Foro SciAlpinismo Granta Parei
Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga
Quota di partenza (m): 1878
Quota vetta (m): 3387
Dislivello complessivo (m): 1550
Difficoltà: BSA (Buoni Sci Alpinsti)
Esposizione preval. in discesa: Nord-Est
Località partenza: Thumel (Rhêmes-Notre-Dame, AO)
Punti appoggio: Rifugio Benevolo 2285 m
Già si fa presto a dire BSA. Occorre pertanto essere : Buoni Sciatori Alpinisti.
Tre indicatori molto precisi, che invero non c'azzeccano troppo con la gita alla Granta Parei.
E si perché innanzitutto la prima parte del percorso non ha nulla a che fare con lo sci.
Solo portage, ovvero sci in spalla completi di attacchi, pelli e zaino strabocchevole, scarponi ai piedi con somma delizia per i novelli masochisti pseudo sciatori.
Infatti di neve neanche l’ombra praticamente fino al rifugio, dove ci tocca percorrere lungamente la strada interpoderale che da Thumel raggiunge il pianoro del rifugio posto a q. 2285 mt.
E ancora grazie che da Rhemes Notre Dame ci fanno raggiungere la piccola frazione di Thumel dove ti accoglie un grande parcheggio per i turisti domenicali che fanno la loro brava scampagnata.
Tre vecchie malghe ristrutturate con i fondi della Vallèe, un nuovo bar ristorante ricavato dagli alpigiani nella primitiva costruzione, alcune stalle da fare invidia agli chalet di montagna.
E questa è la Val di Rhemes, 15 km di valle incontaminata dove sembra di essere nel 1800 ed in qualche vallata Svizzera dove probabilmente potresti ancora incrociare Heidi, tutto è stato mantenuto perfettamente integro, nessuna nuova costruzione, solo ristrutturazione di alpeggi e piccolissime frazioni, unico borgo esistente la frazione terminale in testata della valle, la meravigliosa Rhemes. E’ infatti probabilmente questa la più bella enclave dell’intera Valle d’Aosta. Il sabato quando passiamo il paese risulta quasi disabitato, unica traccia di vita la locanda bar che racchiude al piano superiore alcune meravigliose stanzette per turisti ricercati.
Dal piazzale così raggiunto di Thumel, sci in spalla si fatica sulla vecchia carrareccia alpina fino al ponte terminale della Dora di Rhemes dove finalmente riesci a prendere quota fino alla balza del rifugio, costruito anticamente sulle lingue terminali del ghiacciaio di Golettaz.
Oggi tutta l’orografia è cambiata, il ghiacciaio si è ritirato molto più a monte, praticamente sotto la parete Est della Granta Parei ed anche il rifugio, purtroppo ancora del CAI, ha subito un ottima ristrutturazione dopo decenni di conflittualità tra i proprietari dei terreni, il Cai ed i gestori precedenti.
La mia memoria torna indietro di almeno 40 anni di percorrenza di alcune montagne della zona e dove la sosta al rifugio era un’incognita tra la maleducazione dei gestori e la scarsissima ospitalità. Fortunatamente oggi i nuovi gestori sanno sapientemente abbinare il rifugio completamente ristrutturato ad una ottima gestione fatta da personale giovane ed efficiente che ti sa anche consigliare sui vari itinerari. Incredibilmente ci assegnano a noi tre la suite, ovvero la camera riservata del personale, posta in adiacenza alla cucina, all’estremità dell’ala nuova, calda e confortevole!
Cena luculliana, dormita perfetta ed al mattino alle 7 partenza, ultimi quando tutti sono ormai già in cammino per le gite. Nessun problema, la giornata è lunga, tempo bello stabile. Tutti si sono diretti verso le più conosciute gite della Calabra, Roc Du Fond o Galisia ma già fatte in tempi lontani.
Dal rifugio percorriamo ancora a piedi una mulattiera e poi finalmente sci ai piedi ci dirigiamo nella valle sotto la bastionata rocciosa fin quasi contro la montagna. Il sentiero estivo percorre molto più in basso la bastionato, verso Sud ma adesso in questa zona neanche l’ombra della neve. È pertanto giocoforza raggiungere gli ampi canali nevosi, che decisamente ripidi e molto faticosi, ci permettono di raggiungere in 2, 30 ore i pianori superiori del costone frastagliato che delimita il grande ghiacciaio pensile ad Ovest della Montagna. Si risale finalmente tutto il grande plateau molto dolcemente con un ampio tracciato spettacolare che ti fa raggiungere il colle terminale a quota 3180. Ma qui terminano i buoni sciatori che devono diventare giocoforza alpinisti per superare il difficile pendio terminale con picca e ramponi.
Per me oggi giornata di crisi, affaticamento e debolezza generale mi inducono prudentemente a fermarmi alla base della parete, mio fratello Roberto ed Ugo proseguono indomiti sullo scivolo a 40-45° per poi fermarsi a metà parete. In effetti la neve si rivela molto dura ma riscontriamo anche di avere perso la smalto degli antichi alpinisti.
La discesa si rivela spettacolare nella prima parte sul ghiacciaio dove una patina di neve lavorata permette una facile sciata, poi raggiungiamo velocemente la dorsale e giù per i canali faticosamente percorsi in salita.
Qui la neve è decisamente più molle e si affonda ma quel tanto da permettere un facile controllo degli attrezzi. Insomma quasi non ti accorgi che in circa 30 minuti siamo di ritorno al Benevolo. Tavolini, bar, pic nic, signore che in costume prendono il sole, sembra di essere a Riccione, ma tutto sommato direi anche piacevole.
Il ritorno è sempre una sofferenza con sci in spalle e male ai piedi per gli odiosi scarponi e con tanta strada da percorrere. Ma tant’è ormai sappiamo benissimo che se vuoi apprezzare i piaceri della montagna bisogna prima di tutto soffrire… Ma sarà poi vero?
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