mercoledì 23 luglio 2014
Training SkyRunning Ciamarella 3676 slm Valli di Lanzo (To) 19 Luglio 2014
Dal racconto dell'OgreExtreme
Sabato mattina, indeciso mi alzo, uno sguardo fuori dalla finestra per osservare gli umori di questo strano mese di luglio, l’idea è quella di andare al pian della Mussa e di lì salire verso la Ciamarella per fare qualcosa. Già qualcosa; la motivazione ultimamente latita, tra le incertezze meteo, alcuni problemi di salute e le gare di Edoardo i week end passano e in montagna nulla di significativo.
Tra mille idee e pensieri raggiungo il park. La mente mi trattiene ma le gambe iniziano a fare il loro dovere, i minuti trascorrono e le idee si schiariscono.
Penso a una veloce tirata per vedere le condizioni fisiche sino al ghiacciaio della Ciamarella, Niente di più.
Arrivo a Pian Gias, veloce senza fatica in 50 minuti ed inizio la risalita della morena lunga noiosa a volte irritante che porta al ghiacciaio.
Senza rendermene conto mi ritrovo a sostenere l’andatura con la corsa anche su tratti discretamente ripidi.
Non male. Sono contento. Così arrivo al ghiacciaio, improvvisamente le nuvole si diradano e lasciano lo spazio al cielo terso. Invaso dalla luce del sole, l’ambiente mi da forza, motivazioni assopite si risvegliano. Ora scalpito. Noto davanti a me 4 alpinisti già in procinto di raggiungere il tratto pianeggiante del ghiacciaio.
Cosi decido di continuare, il tratto ripido del ghiacciaio ben gradinato è una progressione veloce, il passo rende e la quota invece di rallentarmi mi galvanizza. Raggiunti i quattro che mi precedono, dopo un breve scambio di saluti e qualche info li supero.
Corro veloce e attraverso il pianoro glaciale; attacco il pendio nevoso che conduce alla rampa che sostiene il lungo traverso sulla parete ovest.
Senza problemi, riscaldato dai primi raggi di un caldo sole arrivo nei pressi della conca che precede la cresta su cui confluisce la parete nord.
Di qui a questo ritmo una decina di minuti forse meno e sono in punta. Un breve tratto di 3/4 metri alla mia sinistra sono ancora ricoperti di neve, preferisco salire in alternativa per un paio di metri su roccette facili e raggiungere il vicino tratto pianeggiante subito al di sopra della mia testa.
La roccia fredda qualche tratto di verglass precedente mi ricordano di testare bene l’aderenza prima di caricare il peso del corpo sul piede, Per sicurezza accarezzo anche la roccia per sentire eventuali tracce di brina gelata; nulla e allora deciso parto, ma mentre il peso del corpo si stabilizza sulla gamba destra il vuoto d’improvviso si impadronisce del mio corpo.
Una terribile accelerazione insieme al corpo sbalzato verso il vuoto mi fanno veramente temere il peggio su questo pendio detritico e roccioso con una pendenza costante di 45/50° gradi e con una barra rocciosa di 50 metri di altezza che precipita direttamente sul ghiacciaio.
Terribile il solo pensiero di quello che sta per accadermi. Forse un senso di conservazione mi libera quelle endorfine tali da permettermi di trovare le energie per provare ad aggrapparmi a delle rocce e rallentare la scivolata nel vuoto. Forse 7 8 secondi non so, ma comunque 15 metri di volo e dopo aver giocato il “jolly” mi ritrovo fermo, dolorante ma vivo.
Graffi, ammaccature, ma tutto funziona (anche il Suunto) e allora ? La vetta è li troppo vicina per tornare indietro. La raggiungo, il timore che fermandosi le contusioni possano cominciare a dolere e allora senza riposo giù, di corsa verso la vita, verso la famiglia, verso gli affetti.
Corro, sono felice, forse senza rendermi conto questa mattina sono rinato.
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