Classifica Pistoia Abetone 2013
Sito Pistoia Abetone
Dai Racconti OrcoJoak, OrcoCamola, OrcoPaolo
... Inizia
l'OrcoJoack
“Allora,
vi ho portato in un bel posto o no?”.
È
l’ultimo sabato di giugno e tre orchi, Camola, Paolo e Joack, sono partiti di
buon’ora alla volta di Pistoia per la loro prima Pistoia-Abetone.
Nonostante
le prime partenze di vacanzieri, il traffico è scorrevole e giungiamo
facilmente a destinazione, ben idratati (*),
giusto per ora di pranzo, quando l’appetito inizia a farsi sentire.
Siamo
in Toscana, giusto? E allora cosa c’è di meglio di una bella fiorentina? (sto
parlando della bistecca, ovviamente…).
Così
io e Andrea ci sbraniamo una bella bisteccona ben cotta innaffiandola con un
fresco rosso della zona, mentre Paolo, ligio alle raccomandazioni di
OgreDoctor, si
limita ad un piatto di pasta e una birretta chiara.
Il
pomeriggio libero da impegni ci permette di fare un bel giro turistico sulle
colline intorno a Pistoia e così arriviamo a Vinci, paese natale di Leonardo
(il genio).
“Allora,
vi ho portato in un bel posto o no?”.
Vinci
è un bellissimo paesino arroccato su una collina dalla quale si domina tutta la
valle verso Firenze.
Tutto
ricorda il grande Leonardo: il museo, le installazioni scultoree, la chiesetta,
i negozi di souvenir.
Questa
gita fuori programma è stata proprio una bella sorpresa che ci ha messo tutti
di ottimo umore.
Lo
sparo arriva puntuale alle 7 e30 ad annunciare la partenza della gara.
Nelle
lunghe sere d’inverno abbiamo passato molto tempo ad elaborare la migliore
strategia di gara: percorso, altimetria, pendenza, ritmo…
Alla
fine abbiamo deciso unanimi: ognuno col suo passo, ci vediamo all’arrivo!
Il
primo tratto di 4, 5 km è quasi in piano rispetto a ciò che ci aspetta dopo.
Partiamo con un buon ritmo, adeguato al tipo di gara che abbiamo di fronte.
Arrivati
alla frazione di Piazza inizia il primo strappo verso Le Piastre.
Si
tratta di una salita tosta (di 9 km) con diversi tornanti che ci porta fino al
14mo kilometro e che facciamo di buona lena facendoci ben sperare per i
kilometri che verranno.
Dopo
Le Piastre la strada corre veloce lungo la valle del Reno per altri 4, 5
kilometri per poi ricominciare a salire verso il passo dell’Oppio.
Io e
OrcoCamola procediamo insieme fino verso il 23mo kilometro, poi a me arriva la
prima crisi. Dico ad Andrea: “vai, io procedo come posso”.
Paolo
è appena più indietro. Al 26mo kilometro inizia una discesa verso la frazione
San Marcello e poi La Lima ma non riesco ad approfittare di questo vantaggio perché
la crisi, che pensavo temporanea, mi accompagnerà, a fasi alterne, fino al
traguardo.
La
Lima: che strano nome per un paesino. Mi fermo al ristoro, per respirare un
po’, idratarmi e cercare le energie residue per lo strappo finale.
Un
corridore mi chiede: “Come va? Dura?” Rispondo: “Per me è la prima volta,
abbastanza bene, ma veramente dura”.
In
tutta risposta: “ Bene, allora fatti il segno della croce, perché è da qui che
comincia la gara!”
Come
da qui? E i 33 kilometri fatti per arrivare fin qui e che mi hanno già
prosciugato le energie?
Lui mi
indica un grande muraglione molto più in alto e dice: “lo vedi quello? È un
tornante. C’è ne sono 9 così”.
Il
tratto dalla Lima all’Abetone è una lunga e FEROCE salita di 17 kilometri che
non ti da nessuna tregua e soprattutto non ti lascia scuse: o soffri fino al
traguardo o
rinunci. Mi torna in mente il titolo di un libro che ho appena finito di
leggere (Correre o morire).
Riparto
quasi rassegnato e inizio ad arrancare. I dolori agli adduttori mi costringono
ad alternare sempre più frequentemente tratti di corsa a tratti di cammino.
Pian
piano i kilometri passano. Al kilometro
42,195 c’è il pallone della maratona. E pensare che fino all’ultima
volta questo era stato il mio limite ultimo.
Arrivo
ad un ristoro. Non so più cosa bere o mangiare per ritrovare un pò d’energia.
Cerco dei sali ma il tavolo è pieno di bicchierini con liquidi di colore
giallastro tutti uguali. Non volevo bere altra aranciata e allora chiedo:
“Sali?”.
Mi
risponde un volontario con tipico accento toscano indicando un bicchiere: “Si,
si sali”.
“Po’
se ne vo’ ancora, su di li, te tu vedi come sali!” indicandomi il resto della
salita per l’Abetone.
Non
sapevo più se ridere o inc…..
Gli
ultimi kilometri sono stati una vera sofferenza, inutile nasconderlo. Il
paesaggio è magnifico, si passa attraverso grandi boschi di faggi e abeti
e la
temperatura e fresca. Ciononostante la fatica è tremenda. E quando, dopo il
48mo kilometro la strada finalmente riduce la pendenza facendomi capire che si
avvicinava la sommità del passo, più che la gioia ti prende quasi la rabbia:
vorresti accelerare, recuperare qualche secondo, finire la gara all’attacco,
ma… nulla, ogni richiamo cade nel vuoto, il fisico non risponde più.
Tagliato
il traguardo finalmente la tensione si stempera, ma ci va un po’ prima di
gioire per l’impresa appena conclusa.
Un
pulmino mi porta alla piscina coperta per la doccia e ritrovo Andrea. Di li a
poco arriva anche Paolo, anche lui provato.
Nell’autobus
che ci riporta a Pistoia inevitabilmente si parla della gara appena conclusa,
scambiando commenti e impressioni con gli altri runners, condividendo
le fatiche e le difficoltà che ci hanno accomunato per tutta la gara.
E pian
piano ritroviamo il sorriso certi che domani, quando la fatica sarà svanita,
rimarrà la soddisfazione di avercela fatta ancora una volta.
E'
vero ce l'abbiamo fatta ancora una volta e questa è una di quelle volte in cui
le mie energie sono arrivate al lumicino.
Questa
volta ho accusato il colpo ... ma è stata sola colpa mia.
Ad una
gara così non si partecipa con leggerezza o se lo fai almeno devi farlo
umilmente, senza pretese;
non
come ho fatto io che penso di farcela sempre e comunque.
Ho
avuto l'ennesima conferma che, almeno per me, la maratona è la gara più dura.
Se poi alla maratona aggiungi 8 km e 1400 m di dislivello la fatica è servita.
I miei
soci possono dire quello che vogliono ma per me sono stati grandi.
Paolo
è partito con i suoi problemi di salute non completamente risolti. Che
coraggio! Che capacità grande di soffrire! Può sembrare assurdo ma non lo è
stato.
Sono
stato a lungo preoccupato e vederlo all'arrivo con la faccia segnata dalla
fatica e dall'emozione è stato proprio un regalo.
Eccolo
il senso.
Ecco
che un bel pianto liberatore ti toglie i panni di atleta e ti restituisce
quelli di persona.
Che
dire di Mario che dopo una settimana di antibiotici è partito con l'intenzione
di dare il meglio di se.
Cosi
ha fatto.
Se io
avessi preso antibiotici li avrei usati come alibi per giustificare la fatica.
Abbiamo
corso insieme per un bel tratto poi ci siamo persi.
Rivedo
Mario all'arrivo: stanco come tutti ma con lo sguardo acceso, carico di
energia.
Questo
mi fa capire che la sua gara l'ha stra-vinta.
Diciamo
che c'è sempre qualcosa da imparare dai tuoi amici.
C'è
sempre qualcosa da imparare da una gara che, se sottovaluti, ti rivolta come un
calzino.
C'è
quel senso di vuoto che ti fa arrabbiare e poi piangere
C'è la
follia sentirti in vacanza anche mentre affronti una fatica immane.
C'è
sempre la bellezza di partire il giorno prima della gara, e di andare a spasso
per una bella città.
“Direi
proprio di si OrcoJoack, ci hai portato proprio in un bel posto”.
....continua l'OrcoPAolo
se volete sapere com'è andata la mia Pistoia Abetone ve lo racconto
di persona.
W gli Orchi
(*) per preparare al meglio il
nostro fisico avevamo deciso di bere molta acqua durante il viaggio e arrivare
alla gara ben idratati. Questo ci ha permesso di far visita a tutti i bagni
degli autogrill che abbiamo incontrato.
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