Foto Sci alpinismo Gruppo Cevedale - Gran Zebrù
Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga
Finalmente si parte per la tanto attesa gita scialpinistica in quota.
Quest’anno la scelta obbligata cade sul gruppo Cevedale -Ortles in alta Valtellina. Già anni orsono eravamo stati nel gruppo del Cevedale con gite sul Tresero e cime minori, impedite dal maltempo e forte vento. Siamo praticamente al confine tra la Lombardia e la provincia di Bolzano. Ma il dialetto è strettamente lombardo valtellinese almeno per i pochi Italiani che riusciamo ad incrociare. Lingua ufficiale è strettamente il tedesco.
Circa 330 km di strade dividono Torino dalla Valtellina, Bormio e Valfurva.
A partire da Colico la Valtellina si sviluppa per almeno 90 km di strade locali in mezzo ad una miriade di paesi. Quando raggiungi Sondrio credi di essere quasi in dirittura di arrivo; ma ci accorgiamo che mancano almeno altri 60 km di strade infernali prima di arrivare a Bormio, capitale dello sci alpino, indi a Santa Caterina Valfurva, ultimo comune Lombardo. Di qui in poi una stretta stradina di montagna ci permette l’accesso alla valle dei Forni, quota 2100 mt, praticamente un bacino glaciale sospeso ed incastonato tra Bolzano, Solda, il massiccio del Cevedale, il Tresero, Palon della Mare, San Matteo, Gran Zebrù e Pale Rosse, tutte cime abbondantemente sopra i 3000 metri, a Nord la Svizzera, a sud il passo Gavia 2650, ad ovest il mitico Stelvio 2700.
Lasciata l’auto al
rifugio dei Forni ci si incammina a piedi perché la stradina è scarsamente innevata e conviene calzare gli sci più sopra. Poco sopra in direzione del
Rif Branca si imbocca la val Cedec ed una lunga risalita di circa 2 ore conduce al
rif Pizzini, 2706 metri, un albergo a 4 stelle sul ghiacciaio. Evidentemente molto conosciuto ed affollatissimo dai soliti tedeschi che accompagnati da squadre di guide alpine li troveremo praticamente ovunque, anche se il dialogo sarà veramente difficile. Camera con bagno, doccia e volendo pure la sauna, cucina italiana con pizzoccheri, ottimo vino, gestore cortese e soprattutto disponibile. Il sito è eccellente con la descrizione delle vie, passaggi tempi etc, fantastico! Locale sci riscaldato anche con portascarponi a tubo caldo.
Insomma un posto da ricchi Tedeschi! Ed infatti il vino e la birra alla sera scorrono veramente a fiume.
Venerdì 10 Aprile
Gita al Monte Cevedale quota mt 3769
quota di partenza (m): 2706
quota vetta (m): 3769
dislivello complessivo (m): 1063
tipo itinerario: ghiacciaio
difficoltà: BSA
esposizione preval. in discesa: Nord-Ovest
Partenza tranquilla verso le 8 dal Pizzini, quando ormai tutte le altre cordate sono già abbondantemente avanti ma la bellissima gita in ambiente di alta montagna consiglia di attendere le ore meno fredde del mattino in modo da trovare il manto nevoso se possibile un po’ meno duro.
Dal rifugio ci si porta con itinerario molto semplice e praticamente in leggera salita fino alla partenza della teleferica del rif Casati. Da qui in poi si segue un lungo vallone in direzione Sud Est e superando il vallone glaciale alquanto ripido ma scarsamente crepacciato si arriva fino alla quota 3600 del versante Nord Ovest del Cevedale. Da qui, deviando a sinistra si raggiunge il pianoro della Vedretta del Cevedale, dove ci si congiunge con l’itinerario che proviene dal Casale.
A questo punto si attaccano i ripidi pendii sommitali e specialmente la crepaccia terminale che oggi veramente non presenta difficoltà. La parte terminale è veramente ghiacciata ed oggi preferisco togliere gli sci e calzare i miei tranquilli ramponi con cui mi sento decisamente più a mio agio.
E difatti il pezzo finale sulla crestina è veramente aereo e con bella esposizione specialmente verso ovest.
La croce a quota 3769 è quasi sepolta dal manto nevoso. Oggi l’emozione è veramente molto forte in questo ambiente di alta montagna, un ritorno alla passata attività alpinistica che avevo quasi abbandonato. E infatti oggi devo riprendere confidenza con l’esposizione sulle creste, i passaggi su ghiaccio che all’inizio mi hanno un po’ turbato.
Giornata meravigliosa , panorama mozzafiato ma occorre scendere. Il primo tratto in punta di ramponi da perfetto fifone quando gli altri mi passano davanti con gli sci, ma superato il primo momento si scende sugli sci.
All’inizio neve grottoluta e ghiacciata, ma qualche centinaio di metri più in basso comincia la neve leggermente trasformata quasi da pista che ci porta velocemente verso il vallone glaciale.
Di qui in poi l’ora tarda ed un sole implacabile trasformano il tutto in una pappa molle ma ormai siamo arrivati, il Pizzini è già qui.
Sabato 11 Aprile
Rifugio Pizzini, Colle delle Pale Rosse e Valle delle Miniere
quota di partenza (m): 2706
quota Colle delle Pale rosse mt: 3388
Pianoro di congiungimento mt 2600
Colle Gran Zebru’ Sud mt 3010
dislivello complessivo (m): 1100
difficoltà: BSA :: [scala difficolta]
esposizione preval. in discesa: Sud Ovest
Anche oggi giornata meravigliosa, quasi sembra che il meteo si voglia farsi perdonare dall’ultima volta.
Il gestore consiglia un menù eccezionale, da non perder con un tempo così.:
salita al Colle delle Pale Rosse, discesa per il vallone delle miniere e risalita al colle del gran Zebrù Sud.
Oggi è una gita da intenditori.
ambiente estremamente selvaggio, fuori dai grandi itinerari. Fatta salva la prima parte che è in comune con il Gran Zebrù, si abbandonano tutte le comitive e si punta decisi al Colle delle Pale Rosse a quota 3388 che raggiungiamo in circa 2 ore di marcia tranquilla senza difficoltà.
A questo punto ci si spalanca tutta la valle glaciale delle Miniere , così chiamata per la presenza di grandi zone di minerali ferrosi e zone di estrazione in tempi lontani. Si nota appena una vecchia traccia di alcuni giorni orsono, siamo completamenti soli.
Ci aspetta una discesa di circa 700 metri da affrontare con molta calma.
Infatti a circa metà della valle ci troviamo davanti alla grande seraccata che ci era stata preannunciata dal gestore. Affrontare lentamente al centro e poi spostarsi a sinistra.
Perfetto infatti ci infiliamo tra due grandi seracconi salvo poi trovarsi davanti ad un breve traverso su neve ghiacciata a 45° esattamente sopra un grande crepaccio.
Evidentemente il coraggio non è il nostro forte ed in men che non si dica tiro fuori corda, piccozza e ramponi. Il passaggio in tali condizioni si rivela veramente facile e soprattutto sicuro. Meglio non rischiare, anche perché una mia racchetta si infila in un grande buco.
Passato il traverso, si calzano gli sci e con un veloce traverso a sinistra su una forte pendenza si raggiunge il ghiacciaio inferiore. Di qui in poi la discesa non presenta difficoltà fino a raggiungere la confluenza delle due valli glaciali sul filo della morena, quasi una Concordia Platz in miniatura a quota 2600.
Ma anche oggi il caldo è feroce, ci aspetta una risalita di circa 400 metri, occorre ripellare velocemente, e finalmente arriviamo al
Colle Gran Zebrù sud dopo circa 1 ora e mezza.
Il Pizzini è ancora una volta appena li, 300 metri più sotto con una neve veramente brutta e scarsa visibilità. Ma oggi si mangiano pizzoccheri!
La Domenica è dedicata al ritorno a casa!