Video Drone Tre Rifugi Val Pellice 2013 di Luca Cavagnero
Classifica Tre Rifugi Val Pellice 2013
Sito Tre Rifugi Val Pellice
Sito Gli Orchi Trailers ASD
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010
Edizione 2009
Un temporale in arrivo
sopra un bosco di faggi.
Nuvole veloci
si rincorrono su
aguzze vette miranti
pascoli generosi.
Assetati e canuti atleti
solcano lingue di neve.
Gli ultimi saranno i primi! (R.G.A)
Dal racconto dell'OgreDoctor
Quando si è determinati, l'impossibile non esiste, allora si possono muovere cielo e terra (Yamamoto Tsunemoto - Samurai)
Teatro di questa splendida e durissima gara sono le montagne della Val Pellice.
La storia nella Val Pellice è molto antica. Si hanno prove che la Valle sia stata popolata da alcune tribù a partire dal neolitico, grazie al rinvenimento di incisioni rupestri e al ritrovamento di arnesi litici (asce, coltelli, grattatoi) e di cocci di ceramiche di quel periodo.
I Romani hanno conosciuto queste popolazioni, genericamente chiamate "liguri", verso il I secolo a.C, quando erano già mescolate ai Celti (o Galli). Molte tracce del loro passaggio sono rimaste nella toponomastica: i suffissi in "asc" di Frossasco, Subiasco o in "ogna" di Angrogna, Ciamogna, oppure termini come "bric" (collina, monte) da cui, Bricherasio, collina dei Quariati, tribù che ha dato il nome alla vicina val Queyras.
Sicuramente, il motivo per il quale la Val Pellice è conosciuta è il fatto che in essa si radicò uno dei movimenti ereticali medievali, i valdesi, che hanno rappresentato fino al XIX secolo, l'unica chiesa riformata protestante presente sulla penisola italiana. La presenza dei valdesi ha determinato in modo fondamentale la storia e l'identità della Val Pellice.
I valdesi, o "poveri di Cristo" come si definivano, si costituirono alla fine del XII secolo a Lione, al seguito di un mercante di nome Valdo. Il movimento, scomunicato, giunse nell'area alpina agli inizi del XIII secolo ad opera di missionari provenienti dalla Lombardia. Per tutto il Medioevo questi cristiani eretici, dispersi in Europa, furono costretti a vivere in modo clandestino la loro fede basata sulla povertà e la lettura del vangelo. Ma, a differenza di quanto accadde in altre regioni d'Europa, qui la dissidenza valdese fu così forte che non la si poté cancellare, e la popolazione difese la sua libertà con la forza.
La val Pellice è caratterizzata dalla presenza di quattro parlate contemporanee, praticate alternativamente da una buona maggioranza della popolazione, a seconda dell'interlocutore del momento.
L'italiano è la lingua ufficiale, già imposta fin dal 1560, con un decreto di Emanuele Filiberto, in sostituzione del latino, per tutti gli atti legali e amministrativi. Il francese si pratica a causa delle vicende storiche. L'occitano anticamente era la lingua nella variante parlata nei due versanti delle nostre Alpi. Era una lingua di alta dignità nel medio evo, conosciuta in quasi tutta l'Europa, in seguito ridotta a dialetto non scritto.
Il piemontese, infine, viene parlato da secoli, accanto all'occitano, dalla quasi totalità della popolazione, a causa dei continui contatti commerciali e lavorativi con gli abitanti della pianura antistante. Oggi il piemontese tende a primeggiare sull'occitano, in particolare nei due centri più importanti, Luserna San Giovanni e Torre Pellice.
Il meteo non promette niente di buono; durante la notte abbondanti piogge dovute a temporali estivi e le nuvole basse al risveglio consigliano di dotarci di qualche indumento protettivo in più. La cautela non è mai troppa, ma Giove Pluvio alla fine ci risparmierà per quasi tutta la gara. Dopo le 11 ore di gara, infatti, gli ultimi concorrenti saranno benedetti da una copiosa grandinata!
Finalmente si parte, l'adrenalina accumulata nel pre-gara si scarica e una sferzata di energia attraversa i muscoli.
Partenza tranquilla, i numeri incutono rispetto e timore e consigliano prudenza: 54 km e 3818 metri di dislivello positivo.
Fin dalla prima salita per raggiungere il colle Barant (2373 mt) di circa 1600 mt, intuisco che non sarà facile arrivare al fondo della gara e che le risorse dovranno essere spese con attenzione per non rischiare di rimanere in riserva. Il bosco dell'Autagna è bellissimo, ma non vedo l'ora di salire sopra i 2000, l'umidità è opprimente.
Dal colle si gode una bellissima vista, ma è solo l'assaggio di quello che gli occhi potranno ammirare e la mente imprimere in modo indelebile nel film dei ricordi.
Eccoci al Barbara Lawrie. Ci attendono 1000 metri di dislivello per raggiungere il Colle Manzol. Avevo sentito parlare da altri sky runners della difficoltà di questa salita, ma pensavo si trattasse delle solite leggende...Quanto mi sbagliavo, un muro verticale negli ultimi 400 metri di dislivello. Arrivati sotto, quasi non si riesce a credere di dover passare proprio di lì.
Sono passate 4 ore e 15 minuti. Discesa con attraversamento di alcuni piccoli nevai in fase di discioglimento e passato il Granero arriverò al Jervis del Prà in un oretta.
I tre rifugi ci sono tutti, la gara e finita...guardo l'orologio: ho percorso circa 30 km e 2560 metri di dislivello positivo. La gara purtroppo è solo all'inizio, ora viene il bello mi dico!
Salita alle Barricate, traverso panoramico e poi discesa all'Alpe Crosenna. Un altro bel muro verticale per arrivare all'Alpe Blancet. Sono a corto di risorse alimentari e chiedo ad un altro runners se ha un gel in più che in vero spirito trail mi viene offerto. L'iniezione di zuccheri mi da quella sferzata per andare avanti. Ecco l'Alpe Giulian (2105 mt s.l.m); il cartello ci avvisa che sono -9 e da qui solo più discesa.
Anche rotolando arriverò a Bobbio Pellice!
La fatica si conclude in 9:10:17; gli ultimi 4 km in verità un po' sofferti e trascinati. La soddisfazione di aver concluso una gara così dura e tecnica è tantissima.
Una gara organizzata alla perfezione. Le 38 edizioni si vedono tutte, lo staff, il soccorso Alpino, i volontari degli Amici del Po si muovono sulle note di uno spartito che conoscono a memoria tante sono le volte che lo hanno interpretato e ci regalano una vera e autentica festa dello sport.
In tutto il percorso la presenza del soccorso alpino nei passi chiave della gara e dei volontari in tutte le situazioni di potenziale pericolo hanno permesso a tutti i runners di viaggiare in totale sicurezza. La tracciatura impeccabile ha portato a casa tutti senza alcun problema di reperimento del percorso.
Una manifestazione così ha sicuramente un respiro internazionale e meriterebbe una maggiore visibilità e partecipazione.
Chiudo il mio racconto segnalandovi che abbiamo conosciuto una marziana!
Alloggiava con noi al Curtilet e aveva l'aspetto di una comune donzella. All'anagrafe Helen Bonsor from Edimburgo in Scozia. Fa parte della squadra nazionale di corsa in montagna scozzese ed era in Italia per allenarsi per i prossimi mondiali in Polonia. E' stata capace di finire la gara in 7:10:38 infliggendo 13 minuti alla campionessa italiana Raffaella Miravalle, piazzandosi al 6° posto assoluto. Non ci sono parole!
Dal racconto dell'OrcoDavid
Della Val Pellice, da un punto di vista storico ha già detto tutto Ogredoctor, io mi limiterò a qualche sensazione che mi ha colto nei momenti in cui l'ho frequentata, a piedi, in mtb o con le ciaspole.
Lo stupore per le meraviglie dei luoghi, si è infatti sempre accompagnato ad un rispetto ed un ammirazione per quello che mi è sempre sembrato un attaccamento “speciale” dei suoi abitanti alle proprie terre. Un piccolo gioiello di boschi, pascoli, colli, incastrato tra valli più famose; un paesaggio, aspro e duro, curato in maniera particolare, dove l'amore per le proprie tradizioni, o per qualcuno la professione di una fede osteggiata per secoli, ha saputo coniugarsi con apertura al mondo ed alle altrui usanze e costumi. Un posto dove omologazione e standard di “modernità” propinati in maniera massiccia ed ossessiva, hanno trovato un identità forte, ma aperta e tollerante che ne hanno smorzato i lati più fasulli e fuorvianti.
Ovviamente questa sensazione andrebbe misurata sul campo; non sarà sicuramente tutto rose e fiori, non mancheranno contraddizioni e difficoltà, ma, se fossi un decisore politico, uno sguardo alle comunità di queste valli lo darei.
Non ho cariche politiche, sono solo un umile corridore di montagna dell'ultim'ora, con un fisico così e così, ed una condizione che è migliorata un minimo in questi mesi grazie alla pazienza degli altri Orchi senior che mi hanno proposto allenamenti graduali e completi, nonché dispensato consigli ed incoraggiamenti. Ed allora la decisione di partecipare a questa gara, la “corta” della tre rifugi (trail degli alpeggi, 33km e 2.200 m. di dislivello) in alta Val Pellice centra in pieno tutte le condizioni:
vado in un posto bellissimo, dove troverò quasi sicuramente persone che non vendono solo “un prodotto/evento” sportivo, ma che hanno messo in gioco per primi la loro persona (grazie ancora alle centinaia di volontari che erano ovunque!) e per di più ci vado con amici, che mi hanno introdotto a questo sport senza impormi i loro punti di vista, tabelle, divise ecc.
Ci vado anche io il sabato, accompagnando tre Orchi che faranno la lunga. In quel di Bobbio incontriamo OrcoGaetano e con la sua famiglia ceniamo, tentati continuamente dalla formula “buffet”, che mal si sposa con il “paiolo” che ci dovremmo fare l'indomani.
Per la cronaca OrcoGaetano, nonostante il tentato sgambetto delle zucchine in carpione, farà una prestazione super sulla lunga distanza, chiudendo in 8 ore e 47 minuti la sua fatica, migliorando di quasi un'ora la sua precedente prestazione!
Al mattino della domenica, incontriamo anche gli altri Orchi che partecipano alla corta. Alla fine sulla distanza breve ci saranno oltre a me, gli Orchi: Santo, Fiorenzo (OrcoRoccia), Pasquale, GabriellaC. Bene, siamo in compagnia, tutti con la voglia di arrivare in fondo e godersi una bella giornata di montagna e sport.
Si parte! Percorriamo per circa 45 minuti lo stesso tratto della lunga, poi noi veniamo dirottati verso il sentiero che sulla destra orografica del torrente Pellice, porta al Rifugio Jervis, quasi 1000 metri sopra Bobbio Pellice. Io sono con Orco Pasquale, un mio mito in tema di corsa, che oggi, causa un piede dolorante riesco a tallonare (ha l'età di mia madre, per intenderci). La parentesi però è d'obbligo per sottolineare grinta e capacità di tutta la compagine over 60 degli Orchi presenti, Orcoing sulla lunga e Fiorenzo, Orcoroccia sulla breve distanza; bravi! E grazie per l'insegnamento che ci date, poche parole e tanta passione!
Ma torniamo alla gara, superato il Jervis, il tracciato prevede una bella impennata a 2100 m. delle barricate e poi un lungo ed incantevole traverso su prati in piena foritura, dopo si scende all'alpe Crosenna, 1650 m. circa e 16 km all'arrivo. Dall'alpe parte però una seconda salita, 600 m, circa fino all'alpe Bancet, bella dritta! Io dopo il rifornimento al Crosenna mi sento bene e voglio provare a salire più velocemente. Sarà la parte migliore della mia gara, riesco a prendere parecchie persone che mi avevano superato all'inizio. Si scende un po' dal Bancet all'alpe Giulian (2100 m. circa). Al ristoro trovo OrcoSanto, anche lui un po' acciaccato ad un piede. La salita è finita, ma ci vogliono ancora 9 km di lunghissima discesa con 1500 m. di dislivello.
Arrivo fin sugli “spalti” naturali sopra Bobbio Pellice con Santo, (mentre Fiorenzo, sfruttando le sue doti di discesista è poco dietro), quando mi accorgo che forse posso chiudere la gara entro l'orario simbolico delle sei ore. Provo allora ad allungare un po', sento sempre più vicino gli altoparlanti della piazza e comincio ad addentrarmi nei primi vicoli, c'è sempre più gente ad applaudire, giro un angolo, poi un altro, poi ancora, che dedalo!!! poi finalmente arrivo in piazza, taglio il traguardo in 6h.01'33''. Subito dietro di me c'è Fiorenzo e poi arriva Santo e di lì a poco anche Pasquale e Gabriella, martoriata dai crampi, ma tutti hanno finito, bellissimo!
Dopo la meritata doccia nel torrente, ci ritroviamo in piazza per il pasta party.
Io arrivo appena in tempo per vedere tagliare il traguardo della prima donna classificata...ma! È lei! È la ragazza con cui abbiamo fatto colazione stamattina! Brava Helen!
Che sport incredibile!, stamattina un lampascione come me ha avuto l'occasione di sedersi al tavolo con una atleta nazionale di corsa in montagna, in una modesta borgata di una valle che, a questo punto si può dire, non poteva che essere la Val Pellice!
W la montagna!, W gli Orchi!
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