Racconto gara TDS 2011
Dal racconto dell'OrcoIng
Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people living for today
Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people living life in peace (John Lennon)
.Immagina un giorno lontano di percorrere un tuo lungo percorso mentale, immagina che non vi siano paesi nel tuo peregrinare, nulla per cui uccidere o morire, immagina che un giorno lontano tutta la gente viva in pace.
Immagina di realizzare un tuo lungo sogno, camminare con solo il cielo sopra di te.
Non occorre disturbare John Lennon con queste parole immortali per rivivere il ricordo di un viaggio emozionale, un viaggio lungo 5 giorni attraverso i paesi del Monte Bianco.
Non a caso la TDS si svolge prima sul percorso del TMB, indi sulla Alta via n° 2, poi sul Trail del Beaufortain, poi sul Tour du Pays Du Mont Blanc, per ritornare sul TMB.
Un viaggio prima di tutto dentro di te, dentro le tue paure, le tue emozioni, le tue speranze , i tuoi malori.
Non siamo qui sul Tour del Monte Bianco o in secondo ordine sulla UTMB, dove tutto sembra addomesticato, da un rifugio ad un altro, da un ristoro ad un altro, da un controllo ad un altro sentiero per sentiero dove le tracce e le indicazioni si susseguono come i paesi attraversati, conosciuti, certi, soprattutto rassicuranti perché ti fanno sentire sempre e comunque in un ambiente controllato e famigliare.
Infatti questa è la grande forza della UTMB, permettere a migliaia di persone di tutte le estrazioni di percorrere una avventura meravigliosa in un ambiente Wildness facendoli comunque sempre sentire sicuri come a casa propria e soprattutto facendoli percepire come ultra atleti in una crescente esaltazione del proprio smisurato Ego.
Insomma è l’eterna lotta per la realizzazione dell’inconscio primitivo del Primus inter pares, un gradino sempre sopra agli altri per avere percorso una distanza sempre maggiore, di avere impiegato un tempo sempre minore, di essere soprattutto sopra la massa e di stupire comunque i nostri amici, familiari, colleghi e consimili.
Ma la TDS non è tutto questo, è essenzialmente un viaggio di scoperta dei nostri limiti, di esaltazione e soprattutto un viaggio attraverso ambienti incredibilmente selvaggi per ore o giornate intere, dove praticamente non incontri nessuno e la tua preoccupazione maggiore diventa non tanto il raggiungimento della meta quanto la ricerca del percorso.
Lasciata Bourg Saint Maurice, praticamente per due giorni fino al Col Joly non si riesce a trovare traccia di civiltà, fatta eccezione l’attraversamento della strada al Cormet De Rosalind, un incredibile salto nel buio su sentieri dove occorre fare sempre il punto, rintracciare la sparuta cartellonistica, confrontare le ottime cartine del IGN con l’altimetro e l’orografia del territorio, sperare di precedere l’immancabile temporale diurno o serale, in una parola sperare di non perdersi.
In questo caso l’utilizzo del GPS con annessa cartografia avrebbe certamente privato il percorso del suo fascino di scoperta e di avventura.
Comunque Martedì 16 luglio il sottoscritto, mio fratello Roberto ed Ugo si ritrovano a cenare al Rif monte Bianco per essere poi pronti il mattino dopo.
Mercoledì 17 luglio
Pronti, posto via, siamo a Courmayeur di buon mattino, peccato che Roberto abbia dimenticato i pantaloncini corti per cui è d’obbligo aspettare l’apertura dei negozi ed altrettanto chiaro che occorre prendere la funivia per il Col Checrouit. La tappa fino a La Thuile ha una lunghezza di circa 30 km e non si può pretendere di partire alle 10 del mattino. Detto fatto, ma nella fretta di salire sulla funivia dimentico nell’auto tutta la cartografia IGN e la macchina fotografica!
Troppo tardi per tornare indietro, la Maison Vieil ci accoglie in una meravigliosa giornata di sole con vista sul ghiacciaio della Brenva e sulla Aguille Noire du Peterey.
Il sentiero balcone sale rapidamente fin quasi alla quota di 2500 sotto il Mont Fortin per poi riprecipitare al Ponte del Combal a 1950 m.
In questo tragitto si incrociano nugoli di escursionisti del TMB che risalgono lentamente tutta la val Veny, la maggior parte organizzati in comitive con tanto di guida, alcuni autonomi ma comunque tutti stranieri.
Dal lago Checrouit in poi si incontrano sempre più frequentemente vasti nevai tal da lasciare presumere un difficile attraversamento del Col Chavanne a quota 2600 mt, tetto del giro.
Una volta però raggiunta l’alta Val Veny oltre il rif Elisabetta, il colle si presenta praticamente pulito, fatta eccezione per una piccola lingua di neve e la risalita è notevolmente veloce anche se faticosa data la forte acclività del sentiero. Dal colle in poi si apre tutta l’enorme valle di Chavanne, sede di grandi fortificazioni militari su tutta la dorsale. E difatti su una bella strada militare si divalla lentamente fino circa alla quota di 1800 mt dove dovrebbe trovarsi il sentiero di raccordo con la strada del petit Saint Bernard. Di detto raccordo neanche l’ombra ma noi oggi abbiamo come meta un albergo di La Thuile. Percorriamo lungamente la strada interpoderale di fondo valle fino in paese, la distanza si allunga ma insomma si rotola in discesa.
In serata comincia il maltempo previsto.
Giovedì 18 luglio
Come da previsioni, piove a dirotto e parte in autostop, parte a piedi raggiungiamo il Colle del Petit Saint Bernard a 2180 mt nella più uggiosa giornata autunnale. Dopo 2 km di pianura e strada asfaltata, appena dopo l’Ospizio, finalmente troviamo la antica via Romana, perfettamente lastricata con un meraviglioso ponte in pietra.
Una Discesa lunghissima di circa 13 km tra alti pascoli, cascine ed infine abetaie ci porta a raggiungere il fondo valle con il paese di Seez. Siamo nella bassa val d’Isere, esattamente di fronte a grandi stazioni sciistiche del comprensorio Les Arc in un crescendo di impianti di risalita e condotte forzate idroelettriche.
Proprio una centrale elettrica diventa il punto di riferimento per raggiungere la più lontana Bourg Saint Maurice a quota 850 mt e un accogliente alberghetto, appena in centro.
La serata trascorre tra acquisti di nuove cartine e soprattutto nella ricerca del sentiero per il mattino dopo.
Venerdì 19 luglio
Partenza di buon mattino dopo una buona colazione francese. Ormai siamo di casa a Bourg e troviamo facilmente la retta via fra bellissime frazioni sopra la città, evidentemente la zona residenziale tra deliziosi Chalet in stile comunque sempre minimalista.
Salita mozzafiato di circa 2h,45’ sul piombo del paese fino ad incontrare il primo forte del Truc e successivamente quello della Platte. Abbiamo risalito velocemente circa 1400 metri di dislivello ma l’aria frizzante del mattino sotto un incredibile cielo terso ci ha sicuramente confortato.
I due forti in oggetto rivelano un sofisticato sistema difensivo tipico della grande architettura militare Francese del secolo XIX con la casamatta e le bocche rivolte esattamente nella direzione discendente della val d’Isere, ovvero della probabile penetrazione delle forze armate d’invasione dall’Italia. La stessa situazione che abbiamo ritrovato con i grandi forti francesi a protezione del Frejus. Il forte della Platte è ormai tramutato in un caseificio e non rappresenta un punto particolarmente attraente, data anche l’intersezione di numerose strade interpoderali che risalgono dal fondo valle verso gli Alpage. Si prosegue comunque su una mulattiera su pendenze decisamente più dolci fino al Colle della Forclaz ( 2354 m) e raggiungendo velocemente un grande altipiano incastonato da piccoli laghetti, i 5 laghi, passando tangenti al più grande, e precipitando velocemente nel successivo vallone per circa 200 metri su un sentiero decisamente ostico. Risalita faticosa per raggiungere finalmente il più celebre Passeur de Pralognan ( 2567 m). A questo punto sono già 2000 medtri di dislivello positivo. Discesa molto tecnica e ripidissima e si raggiunge il Cormet De Roselend a circa 2000 m. Allungatoia di circa 3 km fino al Rif Plan du Lay dopo una massacrante tappa e prima di prendere l’immancabile acquazzone serale.
Sabato 20 luglio
Facendo una lunga digressione dal percorso del TDS, lungo il sentiero del Tour del Beaufortain, in circa 1 ora ½ raggiungiamo il tracciato originale ,con una notevole allungamento della distanza , fino al Colle della Source. Discesa sul fondo del vallone e percorso della grande forra, Passage du Curè, tipo un Verdon in miniatura, su un sentiero scavato nella parete. Vietato correre! Finalmente la tanto nominata La Gittaz, con tanto di cappella e poche case private, ma di rifugio manco l’ombra. Meno male che abbiamo evitato la sosta qui perchè il rifugio del sito praticamente non esiste!
A questo punto sempre sul percorso dell’Ultra trail del Beufortain risaliamo su scarsissime tracce di sentiero fino al colle Est de Gitte. Giusto in tempo per passare davanti al primo concorrente, al controllo sul colle. Primiere!
Ormai si spalanca davanti a noi tutta la grande vallata fino al Col Joly, e su percorsi inediti e tracce scendiamo per poi risalire fino all’arrivo degli impianti.
Non ci ferma più nessuno, la sotto Le Contamine! Vista l’ora un impianto e autostop ci riportano velocemente in paese e con lenta e faticosa risalita si raggiunge Il Truc su un bucolico altipiano, giusto in faccia alla parete del Dome du Miage, teatro della nostra più grande discesa in sci, quasi duemila metri di pendenze davvero sostenute.
Domenica 21 Luglio
La Domenica ci vede salire baldanzosi il col du Tricot fino all’intersezione della via dell’Arete du Bionassy.
Ma sul colle e sulla relativa discesa fino al Bellevue e poi al col de Voza cambia l’intero mondo.
Torme di escursionisti, gitanti, corridori, alpinisti e percorritori dell’TMB ci vengono incontro.
Dal silenzio assoluto di due giorni siamo in preda ad un forsennato carosello di assatanati frequentatori del Bianco, a cui si aggiunge pure il trail da Sant Gervais fino al Nid d’Aigle(2372) a complicare il tutto e a svilire il meritato finale.
Ma Les Houche è lì sotto e con il bus rientriamo a Chamonix in preda alla smania compulsiva da shopping.
Ormai non siamo più noi, siamo gli attori inconsapevoli del consumismo più sfrenato.
Quello che realmente importa è cosa comprerai domani.
State Attenti!
La nave è ormai in mano al cuoco di bordo e le parole che trasmette il megafono del Comandante non riguardano più la rotta ma quello che si mangerà domani! ( Soren Kierkegaard)
Ma nonostante il cuoco, il Comandante rimango Io e nessuno mi potrà rubare il bellissimo ricordo di 5 giorni intorno al Monte Bianco sulla TDS!
Nessun commento:
Posta un commento