Una Gita d'altri tempi Bicicletta da casellette( to)->Forno Alpi Graie (to) con l'aggiunta dell'escursione a piedi da Forno Alpi Graie (Val Grande) al rifugio Daviso
Dal racconto dell'OrcoPolare
Pianifichiamo da tempo la gita che vi stò per raccontare, approfittando dell’assenza di mogli e prole impegnate in un w.e. “pallavolistico” al mare.
Parto con il me amis Nevruz sabato mattina alle 8,30 circa da Caselette saltando in sella alla mia MTB cigolante; mi segue a ruota il Nevruz con una bella MTB marca Bianchi . Portiamo entrambi in spalla un pesante zaino da montagna con il cambio di vestiario necessario per trascorrere due giorni fuori casa ed affrontare le temperature montane. Non manca nel mio zaino il tipico alimento dello sportivo : salame, acciughe al verde e peperonata; il pane lo compreremo da Paolo e Luciana a Pialpetta; il vino è già stato portato dal Nevruz a casa sua a Forno Alpi Graie qualche settimana prima. Quello sarà il nostro campo base..
Partiamo con la mente libera, con la voglia di staccare dalla società un paio di giorni; non abbiamo l’ansia da prestazione ed il peso del nostro carico neppure ci consentirebbe di fare di più. Facciamo prima breve sosta a Pessinetto di fronte al “Materassaio” ( esiste ancora … ) per dare un po’ di tregua alle nostre schiene, poi proseguiamo lentamente per la nostra meta. Breve sosta in farmacia a Cantoira, pane a Pialpetta ed ecco laggiù le cime della catena delle Alpi Graie che sovrastano Forno ancora imbiancate sempre più vicine. Ancora un ultimo sforzo e ci siamo … 3 h e 30 e 54 km percorsi . Ora non ci resta che sistemarci e rifocillarci; domani il Daviso ci attente .
E’ domenica mattina, le nuvole corrono veloci nel cielo sereno, la temperatura è buona ma si avverte una fastidiosa umidità . Prepariamo i nostri zaini e partiamo dalla piazzetta di Forno A.G. (1.219 mt) ; qui un cartello in legno ricorda le battaglie che hanno avuto come scenario queste valli, la resistenza partigiana e lo straripamento del fiume Stura che nel 1993 ricoprì di fango e detriti buona parte del paese.
Troviamo subito il cartello che indica il sentiero 315 per il Rif. Daviso ( 2.280 mt. ) per raggiungere il quale il C.A.I. segna 3 h . Il cartello dice che il rifugio è aperto . Qualcuno ha visto e sentito l’elicottero fare il rifornimento; la stagione è iniziata !
Partiamo, attraversiamo la Stura mediante il ponte ed imbocchiamo, sulla destra, un ampio sentiero pietroso che segue la destra orografica del fiume; qui si trovano dritte pareti rocciose qua e là attrezzate per le arrampicate . L’umidità è elevata ed il caldo afoso a tratti asfissiante. La prima parte del percorso sale parecchio, mai bruscamente ma non dà tregua; dopo circa 50 m’ di cammino siamo già a quota 1.700 m . Il Nevruz è ancora leggermente “scimmiato” dalla serata precedente ed è socievole come il nonno di Heidi… ma a tratti canta … Proseguiamo, attraversiamo uno dei numerosi torrenti gonfi d’acqua servendoci di ponticelli in ferro messi dal C.A.I., il paesaggio è fantastico; la natura esplode con il verde intenso dei pascoli che ora stiamo attraversando, il viola delle genziane ed il bianco/giallo delle margherite, ogni erba è in fiore. Ancora presenti a basse quote numerosi nevai a confermare che quest’anno la stagione è molto in ritardo, le cime attorno a noi sono ancora completamente innevate ma il caldo degli ultimo giorni ha alimentato un numero indefinibile di torrenti e rigagnoli che creano suggestive cascate d’acqua che ci accompagneranno praticamente per tutta la giornata . Aumentiamo un po’ il passo approfittando dei pianori e delle leggere pendenze negative che si susseguono, poi si attraversa un altro torrente con un bel ponte di inox e si sale su dritti in direzione della malga del Gias Milon ( 1.993 mt ); da li a poco attraverseremo un tratto ancora innevato in prossimità dell’Alpeggio Gran Pian (2.132 mt), che due persone che incontriamo dichiarano di non esseri fidate ad oltrepassare ( ci dicono : “ noi siamo TONNATI …” ( come i VITELLI ?? ). Noi avevamo i bastoncini quindi, nessun problema.
Siamo quasi arrivati … il contrasto tra il verde del terreno che calpestiamo ed il bianco delle cime di fronte a noi, il silenzio che ci circonda rotto dal solo gorgogliare delle acque ci fa vivere dei momenti veramente unici .
Ad un tratto, a sorpresa, scorgiamo la punta di una bandiera tricolore , è il Rifugio … lesti affrettiamo il passo , faccio anche un brevissimo filmino, il sentiero sale abbastanza diritto ma oramai sono gli ultimi metri e l’adrenalina balza a mille … siamo arrivati ( 2h 15 – 6km 350 mt – Indigeni del luogo dicono che solo 4 persone l’hanno fatto di corsa sotto l’ora …) !!
Che spettacolo ! Ci accolgono i volontari del C.A.I. di Venaria offrendoci un bel tè caldo di benvenuto ( ci stava proprio bene … ), a 15-20 mt. da noi , proprio sotto al rifugio, un numeroso branco di stambecchi (forse più di 15), pascola indisturbato … attorno alte ed aguzze cime imbiancate tra le quali primeggia la Levanna Orientale con i suoi 3.555 mt, la Punta Martellot (3.452 mt) con ai suoi piedi l’omonimo ghiacciaio, la Punta Girard ( 3.262 mt ), più in basso il Col della Fea ( 2.595 mt )
Decidiamo di pranzare al rifugio con ottima polenta, salsiccia ed arrosto di maiale sapientemente cucinato dalle “Madamin” del C.A.I. di Venaria che ci accolgono come figli ! Chiudiamo con un ottimo tiramisù e bagniamo il tutto un una buona barberuccia … Prendiamo il caffè sul terrazzino del rifugio, ci godiamo ancora il paesaggio per qualche attimo, si vedono i due laghetti della Gura poco sotto al rifugio, il tetto del rifugio Ferreri (2.230 mt.) da tempo abbandonato poi, intimoriti da una nuvola passeggera, decidiamo di scendere.
Ripercorriamo esattamente lo stesso sentiero seguito per la salita ed in circa 1 h 30 siamo nuovamente a Forno, un po’ stanchini ma soddisfatti . Veramente un gran bel posto !
La nostra gita è quasi giunta alla fine, ci resta ancora la “forza” di farci una grigliatina serale, pernottamento al fresco di Forno e ripartenza lunedì in bici con meta Caselette previa sosta in località Groscavallo alla “Cà di Martu” per un buon e ricco pranzo in perfetto stile piemontese …
E chi ci ammazza !!
W gli ORCHI
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