martedì 18 giugno 2019

Arrampicata sportiva "Spigolo Maria Grazia- Torre Castello" Acceglio(Cn) 13 Giugno 2019

Arrampicata Spigolo Maria Grazie - Torre Castello 2019

Dal racconto dell'OgreDoctor

La stagione sciistica volge al termine; la neve, ormai, a meno di non salire di quota e partire a ore antelucane, non permette di godere appieno della pratica dello scialpinismo.
E’ giunta l’ora di cambiare assetto e tirare fuori le scarpette per l’arrampicata e gli scarponi per qualche “alpinata” in quota. In realtà è già da un po’ che, con gli allievi del corso di Roccia della Scuola Motti, si gironzola per placche, diedri e fessure, vuoi su calcare, vuoi su quarzite e, quando si riesce, magari su granito.
Da soli, però si cerca qualcosa di più ingaggioso, d’intrigante, sempre commisurato al proprio livello, poco più che mediocre, per scalare da primo, magari usando protezioni mobili (friends e nuts) per assicurarsi su terreno di avventura.
La scelta per la gita è la Torre Castello nel gruppo Castello-Provenzale, due torri, dolomitiche che dominano la Valle Maira nei pressi di Chiappera, innalzandosi tra pascoli, prati e altre cime dalla forma non troppo evidente, ma dai fianchi possenti propri delle montagne dell’Ovest.
Le sue pareti sono impressionanti, repulsive. Scegliamo lo Spigolo Maria Grazia, una delle vie più classiche e frequentate della zona che segue lo spigolo che separa la Parete Est dal Camino Palestro. L’arrampicata è piuttosto continua sul quarto grado sostenuto, particolarmente piacevole e aerea su roccia praticamente perfetta.
La via ha uno sviluppo di 230 metri, articolati in nove tiri. Caratteristica delle vie su questo monolite è che la discesa è fatta necessariamente in corda doppia, in sostanza nel vuoto.
La giornata è spettacolare, non troppo calda. Riusciamo comunque a trovare in questo giovedì feriale, altre cordate, che si avvicinano come noi alla parete. Sul nostro versante saremo in due, una cordata composta di due alpinisti sulla vicina via Balzola, salita qualche anno prima, e la nostra, composta di tre elementi.
Lo Spigolo Maria Grazia corre sulla sinistra della Via Balzola e a livello del V tiro, le due vie hanno una sosta in comune, anche se viaggiano poi, in direzioni sostanzialmente opposte.
La mattinata inizia con un intoppo di poco conto: giunti alla fine della carrozzabile siamo fermati da un soldato in tenuta mimetica, che gentilmente ci informa che il sentiero per il colle Greguri è interdetto, per esercitazioni di tiro. Non ci rimane che scendere al parcheggio poco sopra il Rifugio Campo Base e prendere il sentiero più ripido, che passa sul versante opposto, aggiungendo poco più di 200 metri di dislivello ai 300 messi in preventivo.
Lo slittamento sui tempi non ci preoccupa, non sono previste precipitazioni in quest’angolo remoto del Piemonte e l’imprevisto non turba per nulla il nostro buon umore.
Indossati gli attrezzi del mestiere (casco, imbrago e un’infinità di ferraglia), si parte. Tocca a me aprire le danze.
S’inizia con alcuni risalti facili fino ad arrivare dove la parete si fa verticale. Dopo i primi movimenti capisco subito che la via è di stampo alpinistico, in parete non c’è quasi nulla; nei primi 30 metri un solo chiodo a proteggere un passaggio di IV/IV+ su fessura.
Il grip su questa quarzite rossa-giallastra è fantastico; per piedi e mani tutto quello che serve per una progressione in sicurezza, con la possibilità di integrare qua e là con i friends, quando la distanza fra una protezione e l’altra si fa siderale. I chiodi in parete non sono moltissimi (eufemismo), ma messi nei punti più difficili. L’arrampicata è bella, continua, mai troppo difficile, con qualche passaggio di V.
Ci alterniamo Tommy ed io come capo cordata scambiandoci le corde del terzo, Milena, che dopo diverso tempo a digiuno di roccia si cimenta nuovamente con nodi, longe e progressione. Forse non proprio un inizio plasir!
Il tempo scorre tranquillo, saliamo sicuri, anche sui passi un po’ più sostenuti, sotto un tettino e più su, per vincere uno strapiombino. Le soste sono su chiodi vecchi, ma ancora solidi, Le soste della vicina Balzola, invece sono nuove di zecca, luccicanti.
Arriva il momento delle calate. La discesa forse genera più ansia della salita. Nell’istante in cui ti sleghi dalla corda usata per la progressione, sei appeso alla sosta con la longe, unico cordone ombelicale che ti separa dal baratro, che hai sotto i piedi.
Controllo il nodo di giunzione delle corde e poi dopo averle filate per bene, le buttiamo giù. Le doppie sono da 50/60 metri; l’ultima ci porta con i piedi per terra, poco sotto i nostri zaini.
Riposto il materiale, ci dirigiamo alla macchina, passando dal freschetto dei 2300 metri, all’ombra della grande parete, al caldo torrido della macchina. Una birretta a Campo Base e soddisfatti torniamo alla normalità.
W Gli Orchi, W la Montagna

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