Foto Arrampicata Sportiva Punta Ostanetta 2019
Dal racconto dell'OgreDoctor
I freddi numeri:
difficoltà: 5c / 5b obbl
esposizione arrampicata: Nord-Ovest
sviluppo arrampicata (m): 230
Martedì 18 giugno ore 7.03, stazione di Alpignano. Alla chiamata alle armi risponde solo Tommy. La meta questa volta è un po’ più ambiziosa, almeno per noi.
La via della fessura sulla parete nord-ovest della Ostanetta è una classica. La via è stata aperta da Fiorenzo Michelin, come molte altre su questa parete e porta la sua firma con le caratteristiche placchette azzurre fatto a mano e la sua chiodatura essenziale a proteggere i passaggi più complessi.
La strada dal parcheggio degli impianti sciistici di Montoso, nei pressi della frazione Rucas, è chiusa da una sbarra. Le stazioni sciistiche, finita la stagione, sono tutte uguali, una desolazione di enormi casoni abbandonati.
Un po’ sconsolati, affrontiamo l’avvicinamento che aggiunge un’ora e più a quanto messo in preventivo nella fase di preparazione della gita. Sulle nostre teste incombe la previsione di 3bmeteo, che dà probabili temporali alle ore 16.00.
Arrivati sotto la tenebrosa parete, che all’ombra di un versante nord appare scura e terrificante, cerchiamo la targhetta che segna l’inizio della nostra tenzone, perdendoci ancora una mezz’oretta buona.
Poi, finalmente, si comincia. A me i tiri dispari e a Tommy quelli pari, con difficoltà equamente distribuite da buoni compagni di scalata.
La roccia è stupenda, un granito solidissimo su cui le mie Five Tens fanno una presa tenace e mi danno sicurezza.
La via è piacevole e alterna alcune lunghezze di sicuro valore, L5 su tutte, ad altre meno entusiasmanti. Necessario l’utilizzo di protezioni veloci anche se i tratti in fessura sono protetti dalla presenza di un certo numero di spit. Diverso è il discorso per i tratti di placca dove le protezioni si allungano vertiginosamente e dove spesso non è possibile proteggersi.
Ci destreggiamo fra fessure, diedri e chiudiamo le danze con un tetto a massi incastrati, che ci porta alla sosta numero 9 dove la via termina.
La delusione per non raggiungere una cima, in realtà non c’è stata; sapevamo a priori che le vie, su questa parete, eccetto una, non raggiungo la sommità.
Iniziamo ad allestire le doppie e puntuale come un orologio svizzero, alle ore 16.00, si scatena il finimondo. Siamo investiti dal classico temporale estivo e la parete si trasforma in un fiume in piena. Velocizziamo la discesa il più possibile con la grandine che martella il casco. Le corde diventano rigide, inzuppate di pioggia e scorrono a fatica nel discensore e nel nodo marchand di sicurezza.
Momenti di sacro terrore, per la paura di essere colpiti dai fulmini, per fortuna lontani e per la consapevolezza che, se si fossero incastrate le doppie, saremo rimasti appesi come salami alla parete.
Tutto si conclude bene e in un’oretta siamo con i piedi per terra, inzuppati e, come a dire “la prossima volta non ignorate le previsioni”, il cielo si rasserena parzialmente e la pioggia cessa.
Inzuppati e marci, gli zaini appesantiti dalle corde e dagli indumenti bagnati, ci dirigiamo alla macchina, con un'altra oretta di cammino.
Nel complesso una bellissima giornata di arrampicata, con anche una lezione da non dimenticare più di quanto possa essere terribile la montagna in situazione di meteo avverso.
W Gli Orchi, W la Montagna
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