venerdì 26 luglio 2013

3030 KV Rocciamelone Susa(To) 24 Luglio 2013

Foto 3030 KV Rocciamelone

Dal racconto dell'OgreDoctor
Il Rocciamelone (Rociamlon in piemontese, Rochemelon in francese) è una montagna delle Alpi Graie alta 3.538 m s.l.m.. È situato al confine tra la Valle di Susa e quella di Viù e sulla sua punta convergono i territori comunali di Mompantero, Novalesa e Usseglio. Sulla cima della montagna si trova il vertice trigonometrico della rete primaria di inquadramento IGM95, materializzato sul posto da un centrino GPS fissato alla roccia nei pressi della statua della Madonna e denominato Rocciamelone (cod. 055903). L'origine del nome è controversa. Secondo alcune fonti il nome deriva dal celtico "Roc Maol" dove "Maol" significa sommità in riferimento al fatto che la montagna appare come la più alta del circondario. Un'altra fonte fa derivare il nome dal ligure "Roc Mulun" o "Roc Mulé" in relazione al termine "molek" che significa sacrificio (specialmente umano).
Il nome venne poi latinizzato dai Romani diventando "Mons Romuleus" a sua volta cambiato in "Monte Romuleo" nell'XI secolo. Questo nome fece nascere tante leggende come quella legata ad un certo re Romolo che si diceva passasse l'estate sulle sue pendici e che vi avrebbe nascosto i suoi tesori.
Nel medioevo era considerato la più alta cima delle Alpi. Questa convinzione, che oggi sappiamo errata, era supportata da diversi fattori: il monte infatti incombe su Susa con un balzo che supera i tremila metri; inoltre era ben visibile per la sua caratteristica forma conica dalla frequentatissima Via Francigena, che portava oltralpe attraverso il Moncenisio, palesandosi anche al viaggiatore più distratto in un periodo in cui vaste zone alpine erano pressoché inesplorate. Nel medioevo vi furono diversi tentativi di salita alla vetta, compreso uno da parte dei monaci dell'abbazia della Novalesa che - si legge negli annali dell'Abbazia - vengono respinti da vento e grandine. La prima salita documentata risale al 1° settembre 1358, probabilmente un primato nell'arco alpino. Il crociato Bonifacio Rotario D'Asti, catturato dai Turchi, si affida alla Madonna, promettendo, qualora fosse tornato in patria, di dedicarle un simulacro sulla vetta della prima montagna che avesse visto tornato sul suolo natio. Assistito da alcuni portatori, raggiunse la vetta portando con sé un trittico bronzeo dedicato appunto alla Madonna, oggi custodito in cattedrale a Susa. (Fonte Wikipedia).
Per l'allenamento in vista dei prossimi impegni (Royal e TDS) con l'OrcoPinoR decidiamo all'ultimo di rifare la salita, già fatta l'anno passato, al Rocciamelone, partendo direttamente dal Santuario della Madonna del Rocciamelone nel comune di Monpantero a Susa. La nostra via, non l'unica possibile per percorrere i 3000 metri continui della salita che conduce in vetta (si può fare la stessa impresa partendo da Foresto), utilizza il Sentiero dei Monaci che passando per il RIf. Il Trucco e il Rif. La Reposa arriva al Rif. Ca' D'Asti e poi in cima.
Nel corso dei decenni il Rocciamelone è stato teatro di numerose imprese sportive e alcuni record resistono al tempo imbattuti.
L'ultimo nell'agosto del 2010, quando Mau Scilla e Nico Valsesia avevano organizzato una gara di Trail running, chiamata "3030VK" una corsa in montagna con un "triple vertical" partendo da Susa (m. 503) fino alla vetta del Rocciamelone (m. 3538). Chissà cosa penserebbe Bonifacio Rotario del tempo mostruoso di Daniele Fornoni che ha impiegato 2 ore e 32 minuti per raggiungere la vetta del Rocciamelone?
Ma Daniele non è l'unico sportivo che ha provato a misurarsi con questa montagna e nemmno il più veloce. Fin dagli anni ’80-’90 alcuni precursori dello skyrunnig hanno fatto registrare prestazioni che risultano tutt’ora ineguagliate. Come il tempo di 2h 14’ fatto registrare da Daniele Ivol nel 1988 in salita da Mompantero e  le 3h 14’ di Elio Ruffino nella stessa occasione, per salire e ridiscendere a fondovalle (dopo un parziale di 2h 17’ in salita). Nel 1994 Valerio Bertoglio dopo i record stabiliti negli anni precedenti sul Cervino e sul Gran Paradiso, in 24 ore copre per tre volte l’intero percorso da Mompantero alla vetta e ritorno, e percorrendone ancora più di un terzo prima dello scoccare della ventiquattresima ora, accumulando un dislivello complessivo di oltre 20.000 m d+/-.
Anche il nostro OrcoRoccia (al secolo Praturlon Fiorenzo), discesista micidiale, è stato protagonista su questa montagna: ancora oggi detiene il record di doppia salita e discesa, stabilito nel 1988, con il tempo di 9 ore e 27 minuti.

Noi, modesti emuli, al cospetto di atleti così forti e blasonati, abbiamo comunque lasciato la nostra impronta di Orchi e in poco meno di 4 orette con un passo sostenuto, ma non al limite siamo arrivati alla Croce di Ferro.
Siamo saliti in silenzio, quasi in sinbiosi con la natura che ci circondava. E mentre salivamo ripensavo all'anno appena trascorso dall'ultima volta che, sempre io e Pino, siamo venuti fin quassù a percorrere questo stesso sentiero. E' sì e passato un solo anno, ma sembra un secolo!. Allora ipotizzavamo la nascita degli Orchi, oggi siamo una splendida realtà. Siamo cresciuti come numero, ma siamo cresciuti soprattutto come gruppo. Avverto l'entusiasmo, la freschezza quasi "giovanile" nelle iniziative che inventiamo a dispetto della media della nostre età sicuramente ragguardevole.
Quasi non avverto la fatica del salire. Superata la fatidica quota dei 3000 metri ho cominciato a percepire che qualcosa non andava bene e la testa cominciava ad essere un po' troppo leggera. OgreDoctor con il mal di montagna e chi l'avrebbe detto! Alla croce di ferro, alla fine, abbiamo optato per ridiscendere velocemente a quote più basse.
L'allenamento è stato comunque di tutto rispetto: 2800 metri di dislivello e 18 km circa.

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