Foto Scialpinismo Besimauda o Bisalta
Dal racconto dell'OrcoIng
Gita in compagnia di Roberto Mazzino, Ugo Ricci, Mauro Mazzino.
Besimauda o Bisalta, q. 2276 a SSO (Bec Rosso)
per lo Sperone Centrale
Alcune note tecniche:
quota di partenza (m): 957
quota vetta (m): 2276
dislivello complessivo (m): 1319
tipo itinerario: su dorsale
difficoltà: OS :: [scala difficolta]
esposizione preval. in discesa: Nord-Ovest
località partenza: San Giacomo (Boves, CN)
narra la leggenda
Un montanaro, infatti, s'inerpicava lungo i suoi sentieri: dopo avere ben piazzato il suo formaggio al mercato cittadino, tornava al suo villaggio, non disdegnando di festeggiare con numerosi "mezzi" la buona giornata. Il vino tuttavia rendeva il passo sempre più incerto e quando la luna tramontò dietro il profilo della Besimauda, l'incedere del buon uomo si fece veramente difficoltoso: sassi, radici, buche e asperità d'ogni genere trasformavano ogni passo in un tormento. Improvvisamente apparve al pastore il diavolo che, in cambio della sua anima, gli offrì un po' di chiaro di luna Il pover'uomo, con la mente annebbiata dal terrore e dalla stanchezza, accettò: il diavolo stilò il contratto, mentre un esercito di piccoli demoni ritagliava dal monte la porzione di roccia che oscurava il disco della luna. Quando l'essere infernale presentò al montanaro l'atto di vendita della sua anima, il pallido chiarore dell'astro illuminò a fatica la firma con la quale il disgraziato siglò il contratto: si trattava di una croce, unica cosa che la vita grama gli aveva insegnato a scrivere, che pare agli Inferi non avesse valore legale ! Fu così che la sua anima fu salva: il diavolo fuggì urlando rabbiosamente e l'unica che ne fece le spese fu la montagna, che perse una fetta della sua vetta e che il giorno seguente si presentò con una cima bifida, bis-alta, cioè due volte alta.
La Besimauda o Bisalta, è certamente una delle più celebri montagne del Cuneese. La sua posizione strategica a ridosso della grande pianura Piemontese e soprattutto della città di Cuneo ne costituisce certamente il simbolo per eccellenza.
Ben individuabile dall’intera cornice alpina, essa è caratterizzata da tre cime di elevazione tra i 2200 e 2300 mt, ciascuna dominata da una caratteristica croce di vetta. E collegata da una cresta facilmente percorribile in tutte le stagioni.
Essa fa parte in realtà di un gruppo montuoso che culmina nella Costa Rossa a quota 2404 m ed è stata teatro di numerose leggende relative alla sua forma.
Per la sua posizione è un punto panoramico di primo ordine ed anche oggi con una meravigliosa giornata di sole e’ stato possibile spaziare lo sguardo dalla catena delle Alpi Marittime fino alle Alpi Cozie con il Monviso e tutte le Graie fino al Cervino ed il Massiccio del Monte Rosa. Verso Sud lo spettacolo del Marguareis, Argentera fino a distinguere nettamente il Golfo di Genova con lo sfondo delle Alpi Apuane approfittando invero di una serie di cataclismi geologici che ne hanno reso possibile lo sguardo oltre lo spartiacque appenninico
Ma per quanto in Estate diventi una semplice elevazione caratterizzata da un accumulo di pietrame e sfasciumi, nella sua veste invernale prende le ardite forme di un gigante alpino.
Tre sono i contrafforti che quali speroni sostengono il massiccio sul suo versante verso la città di Cuneo, ciascuno di supporto e sostegno alla sua corrispettiva cima, altri due si elevano dalle val Pesio, verso Pradeboni
Ma la gita con le pelli per eccellenza è lo Sperone Centrale
Innevamento abbondante, giornata soleggiata e previsioni di bel tempo costante ne fanno un must.
In realtà gita decisamente impegnativa, classificata OS.
Vista dal basso assume le connotazioni di un gigante Himalaiano con le sue poderose creste a sviluppo abissale. La vegetazione presente nella sua prima parte ci riporta però con i piedi a terra. La qualità della gita è riservata tuttavia a Scialpinisti molto rodati per la presenza di una forte esposizione su tutto il filo della dorsale.
Difatti, lasciata San Giacomo di Boves e le sue numerose borgate alte, nel piccolo parcheggio di fine strada solo tre o quattro veicoli dal quale emergono le tavole da neve. Si risale lentamente la stradina innevata che raggiunge le grange più alte. Ecco spuntare nella valletta il profilo imponente di tutto lo Sperone. Con molta fantasia mi rivedo tutta la grande cresta della BiancoGrad al Bernina. Beh, non sarà forse un Bernina ma mi sembra decisamente una salita complessa.
Difatti, raggiunto in breve il filo dello Sperone, finalmente al sole dopo il gelo del grande Nord, si comincia a salire decisamente su una ripida traccia fatta dai ciaspolari. Il terreno diventa più acclive e si tratta di vincere tre risalti molto impegnativi, in particolare l’ultimo che ci adduce alla croce di vetta. La neve frattanto nella parte alta è diventata molto più consistente tale da obbligarci a montare i coltelli. Le ultime curve su una pendenza di circa 30-35°si rivelano al limite per un povero sci alpinista come il sottoscritto. Ovviamente non posso demordere e finalmente la croce terminale. Panorama mozzafiato su tutto l’arco alpino e come detto anche sul golfo ligure. Vedo con sorpresa gli altri free rider inforcare una via di discesa su una canala da brivido sotto la cima. Mi sembra troppo e ripieghiamo quindi sulla via di discesa che almeno per la prima parte non si rivela banale e da percorrere con molta attenzione. Nel tratto centrale neve discreta seppur molto coesiva in forza della grande umidità degli ultimi giorni, nella parte inferiore da dimenticare. Comunque tutto da ricordare anche per l’impegno richiesto dalla sua classificazione e condizione nevosa.
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