Foto Scialpinismo Besimauda o Bisalta
Dal racconto dell'OrcoIng
Gita in compagnia di Roberto Mazzino, Ugo Ricci, Mauro Mazzino.
Besimauda o Bisalta, q. 2276 a SSO (Bec Rosso)
per lo Sperone Centrale
Alcune note tecniche:
quota di partenza (m): 957
quota vetta (m): 2276
dislivello complessivo (m): 1319
tipo itinerario: su dorsale
difficoltà: OS :: [scala difficolta]
esposizione preval. in discesa: Nord-Ovest
località partenza: San Giacomo (Boves, CN)
narra la leggenda
Un montanaro, infatti, s'inerpicava lungo i suoi sentieri: dopo avere ben piazzato il suo formaggio al mercato cittadino, tornava al suo villaggio, non disdegnando di festeggiare con numerosi "mezzi" la buona giornata. Il vino tuttavia rendeva il passo sempre più incerto e quando la luna tramontò dietro il profilo della Besimauda, l'incedere del buon uomo si fece veramente difficoltoso: sassi, radici, buche e asperità d'ogni genere trasformavano ogni passo in un tormento. Improvvisamente apparve al pastore il diavolo che, in cambio della sua anima, gli offrì un po' di chiaro di luna Il pover'uomo, con la mente annebbiata dal terrore e dalla stanchezza, accettò: il diavolo stilò il contratto, mentre un esercito di piccoli demoni ritagliava dal monte la porzione di roccia che oscurava il disco della luna. Quando l'essere infernale presentò al montanaro l'atto di vendita della sua anima, il pallido chiarore dell'astro illuminò a fatica la firma con la quale il disgraziato siglò il contratto: si trattava di una croce, unica cosa che la vita grama gli aveva insegnato a scrivere, che pare agli Inferi non avesse valore legale ! Fu così che la sua anima fu salva: il diavolo fuggì urlando rabbiosamente e l'unica che ne fece le spese fu la montagna, che perse una fetta della sua vetta e che il giorno seguente si presentò con una cima bifida, bis-alta, cioè due volte alta.
La Besimauda o Bisalta, è certamente una delle più celebri montagne del Cuneese. La sua posizione strategica a ridosso della grande pianura Piemontese e soprattutto della città di Cuneo ne costituisce certamente il simbolo per eccellenza.
Ben individuabile dall’intera cornice alpina, essa è caratterizzata da tre cime di elevazione tra i 2200 e 2300 mt, ciascuna dominata da una caratteristica croce di vetta. E collegata da una cresta facilmente percorribile in tutte le stagioni.
Essa fa parte in realtà di un gruppo montuoso che culmina nella Costa Rossa a quota 2404 m ed è stata teatro di numerose leggende relative alla sua forma.
Per la sua posizione è un punto panoramico di primo ordine ed anche oggi con una meravigliosa giornata di sole e’ stato possibile spaziare lo sguardo dalla catena delle Alpi Marittime fino alle Alpi Cozie con il Monviso e tutte le Graie fino al Cervino ed il Massiccio del Monte Rosa. Verso Sud lo spettacolo del Marguareis, Argentera fino a distinguere nettamente il Golfo di Genova con lo sfondo delle Alpi Apuane approfittando invero di una serie di cataclismi geologici che ne hanno reso possibile lo sguardo oltre lo spartiacque appenninico
Ma per quanto in Estate diventi una semplice elevazione caratterizzata da un accumulo di pietrame e sfasciumi, nella sua veste invernale prende le ardite forme di un gigante alpino.
Tre sono i contrafforti che quali speroni sostengono il massiccio sul suo versante verso la città di Cuneo, ciascuno di supporto e sostegno alla sua corrispettiva cima, altri due si elevano dalle val Pesio, verso Pradeboni
Ma la gita con le pelli per eccellenza è lo Sperone Centrale
Innevamento abbondante, giornata soleggiata e previsioni di bel tempo costante ne fanno un must.
In realtà gita decisamente impegnativa, classificata OS.
Vista dal basso assume le connotazioni di un gigante Himalaiano con le sue poderose creste a sviluppo abissale. La vegetazione presente nella sua prima parte ci riporta però con i piedi a terra. La qualità della gita è riservata tuttavia a Scialpinisti molto rodati per la presenza di una forte esposizione su tutto il filo della dorsale.
Difatti, lasciata San Giacomo di Boves e le sue numerose borgate alte, nel piccolo parcheggio di fine strada solo tre o quattro veicoli dal quale emergono le tavole da neve. Si risale lentamente la stradina innevata che raggiunge le grange più alte. Ecco spuntare nella valletta il profilo imponente di tutto lo Sperone. Con molta fantasia mi rivedo tutta la grande cresta della BiancoGrad al Bernina. Beh, non sarà forse un Bernina ma mi sembra decisamente una salita complessa.
Difatti, raggiunto in breve il filo dello Sperone, finalmente al sole dopo il gelo del grande Nord, si comincia a salire decisamente su una ripida traccia fatta dai ciaspolari. Il terreno diventa più acclive e si tratta di vincere tre risalti molto impegnativi, in particolare l’ultimo che ci adduce alla croce di vetta. La neve frattanto nella parte alta è diventata molto più consistente tale da obbligarci a montare i coltelli. Le ultime curve su una pendenza di circa 30-35°si rivelano al limite per un povero sci alpinista come il sottoscritto. Ovviamente non posso demordere e finalmente la croce terminale. Panorama mozzafiato su tutto l’arco alpino e come detto anche sul golfo ligure. Vedo con sorpresa gli altri free rider inforcare una via di discesa su una canala da brivido sotto la cima. Mi sembra troppo e ripieghiamo quindi sulla via di discesa che almeno per la prima parte non si rivela banale e da percorrere con molta attenzione. Nel tratto centrale neve discreta seppur molto coesiva in forza della grande umidità degli ultimi giorni, nella parte inferiore da dimenticare. Comunque tutto da ricordare anche per l’impegno richiesto dalla sua classificazione e condizione nevosa.
martedì 28 gennaio 2014
domenica 26 gennaio 2014
Mezza Maratona di S.Gaudenzio Novara 26 Gennaio 2014
Foto Mezza Maratona di S.Gaudenzio 2014
Sito Mezza Maratona S.Gaudenzio
Dal raconto dell'OrcoGabryC
“Vieni con noi alla Mezza di San Gaudenzio?”, è stato l’invito dell’OrcoZoppo e dell’OrcoJoak.
Ho fatto attendere la risposta almeno un mese, non ero convinta di poter chiudere i 21 km decentemente, ma soprattutto senza patire troppo.
E poi avevo dubbi sulla location. Novara….nel mio immaginario avrei dovuto percorre una strada piena di rotonde e cavalcavia che portava ad una zona industriale piena di brutti capannoni…
Nel frattempo però ho iniziato allenamenti un po’ più ‘seri’ , che, uniti ad una certa carica emotiva, mi hanno convinto ad iscrivermi.
Stamattina appuntamento all’alba con i miei due compagni di viaggio.
Prima delle 8 siamo all’entrata di Novara e, dopo aver girato in parecchie rotonde (allora esistono per davvero!?!?!), giungiamo al palazzetto dello stadio, dentro il quale ritiriamo il pettorale, ci cambiamo in tenuta da corsa e ricoveriamo i borsoni presso il punto deposito.
Al piano inferiore sono indicate le docce e i massaggiatori sono pronti in largo anticipo per accogliere i runners che vorranno approfittare a fine gara del loro servizio.
Per quello che ho visto finora non posso che plaudire l’organizzazione.
Fuori fa freddo, per cui decidiamo di uscire solo una ventina di minuti prima della partenza.
Nel grande parcheggio sterrato di fianco al palazzetto, devo incitare Paolo e Mario per fare un minimo di riscaldamento, poi ci dirigiamo verso l’arco gonfiabile della partenza.
Ennesimo mio errore di valutazione: pensavo che alla mezza di San Gaudenzio si iscrivessero ‘4 gatti’, invece siamo poco meno di 1.200 partecipanti.
Ore 9.30, in bocca al lupo, via!
Lasciata la città dopo appena 2 km, la gara si snoda piacevolmente nella campagna circostante, attraversando piccole frazioni . Ebbene, devo ricredermi anche riguardo il percorso.
Il bel sole inizia a mitigare la temperatura rigida del mattino e sono contenta di aver optato per un abbigliamento leggero.
Superato il 10’ km, le gambe girano bene, lo ‘stato di grazia’ mi fa quasi paura e penso ad un eventuale prossimo cedimento…che per fortuna non arriverà mai.
Al 16’ km mi accorgo che in lontananza svetta la cupola di San Gaudenzio ed è un piacere vederla velocemente sempre più vicina.
Chissà dove sono Paolo e Mario…
Di ritorno dentro Novara, il percorso non è più così scorrevole, ma ormai è fatta e l’adrenalina mi spinge ad aumentare il passo. Tra due ali di pubblico che ci applaude, arrivo in volata sotto l’arco e blocco il Garmin: 1h 38’ 34”!
L’OrcoZoppo arriva quasi subito dietro, poi, a distanza di alcuni minuti, termina la fatica anche l’OrcoJoak.
Siamo soddisfatti, ci congratuliamo a vicenda, scherziamo e scattiamo foto.
Ci tocca attendere oltre mezzogiorno per l’inizio delle premiazioni, poi finalmente ci godiamo un bel piatto di riso e gorgonzola.
Sito Mezza Maratona S.Gaudenzio
Dal raconto dell'OrcoGabryC
“Vieni con noi alla Mezza di San Gaudenzio?”, è stato l’invito dell’OrcoZoppo e dell’OrcoJoak.
Ho fatto attendere la risposta almeno un mese, non ero convinta di poter chiudere i 21 km decentemente, ma soprattutto senza patire troppo.
E poi avevo dubbi sulla location. Novara….nel mio immaginario avrei dovuto percorre una strada piena di rotonde e cavalcavia che portava ad una zona industriale piena di brutti capannoni…
Nel frattempo però ho iniziato allenamenti un po’ più ‘seri’ , che, uniti ad una certa carica emotiva, mi hanno convinto ad iscrivermi.
Stamattina appuntamento all’alba con i miei due compagni di viaggio.
Prima delle 8 siamo all’entrata di Novara e, dopo aver girato in parecchie rotonde (allora esistono per davvero!?!?!), giungiamo al palazzetto dello stadio, dentro il quale ritiriamo il pettorale, ci cambiamo in tenuta da corsa e ricoveriamo i borsoni presso il punto deposito.
Al piano inferiore sono indicate le docce e i massaggiatori sono pronti in largo anticipo per accogliere i runners che vorranno approfittare a fine gara del loro servizio.
Per quello che ho visto finora non posso che plaudire l’organizzazione.
Fuori fa freddo, per cui decidiamo di uscire solo una ventina di minuti prima della partenza.
Nel grande parcheggio sterrato di fianco al palazzetto, devo incitare Paolo e Mario per fare un minimo di riscaldamento, poi ci dirigiamo verso l’arco gonfiabile della partenza.
Ennesimo mio errore di valutazione: pensavo che alla mezza di San Gaudenzio si iscrivessero ‘4 gatti’, invece siamo poco meno di 1.200 partecipanti.
Ore 9.30, in bocca al lupo, via!
Lasciata la città dopo appena 2 km, la gara si snoda piacevolmente nella campagna circostante, attraversando piccole frazioni . Ebbene, devo ricredermi anche riguardo il percorso.
Il bel sole inizia a mitigare la temperatura rigida del mattino e sono contenta di aver optato per un abbigliamento leggero.
Superato il 10’ km, le gambe girano bene, lo ‘stato di grazia’ mi fa quasi paura e penso ad un eventuale prossimo cedimento…che per fortuna non arriverà mai.
Al 16’ km mi accorgo che in lontananza svetta la cupola di San Gaudenzio ed è un piacere vederla velocemente sempre più vicina.
Chissà dove sono Paolo e Mario…
Di ritorno dentro Novara, il percorso non è più così scorrevole, ma ormai è fatta e l’adrenalina mi spinge ad aumentare il passo. Tra due ali di pubblico che ci applaude, arrivo in volata sotto l’arco e blocco il Garmin: 1h 38’ 34”!
L’OrcoZoppo arriva quasi subito dietro, poi, a distanza di alcuni minuti, termina la fatica anche l’OrcoJoak.
Siamo soddisfatti, ci congratuliamo a vicenda, scherziamo e scattiamo foto.
Ci tocca attendere oltre mezzogiorno per l’inizio delle premiazioni, poi finalmente ci godiamo un bel piatto di riso e gorgonzola.
115° Cimento Invernale tuffo fiume Po Torino 26 Gennaio 2014
Foto 115° Cimento Invernale tuffo fiume Po
Dal racconto dell'OrcoPolare
Numeri da record al 115°Cimento Invernale “Orsi Polari” di Torino tenutosi questa mattina alle ore 10,00 al Circolo Canottieri Caprera in c.so Moncalieri 22 .
Presenti sul “pontile di lancio” circa 50 temerari tuffatori, uomini, donne, anziani, bambini ed Orchi. Si, ben due Orchi, il sottoscritto OrcoPolare e l'OrcoMarcello caduto per la prima volta in questa rete dalla quale difficilmente riuscirà a venirne fuori ...
E' un evento che si ripete dal lontano 1899, sempre l'ultima domenica di Gennaio, per volontà del colonnello Nino Vaudano, fondatore della “Rari Nantes” Torino avente come scopo nobile quello di dimostrare che è possibile effettuare un salvamento in acqua in qualsiasi condizione meteo e con in dosso un semplice costume da mare.
Ore 10:15 tutti in costume, ciabatte ed accappatoio, si innalza il Tricolore ed i tuffatori schierati come militi, cantano sulle note dell'Inno di Mameli . Il pubblico di curiosi osserva dal Ponte Umberto I, i tuffatori che via via vengono chiamati al pontile dallo speaker .
Acqua ottima per la cottura degli spaghetti (“ben”4°C), temperatura esterna 2,5°C, ma il clima oggi è stato decisamante clemente; nelle precedenti edizioni abbiamo visto ben di peggio.
Fine delle batterie, discorso finale delle autorità presenti, premiazione individuale dei singoli atleti con una bella medaglia “Torino 2015” che sarà capitale europea dello sport e bella maglietta della HEAD . Non si poteva che concludere l'evento con un bel rinfresco gentilmente offerto dal Circolo Canottieri Caprera ( e c'è chi ha fatto veramente onore al banchetto; gli Orsi Polari presenti, capiranno …)
Viva gli Orsi Polari e viva gli Orchi !!
Dal racconto dell'OrcoPolare
Numeri da record al 115°Cimento Invernale “Orsi Polari” di Torino tenutosi questa mattina alle ore 10,00 al Circolo Canottieri Caprera in c.so Moncalieri 22 .
Presenti sul “pontile di lancio” circa 50 temerari tuffatori, uomini, donne, anziani, bambini ed Orchi. Si, ben due Orchi, il sottoscritto OrcoPolare e l'OrcoMarcello caduto per la prima volta in questa rete dalla quale difficilmente riuscirà a venirne fuori ...
E' un evento che si ripete dal lontano 1899, sempre l'ultima domenica di Gennaio, per volontà del colonnello Nino Vaudano, fondatore della “Rari Nantes” Torino avente come scopo nobile quello di dimostrare che è possibile effettuare un salvamento in acqua in qualsiasi condizione meteo e con in dosso un semplice costume da mare.
Ore 10:15 tutti in costume, ciabatte ed accappatoio, si innalza il Tricolore ed i tuffatori schierati come militi, cantano sulle note dell'Inno di Mameli . Il pubblico di curiosi osserva dal Ponte Umberto I, i tuffatori che via via vengono chiamati al pontile dallo speaker .
Acqua ottima per la cottura degli spaghetti (“ben”4°C), temperatura esterna 2,5°C, ma il clima oggi è stato decisamante clemente; nelle precedenti edizioni abbiamo visto ben di peggio.
Fine delle batterie, discorso finale delle autorità presenti, premiazione individuale dei singoli atleti con una bella medaglia “Torino 2015” che sarà capitale europea dello sport e bella maglietta della HEAD . Non si poteva che concludere l'evento con un bel rinfresco gentilmente offerto dal Circolo Canottieri Caprera ( e c'è chi ha fatto veramente onore al banchetto; gli Orsi Polari presenti, capiranno …)
Viva gli Orsi Polari e viva gli Orchi !!
sabato 25 gennaio 2014
Trail autogestito Monte S.Giorgio e Pietraborga Piossasco(To) 25 Gennaio 2014
Foto Trail autogestito Monte S.Giorgio e Pietraborga
Dal racconto dell'OgreDoctor
Il Monte San Giorgio e il vicino Pietraborga sono un bellissimo campo di giochi per noi trailers, con innumerevoli percorsi, tutti rigorosamente su sterrato.
Pensando ad un'alternativa per il fine settimana, non avendo nessuna voglia di correre un cross, provo a tracciare sulla fedele cartina Fraternali, un percorso che colleghi le due montagne, passando per le rispettive creste. Ne viene fuori un anello di 18 km e circa 1000 metri di dislivello positivo. Niente di proibitivo, considerando l'inizio stagione.
Rispondono all'appello 3 orchi (OrcoTartaro, OrcoCicillo e OrcoGas). Ci troviamo alle 8.00 del mattino al CRAI di Piossasco, da dove, da sempre, partono le nostre scorribande su questi sentieri.
L'aria è gelida, ma questo strano inverno ci regala un cielo splendido, completamente sgombro da nuvole e un sole che piano piano comincia a scaldare i nostri infreddoliti muscoli.
Saliamo per la direttissima. Abbiamo scoperto questo sentiero, poco visibile, ma ben tracciato con segnavia rossi, solo l'anno passato e da quel momento lo preferiamo alle altre vie più classiche di salita, per la sua intensità.
In cima troviamo l'OrcoGreg, che reduce da qualche acciacco, preferisce non continuare il giro.
Dopo alcune foto di rito, riprendiamo il nostro cammino. Il ritmo è blando, giusto per scaldare i motori in questo avvio di stagione e cominciare ad immagazzinare un po' di resistenza per le imprese ardue che ci attendono durante l'estate.
Scendiamo al Colle del Prè e, da qui, svoltando a sinistra sulla strada sterrata carrozzabile, raggiungiamo qualche curva più in basso la partenza del sentiero dedicato a David Bertrand. Il sentiero è bellissimo, segnato con segnavia gialli (SDB).
Guadagnamo un po' di quota fino a Pera Luvera, un grosso masso erratico con un pilone votivo in cima, poi con un traverso veloce nel bosco arriviamo ad un bivio con una grossa pista tagliafuoco. Il sentiero SDB prosegue sulla sinistra e arriva fino a Roletto, il nostro invece è dritto davanti a noi e conduce al PietroBorga.
Siamo su un tratto di strada che conosciamo molto bene, per averla fatta l'anno passato, almeno altre due volte: arriva anche questa dal Colle del Prè, ma passando per le prese di Piossasco inferiori e superiori e per la Cappella della Madonna della Neve.
La scelta di passare per Pera Luvera e usare il sentiero David Bertrand si è rivelata azzeccata, abbiamo allungato un po' il nostro giro, ma abbiamo corso su un sentiero di rara bellezza.
Passiamo, dunque, attraverso il sito celtico e ci arrampichiamo alla croce del Pietraborga per godere del magnifico panorama. Oggi è un 360° su tutto l'arco alpino.
Fino a qui, con esclusione del sentiero SDB, eravamo su piste conosciute, da adesso in avanti fino al traverso finale per tornare a Piossasco andiamo in avanscoperta. Con le spalle alla croce, subito a destra inizia il sentiero di discesa. E' la versione al contrario della direttissima al San Giorgio. Ripida e tecnica, occhio a non sbagliare, il sentiero è pieno di pietre aguzze. Il tracciato è da seguire con attenzione, si vede che è poco frequentato, forse più semplice da seguire in salita. Alcune bandelle bianche e rosse, appese agli alberi, forse i resti di qualche tracciato di gara, ci rendono la vita più semplice. Precipitiamo di quota e poi con una piccola risalita arriviamo alla Punta del Colletto (685 m s.l.m.) e con un'altro tratto di discesa esaltante arriviamo alle case. Siamo all'estremo confine del comune di Sangano.
Un brevissimo tratto di asfalto e ci ributtiamo su un sentiero che costeggiando, lato montagna, i comuni di Sangano, Bruino e Piossasco, ci riporta esattamente da dove abbiamo cominciato la salita. Sono 6 km di autentico fartlek; peccato non averne di più per lanciarsi su questi sentieri facili da correre. Arrivati nei pressi di San Valeriamo, sappiamo che le nostre fatiche sono ormai giunte al termine e raggiungiamo in breve le macchine.
Ci salutiamo, tutti molto stanchi, ma contenti per lo splendido giro.
Dal racconto dell'OgreDoctor
Il Monte San Giorgio e il vicino Pietraborga sono un bellissimo campo di giochi per noi trailers, con innumerevoli percorsi, tutti rigorosamente su sterrato.
Pensando ad un'alternativa per il fine settimana, non avendo nessuna voglia di correre un cross, provo a tracciare sulla fedele cartina Fraternali, un percorso che colleghi le due montagne, passando per le rispettive creste. Ne viene fuori un anello di 18 km e circa 1000 metri di dislivello positivo. Niente di proibitivo, considerando l'inizio stagione.
Rispondono all'appello 3 orchi (OrcoTartaro, OrcoCicillo e OrcoGas). Ci troviamo alle 8.00 del mattino al CRAI di Piossasco, da dove, da sempre, partono le nostre scorribande su questi sentieri.
L'aria è gelida, ma questo strano inverno ci regala un cielo splendido, completamente sgombro da nuvole e un sole che piano piano comincia a scaldare i nostri infreddoliti muscoli.
Saliamo per la direttissima. Abbiamo scoperto questo sentiero, poco visibile, ma ben tracciato con segnavia rossi, solo l'anno passato e da quel momento lo preferiamo alle altre vie più classiche di salita, per la sua intensità.
In cima troviamo l'OrcoGreg, che reduce da qualche acciacco, preferisce non continuare il giro.
Dopo alcune foto di rito, riprendiamo il nostro cammino. Il ritmo è blando, giusto per scaldare i motori in questo avvio di stagione e cominciare ad immagazzinare un po' di resistenza per le imprese ardue che ci attendono durante l'estate.
Scendiamo al Colle del Prè e, da qui, svoltando a sinistra sulla strada sterrata carrozzabile, raggiungiamo qualche curva più in basso la partenza del sentiero dedicato a David Bertrand. Il sentiero è bellissimo, segnato con segnavia gialli (SDB).
Guadagnamo un po' di quota fino a Pera Luvera, un grosso masso erratico con un pilone votivo in cima, poi con un traverso veloce nel bosco arriviamo ad un bivio con una grossa pista tagliafuoco. Il sentiero SDB prosegue sulla sinistra e arriva fino a Roletto, il nostro invece è dritto davanti a noi e conduce al PietroBorga.
Siamo su un tratto di strada che conosciamo molto bene, per averla fatta l'anno passato, almeno altre due volte: arriva anche questa dal Colle del Prè, ma passando per le prese di Piossasco inferiori e superiori e per la Cappella della Madonna della Neve.
La scelta di passare per Pera Luvera e usare il sentiero David Bertrand si è rivelata azzeccata, abbiamo allungato un po' il nostro giro, ma abbiamo corso su un sentiero di rara bellezza.
Passiamo, dunque, attraverso il sito celtico e ci arrampichiamo alla croce del Pietraborga per godere del magnifico panorama. Oggi è un 360° su tutto l'arco alpino.
Fino a qui, con esclusione del sentiero SDB, eravamo su piste conosciute, da adesso in avanti fino al traverso finale per tornare a Piossasco andiamo in avanscoperta. Con le spalle alla croce, subito a destra inizia il sentiero di discesa. E' la versione al contrario della direttissima al San Giorgio. Ripida e tecnica, occhio a non sbagliare, il sentiero è pieno di pietre aguzze. Il tracciato è da seguire con attenzione, si vede che è poco frequentato, forse più semplice da seguire in salita. Alcune bandelle bianche e rosse, appese agli alberi, forse i resti di qualche tracciato di gara, ci rendono la vita più semplice. Precipitiamo di quota e poi con una piccola risalita arriviamo alla Punta del Colletto (685 m s.l.m.) e con un'altro tratto di discesa esaltante arriviamo alle case. Siamo all'estremo confine del comune di Sangano.
Un brevissimo tratto di asfalto e ci ributtiamo su un sentiero che costeggiando, lato montagna, i comuni di Sangano, Bruino e Piossasco, ci riporta esattamente da dove abbiamo cominciato la salita. Sono 6 km di autentico fartlek; peccato non averne di più per lanciarsi su questi sentieri facili da correre. Arrivati nei pressi di San Valeriamo, sappiamo che le nostre fatiche sono ormai giunte al termine e raggiungiamo in breve le macchine.
Ci salutiamo, tutti molto stanchi, ma contenti per lo splendido giro.
martedì 21 gennaio 2014
30° Cross della Pellerina Torino 19 Gennaio 2014
Foto 30' Cross della Pellerina 2014
Classifiche 30' Cross Pellerina 2014
Dal racconto OrcoPinoR
La prima gara Fidal per la società TO254-Gli Orchi Trailers ASD non poteva non essere inserita nella lista degli eventi di questo che si prevede un Ultra 2014.
Pensate che nulla si possa dire su questo sito gara? Niente di più sbagliato.
Una delle motivazioni sull’attribuzione del nome al Parco della Pellerina, potrebbe essere per via della strada Pellegrina, utilizzata dai pellegrini, che dalla Francia portava alla città Santa di Roma.
Il tracciato gara è antistante le non ancora dismesse ex.acciaierie Thyssen-Krupp, chiuse definitivamente dopo il terribile incidente sul lavoro del Dicembre 2007 che ha visto morire 7 operai.
Ogni volta che guardo quel catafalco il pensiero è struggente.
Il parco della Pellerina è il più grande parco all'interno di una città che si conosca in Italia, attraversato dal fiume Dora Riparia è molto utilizzato dai podisti Torinesi poiché offre bei tracciati per allenamenti, su bei viali alberati con sterrati e con piccole collinette.
E’ qui che si allenano gli atleti dell’Atletica Est.
Il fine settimana il parco è molto frequentato per i picnic le passeggiate, le sue passeggiatrici e per la sua piscina estiva.
Oggi il parco offre un tracciato per la prima gara regionale Fidal di Cross organizzata dalla società GSPT e con la collaborazione degli Amici della Pellerina.
Circa 1000 gli atleti in competizione nei prati del parco dove è stato ricavato un giro ad anello di due chilometri. Il numero di giri da percorrere dipende dalla categoria a cui si appartiene, e i dieci Orchi sono distribuiti in tutte le categorie dei Master.
Siamo sul campo di gare dalle 8.30, umidità e temperature miti mutano il fondo del percorso da morbido a fangoso e dopo che sono partite le prime batterie anche a pantano per facoceri.
Per affrontare un tale percorso la scelta delle scarpe… si rivela complessa.
I maestri del cross; OrcoNerio, OrcoAnna, OrcoGiuseppAntonio sono per le chiodate.
Anche OrcoPolare fa lustro di un paio di scarpe chiodate dono di un suo compaesano datate anno 2000. OrcoPolare dice di averci trovato un nido di topi campagnoli all’interno, ma dopo una ripulitura ed una prova sembrano quasi nuove.
Io opto per un paio di CrossLite La Sportiva perfette per questo tipo di gare.
A fare da appoggio logistico al campo gara è la cascina Marchesa, ex rudere del parco riattato dalla società Turin Marathon con servizi e bar annesso dove, tra un caffè e l'altro ammazziamo il tempo in attesa delle proprie batterie.
L'OrcoPippo ci segue come una chioccia; ci consegna i pettorali ed il chip, ci regala le spilline, fa da punto guardaroba prima delle partenze.
Ma l'ora di correre arriva per tutti, anche per me. I dieci chilometri li sfango in 44min e 50sec non male come inizio stagione e per mettere in moto il diesel del Trail.
Classifiche 30' Cross Pellerina 2014
Dal racconto OrcoPinoR
La prima gara Fidal per la società TO254-Gli Orchi Trailers ASD non poteva non essere inserita nella lista degli eventi di questo che si prevede un Ultra 2014.
Pensate che nulla si possa dire su questo sito gara? Niente di più sbagliato.
Una delle motivazioni sull’attribuzione del nome al Parco della Pellerina, potrebbe essere per via della strada Pellegrina, utilizzata dai pellegrini, che dalla Francia portava alla città Santa di Roma.
Il tracciato gara è antistante le non ancora dismesse ex.acciaierie Thyssen-Krupp, chiuse definitivamente dopo il terribile incidente sul lavoro del Dicembre 2007 che ha visto morire 7 operai.
Ogni volta che guardo quel catafalco il pensiero è struggente.
Il parco della Pellerina è il più grande parco all'interno di una città che si conosca in Italia, attraversato dal fiume Dora Riparia è molto utilizzato dai podisti Torinesi poiché offre bei tracciati per allenamenti, su bei viali alberati con sterrati e con piccole collinette.
E’ qui che si allenano gli atleti dell’Atletica Est.
Il fine settimana il parco è molto frequentato per i picnic le passeggiate, le sue passeggiatrici e per la sua piscina estiva.
Oggi il parco offre un tracciato per la prima gara regionale Fidal di Cross organizzata dalla società GSPT e con la collaborazione degli Amici della Pellerina.
Circa 1000 gli atleti in competizione nei prati del parco dove è stato ricavato un giro ad anello di due chilometri. Il numero di giri da percorrere dipende dalla categoria a cui si appartiene, e i dieci Orchi sono distribuiti in tutte le categorie dei Master.
Siamo sul campo di gare dalle 8.30, umidità e temperature miti mutano il fondo del percorso da morbido a fangoso e dopo che sono partite le prime batterie anche a pantano per facoceri.
Per affrontare un tale percorso la scelta delle scarpe… si rivela complessa.
I maestri del cross; OrcoNerio, OrcoAnna, OrcoGiuseppAntonio sono per le chiodate.
Anche OrcoPolare fa lustro di un paio di scarpe chiodate dono di un suo compaesano datate anno 2000. OrcoPolare dice di averci trovato un nido di topi campagnoli all’interno, ma dopo una ripulitura ed una prova sembrano quasi nuove.
Io opto per un paio di CrossLite La Sportiva perfette per questo tipo di gare.
A fare da appoggio logistico al campo gara è la cascina Marchesa, ex rudere del parco riattato dalla società Turin Marathon con servizi e bar annesso dove, tra un caffè e l'altro ammazziamo il tempo in attesa delle proprie batterie.
L'OrcoPippo ci segue come una chioccia; ci consegna i pettorali ed il chip, ci regala le spilline, fa da punto guardaroba prima delle partenze.
Ma l'ora di correre arriva per tutti, anche per me. I dieci chilometri li sfango in 44min e 50sec non male come inizio stagione e per mettere in moto il diesel del Trail.
venerdì 17 gennaio 2014
Trail Blanc di Serre Chevalier 12 Gennaio 2014
Sito Trail Blanc di Serre Chevalier
Edizione 2012
Dal racconto dell'OgreExtreme
Nuova stagione, vecchie gare. Ritorno dopo 3 anni sui sentieri innevati di Serre Chevalier dove quest’anno si disputa la 13^ edizione del Trail Blanc e della Guisanette. La prima con i suoi 28 km e 800 metri di dislivello da sempre attira l’elite francese (e non solo) di questo tipo di specialità della corsa off road. Per chi ha nelle gambe l’allenamento per queste distanze, la difficoltà di questa gara è quasi esclusivamente legata alla natura della neve che si trova sui lunghi tratti di strade interpoderali che attraversano i boschi e che lambiscono l’ingresso a valloni famosi e ben conosciuti a chi ama lo scialpinismo: valloni come quello del Tabuc o del Fonteil sono un vero paradiso per lo skialper, anche quello più esigente.
Ma torniamo a noi. Circa 800 i partecipanti a questa edizione 2014 distribuiti sulle due gare sono pronti a partire. Lo start alle 8:45 dalla piazza di La Salle Les Alpes dove è posta sia la partenza che l’arrivo di entrambe le gare.
Un brevissimo falsopiano nevoso (che non è altro che l’arrivo di una pista da sci) allunga subito il serpentone; attraversato un ponte si svolta a destra e si prende a salire per il terribile muro innevato della stessa pista che permette in pochi minuti (ma è più corretto dire in un paio di minuti) di avere il folto gruppo praticamente in fila indiana.
Le gambe stranamente trovano subito un ritmo accettabile; forse anche l’allenamento mirato a gare più brevi comincia a dare qualche piccolo frutto. Fatto sta che piacevolmente prendo un ritmo che senza problemi, anche nei tratti più impegnativi con neve soffice, mi permette di arrivare al paesino di Les Boussardes in buone condizioni. Qui è posto il giro di boa; un tratto su neve ben battuta e asfalto permette di tirare il fiato in vista dei chilometri più impegnativi della gara; adesso mi aspettano due salite con pendenze mai proibitive, sempre corribili, ma comunque di una certa lunghezza che con la neve si faranno sentire.
Le discese seguenti alternano ripidi muretti e lunghi tratti dove per fare un minimo di velocità bisogna spingere, ma spingere su questa neve è faticoso e richiede tante energie. La frequenza cardiaca è sempre alta e la corsa si fa dura. Ancora una salita e finalmente l’ultima discesa per arrivare al ristoro di Le Monetier. Sto bene, ma un po’ in riserva. Bevo, mangio un po’ di frutta; ancora cinque chilometri e ci siamo. Cinque chilometri che essendo scorrevoli, con la gamba ancora tonica possono essere un trampolino di lancio verso una buona prestazione diversamente possono diventare un calvario su cui trascinarsi.
Riparto guardingo, poco alla volta provo ad accelerare; ci riesco ancora, prendo una buona andatura.
Un lungo tratto in leggera salita e poi finalmente la discesa leggera, graduale quel tanto che basta per far muovere le gambe un po’ più velocemente ed arrivare al traguardo ancora di slancio e con l’entusiasmo di sempre, un’altra volta, ma come se fosse sempre la prima.
Un’altra stagione di trail è iniziata, altre emozioni mi attendono.
martedì 14 gennaio 2014
Ciaspole Scialpinismo Pointe de la Pierre Aymaville (AO) 12 Gennaio 2014
Foto Point de la Pierre
Dal racconto dell'OrcoDavid
Pointe de la Pierre 2650 m.
Aymaville, fraz Ozein, Valle di Cogne (AO)
disl. 1250 m.
Neve, si diceva settimana scorsa: abbondante e adesso anche abbastanza stabile, per di più in un contesto climatico pre-primaverile.
L'imperativo è sfruttare al massimo l'occasione ed allora, complice l'OrcoCamola, decidiamo di proporre agli Orchi una classica dello scialpinismo/racchette della Valle d'Aosta.
Le mete invernali sono solitamente cime poco significative dal punto di alpinistico, le vette più importanti sono solitamente raggiunte da scialpinisti forti e ben allenati nella tarda primavera. Pointe de la Pierre non fa eccezione; è poco più che un panettone all'inizio della Valle di Cogne. Ma come ogni elevazione posta all'imbocco delle valli, per di più in quel paradiso in terra che si chiama Valle d'Aosta, anche l'umile Pointe della Pierre è in grado di regalare bellezza a piene mani.
Complice un cielo dipinto dalle sole tonalità del blu, la giornata, di cui io e OrcoCamola siamo gli unici attori tra gli Orchi, scorre veloce nel tentativo inutile di scannerizzare continuamente le montagne che ci circondano, alternando stupore ed emozione di una visione a 360 gradi di cime, creste, guglie, pareti. Ai runner più incalliti evidenziamo che dalla cima si può ripercorrere mentalmente quasi tutto il Tor de Geant poiché la vista spazia dal vicinissimo Emilius e dalla Becca di Nona alle montagne del gruppo del Gran Paradiso, con la Grivola in primissimo piano; per passare dalla zona del Piccolo San Bernardo. In seguito, proprio di fronte a noi, sua Maestà il Bianco con tutti i suoi satelliti, le valli centrali con il Grand Combin e poi passando per la Tete de Valpelline e la dent d'Herens per arrivare al Cervino e subito dopo al gruppo del Rosa. Scattiamo foto su foto ma c'è sempre qualche altro pezzo che uno vorrebbe prendere e portare a casa, per piazzarlo fuori dalla propria finestra.
Quello che è successo prima passa quindi in secondo piano ma vale la pena di essere descritto. La gita parte da uno spiazzo poco oltre l'abitato della frazione di Ozein e percorre una strada forestale, che è possibile “tagliare” in più punti e che raggiunge gli alpeggi prima di Romperein e poi di Champcheneil. A questo punto il bosco finisce e l'itinerario segue la dorsale per massima pendenza.
Lo scarsissimo sviluppo metrico (5,77 Km) fa si che ci sciroppiamo i 1200 metri di dislivello in meno di tre ore, pause comprese. In cima una stranissima assenza di vento ci permette di scattare altre foto e di gustare i nostri “sanguis” (sandwiches in versione barotta).
E' ora di scendere, la neve di oggi non è più la farina di domenica scorsa, il caldo fuori stagione se da un lato “coccola” escursionisti di solito infreddoliti, dall'altro ha reso la neve crostosa ed il vento ha contribuito a spelacchiare un po' la cresta e a riempire gli avallamenti del terreno. Ma oggi tutto passa in secondo piano, io come ciaspolatore poi non necessito della “powder” per cui stravedono gli scialpinisti, ma anche OrcoCamola, oggi sci-munito (ma forse è meglio scrivere munito di sci, a scanso di equivoci...) si dimostra soddisfatto mentre in discesa disegna ottime curve su un pendio letteralmente “arato” dal passaggio di molti predecessori nei giorni precedenti.
In poco tempo ci troviamo agli ultimi tornanti della strada forestale e poi alla macchina, con il sole che filtra nel bosco, ancora abbastanza alto nel cielo. Si scende a valle, siamo consci che sta finendo una di quelle giornate che costituiscono uno dei regali più grandi che la montagna ci possa fare. A noi Orchi spetta il compito di conservare e divulgare sempre lo spirito che permetta di apprezzare ed amare tali regali.
W la montagna, W gli Orchi
Dal racconto dell'OrcoDavid
Pointe de la Pierre 2650 m.
Aymaville, fraz Ozein, Valle di Cogne (AO)
disl. 1250 m.
Neve, si diceva settimana scorsa: abbondante e adesso anche abbastanza stabile, per di più in un contesto climatico pre-primaverile.
L'imperativo è sfruttare al massimo l'occasione ed allora, complice l'OrcoCamola, decidiamo di proporre agli Orchi una classica dello scialpinismo/racchette della Valle d'Aosta.
Le mete invernali sono solitamente cime poco significative dal punto di alpinistico, le vette più importanti sono solitamente raggiunte da scialpinisti forti e ben allenati nella tarda primavera. Pointe de la Pierre non fa eccezione; è poco più che un panettone all'inizio della Valle di Cogne. Ma come ogni elevazione posta all'imbocco delle valli, per di più in quel paradiso in terra che si chiama Valle d'Aosta, anche l'umile Pointe della Pierre è in grado di regalare bellezza a piene mani.
Complice un cielo dipinto dalle sole tonalità del blu, la giornata, di cui io e OrcoCamola siamo gli unici attori tra gli Orchi, scorre veloce nel tentativo inutile di scannerizzare continuamente le montagne che ci circondano, alternando stupore ed emozione di una visione a 360 gradi di cime, creste, guglie, pareti. Ai runner più incalliti evidenziamo che dalla cima si può ripercorrere mentalmente quasi tutto il Tor de Geant poiché la vista spazia dal vicinissimo Emilius e dalla Becca di Nona alle montagne del gruppo del Gran Paradiso, con la Grivola in primissimo piano; per passare dalla zona del Piccolo San Bernardo. In seguito, proprio di fronte a noi, sua Maestà il Bianco con tutti i suoi satelliti, le valli centrali con il Grand Combin e poi passando per la Tete de Valpelline e la dent d'Herens per arrivare al Cervino e subito dopo al gruppo del Rosa. Scattiamo foto su foto ma c'è sempre qualche altro pezzo che uno vorrebbe prendere e portare a casa, per piazzarlo fuori dalla propria finestra.
Quello che è successo prima passa quindi in secondo piano ma vale la pena di essere descritto. La gita parte da uno spiazzo poco oltre l'abitato della frazione di Ozein e percorre una strada forestale, che è possibile “tagliare” in più punti e che raggiunge gli alpeggi prima di Romperein e poi di Champcheneil. A questo punto il bosco finisce e l'itinerario segue la dorsale per massima pendenza.
Lo scarsissimo sviluppo metrico (5,77 Km) fa si che ci sciroppiamo i 1200 metri di dislivello in meno di tre ore, pause comprese. In cima una stranissima assenza di vento ci permette di scattare altre foto e di gustare i nostri “sanguis” (sandwiches in versione barotta).
E' ora di scendere, la neve di oggi non è più la farina di domenica scorsa, il caldo fuori stagione se da un lato “coccola” escursionisti di solito infreddoliti, dall'altro ha reso la neve crostosa ed il vento ha contribuito a spelacchiare un po' la cresta e a riempire gli avallamenti del terreno. Ma oggi tutto passa in secondo piano, io come ciaspolatore poi non necessito della “powder” per cui stravedono gli scialpinisti, ma anche OrcoCamola, oggi sci-munito (ma forse è meglio scrivere munito di sci, a scanso di equivoci...) si dimostra soddisfatto mentre in discesa disegna ottime curve su un pendio letteralmente “arato” dal passaggio di molti predecessori nei giorni precedenti.
In poco tempo ci troviamo agli ultimi tornanti della strada forestale e poi alla macchina, con il sole che filtra nel bosco, ancora abbastanza alto nel cielo. Si scende a valle, siamo consci che sta finendo una di quelle giornate che costituiscono uno dei regali più grandi che la montagna ci possa fare. A noi Orchi spetta il compito di conservare e divulgare sempre lo spirito che permetta di apprezzare ed amare tali regali.
W la montagna, W gli Orchi
mercoledì 8 gennaio 2014
Ciaspole Madonna del Cotolivier Chateau Beaulard(To) 6 Gennaio 2014
foto Ciaspole Madonna del Cotolivier
Dal racconto dell'OrcoDavid
Madonna di Cotolivier 2110 mt. Valle di susa
Partenza Chateau Beaulard
dislivello 750 mt circa
E' un inizio di inverno assai strano, questo della stagione 2013/2014. Le temperature sono miti (ma a questo siamo ormai piuttosto abituati), ma le precipitazioni sono state molto abbondanti, con nevicate 1200-1300 mt in su!
Agli Orchi, la neve piace come pochi elementi al mondo.
Risveglia sentimenti fanciulleschi, ingentilisce l'animo di questi esseri descritti come brutti e cattivi ma in fondo bambinoni cresciuti.
Il prologo bianco c'era stato ad inizio dicembre, con il Night winter Kilometer di Sansicario, corsa notturna di 1000 metri di dislivello su per una pista da sci. Allora la neve non era ancora molta e tutto sommato è andata bene così.
Poi, a più riprese la bianca signora ha ammantato le nostre montagne di una coltre spessa e morbida, lasciando a noi, orchi di pianura, pioggia e fango.
Le prime sortite per prendere confidenza con la neve, sono state le bellissime uscite con gli sci stretti in quel di Pragelato e di Brusson. L'ultimo dell'anno altri Orchi hanno affrontato la classicissima a noi più comoda, la salita alla Punta dell'Aquila in Valsangone, lasciandomi la voglia di sgambettare sul bianco.
L'occasione si è presentata il 6 gennaio con gli amici Marco ed Emma, accompagnatori naturalistici che hanno in programma un censimento sull'avifauna dalle parti del Cotolivier, nei pressi di Beaulard.
Ottimo! Si possono unire le due cose, li accompagno volentieri.
La Cappella della della Madonna del Cotolivier è situata a quota 2100 mt. circa sul culmine di un pendio boscoso spartiacque tra Oulx e Beaulard. Quando c'è neve, come adesso, è una classica scialpinistica/ciaspolatoria facile, sicura e bella.
In extremis, il sabato pomeriggio mi chiama l'OrcoCamola, che ha proposto agli altri una gita quasi identica, che trovate relazionata sopra. Decidiamo di provare a darci un gancio direttamente sul posto, ma gli altri orchi sono senza ciaspole. Oggi però è impossibile senza gli sci o i plasticoni salire su sentieri che non siano più che ben battuti. Loro infatti si dirigono verso il rifugio Rey, noi siamo già sui pendii del Cotolivier. Ci si sente per telefono e ci si saluta...alla prossima cari orchi, se non si mette a fare troppo caldo, ci saranno sicuramente altre occasioni.
Sul percorso oggi ci sono parecchi scialpinisti e ciaspolatori. La giornata scorre tranquilla con un ritmo rilassato su splendidi pendii innevatissimi con un clima mite, più simile a marzo che ad inizio gennaio. Oggi va bene così, godiamoci il momento, domani le parole d'ordine saranno di nuovo la fretta, il caos, e la frenesia della città.
W la montagna, W gli Orchi!!!
Dal racconto dell'OrcoDavid
Madonna di Cotolivier 2110 mt. Valle di susa
Partenza Chateau Beaulard
dislivello 750 mt circa
E' un inizio di inverno assai strano, questo della stagione 2013/2014. Le temperature sono miti (ma a questo siamo ormai piuttosto abituati), ma le precipitazioni sono state molto abbondanti, con nevicate 1200-1300 mt in su!
Agli Orchi, la neve piace come pochi elementi al mondo.
Risveglia sentimenti fanciulleschi, ingentilisce l'animo di questi esseri descritti come brutti e cattivi ma in fondo bambinoni cresciuti.
Il prologo bianco c'era stato ad inizio dicembre, con il Night winter Kilometer di Sansicario, corsa notturna di 1000 metri di dislivello su per una pista da sci. Allora la neve non era ancora molta e tutto sommato è andata bene così.
Poi, a più riprese la bianca signora ha ammantato le nostre montagne di una coltre spessa e morbida, lasciando a noi, orchi di pianura, pioggia e fango.
Le prime sortite per prendere confidenza con la neve, sono state le bellissime uscite con gli sci stretti in quel di Pragelato e di Brusson. L'ultimo dell'anno altri Orchi hanno affrontato la classicissima a noi più comoda, la salita alla Punta dell'Aquila in Valsangone, lasciandomi la voglia di sgambettare sul bianco.
L'occasione si è presentata il 6 gennaio con gli amici Marco ed Emma, accompagnatori naturalistici che hanno in programma un censimento sull'avifauna dalle parti del Cotolivier, nei pressi di Beaulard.
Ottimo! Si possono unire le due cose, li accompagno volentieri.
La Cappella della della Madonna del Cotolivier è situata a quota 2100 mt. circa sul culmine di un pendio boscoso spartiacque tra Oulx e Beaulard. Quando c'è neve, come adesso, è una classica scialpinistica/ciaspolatoria facile, sicura e bella.
In extremis, il sabato pomeriggio mi chiama l'OrcoCamola, che ha proposto agli altri una gita quasi identica, che trovate relazionata sopra. Decidiamo di provare a darci un gancio direttamente sul posto, ma gli altri orchi sono senza ciaspole. Oggi però è impossibile senza gli sci o i plasticoni salire su sentieri che non siano più che ben battuti. Loro infatti si dirigono verso il rifugio Rey, noi siamo già sui pendii del Cotolivier. Ci si sente per telefono e ci si saluta...alla prossima cari orchi, se non si mette a fare troppo caldo, ci saranno sicuramente altre occasioni.
Sul percorso oggi ci sono parecchi scialpinisti e ciaspolatori. La giornata scorre tranquilla con un ritmo rilassato su splendidi pendii innevatissimi con un clima mite, più simile a marzo che ad inizio gennaio. Oggi va bene così, godiamoci il momento, domani le parole d'ordine saranno di nuovo la fretta, il caos, e la frenesia della città.
W la montagna, W gli Orchi!!!
martedì 7 gennaio 2014
Gita Rifugio Guido Rey Beaulard(To) 6 Gennaio 2014
Foto Gita Rifugio Rey
Dal racconto dell'OrcoCamola
Le festività sono giunte al termine e domani si ricomincia la vita scandita dagli orari lavorativi.
Non amo particolarmente le feste natalizie ma quest'anno sono state importanti per recuperare un po' di stanchezza. Ci sono state delle buone nevicate e vorrei chiudere questi giorni di vacanza con una gita in montagna.
Chiamo i miei soci Orchi abituali e propongo loro una gita sugli sci da fondo.
Niente ... bocciata.
Va beh ...
"Andiamo comunque a pestare un po' di neve... approfittiamo del bel tempo!".
"Rifugio Rey sopra Beaulard? ..." Ok, venduto.
A Beaulard si arriva in fretta e con il rifugio abbiamo un punto di appoggio per mangiare al caldo. Partiamo senza ciaspole ma siamo confidenti che il tracciato molto frequentato sia percorribile con gli scarponi.
Gli Orchi 730, Joack, Camola e Zoppo sono della partita. Chiamo anche OrcoDavid che si è appena organizzato con altri amici. Il caso vuole che anche lui venga a camminare nella stessa zona verso la Madonna del Cotolivier.
Alle 9.30 circa siamo a Chateau Beaular e tentiamo anche noi di dirigerci verso il Cotolivier confidenti di incontrare OrcoDavid. Ci rendiamo subito conto che la traccia poco battuta non ci permette di procedere senza ciaspole; ok puntiamo diretti al Rifugio Rey poi se vogliamo da li possiamo salire ancora.
La neve asciutta e farinosa è ancora sugli alberi: il bosco è splendido.
Siamo contenti e in meno di un'ora siamo al rifugio. Incontriamo alcuni colleghi di lavoro che salgono con gli sci e l'amico Luigi del Cai di Val della Torre che conosciamo per l'organizzazione della Maratona Alpina.
Abbiamo ancora voglia di salire e decidiamo di continuare verso San Giusto. Dopo 200 metri ci rendiamo conto che senza sci e ciaspole è impossibile continuare, si sprofonda fino alla vita. Nessun problema per non stare fermi si scatena un 'tutti contro tutti'. Basta una spintarella per trovarsi intampati fino alle orecchie.
Particolarmente agguerriti sono Orco730 e OrcoZoppo che rimedia una bacchettata sul naso (che male!).
Foto di gruppo e indietro al Rifugio dove pranziamo e ci cambiamo al calducio.
Rientriamo corricchiando e la traccia percorsa in discesa sembra una pista da bob: Paolo e Gabriella simulano le curve come se fossero sul bob. Siamo sfiniti dalle risate.
"Dai facciamo ancora qualche foto"
Mario ci spiega che l'autoscatto fatto con la macchina in mano si chiama 'selfy'.
Il pianoro finale è illuminato da una bella luce laterale e sembra quasi che nessuno di noi voglia raggiungere l'auto.
Ok allora vai di selfy ... ogni scusa è buona per far durare il più a lungo possibile un momento bello come questo.
Dal racconto dell'OrcoCamola
Le festività sono giunte al termine e domani si ricomincia la vita scandita dagli orari lavorativi.
Non amo particolarmente le feste natalizie ma quest'anno sono state importanti per recuperare un po' di stanchezza. Ci sono state delle buone nevicate e vorrei chiudere questi giorni di vacanza con una gita in montagna.
Chiamo i miei soci Orchi abituali e propongo loro una gita sugli sci da fondo.
Niente ... bocciata.
Va beh ...
"Andiamo comunque a pestare un po' di neve... approfittiamo del bel tempo!".
"Rifugio Rey sopra Beaulard? ..." Ok, venduto.
A Beaulard si arriva in fretta e con il rifugio abbiamo un punto di appoggio per mangiare al caldo. Partiamo senza ciaspole ma siamo confidenti che il tracciato molto frequentato sia percorribile con gli scarponi.
Gli Orchi 730, Joack, Camola e Zoppo sono della partita. Chiamo anche OrcoDavid che si è appena organizzato con altri amici. Il caso vuole che anche lui venga a camminare nella stessa zona verso la Madonna del Cotolivier.
Alle 9.30 circa siamo a Chateau Beaular e tentiamo anche noi di dirigerci verso il Cotolivier confidenti di incontrare OrcoDavid. Ci rendiamo subito conto che la traccia poco battuta non ci permette di procedere senza ciaspole; ok puntiamo diretti al Rifugio Rey poi se vogliamo da li possiamo salire ancora.
La neve asciutta e farinosa è ancora sugli alberi: il bosco è splendido.
Siamo contenti e in meno di un'ora siamo al rifugio. Incontriamo alcuni colleghi di lavoro che salgono con gli sci e l'amico Luigi del Cai di Val della Torre che conosciamo per l'organizzazione della Maratona Alpina.
Abbiamo ancora voglia di salire e decidiamo di continuare verso San Giusto. Dopo 200 metri ci rendiamo conto che senza sci e ciaspole è impossibile continuare, si sprofonda fino alla vita. Nessun problema per non stare fermi si scatena un 'tutti contro tutti'. Basta una spintarella per trovarsi intampati fino alle orecchie.
Particolarmente agguerriti sono Orco730 e OrcoZoppo che rimedia una bacchettata sul naso (che male!).
Foto di gruppo e indietro al Rifugio dove pranziamo e ci cambiamo al calducio.
Rientriamo corricchiando e la traccia percorsa in discesa sembra una pista da bob: Paolo e Gabriella simulano le curve come se fossero sul bob. Siamo sfiniti dalle risate.
"Dai facciamo ancora qualche foto"
Mario ci spiega che l'autoscatto fatto con la macchina in mano si chiama 'selfy'.
Il pianoro finale è illuminato da una bella luce laterale e sembra quasi che nessuno di noi voglia raggiungere l'auto.
Ok allora vai di selfy ... ogni scusa è buona per far durare il più a lungo possibile un momento bello come questo.
Mini Trail Val Ceronda Vallo Torinese (To) 5 Gennaio 2014
foto Mini Trail Val Ceronda
Dal racconto OrcoPinoR
Le festività sono al termine e per scacciare la malinconia del ritorno al tran-tran quotidiano ci concediamo ancora un mini-trail a chilometri zero nella vicina Val Ceronda.
Poco conosciuta questa piccola valle del Torinese con i due comuni di Vallo e Varisella.
La prima perturbazione di Gennaio 2014, ci ha regalato una spruzzata di neve anche a bassa quota.
L'intento è quello di salire al Passo della croce per ammirare i fantastici panorami sulla Valle di Viù con i due monti cardini della valle il Rocciamelone e la Ciamarella senza dimenticare l'Uia di Mondrone e la torre D'Ovarda.
Il ritrovo in piazza S.secondo a Vallo Torinese dove parcheggiamo le macchine.
Su un ripido nastro d'asfalto ci portiamo subito alla Cappella di S.Rocco sito in un bel bosco di querce, betulle, pini silvestri ed con alcuni vecchi ippocastani che fanno da ingresso alla cappella stessa, dove scattiamo le classifiche foto di rito con gli otto orchi partecipanti a questo mini Trail. Ecco i numeri:
- Distanza 8km andata e ritorno
- 800D+
- Partenza ed arrivo Vallo Torinese(To) piazza s.Secondo
- Localita Val Ceronda
Salendo subito a vista e' possibile vedere il Passo della Croce sito 1256 slm, alla sua destra il Monte Turu mentre alla sua Sinistra il Monte Druina ben conosciuto, da Gli Orchi, per via di una escursione del 2007.
Superiamo il guado sul Rio Tronta che da il nome all'omonimo vallone e ci portiamo su un bel sentiero tracciato, il fondo non proprio agevole ma oggi non abbiamo nessuna fretta.
Il sentiero da quanto si sa, fu utilizzato per il commercio con la Valle di Viu in epoche passate e più recentemente utilizzato nella seconda Guerra Mondiale.
A circa 800 metri la prima neve e man mano che si sale la precipitazione nivologica si fa più abbondante raggiungendo poi al Passo della Croce circa i venti centimetri.
In cima, troviamo già quattro Orchi che ci avevano di buona lena preceduto.
Un casotto aperto da un pò di riparo dal vento che spira freddo dalla Val di Viù. E' li che troviamo i quattro Orchi infreddoliti...
Ci spostiamo in cima al passo dove si trovano una croce ed una statua dedicata alla Madonna, il panorama sulla Valle di Viu' imbiancata è a dir poco mozzafiato, le foto che potrete ammirare ampiamente lo dichiarano.
Dopo i panorami e le foto insieme ci dividiamo orchescamente la crostata di frutta portata dall'orco730, trasformatasi nel frattempo nella Befana degli Orchi ed il thè portato dall'OrcoPinoR.
Un veloce ristoro poichè gli Orchi arrivati per primi ed infreddoliti vogliono presto scendere nelle terre degli Uomini.
Dal racconto OrcoPinoR
Le festività sono al termine e per scacciare la malinconia del ritorno al tran-tran quotidiano ci concediamo ancora un mini-trail a chilometri zero nella vicina Val Ceronda.
Poco conosciuta questa piccola valle del Torinese con i due comuni di Vallo e Varisella.
La prima perturbazione di Gennaio 2014, ci ha regalato una spruzzata di neve anche a bassa quota.
L'intento è quello di salire al Passo della croce per ammirare i fantastici panorami sulla Valle di Viù con i due monti cardini della valle il Rocciamelone e la Ciamarella senza dimenticare l'Uia di Mondrone e la torre D'Ovarda.
Il ritrovo in piazza S.secondo a Vallo Torinese dove parcheggiamo le macchine.
Su un ripido nastro d'asfalto ci portiamo subito alla Cappella di S.Rocco sito in un bel bosco di querce, betulle, pini silvestri ed con alcuni vecchi ippocastani che fanno da ingresso alla cappella stessa, dove scattiamo le classifiche foto di rito con gli otto orchi partecipanti a questo mini Trail. Ecco i numeri:
- Distanza 8km andata e ritorno
- 800D+
- Partenza ed arrivo Vallo Torinese(To) piazza s.Secondo
- Localita Val Ceronda
Salendo subito a vista e' possibile vedere il Passo della Croce sito 1256 slm, alla sua destra il Monte Turu mentre alla sua Sinistra il Monte Druina ben conosciuto, da Gli Orchi, per via di una escursione del 2007.
Superiamo il guado sul Rio Tronta che da il nome all'omonimo vallone e ci portiamo su un bel sentiero tracciato, il fondo non proprio agevole ma oggi non abbiamo nessuna fretta.
Il sentiero da quanto si sa, fu utilizzato per il commercio con la Valle di Viu in epoche passate e più recentemente utilizzato nella seconda Guerra Mondiale.
A circa 800 metri la prima neve e man mano che si sale la precipitazione nivologica si fa più abbondante raggiungendo poi al Passo della Croce circa i venti centimetri.
In cima, troviamo già quattro Orchi che ci avevano di buona lena preceduto.
Un casotto aperto da un pò di riparo dal vento che spira freddo dalla Val di Viù. E' li che troviamo i quattro Orchi infreddoliti...
Ci spostiamo in cima al passo dove si trovano una croce ed una statua dedicata alla Madonna, il panorama sulla Valle di Viu' imbiancata è a dir poco mozzafiato, le foto che potrete ammirare ampiamente lo dichiarano.
Dopo i panorami e le foto insieme ci dividiamo orchescamente la crostata di frutta portata dall'orco730, trasformatasi nel frattempo nella Befana degli Orchi ed il thè portato dall'OrcoPinoR.
Un veloce ristoro poichè gli Orchi arrivati per primi ed infreddoliti vogliono presto scendere nelle terre degli Uomini.
domenica 5 gennaio 2014
BUON 2014
Auguri dall'OrkoMekkaniko
Auguri Orki
Dicono che gli orchi
siano un popolo che odia chiunque
non appartenga alla stessa stirpe.
Gli ORCHI che conosco io
sanno che esiste solo un'unica stirpe,
sotto lo stesso cielo.
Dicono che gli orchi
divorino i bambini.
Gli ORCHI che conosco io
i bambini li vezzeggiano e li coccolano,
anche quando non sono i loro.
Dicono che gli orchi
vivano al riparo delle tenebre.
Gli ORCHI che conosco io
le tenebre le scacciano
con le pile tascabili
e la forza della loro allegria.
Dicono che gli orchi
venerino divinità lugubri e crudeli.
Gli ORCHI che conosco io
venerano la millenaria
maestà delle montagne.
Dicono che gli orchi
amino pascersi
delle sofferenze dei più deboli.
Gli ORCHI che conosco io
i più deboli li aspettano
per continuare la strada insieme
sino al traguardo, ovunque esso sia.
Dicono che gli orchi
rechino solo morte.
Gli ORCHI che conosco io
portano con sé
l'energia più antica
e inarrestabile dell'universo,
quella della vita.
Dicono che gli orchi
amino la vista dei paesi in fiamme.
Gli ORCHI che conosco io
amano la vista che si gode dalla
vetta appena conquistata,
dopo tanta fatica.
Dicono che gli orchi
si delizino al suono delle urla di dolore.
Gli ORCHI che conosco io
vivono per il silenzio delle cime innevate
e per l'eco delle risate dei loro amici.
Dicono che gli orchi
abbiano già conquistato questo mondo,
rendendolo un posto triste e pauroso.
Gli ORCHI che conosco io
mi hanno insegnato che questo mondo
si può ancora cambiare
e l'anno e il futuro che verranno
ora fanno molto meno paura.
Buon 2014 a tutti,
Amici ORCHI!
Da Zte, l'Orkomekkaniko
Auguri Orki
Dicono che gli orchi
siano un popolo che odia chiunque
non appartenga alla stessa stirpe.
Gli ORCHI che conosco io
sanno che esiste solo un'unica stirpe,
sotto lo stesso cielo.
Dicono che gli orchi
divorino i bambini.
Gli ORCHI che conosco io
i bambini li vezzeggiano e li coccolano,
anche quando non sono i loro.
Dicono che gli orchi
vivano al riparo delle tenebre.
Gli ORCHI che conosco io
le tenebre le scacciano
con le pile tascabili
e la forza della loro allegria.
Dicono che gli orchi
venerino divinità lugubri e crudeli.
Gli ORCHI che conosco io
venerano la millenaria
maestà delle montagne.
Dicono che gli orchi
amino pascersi
delle sofferenze dei più deboli.
Gli ORCHI che conosco io
i più deboli li aspettano
per continuare la strada insieme
sino al traguardo, ovunque esso sia.
Dicono che gli orchi
rechino solo morte.
Gli ORCHI che conosco io
portano con sé
l'energia più antica
e inarrestabile dell'universo,
quella della vita.
Dicono che gli orchi
amino la vista dei paesi in fiamme.
Gli ORCHI che conosco io
amano la vista che si gode dalla
vetta appena conquistata,
dopo tanta fatica.
Dicono che gli orchi
si delizino al suono delle urla di dolore.
Gli ORCHI che conosco io
vivono per il silenzio delle cime innevate
e per l'eco delle risate dei loro amici.
Dicono che gli orchi
abbiano già conquistato questo mondo,
rendendolo un posto triste e pauroso.
Gli ORCHI che conosco io
mi hanno insegnato che questo mondo
si può ancora cambiare
e l'anno e il futuro che verranno
ora fanno molto meno paura.
Buon 2014 a tutti,
Amici ORCHI!
Da Zte, l'Orkomekkaniko
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