddare il corpo che sta andando in ebollizione.
Tra i ciclisti vige il silenzio, si arranca come si può. Arrivo al Passo del Giovo 2040slm mentre il direttore di corsa sta chiudendo il cancello.
I pulmini che fanno il servizio "SCOPA" e che trasportano i ciclisti ritirati e le loro bici si sentono con le loro sirene.
Passo il cancello con qualche minuto di anticipo. Il passo del Giovo è la chiave della gara. Se si passa questa barriera oraria, si passano tranquillamente anche gli altri 3 cancelli, più abbordabili.
Passo del Giovo --> S.Leonardo in Passiria --> Passo del Rombo
Da questo punto, il percorso, l'ho già pedalato e sono più sereno. Mi aspetta la discesa a S.Leonardo in Passiria 700slm su un manto stradale alquanto deformato. Seguirà il passo del Rombo a quota 2500slm con una cavalcata di 30km e 1700D+. O la va o la spacca.
Finalmente arrivano le nuvole agognate che coprono un sole feroce. dopo qualche chilometro di salita, le ambulanze hanno il loro da fare per soccorrere ciclisti :
- semisvenuti per il caldo
- un incidente tra ciclista e moto di servizio
- un ciclista caduto in salita con botta al cranio
Quest' ultima salita si prospetta come un girone Dantesco. Consumo l'ennesimo Gel a 1500slm, ma non basta. Ad una macchina di servizio chiedo se hanno del pane e gentilmente mi allungano un filoncino austriaco saporito che ingurgito in men che non si dica.
Al cancello di Moso in Passiria sono in anticipo di 1ora. Al cancello di Shonau, con ristoro, sono in anticipo di 1ora e 30min.
E' fatta se gestisco bene gli ultimi 1000D+ riesco ad arrivare a Solden in tempo per la cena.
Parecchi ciclisti adesso camminano a piedi sulla strada che porta al passo del Rombo in tedesco Timmelsjoch Pass.
Alzo lo sguardo verso il Rombo e il sole che illumina la montagna dei Granati, la fa sembrare un diamante. Forse ho le visioni.
Il cielo nero come la pece minaccia un temporale ed i tuoni fortissimi non promettono nulla di buono.
Qualche goccia. Un riposo prima degli ultimi tre tornanti e sono al passo del Rombo alle 18.22 in anticipo di 1h e 38min.
Passo del Rombo --> Solden
Il cielo nero e l'ora tarda fanno scarseggiare la luce. Gli occhiali da sole non aiutano. Si scende dal Rombo a velocità folle.Una picchiata per soli incoscienti. Anche qui le mucche sulla strada mettono in pericolo i ciclisti. Fortuna che non piove ancora. Un ultimo strappo di 300D+ per superare la stazione sciistica dove è posto anche il pedaggio Austriaco del passo del Rombo. Costo del pedaggio con mezzi motorizzati 16euro.
Dopo la stazione di pedaggio mancano 15km a Solden. Discesa tecnica con tornanti arcigni.
Arrivati alla periferia di Solden il temporale mi coglie, ma ormai ho chiuso la ÖtzTaler RadMarathon 2016 e quel che più conta è che riuscirò a far cena in albergo prima delle 20.30.
Classificato 3442 su:
- 4500 partenti
- 3726 arrivati
- 774 ritirati
Defaticamento e ritono a casa
Il giorno dopo ritorno in Italia dal Passo del Rombo, visitando il Museo del Passo.
Alloggeremo per 2 giorni in quel di Merano. Mi aspettano gli appuntamenti con
- il giardino della birreria Forst
- la serata da Ruster a base di Spatzl della Val D'Ultimo e trota affumicata
- la passeggiata tra i meleti da Merano a Lagundo
mercoledì 31 agosto 2016
Ultra Trail du Mont Blanc UTMB 22-28 Agosto 2016
Foto UTMB 2016
Classifica UTMB 2016
Sito Utmb
Edizione 2015
Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010
Edizione 2009
Dal racconto dell'OrcoFabri alla CCC
Lo scorso anno quando ho provato ad iscrivermi alla CCC , non ero così convinto che mi prendessero. Invece a gennaio, con un po' di sorpresa, è arrivata la conferma dell'iscrizione.
Quindi gioco forza, ho cercato in questi mesi di avvicinamento di prepararmi in modo adeguato all'evento, senza strafare ma con i dubbi. Riuscirò a chiuderla? Sarò in grado di gestirmi?.
Sono contento perchè la manifestazione è veramente organizzata bene e con molta partecipazione soprattutto da parte degli svizzeri e dei francesi.
Il meteo prevedeva tempo bellissimo ma con gran caldo, alla partenza alle 9 c'erano già 15 gradi, cosi' che alla fine su 1900 concorrenti ne sono arrivati circa 1.400.
Gli organizzatori per gestire meglio tutti i concorrenti hanno suddiviso in 3 gruppi con partenze ogni 15 minuti, in base più o meno ai tempi dichiarati, io facevo parte del secondo gruppo. Questo e' servito a non creare grossi imbottigliamenti nei sentieri e diluire le persone nel percorso.
Alla partenza c'erano ben 87 nazioni rappresentate da veramente tutto il mondo, ho visto Giapponesi, Coreani, Indiani, Messicani, Canadesi, Israeliani. I francesi e gli spagnoli i più numerosi.
Finalmente si parte, così scrollo via un po' di ansia, la prima parte scorre in processione fino al Bonatti, il che non va male per non esagerare con il ritmo. Il caldo massimo lo incontro sulla salita del Coll Ferret dalle 14, purtroppo non c'erano piante quindi ho cercato di bere moltissimo e gestire le forze. Passato il Col Ferret e' iniziato il discesone in Svizzera fino a La Fouly e qui fortunatamente il percorso era quasi tutto all'ombra e si respirava un po' di più, contrariamente a quanto pensavo alla partenza.
La crisi e' arrivata a Campex Lac, attorno al 50 km, in quanto ero a metà ma avevo ancora 3 colli da affrontare e vedendo le navette di rientro vengono cattivi pensieri. Decido di fermarmi poco e partire subito lentamente per affrontare il 3° colle La Gitte. E' già buio verso le 21, ma la temperatura era perfetta e arrivo così a Trient abbastanza bene; piccola pausa e riparto per Catogne , con piu' certezze verso la chiusura della corsa.
Con lo stesso ritmo arrivo all'ultima base vita di Vallorcine per affrontare la Tete aux vents, sicuramente la piu' dura delle 3, 900D+ a 18 km dal traguardo, tra me pensavo, come la salita al Musine' . Finalmente scollino alle 5 del mattino con vista Chamonix e l'alba che lentamente arrivava. Da quel momento mi sento ancora meglio, sarà la voglia di chiuderla comunque riesco a correre fino alle fine al traguardo arrivando alle 7 di mattina, che nonostante l'ora c'era gente per strada ad applaudire. Fantastici, finalmente e' Finita.
Il ricordo più bello e sicuramente la partecipazione e l'incitamento spontaneo della gente, in questi luoghi veramente incantevoli; mi vengono in mente due esempi: il primo alle 23 davanti ad una cascina spersa sopra Champex due ragazzini offrivano acqua fresca con un banchetto molto artigianale (ovviamente non potevo fermarmi e ringraziarli di cuore) e l'altro la doccia di altri 2 ragazzi che per rinfrescarmi con una pompa quasi mi soffocavamo!
E' un'esperienza veramente da provare.
Viva gli Orchi alla prossima!
Dal racconto dell'OrcoSmigol all'UTMB
Arriva finalmente il fatidico venerdi 26 agosto e all’alba si parte alla volta di Chamonix.
La formazione, ormai consolidata , e’ sempre la stessa:
camper con Orcosmigol , Andrea Sarra e Enrico Mandile
Si inizia con carico di carboidrati con super panino in autogrill e il viaggio scorre con le solite ansie, angosce , dubbi. Si ripassa il percorso l’altimetria le distanze , i vari cancelli e cresce l’ansia.
Il viaggio si prolunga con una bella oretta di coda al traforo e un gran caldo che preannuncia un week torrido.
Il monte Bianco e’ già li che aspetta con la sua linguaccia bianca, severo, imponente, strafottente.
Al centro sportivo c’e’ il controllo materiale / equipaggiamento obbligatori e la consegna del pettorale.
Lo zaino con il materiale obbligatorio e senza acqua pesa già un paio di chili.
Breve giro al salone con rischio di azzerare la carta di credito e giunge l’ora di pranzo e ovviamente pastasciutta in bianco con parmigiano in quantità illimitata.
La vestizione è una delle "enne" ansie (freddo caldo leggero pesante primo strato corto lungo intimo ventina……) con annessi unguenti e creme canforate o “arnicate”; si parte già ‘ con la nausea con "sti " odori.
Incubo bagno ormai sorpassato e giungo in griglia con un buon 45 minuti di anticipo e sono in coda alla fiumana di trailers.
Lo sparo alle ore 18! I primi dieci minuti corsi nel paese sono intensi fra le ali di folla urlanti e poi inizia il percorso e mi ripeto nella mia mente come una poesia studiata, come un mantra tutte le tappe (Delevret,st S.Gervais, les Contamines…….).
Un passo dopo l’altro e si fa sera e il caldo non molla e si inizia con il primo dislivello severo da 1200d+ alla croix de bonhomme .
Scontata la vista suggestiva della fila di lucine davanti e dietro e poi giu’ a rotta di collo per poi risalire.
Avendo partecipato alla CCC lo scorso anno questa prima parte mi è sconosciuta e mi preoccupa quello che conosco da Courmayeur fino alla fine.
Non posso descrivere tutte le salite e le discese dovrei scrivere un folder di una trentina di pagine ma quello che posso descrivere e il sonno che mi ha attanagliato per due notti.
Ma posso capire il sonno quando sali sempre allo stesso ritmo con il ticchettio dei bastoncini e la frontale che sballonzola ma in discesa non ci si può addormentare! Ebbene è successo e sono stato svegliato da un trailer veneto conosciuto sul percorso che mi ha esclamato “ Maurizio è divertente scendere dietro di te sembra di essere in un videogioco” , ancora non mi spiego come non mi sia inciampato.
Sui tratti piani e’ stato più facile mi sono affiancato al prode Andrea spalla a spalla e tutte le volte che ci si allontanava ci si svegliava; poche le allucinazioni ma tante le divagazioni senza senso dovute a questi torpori, a questi dormiveglia.
Ma che bellezza straordinaria il cielo stellato , la luna , i ghiacciai, seppur miseri, che luccicano e cosi via ai romanticismi fra rutti di trailers che non digeriscono minestrine, fontina e litri di coca-cola.
Passando per una pietraia pensavo che la natura e’ la piu’ grande arredatrice di esterni, che gusto che classe nel modellare le rocce , nel posizionare i massi , distribuire i colori ( me la porterei a casa per farmi arredare il salone!).
Il sabato sera non è mancato un bel temporale con tanto di tuoni, fulmini e un paio di ore di pioggia ma il caldo non ha mollato.
Qui il contachilometri va avanti, a fatica, ma avanza e tralasciando le descrizioni delle affollate basi vita si passa già oltre la metà dopo quella di Courmayeur.
E’ stato bello sfiorare qualche top runner, o qualche granoso runner , o semplicemente qualche fortunato runner che aveva un team al seguito le cui fermate erano dei veri e propri pit stop, mentre mangiava la pasta , uno aggiustava lo zaino l’altro gli cambiava le scarpe , riempimento borracce.
La vita è più dura per un orco tapascione (dixit il nostro President) come me che deve fare tutto da solo in piedi in equilibrio con bastoncini in una mano bicchiere di cola dall’altra e piattino di minestra dove lo mettiamo?
Anche quest’anno il colle Ferret lo abbiamo scalato brillantemente e magari trattenendoci ma è troppa la paura di non farcela e poi c’e’ l’ultimo "millino" (100D+ ndr) La Tete aux vent con gia’ 150 km sulle spalle, sulle gambe e permettetemi il francesismo sulle palle!
Si superano anche le nausee con la solita san cocacola ormai piu’ volte collaudata e si cerca di mangiare di tutto compresi gel, barrette , frutta fresca e disidrata , qualche fetta di pan speziato e poi di nuovo a correre frullando il tutto nello stomaco.
E’ una fortuna correre con due amici e riuscire a correre insieme per tutta la gara e ringrazio Andrea e Enrico per questo .
Ci siamo goduti la gara, i paesaggi , i ristori , ci siamo goduti la nostra amicizia, ci siamo goduti la nostra passione per la corsa e per la montagna.
Arrivo a Chamonix correndo dopo la discesa da 7 km da Flegere ,riesco ancora a correre, parlare e filmare, oltrepasso il gonfiabile ed è inevitabile scoppiare in un pianto di gioia, emozione , liberazione, mi passa nella mente un film con tutti gli allenamenti, le persone che da casa mi stanno supportando. Elisabetta (moglie, dietologa , psicologa , addetta stampa , assistente ,) ; la mia pelosa Cecilia ; Sergio Benzio che ormai ho definito il sarto della mia preparazione e il Dott. Massasso ; tutti gli amici di OULX che hanno creato il fanclub #iotifogarax…
Ma quest’anno una grossa novità con il nostro progetto “nonsolocorrere” sosteniamo la fondazione piemontese per la ricerca sul cancro con il patrocinio del comune di Candiolo che aggiunge sale alle nostre corse .
E’ andata sono finisher !!!
E’ andata sono un orco e oltre alle gambe c’e di piu’!
Classifica UTMB 2016
Sito Utmb
Edizione 2015
Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010
Edizione 2009
Dal racconto dell'OrcoFabri alla CCC
Lo scorso anno quando ho provato ad iscrivermi alla CCC , non ero così convinto che mi prendessero. Invece a gennaio, con un po' di sorpresa, è arrivata la conferma dell'iscrizione.
Quindi gioco forza, ho cercato in questi mesi di avvicinamento di prepararmi in modo adeguato all'evento, senza strafare ma con i dubbi. Riuscirò a chiuderla? Sarò in grado di gestirmi?.
Sono contento perchè la manifestazione è veramente organizzata bene e con molta partecipazione soprattutto da parte degli svizzeri e dei francesi.
Il meteo prevedeva tempo bellissimo ma con gran caldo, alla partenza alle 9 c'erano già 15 gradi, cosi' che alla fine su 1900 concorrenti ne sono arrivati circa 1.400.
Gli organizzatori per gestire meglio tutti i concorrenti hanno suddiviso in 3 gruppi con partenze ogni 15 minuti, in base più o meno ai tempi dichiarati, io facevo parte del secondo gruppo. Questo e' servito a non creare grossi imbottigliamenti nei sentieri e diluire le persone nel percorso.
Alla partenza c'erano ben 87 nazioni rappresentate da veramente tutto il mondo, ho visto Giapponesi, Coreani, Indiani, Messicani, Canadesi, Israeliani. I francesi e gli spagnoli i più numerosi.
Finalmente si parte, così scrollo via un po' di ansia, la prima parte scorre in processione fino al Bonatti, il che non va male per non esagerare con il ritmo. Il caldo massimo lo incontro sulla salita del Coll Ferret dalle 14, purtroppo non c'erano piante quindi ho cercato di bere moltissimo e gestire le forze. Passato il Col Ferret e' iniziato il discesone in Svizzera fino a La Fouly e qui fortunatamente il percorso era quasi tutto all'ombra e si respirava un po' di più, contrariamente a quanto pensavo alla partenza.
La crisi e' arrivata a Campex Lac, attorno al 50 km, in quanto ero a metà ma avevo ancora 3 colli da affrontare e vedendo le navette di rientro vengono cattivi pensieri. Decido di fermarmi poco e partire subito lentamente per affrontare il 3° colle La Gitte. E' già buio verso le 21, ma la temperatura era perfetta e arrivo così a Trient abbastanza bene; piccola pausa e riparto per Catogne , con piu' certezze verso la chiusura della corsa.
Con lo stesso ritmo arrivo all'ultima base vita di Vallorcine per affrontare la Tete aux vents, sicuramente la piu' dura delle 3, 900D+ a 18 km dal traguardo, tra me pensavo, come la salita al Musine' . Finalmente scollino alle 5 del mattino con vista Chamonix e l'alba che lentamente arrivava. Da quel momento mi sento ancora meglio, sarà la voglia di chiuderla comunque riesco a correre fino alle fine al traguardo arrivando alle 7 di mattina, che nonostante l'ora c'era gente per strada ad applaudire. Fantastici, finalmente e' Finita.
Il ricordo più bello e sicuramente la partecipazione e l'incitamento spontaneo della gente, in questi luoghi veramente incantevoli; mi vengono in mente due esempi: il primo alle 23 davanti ad una cascina spersa sopra Champex due ragazzini offrivano acqua fresca con un banchetto molto artigianale (ovviamente non potevo fermarmi e ringraziarli di cuore) e l'altro la doccia di altri 2 ragazzi che per rinfrescarmi con una pompa quasi mi soffocavamo!
E' un'esperienza veramente da provare.
Viva gli Orchi alla prossima!
Dal racconto dell'OrcoSmigol all'UTMB
Arriva finalmente il fatidico venerdi 26 agosto e all’alba si parte alla volta di Chamonix.
La formazione, ormai consolidata , e’ sempre la stessa:
camper con Orcosmigol , Andrea Sarra e Enrico Mandile
Si inizia con carico di carboidrati con super panino in autogrill e il viaggio scorre con le solite ansie, angosce , dubbi. Si ripassa il percorso l’altimetria le distanze , i vari cancelli e cresce l’ansia.
Il viaggio si prolunga con una bella oretta di coda al traforo e un gran caldo che preannuncia un week torrido.
Il monte Bianco e’ già li che aspetta con la sua linguaccia bianca, severo, imponente, strafottente.
Al centro sportivo c’e’ il controllo materiale / equipaggiamento obbligatori e la consegna del pettorale.
Lo zaino con il materiale obbligatorio e senza acqua pesa già un paio di chili.
Breve giro al salone con rischio di azzerare la carta di credito e giunge l’ora di pranzo e ovviamente pastasciutta in bianco con parmigiano in quantità illimitata.
La vestizione è una delle "enne" ansie (freddo caldo leggero pesante primo strato corto lungo intimo ventina……) con annessi unguenti e creme canforate o “arnicate”; si parte già ‘ con la nausea con "sti " odori.
Incubo bagno ormai sorpassato e giungo in griglia con un buon 45 minuti di anticipo e sono in coda alla fiumana di trailers.
Lo sparo alle ore 18! I primi dieci minuti corsi nel paese sono intensi fra le ali di folla urlanti e poi inizia il percorso e mi ripeto nella mia mente come una poesia studiata, come un mantra tutte le tappe (Delevret,st S.Gervais, les Contamines…….).
Un passo dopo l’altro e si fa sera e il caldo non molla e si inizia con il primo dislivello severo da 1200d+ alla croix de bonhomme .
Scontata la vista suggestiva della fila di lucine davanti e dietro e poi giu’ a rotta di collo per poi risalire.
Avendo partecipato alla CCC lo scorso anno questa prima parte mi è sconosciuta e mi preoccupa quello che conosco da Courmayeur fino alla fine.
Non posso descrivere tutte le salite e le discese dovrei scrivere un folder di una trentina di pagine ma quello che posso descrivere e il sonno che mi ha attanagliato per due notti.
Ma posso capire il sonno quando sali sempre allo stesso ritmo con il ticchettio dei bastoncini e la frontale che sballonzola ma in discesa non ci si può addormentare! Ebbene è successo e sono stato svegliato da un trailer veneto conosciuto sul percorso che mi ha esclamato “ Maurizio è divertente scendere dietro di te sembra di essere in un videogioco” , ancora non mi spiego come non mi sia inciampato.
Sui tratti piani e’ stato più facile mi sono affiancato al prode Andrea spalla a spalla e tutte le volte che ci si allontanava ci si svegliava; poche le allucinazioni ma tante le divagazioni senza senso dovute a questi torpori, a questi dormiveglia.
Ma che bellezza straordinaria il cielo stellato , la luna , i ghiacciai, seppur miseri, che luccicano e cosi via ai romanticismi fra rutti di trailers che non digeriscono minestrine, fontina e litri di coca-cola.
Passando per una pietraia pensavo che la natura e’ la piu’ grande arredatrice di esterni, che gusto che classe nel modellare le rocce , nel posizionare i massi , distribuire i colori ( me la porterei a casa per farmi arredare il salone!).
Il sabato sera non è mancato un bel temporale con tanto di tuoni, fulmini e un paio di ore di pioggia ma il caldo non ha mollato.
Qui il contachilometri va avanti, a fatica, ma avanza e tralasciando le descrizioni delle affollate basi vita si passa già oltre la metà dopo quella di Courmayeur.
E’ stato bello sfiorare qualche top runner, o qualche granoso runner , o semplicemente qualche fortunato runner che aveva un team al seguito le cui fermate erano dei veri e propri pit stop, mentre mangiava la pasta , uno aggiustava lo zaino l’altro gli cambiava le scarpe , riempimento borracce.
La vita è più dura per un orco tapascione (dixit il nostro President) come me che deve fare tutto da solo in piedi in equilibrio con bastoncini in una mano bicchiere di cola dall’altra e piattino di minestra dove lo mettiamo?
Anche quest’anno il colle Ferret lo abbiamo scalato brillantemente e magari trattenendoci ma è troppa la paura di non farcela e poi c’e’ l’ultimo "millino" (100D+ ndr) La Tete aux vent con gia’ 150 km sulle spalle, sulle gambe e permettetemi il francesismo sulle palle!
Si superano anche le nausee con la solita san cocacola ormai piu’ volte collaudata e si cerca di mangiare di tutto compresi gel, barrette , frutta fresca e disidrata , qualche fetta di pan speziato e poi di nuovo a correre frullando il tutto nello stomaco.
E’ una fortuna correre con due amici e riuscire a correre insieme per tutta la gara e ringrazio Andrea e Enrico per questo .
Ci siamo goduti la gara, i paesaggi , i ristori , ci siamo goduti la nostra amicizia, ci siamo goduti la nostra passione per la corsa e per la montagna.
Arrivo a Chamonix correndo dopo la discesa da 7 km da Flegere ,riesco ancora a correre, parlare e filmare, oltrepasso il gonfiabile ed è inevitabile scoppiare in un pianto di gioia, emozione , liberazione, mi passa nella mente un film con tutti gli allenamenti, le persone che da casa mi stanno supportando. Elisabetta (moglie, dietologa , psicologa , addetta stampa , assistente ,) ; la mia pelosa Cecilia ; Sergio Benzio che ormai ho definito il sarto della mia preparazione e il Dott. Massasso ; tutti gli amici di OULX che hanno creato il fanclub #iotifogarax…
Ma quest’anno una grossa novità con il nostro progetto “nonsolocorrere” sosteniamo la fondazione piemontese per la ricerca sul cancro con il patrocinio del comune di Candiolo che aggiunge sale alle nostre corse .
E’ andata sono finisher !!!
E’ andata sono un orco e oltre alle gambe c’e di piu’!
martedì 23 agosto 2016
Sulle Tracce del TOR DES GEANTS Alta Via nr.2 (Ao) Agosto 2016
Sulle Tracce del TOR DES GEANTS Alta Via nr,1 (Ao) Luglio 2016
Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga
In tempi non sospetti di grande e doppio TOR de Geants riprendiamo la nostra avventura sulle tracce del TOR. Ormai siamo alla terza ed ultima parte.
Lasciato agli inizi di Luglio la parte finale della alta Via n° 1 della val d’Aosta da Cuney fino al Bonatti, sempre con mio fratello Roberto ed Ugo , decidiamo di percorrere in Agosto interamente la alta Via n° 2 da Coumayeur a Donnas, adattandola alla grande corsa della Valleè.
Il tratto da Courmayeur fino a la Thuile era però troppo conosciuto a seguito dei trails della Valdigne e della TDS, ragion per cui si decide di partire da La Thuile con un dispiegamento di una auto in paese e un’altra a Donnas, punto di arrivo in bassa valle. Siamo ormai al 18° grande trekking estivo su tutte le Alpi Italiane, francesi e Svizzere e sembrava eticamente corretto percorrere un vero Trekking quasi a km 0, vicino a casa e limitando al massimo gli spostamenti veicolari. In realtà avevo già percorso la Alta Via n°2 da Courmayeur a Valsavaranche circa 45 anni orsono quando il percorso era ancora abbozzato e si procedeva tra vecchi rifugi in stato di semi abbandono tipo lo Scavarda o il vecchio Bezzi, percorrendo però tutte le cime delle montagne. In anni moderni di trails estremi mi sembrava però interessante percorrere le tracce del TOR ai lembi della Alta Via.
In breve il primo giorno va tutto in logistica di auto e risalita da La Thuile al rif Deffeys a quota 2500 mt. Il laghetto ci accoglie con una folla di turisti e semi alpinisti. Qualcuno tenta il Ruitor, molti passeggiano fino alla morena del ghiacciaio, ma pochissimi percorrono la alta via.
Infatti il mattino del secondo giorno, partenza con vista del ghiaccio che però abbandoniamo molto presto per risalire una valle detritica fino al Passo Alto a 2860 mt. Il passo è lento, nessuno ha voglia di correre in questo ambiente selvaggio dove siamo fuori dal mondo. Abbiamo ormai lasciato la pianura e i nostri problemi di lavoro e famiglia; ci ritroviamo praticamente da soli per intere giornate con i nostri pensieri, poca voglia di parlare, molto di assaporare il silenzio assordante della montagna, laggiù in fondo troviamo Promoud ed il suo bivacco a quota 2000. Veramente trovo un alpeggio e ne vengo respinto piuttosto brutalmente dal proprietario il quale mi dice che del bivacco non sono rimaste neanche le tracce dopo la solita slavina invernale. Piuttosto normale in un fondo valle estremamente valangoso in cui tutte le conifere sono piuttosto giovani!. Comunque ambiente veramente bucolico, ma non si puo perdere tempo, occorre risalire lungamente fino al colle della Crosatie a quota 2838 con una ripidissima discesa su lac du Fond.
Con sorpresa transitiamo dalla lapide dedicata al giovane Cinese che perse la vita nel Tor di circa tre anni orsono. Rivivo per un attimo il tormento di questo trailer sfinito dalla fatica nella notte e nella bufera ma mi guardo fare bene dal fare facili moralismi.
E’ la nostra natura di portare avanti i nostri limiti. Ma vedo Planaval sul fondo della Valgrisanche e la lunga risalita fino al paese di valgrisanche proprio sotto la diga. Già ma la diga di Beauregard è stata notevolmente ridotta di altezza negli ultimi 5 anni, praticamente affettata di 52 metri con una funzione di laminazione delle piene a seguito del fenomeno ormai conosciuto della Deformazione Gravitativa Profonda di Versante che tende a comprimere i due versanti della montagna e il relativo arco strutturale.. Attualmente la diga resta visibile solo per una altezza di circa 20 metri con un impatto ambientale estremamente ridotto.
Il terzo giorno ci vede risalire il versante destro del lago e raggiungere dopo circa 3 ore lo Chalet de l’Epee in tempo per un caffe ed il successivo col Fenetre a quota 2840 metri. Ci attende la solita lunga discesa fino all’abitato di Rhemes Notre Dame. Paese delizioso con molto turismo escursionistico in tutta la grande valle. Ma anche qui i percorritori della Alta Via sono molto scarsi e per la stragrande maggioranza stranieri. Il nostro albergo è veramente strategico con vista panoramica:
Grande Rousse - 3.607 m - Tsanteleina - 3.606 m -Grande Traversière - 3.496 m - Punta Calabre - 3.445 m - Gran Vaudala - 3.272 m – la Granta Parey - 3.386 m - montagna simbolo della valle.
Punta di Galisia - 3.345 m - Becca della Traversiere - 3.337 m - Becca di Tos - 3.302 m -
E soprattutto una cena superba!
Quarto giorno, tappa non impegnativa di circa 6/7 ore ma con attraversamento in quota al Col Entrelor a quota 3002. praticamente 1300 metri di dislivello con pendenza abbastanza dolce nella valle di Entrelor fino al Colle omonimo e decisamente molto frequentato dagli escursionisti. Misero spuntino al sacco tra molti merenderos dotati di ogni ben di Dio! Anche oggi lunghissima discesa a mezza costa fino alla frazione di Orvielles posta su un dolce ripiano della valle fino al fondo della Valsavaranche . Oggi siamo di fronte al versante Nord del Gran Paradiso con le sue tre grandi Vie di ghiaccio, alla Nord del Ciarforon e alla Nord della becca di Monciar. Riprende la discesa piuttosto ripida fino a Eaux Rousses a quota 1658, proprio nelle braccia di un bellissimo albergo tre stelle diffuso in tutta la frazione. Cena e servizio eccessivamente pretenzioso per noi escursionisti, ma dormire tra morbide lenzuola e piumino è sempre piacevole!
Anche oggi tempo superlativo ma nella notte si avvicina la perturbazione, proprio in occasione della tappa con cima Coppi posta sul colle Loson a quota 3299.
Sono praticamente un dislivello di 1700 metri. Si inizia con un cielo nuvoloso e decisamente fresco dopo il caldo dei giorni scorsi fino ad incontrare la nevicata con pioggia gelata sopra i 3000 metri. L’arrivo al Colle in mezzo alla bufera ci obbliga ad indossare praticamente tutti gli indumenti a disposizione, fino al piumino portato per scaramanzia. La discesa al rifugio Sella richiede circa 2 ore con il maltempo e scarsa visibilità, ed altre 2 ore a Cogne. La tappa prevedeva il trasferimento fino a Lillaz ma visto che il servizio bus è gratuito, ci è sembrato dignitoso approfittarne.
La penultima e sesta tappa riserva un meraviglioso viaggio nel Vallone di Urtier con lungo spostamento e lievi pendenze fino a raggiungere in circa 3,5 ore il rifugio Sogno ed il soprastante colle Fenetre a quota 2827 metri. Tutto il susseguente vallone di Torrent è un invito ad inforcare la Mountain Bike con dolce discesa al lago Miserin e relativo Santuario della Mdonna delle nevi posto sulle rive dell’omonimo lago. Siamo qui proprio sotto la Rosa dei Banchi e costeggiando lo sbarramento artificiale del lago in breve raggiungiamo Dondena, e la relativa strada sterrata che sale dalla valle inferiore. Evitiamo strettamente la strada seguendo le tracce del Tor fino a Chardonney e Champorcer. Oggi sono circa 30 km percorsi in 9 ore. Alberghetto in fondo al paese e deliziosa cena. Ultima tappa si abbandona il percorso della Alta Via che transita lungamente in due giorni di cammino da Champorcher a Donnas e si prendono i segni della corsa fino a Pontbosset. Qui con provvidenziale cartina recuperiamo un antico percorso vallivo che transita sul versante destro orografico del torrente Ayasse tra antiche borgate in strato di abbandono fino a raggiungere la civiltà ad Hone e successivamente Donnas.
Per noi finisce qui ma il prossimo Tor prosegue lungamente…
domenica 21 agosto 2016
Tour della Bessanese Alpi Graie (Italia - Francia) 11-12 Agosto 2016
Tour della Bessanese 2016
Dal racconto dell'Orco730
La mattina del 3 agosto ricevo una mail dell’OrcoCamola; è un invito per me e altri 3 Orchi ad accompagnarlo al Tour della Bessanese.
“Venite?” e io, senza pensarci due volte, rispondo “Vengo!”.
Accettano anche tutti gli altri Orchi chiamati all’appello, l’OrcoBee, l’OrcoMagoo e l’OrcoJoak. Non resta che prenotare i posti per una notte al rifugio Cibrario.
L’11 agosto, raggiunto il parcheggio sul pianoro del Pian della Mussa, scendiamo dal mitico Berlingo dell’OrcoBee e ci accorgiamo che, nonostante il sole, la temperatura dei giorni precedenti si è abbassata notevolmente, l’aria è assai fredda e siamo costretti a vestirci più del previsto. Riempiamo le borracce con la famosa acqua della zona, indossiamo i pesanti zaini e finalmente partiamo che sono passate da poco le 11,20.
Ridendo e scherzando, il sentiero fino al Gastaldi lo “bruciamo” in poco più di 1 ora: l’aria frizzantina è d’aiuto, lo spirito è alto e poi siamo ‘freschi come rose’.
Ai 2658 mt del rifugio la sosta è d’obbligo, una barretta o un panino, e poi naturalmente è già ora di una birra.
Si riparte alla volta del primo colle, in direzione sud, scendendo verso il torrente dalle acque bianchissime che attraversiamo senza problemi, per risalire quindi il versante opposto. Durante questo tragitto si alternano il sole caldo e gli spifferi gelidi, ma l’ambiente è spettacolare e tutto si sopporta.
Costeggiando dei blocchi enormi, arriviamo al Collerin d’Arnas a 2850 mt e proseguendo oltre, poco per volta, si presenta ai nostri occhi il Lago della Rossa, con lingue di neve tutto'intorno che si specchiano nelle sue acque. La discesa al Bivacco San Camillo e alla piccola cappella, e successivamente alla diga, è molto veloce. Davanti alla fontana consumiamo uno spuntino per poi proseguire, attraversando la diga, in direzione rifugio Cibrario.
Camminiamo su una pietraia, guadiamo un piccolo torrente, scendiamo, saliamo e ci ritroviamo al Colle Altare, 2962 mt. A questo punto ci tocca scendere un sentiero tecnico ma nel successivo pianoro Andrea & c. accennano addirittura una corsetta, dimenticando di avere zaini da trekking sulle spalle.
Dall’alto scorgiamo un altro pianoro, quello su cui è posto il rifugio a 2615 mt.
Arrivati! 1’ tappa conclusa.
Il rifugio è molto ospitale, attrezzato e pulito, per cui ne conserveremo un ottimo ricordo. Invece siamo tutti concordi a voler dimenticare l’odissea notturna vissuta nella camerata condivisa con un russatore folle!
La mattina successiva il tour prosegue verso il fondo del pianoro e poi su una salita molto ripida per arrivare al Colle Sulè (3073 mt) . Proseguiamo in discesa su sfasciume, poi risaliamo in trasversale fino ai laghi dell’Autaret e, continuando a salire, al Colle omonimo (3072 mt).
A questo punto ci aspetta una eterna discesa con pendenza costante fino al torrente de La Lombarde, che attraversiamo su enormi tubi. Dirigendoci verso il fondovalle incontriamo la Capanna Bergers e poi FINALMENTE il rifugio d’ Averole (dubitavo addirittura della sua esistenza!).
Sono passate le ore 14, bisogna rifocillarci ed è indispensabile uno svacco di qualche minuto sorseggiando una birra fresca . Ci aspetta ancora uno sforzo mica da ridere.
Sotto un sole potente, imbocchiamo il sentiero dietro il rifugio, un muro di 1000 mt di dislivello mal segnalato che ci sposta a zig zag su per la montagna, attraversando per ben due volte la cascata di un torrente.
Sull’intero percorso poche le anime incontrate, ma in questo tratto tre francesi stanno tornando indietro perché secondo loro è impossibile scendere il colle nel versante italiano. Siamo tutti un po’ provati dalla fatica e la notizia ci scoraggia, ma anche ci insospettisce. E se non fossero giunti al colle giusto? E se fossero solo paurosi e poco preparati? Decidiamo di continuare a salire, attraversiamo pietraie e neve, fino al Passo del Collerin , 3200 mt.
E’ vero, il canalino a prima vista potrebbe impressionare, è molto ripido e pieno di sfasciume, ma con l’aiuto dei bastoncini e poi delle corde e delle catene, raggiungiamo Pian Gias. Personalmente patisco di più quest’ ultimo tratto su pietrone e ghiaccio, anche se è solo in leggera pendenza. Il paesaggio lo definiamo pauroso, complice il cielo che si sta annuvolando e che rende tutto molto severo . Poco per volta compare di nuovo la vegetazione e riprende una maggiore pendenza, fino a incrociare il sentiero che porta al rifugio Gastaldi.
L’anello si chiude qui. Finita la discesa, siamo al Pian della Mussa, pochi passi (ma sembrano infiniti) e ci ritroviamo davanti al Berlingo. Bravi amici Orchi, perché non è stata affatto una passeggiata.
Dal racconto dell'Orco730
La mattina del 3 agosto ricevo una mail dell’OrcoCamola; è un invito per me e altri 3 Orchi ad accompagnarlo al Tour della Bessanese.
“Venite?” e io, senza pensarci due volte, rispondo “Vengo!”.
Accettano anche tutti gli altri Orchi chiamati all’appello, l’OrcoBee, l’OrcoMagoo e l’OrcoJoak. Non resta che prenotare i posti per una notte al rifugio Cibrario.
L’11 agosto, raggiunto il parcheggio sul pianoro del Pian della Mussa, scendiamo dal mitico Berlingo dell’OrcoBee e ci accorgiamo che, nonostante il sole, la temperatura dei giorni precedenti si è abbassata notevolmente, l’aria è assai fredda e siamo costretti a vestirci più del previsto. Riempiamo le borracce con la famosa acqua della zona, indossiamo i pesanti zaini e finalmente partiamo che sono passate da poco le 11,20.
Ridendo e scherzando, il sentiero fino al Gastaldi lo “bruciamo” in poco più di 1 ora: l’aria frizzantina è d’aiuto, lo spirito è alto e poi siamo ‘freschi come rose’.
Ai 2658 mt del rifugio la sosta è d’obbligo, una barretta o un panino, e poi naturalmente è già ora di una birra.
Si riparte alla volta del primo colle, in direzione sud, scendendo verso il torrente dalle acque bianchissime che attraversiamo senza problemi, per risalire quindi il versante opposto. Durante questo tragitto si alternano il sole caldo e gli spifferi gelidi, ma l’ambiente è spettacolare e tutto si sopporta.
Costeggiando dei blocchi enormi, arriviamo al Collerin d’Arnas a 2850 mt e proseguendo oltre, poco per volta, si presenta ai nostri occhi il Lago della Rossa, con lingue di neve tutto'intorno che si specchiano nelle sue acque. La discesa al Bivacco San Camillo e alla piccola cappella, e successivamente alla diga, è molto veloce. Davanti alla fontana consumiamo uno spuntino per poi proseguire, attraversando la diga, in direzione rifugio Cibrario.
Camminiamo su una pietraia, guadiamo un piccolo torrente, scendiamo, saliamo e ci ritroviamo al Colle Altare, 2962 mt. A questo punto ci tocca scendere un sentiero tecnico ma nel successivo pianoro Andrea & c. accennano addirittura una corsetta, dimenticando di avere zaini da trekking sulle spalle.
Dall’alto scorgiamo un altro pianoro, quello su cui è posto il rifugio a 2615 mt.
Arrivati! 1’ tappa conclusa.
Il rifugio è molto ospitale, attrezzato e pulito, per cui ne conserveremo un ottimo ricordo. Invece siamo tutti concordi a voler dimenticare l’odissea notturna vissuta nella camerata condivisa con un russatore folle!
La mattina successiva il tour prosegue verso il fondo del pianoro e poi su una salita molto ripida per arrivare al Colle Sulè (3073 mt) . Proseguiamo in discesa su sfasciume, poi risaliamo in trasversale fino ai laghi dell’Autaret e, continuando a salire, al Colle omonimo (3072 mt).
A questo punto ci aspetta una eterna discesa con pendenza costante fino al torrente de La Lombarde, che attraversiamo su enormi tubi. Dirigendoci verso il fondovalle incontriamo la Capanna Bergers e poi FINALMENTE il rifugio d’ Averole (dubitavo addirittura della sua esistenza!).
Sono passate le ore 14, bisogna rifocillarci ed è indispensabile uno svacco di qualche minuto sorseggiando una birra fresca . Ci aspetta ancora uno sforzo mica da ridere.
Sotto un sole potente, imbocchiamo il sentiero dietro il rifugio, un muro di 1000 mt di dislivello mal segnalato che ci sposta a zig zag su per la montagna, attraversando per ben due volte la cascata di un torrente.
Sull’intero percorso poche le anime incontrate, ma in questo tratto tre francesi stanno tornando indietro perché secondo loro è impossibile scendere il colle nel versante italiano. Siamo tutti un po’ provati dalla fatica e la notizia ci scoraggia, ma anche ci insospettisce. E se non fossero giunti al colle giusto? E se fossero solo paurosi e poco preparati? Decidiamo di continuare a salire, attraversiamo pietraie e neve, fino al Passo del Collerin , 3200 mt.
E’ vero, il canalino a prima vista potrebbe impressionare, è molto ripido e pieno di sfasciume, ma con l’aiuto dei bastoncini e poi delle corde e delle catene, raggiungiamo Pian Gias. Personalmente patisco di più quest’ ultimo tratto su pietrone e ghiaccio, anche se è solo in leggera pendenza. Il paesaggio lo definiamo pauroso, complice il cielo che si sta annuvolando e che rende tutto molto severo . Poco per volta compare di nuovo la vegetazione e riprende una maggiore pendenza, fino a incrociare il sentiero che porta al rifugio Gastaldi.
L’anello si chiude qui. Finita la discesa, siamo al Pian della Mussa, pochi passi (ma sembrano infiniti) e ci ritroviamo davanti al Berlingo. Bravi amici Orchi, perché non è stata affatto una passeggiata.
venerdì 19 agosto 2016
Bici Bdc Oulx- Colle della Scala- Col du Granon-Colle Monginevro- Colle Sestriere 19 Agosto 2016
Foto Col du Granon 2016
Dal racconto dell'OrcopinoR
Già da qualche mese la salita al Col du Granon è stata pianificata con OrcoBee.
Il colle è situato, nelle Alpi Cozie, sulla sinistra orografica della valle della Guisane a pochi chilometri da Briancon e da Serre Chevaliere.
Scopro dal web che il colle faceva parte della famosa quanto inutile linea Maginot con l'Ouvrage du Granon, e che nel 1986 ha visto passare anche il Tour de France.
Uno stretto e passabile manto d'asfalto porta in cima alla quota di 2413slm. Dal colle su strada non asfaltata è possibile scendere in valle Clarea quindi se si volesse, in mtb si potrebbero fare degli stupendi giri ad anello.
Magnifica, dal colle, la vista al massiccio des Écrins. In punta al colle un rifugio ben attrezzato per i turisti la "Buvette du Granon".
Dal punto di vista ciclistico la partenza classica è da Saint Chaffrey a quota 1365slm in 11km si arriva al col du Granon 2413slm.
Tenetevi forte, i calcoli presto fatti la pendenza media è del 10%. Una salita in bdc da prendere con le molle.
Dipende sempre comunque da
- Quanti chilometri si hanno prima della salita.
- A quale velocità si vuole fare.
Il nostro trip oggi 19 Agosto prevede.
- Partenza da Oulx 1100slm
- Bardonecchia 1300slm
- Colle della Scala 1800slm
- Nevache 1500slm
- Briancon 1300slm
- Col du Granon 2413slm
- Briancon 1300slm
- Colle del Monginevro 1850slm
- Cesana Torinese 1350slm
- Colle del Sestriere 2000slm
per un totale di 130km e 3150D+ circa.
Sveglia sempre ad ore antelucane per queste cicloturistiche. Riusciamo a partire da Oulx alle 7.45 con una temperatura gradevole e dopo avere commentato le ultime gesta degli atleti italiani alle Olimpiadi di Rio2016 in pieno svolgimento.
Lo spostamento a Bardonecchia ci permette di scaldarci da una partenza fresca. Alle prime rampe che da Melezet portano al colle della Scala siamo già denudati. Al casotto della frontiera Franco-Italiana nessuno. L'ultima volta che sono passato (appena successa la strage di Nizza) due carabinieri con mitra e giubbotto antiproiettile lo presidiavano.
Al colle della Scala ci raggiunge un ciclista di Gassino(To). Ci dichiara entusiasticamente che oggi scalerà per la prima volta il colle del Galiber. Ha iniziato a pedalare da un annetto ed è molto motivato. Cerca di convincerci di seguirlo ed a nostra volta gli proponiamo la gita al Granon. Ognuno rimane sul proprio percorso pianificato.
Sempre gelido il pianoro del colle della Scala che dalla Valle Clarea porta a Briancon.
Ci copriamo per benino e iniziamo a sgranocchiare qualcosa.
Passata una già attiva Briancon, a pochi chilometri, dopo aver girato per il paesino di Saint Chaffrey, inizia la salita al Granon.
La definirei brutale. in 11km 1000 metri di dislivello positivo.
Cospicuo il numero di ciclisti che stamane affrontano la salita.
Non mancano le e-bike. Ci sorpassano al doppio della velocità ... grrrr. Tuttavia ritengo positivo l'aumento del numero di persone che utilizzano questo nuovo mezzo di locomozione. In ogni caso si esce di casa.
Orcobee ed il sottoscritto si sciroppano la salita in 1h e 20min. Non male.
In cima al Col du Granon nell'ampio parcheggio ci rifocilliamo.
Un po' prima della cima una bella base per il lancio dei parapendii sulla valle della Guisane.
La discesa dal Granon la percorriamo con i freni tirati per via della pendenza, della stretta strada e del manto gibboso. Le mani, dopo 11km di freni sono indollenzite.
Il prossimo colle da scalare il Monginevro che oggi ci grazia per l'assenza del vento. Notiamo che le gambe sono un po' legnose dopo 2000D+.
L'arrivo al colle e all'antica fontana posta al centro del paese è sempre un piacere.
La cittadina di Monginevro è molto più movimentata di Claviere. La prima più attiva dal punto di vista sportivo, la seconda più sorniona e meno "caciarona".
Propongo ad Orcobee la salita al colle Sestriere come prossima meta. Lo alletto con un boccale di birra da bersi osservando la fauna Torinese trasferitasi al Colle. Orcobee desiste anche al canto dei lamantini. Decidiamo di darci appuntamento a Oulx.
Discesa veloce verso Cesana Torinese passando dal vecchio tunnel di Claviere dedicato solo al traffico ciclistico, una sosta a Cesana per il carico idrico e via per la salita classica Cesana-Sestriere che con 11km e 700D+ porta al colle.
In 60min sono in cima, un po stanchino. Il tempo impiegato, il doppio del record fatto da Fabio Felline, mi riempe di soddisfazione e mi fa ben sperare per l'imminente ORM2016.
Dal racconto dell'OrcopinoR
Già da qualche mese la salita al Col du Granon è stata pianificata con OrcoBee.
Il colle è situato, nelle Alpi Cozie, sulla sinistra orografica della valle della Guisane a pochi chilometri da Briancon e da Serre Chevaliere.
Scopro dal web che il colle faceva parte della famosa quanto inutile linea Maginot con l'Ouvrage du Granon, e che nel 1986 ha visto passare anche il Tour de France.
Uno stretto e passabile manto d'asfalto porta in cima alla quota di 2413slm. Dal colle su strada non asfaltata è possibile scendere in valle Clarea quindi se si volesse, in mtb si potrebbero fare degli stupendi giri ad anello.
Magnifica, dal colle, la vista al massiccio des Écrins. In punta al colle un rifugio ben attrezzato per i turisti la "Buvette du Granon".
Dal punto di vista ciclistico la partenza classica è da Saint Chaffrey a quota 1365slm in 11km si arriva al col du Granon 2413slm.
Tenetevi forte, i calcoli presto fatti la pendenza media è del 10%. Una salita in bdc da prendere con le molle.
Dipende sempre comunque da
- Quanti chilometri si hanno prima della salita.
- A quale velocità si vuole fare.
Il nostro trip oggi 19 Agosto prevede.
- Partenza da Oulx 1100slm
- Bardonecchia 1300slm
- Colle della Scala 1800slm
- Nevache 1500slm
- Briancon 1300slm
- Col du Granon 2413slm
- Briancon 1300slm
- Colle del Monginevro 1850slm
- Cesana Torinese 1350slm
- Colle del Sestriere 2000slm
per un totale di 130km e 3150D+ circa.
Sveglia sempre ad ore antelucane per queste cicloturistiche. Riusciamo a partire da Oulx alle 7.45 con una temperatura gradevole e dopo avere commentato le ultime gesta degli atleti italiani alle Olimpiadi di Rio2016 in pieno svolgimento.
Lo spostamento a Bardonecchia ci permette di scaldarci da una partenza fresca. Alle prime rampe che da Melezet portano al colle della Scala siamo già denudati. Al casotto della frontiera Franco-Italiana nessuno. L'ultima volta che sono passato (appena successa la strage di Nizza) due carabinieri con mitra e giubbotto antiproiettile lo presidiavano.
Al colle della Scala ci raggiunge un ciclista di Gassino(To). Ci dichiara entusiasticamente che oggi scalerà per la prima volta il colle del Galiber. Ha iniziato a pedalare da un annetto ed è molto motivato. Cerca di convincerci di seguirlo ed a nostra volta gli proponiamo la gita al Granon. Ognuno rimane sul proprio percorso pianificato.
Sempre gelido il pianoro del colle della Scala che dalla Valle Clarea porta a Briancon.
Ci copriamo per benino e iniziamo a sgranocchiare qualcosa.
Passata una già attiva Briancon, a pochi chilometri, dopo aver girato per il paesino di Saint Chaffrey, inizia la salita al Granon.
La definirei brutale. in 11km 1000 metri di dislivello positivo.
Cospicuo il numero di ciclisti che stamane affrontano la salita.
Non mancano le e-bike. Ci sorpassano al doppio della velocità ... grrrr. Tuttavia ritengo positivo l'aumento del numero di persone che utilizzano questo nuovo mezzo di locomozione. In ogni caso si esce di casa.
Orcobee ed il sottoscritto si sciroppano la salita in 1h e 20min. Non male.
In cima al Col du Granon nell'ampio parcheggio ci rifocilliamo.
Un po' prima della cima una bella base per il lancio dei parapendii sulla valle della Guisane.
La discesa dal Granon la percorriamo con i freni tirati per via della pendenza, della stretta strada e del manto gibboso. Le mani, dopo 11km di freni sono indollenzite.
Il prossimo colle da scalare il Monginevro che oggi ci grazia per l'assenza del vento. Notiamo che le gambe sono un po' legnose dopo 2000D+.
L'arrivo al colle e all'antica fontana posta al centro del paese è sempre un piacere.
La cittadina di Monginevro è molto più movimentata di Claviere. La prima più attiva dal punto di vista sportivo, la seconda più sorniona e meno "caciarona".
Propongo ad Orcobee la salita al colle Sestriere come prossima meta. Lo alletto con un boccale di birra da bersi osservando la fauna Torinese trasferitasi al Colle. Orcobee desiste anche al canto dei lamantini. Decidiamo di darci appuntamento a Oulx.
Discesa veloce verso Cesana Torinese passando dal vecchio tunnel di Claviere dedicato solo al traffico ciclistico, una sosta a Cesana per il carico idrico e via per la salita classica Cesana-Sestriere che con 11km e 700D+ porta al colle.
In 60min sono in cima, un po stanchino. Il tempo impiegato, il doppio del record fatto da Fabio Felline, mi riempe di soddisfazione e mi fa ben sperare per l'imminente ORM2016.
martedì 16 agosto 2016
Training Trail Isola del Giglio(Gr) Agosto 2016
Dal racconto dell'OgreDoctor
Isola del Giglio
Una vacanza all'insegna del mare e
del trail.
L'isola del Giglio, la seconda per estensione, dopo l'Elba, è stata una piacevolissima sorpresa.
Forse non la vacanza ideale per uno abituato, alle lande desolate della mia magica terra, la Sardegna, ma comunque assai gradevole. Un giusto connubio fra mare, da trascorrere con la famiglia, e natura da gustare alla maniera degli Orchi: correndo, alla ricerca del silenzio e della pace.
Prima di recarmi sull'isola, avevo sentito parlare da alcuni amici entusiasti di un nuovo trail che si disputa nel mese di maggio. Recuperato sul sito, il contatto della Pro Loco, ho scritto agli organizzatori per cercare di ottenere i due tracciati, ma invano.
Non mi perdo d'animo e sbarcato a Giglio Porto, prendo la più classica delle cartine dall'Ufficio del Turismo e scopro che esiste una fitta rete di sentieri che percorre in lungo e largo tutta l'isola, sentieri che si riveleranno ottimamente segnati e più che discretamente mantenuti.
Posso continuare, anzi, aimè, devo continuare ad allenarmi.
Quest'anno la stagione non è stata degna di nota, due ritiri per infortunio (Barcellona e LUT), una gara, quelle delle Orobie, nemmeno iniziata, sacrificata per salire sul Dente del Gigante (in realtà non è stato un sacrificio, ma una scelta ponderata).
Dopo quasi cinque anni di gare e di allenamenti, mi accorgo di non avere più le stesse motivazioni, la stessa determinazione di sempre.
Non mi è passata la voglia di correre, ma è cambiata la prospettiva: la corsa non è più il fine, ma è diventata il mezzo: per mantenersi in forma, per rilassarsi, per estraniarsi dal quotidiano, per vivere la montagna, come mi è sempre piaciuto fare, salendo in cima alle vette e non solo passandoci sotto per i colli. Le gare, negli anni si sono moltiplicate e allungate e in molti casi la lunghezza è diventata fine a sé stessa, non andando di pari passo con la bellezza del percorso o con la sua difficoltà tecnica. Le competizioni obbediscono sempre più alla legge del business, domanda e offerta: il popolo del trail ha fame di km e gli organizzatori glieli forniscono, Poco importa se poi si percorrono innumerevoli tratti privi di qualsivoglia attrattiva. Molte gare non hanno né storia, né fascino, sono funzionali all'esigenza di portare turismo in zone e in stagioni dell’anno morte e null'altro. Le gare che meritano davvero non sono moltissime.
Quest'anno mi rimane da disputare il Tor de Geants.
Non so se ho fatto bene ad iscrivermi. Più che una gara è un gioco al massacro. Sento di non avere nulla da dimostrare a me stesso e quei 330 km e 24000 metri di dislivello positivo, non hanno nessun significato, almeno per me. L'unica bellezza che riesco a scorgere in questa gara è l'anello perfetto, il senso compiuto, che percorrere l'intero periplo della Valle d'Aosta, può rappresentare.
Ho la stessa sensazione quando penso al Valle Susa Extreme Trail, un'idea di gara a cui tengo molto; è l'estetica del percorso, la sua intrinseca perfezione e non i freddi numeri a rendere appetibile percorrerla.
Non è a mio avviso da considerarsi la gara della vita, come a molti ho sentito dire, ma rimane uno stimolo potente, un warning negli strati più reconditi della coscienza: devo allenarmi, se voglio avere qualche speranza di arrivare integro alla fine.
È così anche il Giglio, anziché rappresentare una pausa di puro svacco, diventa un'occasione per macinare chilometri e dislivello.
Il menù è presto fatto: sveglia al mattino presto, quando la splendida villa, dove alloggiamo, è ancora immersa nel silenzio e via, alle prime luci dell'alba, alla scoperta dell'isola. Rientro in tempo per la colazione rilassato e a disposizione della famiglia. La corsa è forse una delle poche attività sportive che non necessità di particolare attrezzatura: pantaloncini, scarpe da ginnastica, una canotta e si è pronti a partire.
Non potendo contare sul l'aiuto dei soliti mezzi tecnologici (Fraternali e BaseCamp), armato di cartina turistica e pennarello, unisco, come in un gioco della settimana enigmistica, i vari tratti di sentiero per formare anelli differenti in modo da coprire tutta l'isola, cartina che porterò con me per avere un'idea di massima di dove mi trovo e cercare di rispettare il tracciato progettato a tavolino la sera prima.
Non ho né da bere, né da mangiare. Il limite delle due ore di allenamento che mi sono imposto per non sottrarre tempo alla famiglia, non richiede particolare cautela. Dalla penuria di fontane sull'isola, mi rendo conto che da queste parti l'acqua deve essere un bene assai prezioso. Correndo intravedo qualche torrentello che in stagioni più favorevoli, probabilmente è alimentato dalle acque piovane.
Dopo la fuga mattutina sono attrezzato mentalmente per sopportare la vita da spiaggia e i soliti chiassosi "tamarri/e" tatuati, che la popolano.
Il popolo dei vacanzieri si sveglia più tardi e affolla le spiagge dell'isola (Arenella, Campese, Cala delle Cannelle e Cala delle Caldane). Le spiagge in verità sono assai piccole, anche se di rara bellezza e quasi integralmente occupate dalle file dei lettini e ombrelloni, perfettamente allineati e numerati, stipati per farci entrare il maggior numero di turisti per metro quadro di sabbia e venduti alla modica cifra di 24 euro, escluso parcheggio. Non ho voglia di comprarmi un loculo in cui rimanere imbalsamato anzitempo, ma lo spazio libero, di "seconda classe", relegato ai margini della spiaggia, è poco e assai conteso. Penso al litorale di Is Arenas, da solo potrebbe contenere tutti i turisti delle spiagge del Giglio, mantenendo quel minimo di spazio vitale per evitare di sorbirsi la musica a tutto volume che arriva da un panda e le stupidaggini proferite da due perfetti burini, forse un po' alterati dai numerosi aperitivi ingeriti nello spazio di un pomeriggio o forse no...
Guardo, i miei bambini, completamenti estranei a ciò che li circonda. Potrebbero essere ovunque; il loro unico interesse è il mare e i giochi che possono fare e i pesci e i granchi che riescono a catturare; sono contento che non siano stati fagocitati dalla follia del Pokemon Go. Che età fantastica!
In fondo quando esco per le mie scorribande sono ancora come loro, libero, isolato nel tempo e nello spazio, presente a me stesso e al momento. Niente pensieri, niente affanni, niente compromessi, solo concentrazione, sudore e muscoli che si contraggono nel tentativo di portarmi in alto, sempre più in alto, dove il resto del mondo sembra piccolo e distante.
Ma lo sport è innanzitutto salute!
Eccolo un altro stimolo potente per continuare ad essere un emulo di Forrest Gump e sconfiggere la pigrizia che la calura estiva instilla, in modo prepotente.
Una caratteristica del Giglio è quella di non avere una strada carrabile che consenta di percorrere l’intero periplo. La strada principale collega Giglio Porto con Giglio Castello e con Giglio Campese, continua lungo il litorale SO dell'isola per poi trasformarsi in una strada bianca che conduce alla Punta del Capel Rosso.
Parcheggiare un vero incubo. In agosto l'isola del Giglio non ha nulla da invidiare alla Liguria e ai gironi danteschi dell’Aurelia. Le 1500 anime che la popolano nelle altre stagioni, nel periodo estivo probabilmente triplicano e occupano con le macchine ogni metro quadro disponibile per sostare.
Per vedere per intero l'isola non c'è altra soluzione che percorrerla attraverso la sua rete sentieristica e dimenticarsi, per una settimana del mezzo meccanico.
Nei percorsi immaginati e poi verificati sul campo, non ho incontrato anima viva, se non un biacco (serpente del luogo), qualche coniglio selvatico, un topo delle dimensioni di un coniglio e lucertole di svariate dimensioni e colori. Le poche persone che, come me al mattino si cimentano in una attività sportiva, non si allontanano dal nastro di asfalto e dai territori conosciuti, perdendo inevitabilmente il gusto dell'avventura e della scoperta.
Baratto volentieri la sicurezza dei segnali stradali con l'incertezza dei miei punti di riferimento e orientamento; i miei punti cardinali diventano il sole, i secolari pini marittimi, le fantastiche leccete, le placche granitiche, i cespugli di finocchio selvatico e i rovi di gustosissime more.
Alla fine della settimana i trail autogestiti saranno quattro, disegnati per esplorare angoli diversi dell'isola e non toccati dalle rotte del turismo di massa.
Mi sarebbe piaciuto fare un ultimo percorso, rifacendo il Giglio Trail nella sua versione integrale, ma sul lato SE dell’isola, verso Poggio Falcone, una volta arrivati alla Cala delle Caldane, il sentiero sembra passare per alcune proprietà private. Forse è questo il motivo per cui, pur essendo chiaramente individuabile sulle carte satellitari un reticolo di sentieri, anche in questa zona dell’isola, non sono riportati e tracciati sulla cartina turistica.
Poiché l’imperativo era quello di non usare la macchina, partenza e arrivo coincidono: appena fuori dall’uscio di casa, alla Cala dell’Arenella.
Il chilometraggio e il dislivello sono contenuti, circa 600-800 metri di dislivello positivo distribuiti in circa 10-12 chilometri, fatta eccezione per il quarto tracciato lungo circa 19 chilometri, parte dei quali percorsi su asfalto in direzione della Punta del Capel Rosso. Lungo questa strada, a picco sul mare, nella zona del Poggio del Serrone, si notano alcuni splendidi vigneti coltivati in minuscoli terrazzamenti, dove viene prodotto l’Ansonaco, l’ottimo vino locale.
Sia l’agricoltura che la viticoltura sono ormai state abbandonate, sostituite dal turismo, solo alcuni abitanti curano ancora i loro vigneti per produrre vino destinato al loro fabbisogno. Molto curiose sono le costruzioni dei palmenti (costruiti nei secoli 1500 - 1700), disseminate in tutta l’isola. Sono strutture di modeste dimensioni destinate alla pigiatura dell'uva. All'interno di una sorta di edicola in muratura si trovano uno o più vasche, non di rado scolpite direttamente negli affioramenti di granito. Nella prima veniva pigiata con i piedi l'uva, nella seconda, posta più in basso e collegato mediante un foro detto cucchione, si raccoglieva il mosto. Attraverso un secondo foro, posto nel punto più basso del palmento, si procedeva al recupero del liquido in otri in pelle di capra che poi venivano con l'asino portato nelle cantine. Questo sistema risparmiava ai contadini il trasporto dell'uva fino al paese, consentendo loro di ricavare il mosto in prossimità dei punti di vendemmia.
Dal dove alloggiamo all’Arenella, il nostro punto di riferimento diventa Giglio Castello, circa 400 metri di dislivello più in alto e pertanto la prima parte di tutti i percorsi, inizia in salita. A Giglio Castello si può arriva direttamente con i sentieri 1 e 1b, entrambi molto belli e tecnici, soprattutto in discesa o con un giro un po’ più largo, utilizzando il sentiero numero 3.
Dalla sommità dell’isola, lo sguardo spazia in ogni direzione e dopo la necessaria pausa caffè, possiamo riprendere la nostra marcia.
Una settimana rilassante e davvero piacevole, volata via, fra corsette mattutine e relax in spiagge e calette incastonate in acque cristalline.
Il richiamo del Giglio nella sua veste tardo primaverile e nella sua autentica dimensione di silenzio e pace è forte…
Giglio Trail...facciamoci un pensierino, ne vale davvero la pena!
Iscriviti a:
Post (Atom)