Foto Ivrea Mombarone 2014
Classifica Ivrea Mombarone 2014
Classifiche Ivrea Mombarone dal 1977 al 2013
Sito Ivrea Mombarone
Sito Gli Orchi Trailers ASD
Edizione 2011
Edizione 2008
Dal racconto dell'OrcoPinoR
38° edizione per la Ivrea-Mombarone sulla distanza dei 20 km e 2100 D+.
Una gara molto amata dagli atleti piemontesi a dispetto di una logistica complessa. Ma nulla, neanche la logistica, fermano i 400 atleti iscritti a questa classica della corsa in montagna.
Gli Orchi Trailers quest'anno l'hanno inserita nello speciale Trofeo Orco dell'anno a buon diritto.
La partenza sita nella centrale piazza Ottinetti ad Ivrea(To) 250slm e l'arrivo alla Colma del Mombarone a quota 2371slm.
In Piazza Ottinetti, per chi non lo sapesse, avvengono le celebrazioni del famoso carnevale di Ivrea con Abbà, Mugnaia e battaglia delle arance.
Nove gli Orchi che vorrebbero partecipare alla manifestazione ma alla fine ci contiamo in sette orcacci ben agguerriti, perchè è cosi che va affrontata questa corsa verso il cielo al Mombarone.
La nostra logistica, cioè quella di lasciare una macchina ad Andrate(To), è andata a farsi benedire per via di un navigatore satellitare che ci ha mandato a spasso per i sensi unici dell'Ivrea la bella. Dopo esserci accorti che ormai era tardi per portare il mezzo il piu vicino possibile ad un paese limitrifo l'arrivo, ci arrendiamo e lasciamo entrambe le macchine ad Ivrea. Per il ritorno ci affideremo al buon cuore degli atleti più previdenti oppure a qualche indigeno.
Ritiriamo la maglia pettorale in piazza Ottinetti, un caffè e le foto di rito infarcite da una corsetta per scaldare quel che rimane delle fibre muscolari ormai consumate da un'estate ricchissima di gite ed eventi.
Al nastro di partenza signori miei, Mister Jonathan Wyatt, la leggenda della corsa in montagna, accompagnato dalla moglie Antonella Confortola un'atleta superba fresca campionessa mondiale a squadre di corsa in montagna il 14 Set 2014 a Casette di Massa(Ms).
Giornata metereologicamente perfetta, partenza data puntuale alle 8.30 in piazza Ottinetti con gli atleti muniti di CHIP per il cronometraggio.
I primi nove chilometri si corre per la città, si costeggia il lago Sirio con panoramica vista sul castello di Montalto Dora.
Si attaccano le prime salite della Serra del Mesozoico e si arriva nel comune di Andrate(To) sponsor della manifestazione.
Le gambe da Andrate in poi sono già legnose se avete corso questi nove chilometri. Un pò l'eta un pò gli allenamenti non proprio da skyrace, finisce che drasticamente si rallenta.
Ma accidenti sembra di andare bene, al decimo chilometro è passata neanche un'ora di gara...vuoi vedere che quest'anno facciamo il tempone!!!.
Macchè è una fregatura cari i miei lettori, siamo solo a 850 slm e dobbiamo salire a 2371 slm, non facciamoci illusioni...eppure...il traguardo lo vedo è lassù...è cosi vicino che pare toccarlo.
Se non avete mai visto un miraggio venite a correre questa competizione. sarete illusi, ingannati come mai lo sospettereste.
Ma vedrete con i vostri occhi ;
- Un tifo da stadio.
- Monaci tibetani che suonano il corno e declamano sutra in vostro favore.
- Bandiere di preghiere al vento per i podisti.
- A cinque chilometri dall'arrivo vi offriranno boccali di birra.
- Verrete incitati a dare anche quello che non avete.
- Un panorama impagabile sulle Alpi
L'obiettivo di stare nelle tre ore mi sfugge...ma la festa alla Colma del Momabarone ripaga della fatica.
Sembra di essere ad una tappa del Giro D'Italia con i tifosi assiepati sul bordo strada ad incitare, spingerti...anche a noi podisti della domenica.
Tutti felici e soddisfatti gli Orchi presenti, vestiti della tuta da polizia scientifica, data dall'organizzazione all'arrivo, per ripararsi dal vento dopo la sudata.
La gara è stata vinta dall'inossidabile 42enne Jonathan Wyatt con il tempo di 1h55’16’ bruciando quello del 2001 che apparteneva a Jean Pellissier con 1h57’18”.
Bertone Catherine lima il record femminile in 2h26'20" il precedente record del 2002 della francese Corinne Favre con 2h26’22”.
Terminata la manifestazione in fila indiana tifosi, podisti, e organizzatori intraprendono la processione :
- A piedi fino alla frazione di S.Giacomo di Andrate
- In navetta da S.Giacomo ad Andrate, dove avverranno le premiazioni ed i festeggiamenti
- In macchina, grazie ad un passaggio di una signora, fino ad Ivrea.
La logistica farebbe desistere chiunque, ma per l'Ivrea-Mombarone si fà questo ed altro.
Dal racconto dell'OrcoDavid
Dopo la partecipazione alla Biella – Monte Camino del 2013, un altra classicissima della corsa in montagna mi aspetta nel 2014, è l'Ivrea – Mombarone.
La fama che circonda la gara ha da tempo valicato i confini del canavese. Personalmente ne avevo sentito parlare già molto prima di cominciare a correre. Del resto se si conosce qualcuno che abita o ha abitato ad Ivrea e dintorni, sentirne parlare non è difficile. Infatti se anche quel qualcuno non corre o pratica sport, sicuramente avrà parenti o amici o conoscenti che hanno fatto o tentato il Momba o hanno partecipato in qualche modo alla festa che questa corsa rappresenta per il territorio, come volontario o spettatore. In tutta sincerità,però, tutto pensavo meno che un giorno avrei fatto anch'io la Momba.
L'idea è semplice: si parte dal centro di Ivrea e si va su, in cima a 'sto monte che appunto si chiama Mombarone; in mezzo, 20 km e 2.100 metri di dislivello, 600 per i primi dieci km e 1500 per gli altri dieci.
Come al solito non sono un granchè allenato, l'ultimo giro con un po' di salita seria l'ho fatto due settimane fa con l'OrcoCiccillo, sul Roubinet, nella nostrana Valsangone.
Sono però attratto visceralmente dalle corse storiche, mi piace respirare l'attaccamento della gente al proprio territorio ed il clima di festa popolare attorno all'evento. Vorrà dire che trarrò energie da questo calore.
In effetti la gara di energie te ne richiede parecchie.
L'altimetria ha rendimenti sempre crescenti che bisogna affrontare con la dovuta preparazione e rispetto. La salita è infatti abbastanza leggera in partenza, tra i boschi e i laghi della Serra Fino ad Andrate, stupendo paese che sembra fare da collante tra la collina morenica e la nostra montagna, è una piacevole corsa collinare, come andare sul nostro Moncuni.
Da Andrate in poi la musica cambia, non c'è più un metro di pianura a pagarlo! Dapprima si percorre un sentiero e qualche pezzo di strada per arrivare a S.Giacomo, frazione a 1200 metri da cui parte il sentiero vero e proprio per arrivare in cima. Da lì però ci sono ancora più di 1000 metri di dislivello! Arrivo a S.Giacomo già abbastanza affaticato, ho già pagato molto in termini di posizioni. Gli amici Orchi ormai sono tutti avanti, ma questo per me era scontato.
Il mio sogno sarebbe quello di finire la gara entro le 3h.30', provo a fissarmelo come obiettivo per avere uno stimolo in più e stringere i denti. Da un po' di tempo mi fa male anche un piede e la caviglia, ma non può essere una scusa perchè fortunatamente quando si scaldano il dolore passa, e poi oggi, con tutta questa salita il dolore si sente molto poco.
Fortunatamente ho incominciato a conoscermi un po' e per evitare i crampi ho bevuto molto e preso dei sali già in settimana; la cosa per il momento serve, non ho problemi di crampi che cominciano a falcidiare i corridori vicino a me.
Dalla fine del bosco, infatti non perdo più posizioni, anzi, riesco anche a guadagnare qualcosa. Mi rendo conto però che ciò è frutto più dello fatica degli altri che di un mio reale stato di forma.
Dopo il bosco e un pezzo di strada sterrata a servizio degli alpeggi si comincia a vedere la cima. Un cartello dice 4 km. Ci siamo!, sono a circa 2h di corsa, forse le tre ore e trenta sono alla mia portata. Ma vado in montagna da troppo tempo per non sapere che mi sto prendendo in giro, e che, soprattutto su questo tipo di montagne, si comincia a vedere la cima da terribilmente in basso.
Infatti è così, terminata la sterrata inizia di nuovo il sentiero, siamo al cancello delle tre ore.
Su un prato c'è di nuovo festa. Monaci Tibetani (giuro!), gente che ti offre birra, tifo e applausi per tutti. Il sentiero si inerpica sempre alla stessa costante, feroce pendenza, oltretutto adesso è anche più pietroso e sconnesso. Un dosso, una spalla, un pezzo di pietraia, poche secche risvolte continuano a susseguirsi e la cima è sempre là, non si avvicina mai.
Arriva anche nelle retrovie la notizia che il fortissimo Wyatt ha fatto il record, 1h e 55'.
Meglio non pensarci, il primo è già da più di mezz'ora in cima e per me se va bene c'è ancora un ora di marcia. Ma almeno una cosa non mi manca, la grinta! Stringo i denti e vado, fortunatamente le gambe girano anche se il fiato è sempre più corto.
Il cartello dei -3 km è passato da un pezzo ma dei -2 neanche l'ombra. Ah, si, eccolo!, ancora qualche metro e siamo al lago Pasci, 2120 metri. Meno di due km ma ancora 250 maledettissimi metri di dislivello, altre rampe e poi il cartello dell'ultimo km.
Il sentiero ha pendenze meno feroci adesso, ma ormai viaggio in riserva fissa. Ci sono già i primi che scendono, intabarrati in tute usa e getta da imbianchino. Ti fanno coraggio, “dai è fatta!” “Forza gli ultimi sforzi!”.
Comincio a chiedermi se è proprio così...Ogni occhiata alla cima rischia di essere un amara illusione.
Dieci minuti fa vedevo una costruzione che sembrava dieci metri sotto la punta. Ora che ci sono arrivato vedo che il sentiero gira attorno e prosegue, all'ennesima svolta si presenta l'ennesima spalla erbosa...ma stavolta è proprio l'ultima! C'è un mare di gente!, do fondo alle ultime energie rimaste, salgo, c'è ancora una curva e gli ultimi atroci gradini in pietra.
Li salgo, alzo a malapena la testa e mi accorgo che sono sotto il cronometro. Arrivato! 3 ore e 38 minuti e 42 secondi, non propriamente un tempone e obiettivo personale mancato. Però sono contento lo stesso, sono arrivato in cima, ho faticato e lottato, non mi sono arreso, adesso, per me è questo che conta. Penseremo il prossimo anno a buttare giù quegli otto minuti.
Non voglio fare aspettare troppo gli amici Orchi, già arrivati da un pezzo. Trangugio un panino con la marmellata ed un bicchiere di the caldo e sono pronto a scendere.
La stanchezza accumulata si fa sentire anche nella discesa, che ci riporta a S.Giacomo di Andrate. Sono comunque di mille metri da ridiscendere e a questo punto le ginocchia reclamano un po' di pianura.
Il resto della giornata, dopo aver ritirato il pacco gara ad Andrate (grazie agli Orchi Eleonora e Vittorio per il passaggio!) è passata per lo più a sfidare la difficile logistica dell'organizzazione (per tutto il resto ottima) e tentare di rimediare un passaggio per raggiungere Ivrea dove ci aspettava la OrcoCamolaCar per riportarci a casa.
Anche in questo occorre però rimarcare la specificità della Ivrea-Mombarone. E' bastato dire che avevamo fatto il Momba e due gentili affezionati spettatori della gara, ci hanno offerto uno strappo fino ad Ivrea. Se mai leggeranno questo blog, a loro va un sentito ringraziamento.
W la Montagna! W gli orchi!
domenica 21 settembre 2014
Ultra Trail di Oulx 21 Settembre 2014
Classifica Trail di Oulx 2014
Sito Trail di Oulx
Sito Gli Orchi Trailers ASD
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Dal racconto dell'OrcoPolare alla 50km 2500D+
Ho in testa da quasi due anni di cimentarmi in un trail lungo, pertanto tento la 63 km del Monte Soglio del 2013 ma causa maltempo viene ridotto a 44 km, mi iscrivo alla 3 Rifugi Val Pellice ed. 2014 ma una maledetta fascite plantare mi costringe a non partire.
L’ultima possibilità dell’anno resta il Trail di Oulx una 50 km molto corribile (se hai i mezzi per farlo) che si svolge in alta Valle di Susa in un favoloso contesto ambientale.
La partenza è fissata alle ore 8,00 nel centro di Oulx, fa freschetto, 11°C in maniche corte sono pochini ma siamo caldi dentro e dopo pochi chilometri già sudo come se mi trovassi nel deserto … I primi 14/15 km si percorrono in direzione sud per entrare nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand servendosi addirittura della passerella autostradale sopraelevata ! Si prosegue poi verso l’abitato di Salbertrand, lo si attraversa per poi ributtarsi nel bosco.
Qui inizia la salita vera! Si susseguono una serie di ripide rampe nel bosco fino ad arrivare al 1° cancello orario posto al 18° km circa.
Veloce ristoro a base di liquidi e qualche pezzetto di cioccolata fondente e si riparte lungo una strada bianca pianeggiante in prossimità della galleria dei Saraceni per poi di nuovo salire verso la malga del “vin vert”.
Da qui si può ben vedere la parte più alta della corsa posta a circa 2.700 mt che raggiungeremo bypassando il sentiero classico percorrendo un improvvisato verticale nel pratone per raggiungere prima (almeno si credeva), la tanto sospirata cima.
Pochi metri più in là è posto il G.P.M. con tanto di telecamera collegata con il maxi schermo posto ad Oulx.
Chissà che faccia dovevo avere in quel frangente! Siamo circa al 25° km, qui sei hai gambe e forza puoi correre su una bella strada bianca per 3/4, ma non è il mio caso, quindi opto per una bella camminata a passo sostenuto sgranocchiando una barretta multi-cereale nel tentativo di recuperare qualche energia. Ed ecco che inizia la discesa eterna verso il forte di Bramafam, perdo addirittura il conto dei chilometri saranno 10, 12 o forse di più, le ginocchia chiedono pietà ed i piedi iniziano a bollire come cotechini. Che stanchezza!
Finalmente raggiungo una roulotte con un banchetto imbandito, è il 2° cancello orario che secondo il mio Garmin è posto al km 33,5 che secondo l’organizzazione doveva trovarsi al km 37, ma meglio così. Mi dicono che mancano SOLO 13 Km alla fine. Ormai è fatta, mia autoconvinco che adesso la finisco.
Qui arriva il bello, un’interminabile susseguirsi di munta e cala che dopo tanti km percorsi sono tutt’altro che simpatici; ma la bellezza delle borgate che si attraversano (Beaulard e Chateau Beaulard) e l’accoglienza delle persone del borgo danno un po’ di fiamma a quel fuocherello interiore che è quasi spento.
Qui ti rendi conto di quanto valga un applauso od un semplice “bravo” quando hai speso tutto quello che potevi spendere ed hai prosciugato tutto fino all’ultima goccia, è un emozione fortissima.
Riparti con qualcosa in più nel cuore e dici a te stesso “adesso è finita, ce la faccio! “
Bellissima l’idea di cui ha disegnato il percorso di mettere una bella salita nel bosco all’ultimo km! Sò che molti hanno apprezzato questa iniziativa!
Ma ormai è finita, niente e nessuno a questo punto poteva togliermi la soddisfazione e l’orgoglio di aver chiuso una 50 km! Ed è così, che bello il “beepppp” del micro-chip quanto passi sul tappeto del traguardo!
Ma la vera sorpresa l’ho avuta a casa. Le mie bimbe aiutate da mia moglie, mi hanno confezionato una bella torta cosparsa di crema alla nocciola marca “Valsusa Trail” (una delizia), corredata da un bel disegno augurale.
Emozioni che non si possono comprare!
W gli Orchi
Dal racconto dell'OrcoFabri alla 50km 2500D+
Dopo il mio ritiro per crampi nel Trail di Sestriere, il Trail di Oulx era l’occasione perfetta per rifarmi.
In estate mi sono discretamente allenato, ma la scorsa settimana con tempistica perfetta ecco un po’ di influenza… , l’umore ovviamente era pessimo…. dentro di me mi ripetevo ma proprio adesso doveva arrivare!!!.
Comunque gia’ sabato stavo un po’ meglio e domenica supportato dalle buone condizioni meteo ero pronto alla partenza insieme ad atri 3 Orchi.
Il percorso e’ veramente molto bello e vario: dal passaggio “pittoresco” all’autogrill, alla lunga salita da Salbertrand da 1100 a 2670, salita che non molla mai, ripagata pero’ dallo spettacolo delle montagne del Seguret . Per passare poi alla discesa di 9 km verso Royers: prima parte tecnica poi piu’ corribili ma interminabili.
Il tratto pero’ che mi e’ piaciuto di piu’ e’ sicuramente l’ultimo , dieci chilometri di bosco misto con i primi colori d’autunno con il passaggio nelle frazioni di Puys e Chateau Beaulard, con molta partecipazione della gente locale.
E poi la finalmente ecco l’arrivo ai giardini di Oulx, con la sorpresa di un piccolo strappo finale all’ultimo kilometro taglia gambe.
L’organizzazione e’ stata perfetta, i punti di ristoro erano adeguati e messi nei punti strategici.
Che dire un piu’ … sono molto soddisfatto della bella giornata trascorsa e della gara, tutto e’ andato nel verso giusto….. ah dimenticavo l’influenza...sparito tutto…. forse la prossima volta invece di prendere la tachipirina o altre cose e’ meglio andarsi a fare un trail…. ha effetti curativi!
Un saluto a tutti OrcoFabri
Sito Trail di Oulx
Sito Gli Orchi Trailers ASD
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Dal racconto dell'OrcoPolare alla 50km 2500D+
Ho in testa da quasi due anni di cimentarmi in un trail lungo, pertanto tento la 63 km del Monte Soglio del 2013 ma causa maltempo viene ridotto a 44 km, mi iscrivo alla 3 Rifugi Val Pellice ed. 2014 ma una maledetta fascite plantare mi costringe a non partire.
L’ultima possibilità dell’anno resta il Trail di Oulx una 50 km molto corribile (se hai i mezzi per farlo) che si svolge in alta Valle di Susa in un favoloso contesto ambientale.
La partenza è fissata alle ore 8,00 nel centro di Oulx, fa freschetto, 11°C in maniche corte sono pochini ma siamo caldi dentro e dopo pochi chilometri già sudo come se mi trovassi nel deserto … I primi 14/15 km si percorrono in direzione sud per entrare nel Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand servendosi addirittura della passerella autostradale sopraelevata ! Si prosegue poi verso l’abitato di Salbertrand, lo si attraversa per poi ributtarsi nel bosco.
Qui inizia la salita vera! Si susseguono una serie di ripide rampe nel bosco fino ad arrivare al 1° cancello orario posto al 18° km circa.
Veloce ristoro a base di liquidi e qualche pezzetto di cioccolata fondente e si riparte lungo una strada bianca pianeggiante in prossimità della galleria dei Saraceni per poi di nuovo salire verso la malga del “vin vert”.
Da qui si può ben vedere la parte più alta della corsa posta a circa 2.700 mt che raggiungeremo bypassando il sentiero classico percorrendo un improvvisato verticale nel pratone per raggiungere prima (almeno si credeva), la tanto sospirata cima.
Pochi metri più in là è posto il G.P.M. con tanto di telecamera collegata con il maxi schermo posto ad Oulx.
Chissà che faccia dovevo avere in quel frangente! Siamo circa al 25° km, qui sei hai gambe e forza puoi correre su una bella strada bianca per 3/4, ma non è il mio caso, quindi opto per una bella camminata a passo sostenuto sgranocchiando una barretta multi-cereale nel tentativo di recuperare qualche energia. Ed ecco che inizia la discesa eterna verso il forte di Bramafam, perdo addirittura il conto dei chilometri saranno 10, 12 o forse di più, le ginocchia chiedono pietà ed i piedi iniziano a bollire come cotechini. Che stanchezza!
Finalmente raggiungo una roulotte con un banchetto imbandito, è il 2° cancello orario che secondo il mio Garmin è posto al km 33,5 che secondo l’organizzazione doveva trovarsi al km 37, ma meglio così. Mi dicono che mancano SOLO 13 Km alla fine. Ormai è fatta, mia autoconvinco che adesso la finisco.
Qui arriva il bello, un’interminabile susseguirsi di munta e cala che dopo tanti km percorsi sono tutt’altro che simpatici; ma la bellezza delle borgate che si attraversano (Beaulard e Chateau Beaulard) e l’accoglienza delle persone del borgo danno un po’ di fiamma a quel fuocherello interiore che è quasi spento.
Qui ti rendi conto di quanto valga un applauso od un semplice “bravo” quando hai speso tutto quello che potevi spendere ed hai prosciugato tutto fino all’ultima goccia, è un emozione fortissima.
Riparti con qualcosa in più nel cuore e dici a te stesso “adesso è finita, ce la faccio! “
Bellissima l’idea di cui ha disegnato il percorso di mettere una bella salita nel bosco all’ultimo km! Sò che molti hanno apprezzato questa iniziativa!
Ma ormai è finita, niente e nessuno a questo punto poteva togliermi la soddisfazione e l’orgoglio di aver chiuso una 50 km! Ed è così, che bello il “beepppp” del micro-chip quanto passi sul tappeto del traguardo!
Ma la vera sorpresa l’ho avuta a casa. Le mie bimbe aiutate da mia moglie, mi hanno confezionato una bella torta cosparsa di crema alla nocciola marca “Valsusa Trail” (una delizia), corredata da un bel disegno augurale.
Emozioni che non si possono comprare!
W gli Orchi
Dal racconto dell'OrcoFabri alla 50km 2500D+
Dopo il mio ritiro per crampi nel Trail di Sestriere, il Trail di Oulx era l’occasione perfetta per rifarmi.
In estate mi sono discretamente allenato, ma la scorsa settimana con tempistica perfetta ecco un po’ di influenza… , l’umore ovviamente era pessimo…. dentro di me mi ripetevo ma proprio adesso doveva arrivare!!!.
Comunque gia’ sabato stavo un po’ meglio e domenica supportato dalle buone condizioni meteo ero pronto alla partenza insieme ad atri 3 Orchi.
Il percorso e’ veramente molto bello e vario: dal passaggio “pittoresco” all’autogrill, alla lunga salita da Salbertrand da 1100 a 2670, salita che non molla mai, ripagata pero’ dallo spettacolo delle montagne del Seguret . Per passare poi alla discesa di 9 km verso Royers: prima parte tecnica poi piu’ corribili ma interminabili.
Il tratto pero’ che mi e’ piaciuto di piu’ e’ sicuramente l’ultimo , dieci chilometri di bosco misto con i primi colori d’autunno con il passaggio nelle frazioni di Puys e Chateau Beaulard, con molta partecipazione della gente locale.
E poi la finalmente ecco l’arrivo ai giardini di Oulx, con la sorpresa di un piccolo strappo finale all’ultimo kilometro taglia gambe.
L’organizzazione e’ stata perfetta, i punti di ristoro erano adeguati e messi nei punti strategici.
Che dire un piu’ … sono molto soddisfatto della bella giornata trascorsa e della gara, tutto e’ andato nel verso giusto….. ah dimenticavo l’influenza...sparito tutto…. forse la prossima volta invece di prendere la tachipirina o altre cose e’ meglio andarsi a fare un trail…. ha effetti curativi!
Un saluto a tutti OrcoFabri
lunedì 15 settembre 2014
RUN ICELAND (Islanda) 31 Agosto - 7 Settembre 2014
FotoMontaggio luoghi Islanda 2014
FotoMontaggio Run Iceland 2014
Sito Run Iceland
Sito Gli Orchi Trailers asd
Come fai ad andare avanti quando nel tuo cuore cominci a capire ... che non si torna indietro.
Ci sono cose che il tempo non può accomodare
Ferite talmente profonde che lasciano un segno. (dal "Il Signore degli Anelli " di J.R.R.Tolkien)
Dal racconto dell'OrcoCamola
Ora che sono tornato dall'Islanda cerco le parole per esprimere come mi sento e, forse, i pensieri di Frodo al termine del Signore degli Anelli un po' mi aiutano a capirlo.
"Cominci a capire che non si torna indietro". Sono a casa ... ma sono qui solo fisicamente.
Fortunatamente non posso parlare di 'Ferite'. Non mi sono fatto nemmeno un graffio; dove sono le ferite!
Dovrei essere felice, una vacanza cosi' non tutti se la possono permettere .... allora cos'è questo senso di vuoto?
Tre giorni.
Io e Mario abbiamo raggiunto Reykjavik tre giorni prima dell'inizio della manifestazione, con l'obiettivo di visitare alcune zone che sapevamo non sarebbero state toccate da Run Icelnad.
Noleggiato un fuori strada siamo partiti alla ricerca dei luoghi remoti che da mesi avevamo progettato e sognato di vedere.
Verso nord abbiamo percorso l'impegnativa pista F26 che taglia l'altopiano di Sprengissandur. Sul percorso si trova il vulcano Bardarbunga e per ragioni di sicurezza la parte nord è chiusa al traffico.
Per problemi di orario ci siamo fermati qualche km prima dal blocco.
Particolarmente ventosa, a causa di un uragano che ha lambito l'isola, è stata la percorrenza della penisola di Snaeffelnes dove si trova il vulcano Snaeffels Jokull.
Questo vulcano è la porta di ingresso immaginata da Giulio Verne nel suo romanzo 'Viaggio al Centro della Terra'.
Raffiche di vento a 100 km/h schiantavano onde altissime sulle scogliere di lava di Ondverdarnes. Ricorderemo per sempre la forza dell'oceano e quel senso di nullità che si prova di fronte a tanta potenza. Per fare le foto ci siamo distesi a terra o tenuti a vicenda.
Molto rilassanti sono state le 4 ore trascorse al centro termale Laguna Blu sulla penisola di Reykjanness Luogo affollato e turistico, ma una volta a bagno abbiamo capito perchè.
La gara.
Riconsegnata l'auto con 1100 km in più ci siamo ricordati che ci aspettava una sgambatina chiamata Run Iceland.
Nel briefing iniziale abbiamo ricevuto le prime indicazioni di come ci saremo mossi e fatto conoscenza degli altri partecipanti provenienti un po' da tutto il mondo.
Run Iceland è una gara a tappe composta da 5 stage per un totale di circa 110 km.
Nel complesso è un trail semplice, con dislivelli moderati, a mio avviso adatto a bravi stradisti.
Per contro è una gara faticosa; le tappe sono veloci e, maratona a parte, in completa autonomia idrica e alimentare.
La giornate di Run Island sono state ricchissime di attività.
- Colazione alle 7 e partenza alle 8.
- Spostamento in pullman (a volte di qualche ora) verso un il sito di gara.
- Corsa.
- Al pomeriggio, spesso senza nemmeno rientrare in albergo, visite, incontri ed approfondimenti storici e territoriali . Tra questi la visione di un filmato sull'eruzione del vulcano Eyafjallajokull che nel 2010 ha bloccato i voli aerei di mezza Europa.
- La sera dopo cena a tutti nanna belli cotti.
Davvero un bel modo di fare turismo. Un mix di sport e cultura finalizzato alla scoperta del territorio.
Incredibile è stata la maratona: chilometri e chilometri su un altipiano sterminato di lava. Giunti al km 30 la traccia percorreva il bordo del cratere del vulcano Hekla mentre l'arrivo si apriva su una riserva naturale chiamata Landmannalaugar. Questo parco ospita un campeggio da noi battezzato 'il camping alla fine del mondo'. Lo spaccio consisteva in un vecchio autobus ( vedi 'magic bus' di 'into the wild' ) gestito da due anziani. In alternativa alle docce, una bella pozza termale naturale con acqua a 35 gradi. In alcuni momenti mi chiedevo se stava accadendo davvero.
Particolarmente emozionante è stato l'arrivo della terza tappa al cospetto della cascata di Skogafoss. Cielo azzurro, cascata perfetta ed arcobaleno completo. L'emozione mi ha profondamente commosso.
Personalmente mi sono impegnato al massimo e con le persone che più o meno correvano come me ho vissuto una bella battaglia. L'aspetto agonistico non ha fatto altro che aumentare rispetto e ammirazione reciproci. L'ultimo all'arrivo è sempre stato il più festeggiato. I commenti del dopo gara sono sempre stati una condivisione di emozioni; tutti, più forti e meno, si sono fermati ad ammirare uno scorcio o fare una foto.
Forse ora ho capito.
La ferita che sento sarà quel pezzetto di cuore che l'Islanda ha tenuto per se.
Accidenti, quanto prima devo tornare a riprendermelo.
Dal racconto di OrcoJoak: RUN ICELAND 2014 – 110 e lode
Avevo bisogno di una scusa per andare a visitare l’Islanda e la corsa me l’ha offerta.
La Run Iceland, una gara a tappe che si corre in una terra di ghiacci e di fuochi.
Il grande nord mi ha sempre appassionato, così diverso dai panorami a noi più familiari e dell’Islanda mi ero fatto una idea basata su immagini tratte da internet piuttosto che dai racconti di viaggio di chi c’era già stato. Ma come spesso accade, la realtà va ben oltre la fantasia.
Trovata la motivazione e un compagno di viaggio, Andrea, mosso dallo stesso entusiasmo e curiosità, con cui dividere l’avventura, finalmente si parte.
Di come abbiamo trascorso i 10 giorni in terra islandese a metà strada tra gli esploratori e i runners vi ha già accennato Andrea.
Io posso solo dire che è stata una esperienza che non potrò mai più dimenticare. Visitare l’Islanda ti fa capire come noi umani siamo veramente piccoli di fronte alla potenza e all’energia della natura.
Chi ha potuto sollevare una montagna di roccia nel mezzo di una pianura che si perde a vista d’occhio? Con quali macchinari? Quale tecnologia?
Chi ha la forza di sciogliere un ghiacciaio dello spessore di centinaia di metri e spostare tonnellate di roccia ridisegnando la geografia di un territorio?
Quanta energia c’è sotto un primo strato di sabbia se appoggiandovi una mano devo ritrarla velocemente per non finire ustionato?
L’Islanda è tutto questo e visitandola attimo dopo attimo ti trovi continuamente di fronte a scenari indimenticabili, uno più bello dell’altro. Ho scattato centinaia di foto, ma mentre cercavo di fissare su una immagine lo spettacolo che avevo di fronte avevo la consapevolezza che non sarei mai riuscito a registrare le emozioni vissute in prima persona.
Correndo in quel paesaggio lunare di sabbia nera e rocce vulcaniche, laghi, torrenti e lingue di ghiaccio non potevo fare a meno di pensare a come avrei fatto, domani, a correre sulle nostre strade asfaltate, piene di auto o sui nostri sterrati polverosi.
L’avventura e finita e si torna a casa con un nodo in gola. Sarà dura ricominciare, a meno che… ci sia una nuova buona scusa per ritornare in Islanda!
State certi: l’avventura continua!
giovedì 4 settembre 2014
Tour del Monte Fallere Saint-Pierre(Ao) 2 Settembre 2014
Foto Tour del Monte Fallere
Dal racconto dell'OrcoDavid
La storia si ripete, dopo più di un anno cerco di nuovo di coinvolgere qualche Orco per farmi accompagnare nell'escursione di perlustrazione che faccio in vista dell'uscita ufficiale con il Cai di Orbassano.
Quest'anno è la volta della cima Fallère in valle d'Aosta.
Come l'anno scorso, mi accompagna l'OrcoPinoR, diversi sono però i posti. L'anno scorso fu l'isolata valle di Ribordone con i suoi sentieri lasciati andare ed un proliferare di simpatiche viperette a farci compagnia, ora siamo in Valle d'Aosta, nella valle centrale, sul versante della sinistra orografica della Dora, praticamente sopra il capoluogo di regione.
In realtà neanche questa sembra essere una valle molto frequentata, incastrata tra la valle del Gran San Bernardo e le prime valli del massiccio del Bianco è meta molto più ambita per lo scialpinismo in inverno che per le escursioni estive.
In effetti non si possono annoverare cime di importanza alpinistica, ma l'escursionista troverà parecchie punte intorno ai 3000 slm che, senza troppe difficoltà potranno appagarlo con belle camminate e panorami di livello.
La Fallere è proprio una di queste cime. Poco più di 3000 metri, isolata il giusto per garantire viste a dir poco spettacolari su tutti i giganti valdostani.
Ma andiamo con ordine...La prima proposta che faccio a Pino è quella di un bici + trail. In specifico mtb fino al Rifugio Fallere servito anche da una comoda carrareccia ciclabile, e poi da lì di corsa fino in cima. Ripensandoci poi, l'idea di caricare in macchina la bici per 600 m. di dislivello circa, lascia spazio all'idea di fare tutta una tirata a piedi. E così è. Passo da Pino alle 7 di mattina, quando il traffico del giorno lavorativo si è già messo in moto e poi via verso Aosta. Tra una chiacchera e l'altra (tiene banco ovviamente la cronaca del recente UTMB), arriviamo presto ad Aosta, dove, come mi capita il 100% delle volte, riesco a sbagliare strada. Rimessa sulla retta via l'Orcovettura Berlingo, arriviamo in quel di Vetan, frazione sopra Sarre.
Il posto è da fiaba, casette in pietra e legno sparse su un dosso a spiovere sulla valle, prati verdi e boschi di conifere. Ma il dato principale della giornata riguarda il meteo. E' in assoluto la più bella giornata di questa strana estate 2014. Cielo blu che sembra dipinto, sole caldo con una leggera brezza che ne smorza gli eccessi.
Parcheggiamo di fronte un area pic nic e prendiamo in direzione rifugio Monte Fallere, che raggiungiamo con un minimo di ravanage (chiaccherando qualche bivio ci scappa) in circa 1ora e venti minuti. Si tratta di una recente costruzione di proprietà dello scultore valdostano Siro Vierin. Lo stesso scultore ha disseminato l'intero percorso di propri lavori e curato anche i dettagli dell'arredamento interno, recuperando legni antichi serviti precedentemente per altri fini. Insomma, non vi aspettate un nido d'Aquila di alta montagna!, ma se serve a favorire l'economia delle terre alte, ben venga, per giunta tutto è fatto con un occhio attento al risparmio energetico. Il posto poi è fantastico, l'ennesima spalla erbosa con una vista mozzafiato sul prospiciente gruppo del GranParadiso con in primo piano la Grivola che sembra di poterla letteralmente accarezzare.
Dopo una breve pausa ristoratrice ripartiamo, ad un certo punto ci accorgiamo che il nostro monte ha comunque due versanti di salita su sentiero. Siamo su quello che ne percorre la cresta ovest, con pendenze notevoli, in un altra ora e un quarto siamo in punta. Di qui il panorama è assolutamente impareggiabile...come dice Pino c'è tutto il Tor de Geant, dal Bianco, al Ruitor, al GranPa, poi l'imbocco della valle e di nuovo il gruppo del Rosa, il Cervino, la Grand Jorasses, il dente del Gigante, solo per citare i più famosi. Dopo qualche foto scendiamo, prendendo la via normale da sud, che attraversa una piccola cresta attrezzata con catene. Niente di difficile, ma c'è anche piccolo surrogato di alpinismo che rende ancor più simpatica la gita.
Arriviamo presto nuovamente al rifugio dove ci concediamo una pausa più lunga con panino e birrozzo. La giornata è di quelle che ti dispiace che finiscano; ma tant'è, presi accordi con i gestori per la gita che farò con il gruppo del Cai, riscendiamo a valle. Sulla strada troviamo ancora il tempo per gli acquisti di qualche prelibatezza locale ed poi via, verso casa.
Se non fosse per la distanza e la salatissima autostrada TO-AO, sarebbe da ripetere spesso poiché l'intera zona si presta a bei trail con numerose varianti.
Per il momento va bene così, giornata indimenticabile, W la Montagna, W gli Orchi!!
Dal racconto dell'OrcoDavid
La storia si ripete, dopo più di un anno cerco di nuovo di coinvolgere qualche Orco per farmi accompagnare nell'escursione di perlustrazione che faccio in vista dell'uscita ufficiale con il Cai di Orbassano.
Quest'anno è la volta della cima Fallère in valle d'Aosta.
Come l'anno scorso, mi accompagna l'OrcoPinoR, diversi sono però i posti. L'anno scorso fu l'isolata valle di Ribordone con i suoi sentieri lasciati andare ed un proliferare di simpatiche viperette a farci compagnia, ora siamo in Valle d'Aosta, nella valle centrale, sul versante della sinistra orografica della Dora, praticamente sopra il capoluogo di regione.
In realtà neanche questa sembra essere una valle molto frequentata, incastrata tra la valle del Gran San Bernardo e le prime valli del massiccio del Bianco è meta molto più ambita per lo scialpinismo in inverno che per le escursioni estive.
In effetti non si possono annoverare cime di importanza alpinistica, ma l'escursionista troverà parecchie punte intorno ai 3000 slm che, senza troppe difficoltà potranno appagarlo con belle camminate e panorami di livello.
La Fallere è proprio una di queste cime. Poco più di 3000 metri, isolata il giusto per garantire viste a dir poco spettacolari su tutti i giganti valdostani.
Ma andiamo con ordine...La prima proposta che faccio a Pino è quella di un bici + trail. In specifico mtb fino al Rifugio Fallere servito anche da una comoda carrareccia ciclabile, e poi da lì di corsa fino in cima. Ripensandoci poi, l'idea di caricare in macchina la bici per 600 m. di dislivello circa, lascia spazio all'idea di fare tutta una tirata a piedi. E così è. Passo da Pino alle 7 di mattina, quando il traffico del giorno lavorativo si è già messo in moto e poi via verso Aosta. Tra una chiacchera e l'altra (tiene banco ovviamente la cronaca del recente UTMB), arriviamo presto ad Aosta, dove, come mi capita il 100% delle volte, riesco a sbagliare strada. Rimessa sulla retta via l'Orcovettura Berlingo, arriviamo in quel di Vetan, frazione sopra Sarre.
Il posto è da fiaba, casette in pietra e legno sparse su un dosso a spiovere sulla valle, prati verdi e boschi di conifere. Ma il dato principale della giornata riguarda il meteo. E' in assoluto la più bella giornata di questa strana estate 2014. Cielo blu che sembra dipinto, sole caldo con una leggera brezza che ne smorza gli eccessi.
Parcheggiamo di fronte un area pic nic e prendiamo in direzione rifugio Monte Fallere, che raggiungiamo con un minimo di ravanage (chiaccherando qualche bivio ci scappa) in circa 1ora e venti minuti. Si tratta di una recente costruzione di proprietà dello scultore valdostano Siro Vierin. Lo stesso scultore ha disseminato l'intero percorso di propri lavori e curato anche i dettagli dell'arredamento interno, recuperando legni antichi serviti precedentemente per altri fini. Insomma, non vi aspettate un nido d'Aquila di alta montagna!, ma se serve a favorire l'economia delle terre alte, ben venga, per giunta tutto è fatto con un occhio attento al risparmio energetico. Il posto poi è fantastico, l'ennesima spalla erbosa con una vista mozzafiato sul prospiciente gruppo del GranParadiso con in primo piano la Grivola che sembra di poterla letteralmente accarezzare.
Dopo una breve pausa ristoratrice ripartiamo, ad un certo punto ci accorgiamo che il nostro monte ha comunque due versanti di salita su sentiero. Siamo su quello che ne percorre la cresta ovest, con pendenze notevoli, in un altra ora e un quarto siamo in punta. Di qui il panorama è assolutamente impareggiabile...come dice Pino c'è tutto il Tor de Geant, dal Bianco, al Ruitor, al GranPa, poi l'imbocco della valle e di nuovo il gruppo del Rosa, il Cervino, la Grand Jorasses, il dente del Gigante, solo per citare i più famosi. Dopo qualche foto scendiamo, prendendo la via normale da sud, che attraversa una piccola cresta attrezzata con catene. Niente di difficile, ma c'è anche piccolo surrogato di alpinismo che rende ancor più simpatica la gita.
Arriviamo presto nuovamente al rifugio dove ci concediamo una pausa più lunga con panino e birrozzo. La giornata è di quelle che ti dispiace che finiscano; ma tant'è, presi accordi con i gestori per la gita che farò con il gruppo del Cai, riscendiamo a valle. Sulla strada troviamo ancora il tempo per gli acquisti di qualche prelibatezza locale ed poi via, verso casa.
Se non fosse per la distanza e la salatissima autostrada TO-AO, sarebbe da ripetere spesso poiché l'intera zona si presta a bei trail con numerose varianti.
Per il momento va bene così, giornata indimenticabile, W la Montagna, W gli Orchi!!
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