Dal racconto dell'OgreDoctor
Quando riguardo questa foto non riesco a non pensare a quanto effimera sia la felicità e sottile il confine fra la vita e la morte.
Definimmo questa foto “il battesimo di Sea” e in effetti ci furono tutti gli elementi per darle questo nome: lo sguardo rapito e spaventato di un bambino al cospetto di questo regno di pietra, tempio di Gian Piero Motti, di Gian Carlo Grassi, la mia prima via in Sea – Onde Verticali alla Torre di Gandalf e una lavata colossale sotto un temporale, che nella foto si intuisce imminente.
Era il 29 di maggio del 2017. Ero felice per essere stato in un posto magico e non potevo immaginare che da lì a poco la mia vita sarebbe stata sconvolta.
Ma in fin dei conti per quanto sia difficile da accettare, la verità è che non possediamo nemmeno un minuto del nostro futuro e tutto quello che abbiamo è l’istante presente; un attimo dopo è già passato e non ci appartiene più, afferisce al mondo dei ricordi, dove per qualche alchimia del nostro cervello, il dolore perde il suo potere e si attenua, viene dimenticato, relegato nelle soffitte delle nostre circonvoluzioni corticali.
È passato poco più di un anno e sono tornato, testardamente, sui miei passi.
Sea è rimasta la stessa, il tempo fra queste pareti si misura in eoni e il nostro punto di osservazione è così insignificante per poter scorgere il benché minimo cambiamento.
È incredibile, ma ogni sasso degno di attenzione, ogni parete hanno un nome e su di essi sono tracciate delle vie con delle storie da raccontare che, Marco, profondo conoscitore di questi luoghi, mi illustra, mentre ci avviciniamo alla nostra metà di oggi.
E così fra divinità dell’antico Egitto e personaggi del Signore degli anelli arriviamo alla Reggia dei Lapiti, teatro della nostra agone odierna.
Ma quale “centauro” mi toccherà affrontare quest’oggi, medito tra me e me e più mi avvicino e più la parete si drizza e a tratti strapiomba. Non posso che sperare nell’aiuto di Teseo! Speriamo che, oggi, non abbia troppo da fare.
La via che dovremo salire ha anche un nome; non è Ceneo, il più famoso dei Lapiti e nemmeno Piritoo, ma Tangeri Dream + Ruote degli ittiti.
In realtà sono il concatenamento di due vie: Tangerine Dream si trova sulla Reggia dei Lapiti, mentre Ruote degli Ittiti è tracciata sullo Sperone di Gilgamesh.
Per fortuna sono riuscito ad evitare le pareti dello Specchio di Iside o quelle del Trono di Osiride, oggi in ombra e fredde. Una botta di fortuna, ogni tanto non guasta.
Arriva il momento in cui il pensiero diventa azione! Il sole, intanto, dopo il primo tiro, fa capolino da sopra lo specchio di Iside e ci riscalda in questa giornata, finalmente autunnale.
Fra diedri aggettanti, camini con diedri strapiombanti, placche bombate, traversi delicati guadagniamo la cengia dove attaccano gli ultimi tre tiri della via “Ruote degli Ittiti” uscendo in cima.
Ammazza quanto erano tosti questi Lapiti! 6b con 6a obbligatorio restano ancora un traguardo da addomesticare. Sospiro di sollievo, ora la cosa più verticale che mi aspetta sono le calate in doppia.
È passato un anno, la felicità di allora è la stessa di oggi, ma se riguardo la foto non possono non vedere l’esile filo a cui è appesa la mia vita, ieri come oggi. Forse la differenza è nell’averne preso coscienza.
Mi godo l’istante presente.
Oggi è la mia seconda via in Sea, me ne mancano solo 8 per chiedere di entrare a far parte dei Rocciatori di Sea! Se sono tutte come questa, sarà un traguardo molto difficile da raggiungere!
W la montagna, W Gli Orchi
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