Dal racconto dell'OrcoMarco
Per Domenica 30 Giugno
2013 il meteo promette una giornata dalle caratteristiche finalmente estive. La
fantasia allora si scatena sul cosa fare; l’imminente trail Liddes-Verbier che
andrò a correre da accompagnatore di mio figlio Edoardo (LittleOgre) richiede
un bel allenamento per rifinire la preparazione di questi mesi. Ma non bisogna
tralasciare i futuri obbiettivi alpini (di Edo) e allora per papà il compito
arduo di trovare il connubio tra distanza da percorrere, dislivello e quota.
Scartata l’ipotesi di un
bel “doppio” Breithorn per problemi di blocchi stradali in Valtournanche per
una gara ciclistica, a papà (OgreExtreme) viene in mente la masochistica salita
al rifugio Quintino Sella al Felik, base di partenza per innumerevoli scalate
sul Monte Rosa.
In questa salita si
concentra tutto il desiderato e sicuramente alla fine avremo testato
sufficientemente il motore per i prossimi impegni.
I conti sono presto
fatti: 1775 metri di dislivello, 20 km. tra andata e ritorno, pendii ripidi,
nevai, creste, roccette e quota sono un mix esplosivo e attraente.
La partenza avviene da
Staffal e prosegue sulla bella strada sterrata di servizio degli impianti
sciistici che con innumerevoli tornanti ( tagli dei tornanti rigorosamente
vietati perché bisogna fare chilometri) ci conduce a buon ritmo verso il colle
Bettaforca che raggiungiamo dopo un’ora e un quarto di camminata alternata a
corsa.
Siamo a 2727 mt. la neve
è ancora presente abbondantemente per essere fine giugno e, dal colle in su, a
parte qualche tratto roccioso o particolarmente esposto al vento il percorso
sarà completamente innevato sino alla base della cresta finale che precede il
rifugio.
Saliamo decisi, la neve
riscaldata dal sole è morbida al punto giusto. Le scarpette da trail su questo tipo di neve infondono
sicurezza e così evitiamo di mettere i ramponi. Più saliamo e più le gambe oggi
girano. Raccogliamo i frutti di questi mesi di allenamento.
Edoardo è scatenato; dove
io salgo al passo e accenno a qualche tratto di corsa lui alza il ritmo e
prende il largo. Si gira e mi guarda: penserà povero vecchietto chissà come
fatica!
Arriviamo sulla cresta
finale aerea ed esposta ma ottimamente attrezzata. Qui sembra di volare, molti
tratti in piano (forse ci sembravano solo tali rispetto alle pendenze
precedenti) ci permettono di correre, di saltare liberamente da un masso
all’altro e di assaporare quel senso di libertà che solo la montagna regala.
Il rifugio appare
improvviso, l’ambiente è straordinario: Castore, Liskamm, Breithorn sono lì a
dominare la scena e a farci sentire piccoli e indifesi e a indicarci che la
montagna deve essere affrontata in umiltà e con tanta preparazione fisica e
mentale.
Entriamo nel rifugio, ci
rilassiamo. Edoardo non resiste a un buon piatto di pasta al pesto. Io lo
guardo, preferisco non esagerare. Meglio
star leggeri e allora solo una barretta. Lui è giovane e può tutto.
Ma è ora di scendere, la
pigrizia si sta impossessando delle nostre gambe, meglio sbrigarci, anche
perché il sole sta scaldando troppo la neve e alcuni pendii ripidi sono da
attraversare con prudenza e attenzione.
Le gambe si rimettono in
moto e con l’aiuto di lunghe scivolate e grandi risate ci troviamo velocemente
al termine della neve. Ancora 500 metri e laggiù si vede già il parcheggio. Un
ultima picchiata, questa volta tirando giù dritti sulle piste da sci di
Gressoney e finalmente l’arrivo alla macchina accompagnato dal solito show
canoro di Edo a chiudere questa intensa e magnifica giornata di corsa, montagna
e cosa più importante di divertimento in compagnia del proprio figlio.
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