martedì 1 giugno 2021

Bici Mtb "La Montagna che regala il Mare" - S'Archittu(Or) 31 Maggio 2021


 Dal racconto dell'OgreDoctor

La pandemia allenta finalmente la sua stretta e la vita lentamente riprende il suo corso. 
Approfitto dunque delle condizioni favorevoli e di questa settimana con in mezzo un 2 giugno, festivo, per concedermi una piccola sosta e portare mia mamma in Sardegna.
Il tempo è già bello, ma non così caldo da rendere le giornate poco godibili. L’acqua del mare inizia appena ora a scaldarsi e ci vuole una bella dose di coraggio per tuffarsi, ma la tentazione è irresistibile.
Novità assoluta: decido di portarmi la bicicletta. La mia vecchia Specialized Stumpjumper M4, sostituita da una più moderna Specialized Epic EVO, può ancora recitare la sua parte. 
Ho sempre pensato che andare in bici, nella mia terra fosse spettacolare, ma non mi aspettavo così tanto. 



Per impegnare un po’ il fisico scelgo un giro lungo, su rotte conosciute; ci sono chilometri di sterrato nell’entroterra, che intuisco, ma non conosco e senza compagnia o una guida del posto, significano perdersi sicuramente nel nulla.
Andiamo, dunque per asfalto, sicuramente non l’ideale per le ruote grasse, ma le strade non sono proprio un biliardo e l’asfalto ruvido forse sarebbe più adatto ad una gravel che ha una bici da strada.
Rotta verso l’entroterra, appuntamento mattiniero per un caffè a Santu Lussurgiu con mia zia. Il mio giro sarà un anello intorno al Monti Ferru.
Partenza alle 7.00 del mattino, per non viaggiare sotto il sole, che però complice una giornata nuvolosa, non arriverà che dopo le 15.00.
L’aria fresca del mattino si fa sentire sulle braccia nude, ma la sensazione è piacevole e la vista ripaga della fatica. Si viaggia in solitaria, disturbati di tanto in tanto da quelle poche macchine che si spostano da un paese all’altro; in fondo è un lunedì lavorativo. Le folle di vacanzieri non hanno ancora invaso l’isola, che è avvolta nel silenzio, rotto solo dalle strida degli uccelli e dai versi dagli animali allo stato brado.
Arrivato a Narbolia, opto per la salita a Seneghe, al posto della più conosciuta, ma piatta e noiosa strada per Milis. 
Viaggiare in bici è un po’ come andare a cavallo, l’andatura è veloce ma consente di apprezzare quello che si ha intorno. In mezzo alla campagna, in posizione dominante e strategica, le onnipresenti torri neolitiche dei Nuraghi, testimoni secolari di un mondo che non c’è più e custodi del segreto della loro stessa funzione: abitazioni, templi, caserme militari, avamposti. Ogni volta che passo per queste strade, ne scorgo di nuovi che non avevo mai notato, correndo in macchina. 
La salita non è di quelle che fa male, sale dolce dallo zero del livello del mare fino ai 313 metri di Seneghe, paese dell’olio.  Arrivo in paese mentre frotte di bambini con il grembiule blu e colletto bianco (ma non era stato abolito?) corrono a scuola. 
Attraverso l’abitato, mi sincero di essere nella direzione corretta e mi dirigo verso Bonarcado. Fra un paese e l’altro, ci sono circa 10 km, di nulla assoluto, campagna, boschi, uliveti, vigneti. Dovrò ancora percorrere una decina di km e un centinaio di metri di dislivello per arrivare a Santu Lussurgiu. 
Mio zio è già in vigna, lo saluterò un’altra volta. Un buon caffè accompagnato da una meringa e da due albicocche dolcissime, un saluto veloce a mia zia e, via verso la montagna di Badde Urbara, dove svetta l’antenna della RAI. 
Il cartello all’uscita di Santu Lussurgiu segna 17 km per arrivare a Cuglieri.
Salgo fino a quasi 1000 metri, ma senza strappi, le pendenze non vanno mai oltre il 6% e la salita è sempre pedalabile. Mi attraversa la strada una faina, chissà magari di ritorno d qualche razzia in pollai vicini. 
Una torre di avvistamento per il fuoco, ancora qualche curva dentro questi fitti boschi di lecci secolari e finalmente la strada spiana sull’altipiano. 
A breve inizierà la discesa verso Cuglieri, paese che si staglia su queste alture con la cupola metallica del Duomo che riflette orgogliosamente la luce del sole, visibile anche da lontano.
Tutt’intorno si stagliano guglie monolitiche che emergono dalla vegetazione e la sagoma diroccata del Casteddu Ezzu, il Castello del Montiferru, risalente al XII secolo.
Dalla cima del castello la vista spazia fino alla costa, al mare, verso Santa Caterina, S’Archittu e Torre del Pozzo. 
Montagna che regala il mare. 
Dopo la fatica, i 70 km e i 1000 e più metri di dislivello, mi fermo alla torre costiera di Pittinuri, che si trova su un promontorio calcareo a 28 metri s.l.m. e prende il nome dalla località di Santa Caterina di Pittinuri, nel territorio di Cuglieri. La torre fu costruita intorno al 1578 e dallo sperone in cui si trova, rimane in contatto visivo con le torri di Su Puttu (Torre del Pozzo), Capo Mannu, Capo Nieddu e Scab'e Sai. 
Non ci venivo più da quando ero bambino. Allora percorrevo i 5 km che mi separano da casa a piedi. Oggi in bici. I tempi cambiano, ma apparentemente solo per me. Questi luoghi sono rimasti come allora, splendidi, immutati, custodi del tempo che scorre, inesorabile.
Una foto con la mia rossa Stumpjumper M4, il mio cavallo meccanico, per cogliere l’attimo.



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