Foto Escursione Aquila di Giaveno
Dal racconto dell'OrcoIng
Sul campanile della Maddalena campeggia vistosa la scritta:
ìINTEMPERIE LABENTEM FIDELIS
Si tratta di un campanile leggermente baroccheggiante che domina una chiesa che sicuramente ha avuto in un passato non troppo remoto ben altre pretese. Per molto tempo questo è stato il nucleo centrale attorno al quale sono cresciute una moltitudine di frazioni molto abitate che hanno urbanizzato e colonizzato tutta la valle a monte di Pontepietra.
Ancora oggi infatti si contano a decine le frazioni, gli agglomerati che costellano tutta la zona, alcune in bella vista sulla strada che si arrampica verso Pra Fieul, la maggior parte nascoste nelle pieghe del pendio in piccolissime vallette, o su spiazzi strappati al bosco.
Trattandosi di una montagna relativamente a bassa quota e generalmente ben soleggiata, molte di esse sono ancora abitate, anche perché facilmente accessibili con la strada.
In questo senso la trasformazione sciistica dell’Alpe Colombino negli anni 70 ha avuto il grande pregio di portare un certo turismo fino alla Maddalena ed oltre, rivitalizzando infatti tutta la zona destinata altrimenti ad uno spopolamento progressivo. Ed alla Maddalena fa ancora bella mostra di se la scuola elementare, sicuramente attiva fino agli anni 60, adesso recuperata nelle più prosaiche vesti di rifugio escursionistico ed osteria, un modo certamente più consono alle moderne forme di un turismo pedestre decisamente più ecologico.
Anzi, a tal proposito, occorrerebbe ricreare la piazza de La maddalena quale luogo di partenza per tutte le escursioni fino all’Aquila ed oltre, riassestando i vecchi sentieri che risalgono il monte , evitando la strada asfaltata e soprattutto limitando il traffico motorizzato che si dirige fino all’Alpe Colombino.
Insomma una fruizione dei vecchi sentieri che si arrampicano tra bellissimi boschi di castagno ed un approccio decisamente più naturale al monte.
In effetti era questa la mia idea originale per la gita di oggi, partenza da La Maddalena, risalita all’Alpe Colombino e Punta dell’Aquila.
Poi l’ora un po’ tarda e soprattutto il tempo inclemente mi hanno ridimensionato ed è stato naturale proseguire con la vettura fino al solito orrendo parcheggio a quota 1240 mt.
Dicevamo del Campanile pretenzioso e della sua bella scritta che potrebbe essere interpretata come Colui che lavora fedelmente anche nelle intemperie.
Già, è un bel po’ di anni che ormai non mastico latino ma la frase mi prende e si attanaglia perfettamente alla circostanza. Tempo uggioso autunnale, pioggerellina finissima, nessuna anima viva al Condominio Colombino, ma la voglia di camminare è tanta e poi oggi avevo assolutamente deciso di fare qualcosa.
Pedule, zaino e mantella, mi porto appresso anche la mano ingessata appesa al collo, ricordo di una recente caduta, si parte decisamente di malavoglia.
Arrivo alla chiesetta di sommità a quota 2160 in una fitta nebbia e con la pioggia decisamente in aumento.
Fortunatamente anche la neve è quasi scomparsa, rimane una consistente lingua sotto la punta. Ma all’arrivo trovo chiuso il bivacco ed anche il vano di anticamera che fungeva da piccolo ricovero. Alla faccia degli Alpini a cui esso è dedicato, non mi rimane che prendere l’acqua e scappare il più velocemente possibile a valle.
Il ritorno è decisamente bagnato fino alla stazione di arrivo della seggiovia, dove faccio un po’ di archeologia industriale sul vecchio impianto di risalita.
Poi, la perturbazione incombente mi regala un breve intermezzo di bel tempo tanto da arrivare asciutto tra una bellissima fioritura di rododendri.
Nessun commento:
Posta un commento