domenica 27 gennaio 2019

Ski Country Nevache Vallée de la Clarée (Francia) 22 Gennaio 2019


Foto Ski Country Nevache 2019

Dalle Note dell'OrcoPinoR

La neve scarsa su tutto l'arco alpino Occidentale. Le piste "buone" per le piccole assicelle che veloci si spostano sulla neve, difficili a trovarsi.
Ma un posto c'è. La freddissima Vallée de la Clarée in Francia, appena aldilà del confine Italiano, subito dopo il colle del Monginevro.
Mi accompagna oggi l'OrcoPinoP felice del suo nuovo Status da "Retired". 
Personalmente provo oggi ad abbozzare un allenamento per l'imminente Marcia Gran Paradiso gara di sci di fondo a tecnica classica del prossimo 3 Febbraio 2019
Percorriamo, in macchina, tutta la Valle Clarea fino al fondo. Immancabile la stazione dei cani da slitta. Sono incuranti del freddo ed a vederli stanchi. Credo abbiano partecipato alla gara per Sleddog la Grande Odyssée. I Mushers li curano come figli. In mezzo ai cani da slitta, mi pare d'intravedere il nipote di Buck, personaggio principale del libro "Il richiamo della foresta" raccontato magistralmente dal sempiterno Jack London.
Arriviamo a Nevache alle 10.00 con il termometro segnante -16°.  Difficile vestirsi. Difficile fare tutto.

Con questo freddo, il dolore per  la recente contusione alla mia mano sinistra è sparito. Le mani sembrano congelate. Il dottore in effetti mi aveva consigliato di metterci del ghiaccio. Meglio di cosi non avrei potuto fare.
In località Robion, bivio per il colle della Scala, a due chilometri da Nevache, nel gabbiotto che gestisce l'entrata al "Domain Skiable", due antipatici e giovani gestori della pista di fondo, ci consegnano i tesserini di plastica giornalieri al costo di 10Euro. Ma a dire la verità la pista è tenuta in modo fantastico, ed il prezzo vale il servizio offerto.
Anche a -16° la magnifica macchina del corpo umano, dopo pochi minuti, è già in temperatura.
Trascorsi 21km siamo già  belli bolliti, sono le 13,30 la temperatura è salita a ben -2°.
Dopo aver consumato, al sole, i panini autoctoni ci concediamo una sosta al colle del Monginevro zeppo di gendarmi ed esercito Francese. Proseguiamo per un caffè a Claviere con la polizia Italiana a presidiare la frontiera.
Le forze dell'Ordine schierate, in forze, per fermare le migrazioni dalla terra che ha visto nascere la disgraziata specie animale del genere "HOMO".
Sono nato durante la costruzione del muro di Berlino, ed altri muri attendono.



Mtb Tour Parco della Mandria e salita Santuario Maria Ausiliatrice Givoletto(To) 26 Gennaio 2019


Foto Mtb Tour Parco La Mandria 2019
Video Mtb Tour la Mandria 2019

Dalle note dell'OrcoPinoR

Montagne ghiacciate, la specialissima al caldo. E' ora di ruote grasse. I progetti per il 2019 in parte stabiliti e la voglia di pedalare già alle stelle.
Imbeccati dagli Orchi Trailers, in allenamento al parco della Mandria, decidiamo per il Tour completo del Parco.


I numeri

- Partenza da Caselette(To) ore 9,30
- Ingresso alla Mandria dalla Bizzarria
- Cascina Grangetta
- Ingresso Cancello Druento
- Cascina Parato Pascolo
- Ingresso Ponte Verde
- Castello
- Viale dei Roveri
- Ponte Rosso
- Rotta Botion
- Villa dei Laghetti
- Cascina Oslera
- Rotta Oslera
- Cascina Brero
- Ingresso 3 Cancelli
- Cascina Vittoria
- Cascina Peppinella
- Cascina Rubianetta
- Salita Finale al Santuario di Maria Ausialitrice Givoletto(To)


Per un totale di 60km e 650D+

sabato 26 gennaio 2019

Trail Autogestito della Marsaglia - Volvera(To) 26 Gennaio 2019

Foto Trail Autogestito della Marsaglia 2019

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

Sulla strada di Pinerolo, all’ombra del grande stabilimento Fiat di Rivalta,  tra Piossasco e Volvera, l’armata  mittel Europea, nata dalla grande alleanza  di Augusta tra le  forze sabaude,  guidate dal Principe Eugenio, le forze Austriache, lombarde, le truppe Bavaresi e i Principati tedeschi, sfida la potente armata del Re Sole.
L’armata alleata decide di sfidare la potenza francese e la sua grandeur. Scontro  di predominio tra la  visione cattolica Francese e  la parte  più laica e  con rilevanza europea.
Tanto che  Vittorio Amedeo, a capo della alleanza  imperiale,  può vantare la presenza significativa degli  Ugonotti francesi e dei religionari Valdesi  che, in seguito alle persecuzioni subite dopo l'abrogazione dell'Editto di Nantes sono tra i più strenui oppositori della politica assolutista di Luigi XIV; con il sostegno di Inglesi e Olandesi hanno ottenuto la libertà religiosa dai Savoia e sono ora inquadrati tra le truppe del Duca. Sul fronte avversario forte è la presenza invece degli irlandesi che, cacciati dalle loro terre per ragioni opposte, sono tra i più preziosi alleati dei francesi.
A seguito dell’assedio di Pinerolo, una potente armata francese  forte di 35.000 uomini,  guidata dal Maresciallo di Francia, Catinat, proveniente dalla val Chisone, a tappe forzate  scavalca il colle delle Finestre fino a penetrare  sulla pianura Torinese attraverso la val Susa, terra di scontri perenne tra le  opposte fazioni.

Lo scontro in campo aperto è inevitabile;  e tra  il due e il tre Ottobre 1693, le due armate giungono a fronteggiarsi nella pianura che si estende tra il torrente Chisola, Volvera e Bruino ed i contrafforti del monte San Giorgio di Piossasco. All'alba di domenica 4 ottobre, tra la fitta nebbia, il rullare dei tamburi e ordini gridati in tutte le lingue d'Europa, gli eserciti iniziano a posizionarsi su un fronte di quattro chilometri.
L'ala destra alleata regge a ben tre assalti, e le sorti della battaglia restano per un po' appese ad un filo, quando giunge notizia che l'ala sinistra ha ceduto ed è in fuga, con i reparti spagnoli sopraffatti di fronte alla carica avvolgente della cavalleria francese guidata dal Vendôme. I reparti di cavalleria dello Stato di Milano si ritirano dal campo senza aver ingaggiato battaglia. Solo un reggimento spagnolo, il Tercio Lisbona, trovando protezione in un rigagnolo d'acqua, si difende strenuamente fino a venire completamente sopraffatto dai francesi.
Una strage infinita , in appena poche ore di scontro sanguinoso. Sul campo restano circa 12.000 morti di entrambi gli schieramenti, con l’esercito alleato che trova scampo nella piazzaforte di Moncalieri e tanto che il Catinat potrà stilare dal castello della Marsaglia, in posizione defilata,   il proclama della Vittoria per il suo re.
Oggi restano  specie alla Marsaglia i ruderi del castello incorporati in una cascina ed  una struggente lapide a monito perenne  per le generazioni future.
Con OrcoVic, oggi ripercorriamo le strade, i sentieri,  e vie d’acqua che fanno da contorno a questi tragici luoghi  di cui resta un ricordo nella croce Barone. All’ombra appunto della pista Fiat, nel 1913 viene eretta la Croce Barone  e da qui parte il nostro trail storico rievocativo tra la cascina Canta, la Frazione Le zucche di Volvera , fino a rientrare in Volvera attraverso strade interpoderali.  A questo punto il Chisola fa da sfondo alla seconda parte del percorso, scavalcando l’autostrada  e fino a raggiungere il castello della Marsaglia, ormai fatiscente ed in stato di grave abbandono. Racconta Vittorio nella sua relazione  che  tutta la pianura   su cui avvenne lo scontro era disseminata di cadaveri, tanto da costringere i contadini del luogo  ad abbandonare le terre fino alla Pasqua successiva. E  per anni sono rimaste solo le croci in legno, ormai scomparse e talvolta sostituite da edicole votive.
E sono proprio le croci il Fil rouge  di questo percorso, ricordate alla Croce Barona con bellissimi pannelli decorati sul muro di recinzione della pista Fiat,  contrasto profondo tra la  post modernità di uno stabilimento ormai fatiscente e le vite spezzate di una generazione di giovani  in una tragica domenica di  326 anni orsono.
Dal castello della Marsaglia, sempre su stradine  ritorniamo al punto iniziale con la sorpresa del guado sul Chisola per accorciare un poco il percorso.
Ma sono ormai passate più di 3 ore di corsetta esplorativa e rievocativa su un percorso comunque affascinante di 23,5 km

venerdì 25 gennaio 2019

XXX Giochi Nazionali Invernali - Special Olympics Games - Bardonecchia(To) 14 - 18 Gennaio 2019



Foto Special Olympics Ganes 2019
Sito Special Olympics Ganes 2019

Edizione 2018

Dal racconto dell'OrcoMagoo

Come lo scorso anno Bardonecchia è stata sede dei giochi nazionali Special Olympics Italia.
Dal 14 al 18 gennaio 500 atleti si sono sfidati in diverse specialità sportive: dallo sci alpino allo sci di fondo, dalla corsa con le racchette da neve allo snowboard. La disabilità intellettiva ha lasciato il passo alle capacità che gli atleti Special Olympics sanno mettere in pista quando si tratta di tener fede al loro Giuramento: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze” .
Gli atleti (ed i loro accompagnatori) hanno vissuto giornate intense, intervallando le gare sportive alle cerimonie ufficiali, e godendosi i momenti comunitari al di fuori degli impegni agonistici.
Per questa edizione degli S.O. due Orchi hanno deciso di immergersi nella magnifica atmosfera che si respira in questo contesto.
Già da dicembre il sottoscritto e OrcoCamola hanno affiancato i componenti la spedizione del Team Au.Di.Do. di Alpignano iscritti alle gare di racchette da neve, accompagnandoli ad una serie  di allenamenti, sulla neve prima ed in pista poi, per affinare – grazie agli insegnamenti ed ai consigli di Andrea – le tecniche di corsa. Inoltre ci siamo cimentati, in qualità di atleti partner, alla staffetta 4x100 Racchette da Neve, insieme a due atleti special del Team.
Partiamo per Bardonecchia la sera precedente la gara, disputata il Venerdì, non prima di esserci fermati ad Avigliana per ritirare la divisa ufficiale del Team Au.Di.Do.
Dopo la sistemazione presso la struttura che avevamo prenotato, e dopo alcune foto che ci ritraggono in atteggiamento bellicoso, ci avviamo a vedere la cerimonia di chiusura, con tanto di fiaccolata dei maestri di sci ed a scaldarci al ritmo della tecno disco, per l’occasione montata su un piazzale di Campo Smith.
Il giorno della staffetta ci vede impegnati già al mattino presto a fare onore alla dispensa dell’albergo, ingurgitando cibarie come se dovessimo fare non una ma due maratone.
Ci avviamo così, pieni di entusiasmo e di cibo, verso il campo di gara, dove troviamo i nostri due compagni di avventura e tutto il Team Au.Di.Do, pronto a sostenerci con caloroso tifo.
L’esperienza vissuta, di cui la gara ha rappresentato l’epilogo agonistico, è stata sicuramente sopra le aspettative, sia durante le uscite di allenamento che nei giorni di gare, ed il rapporto con gli atleti, non solo del nostro team, si è sviluppato in maniera spontanea e sincera, grazie allo spirito di condivisione dei valori più sani dello Sport.
Di seguito un breve resoconto dei quattro giorni da parte di chi ha vissuta appieno l’avventura.
OrcoMagoo.
“14  Gennaio, eccoci arrivati a Bardonecchia!
L'avventura comincia :ci sistemiamo al Villaggio Olimpico, ma non vediamo l'ora di uscire per vedere che atmosfera si respira... La neve non è molta, ma l'aria è frizzante e l'entusiasmo alle stelle!
Il giorno dopo i preliminari :siamo ancora un po' agitati, ma facciamo in modo di ricordarci i consigli di Andrea durante gli allenamenti.
16 Gennaio, finalmente, si comincia con le gare. Per alcuni di noi (Keivan nelle racchette, Giorgio e Federico nello sci) è la prima volta, per altri (Marcello, Federica e Lorenzo) la seconda, mentre il nostro Luca è già un veterano e, come sempre, fa incetta di medaglie. Per festeggiare questa prima giornata ricca di soddisfazioni ci guardiamo insieme la partita della Juve (persino Marcello, di solito impermeabile, viene conquistato dal tifo!), poi cena e disco al Villaggio Olimpico. Ma a nanna presto!
Già, per giovedì 17 Gennaio ci sono le gare più lunghe per i ciaspolatori: 200 m  e 50 m, mentre per gli sciatori c'è lo slalom. Ognuno di noi finisce con una medaglia: ori, argenti e bronzi, ormai abbiamo perso il conto!
18 Gennaio, mentre per gli sciatori c' è la libera ( anch'essa ricca di medaglie e soddisfazioni), per i ciaspolatori un'altra novità : quest' anno abbiamo voluto iscriverci anche alla staffetta 4x100 unificata, cioè con un gruppo formato da 2 altleti special (Lorenzo e Keivan) e 2 atleti partner  (Andrea e Enrico). Non sappiamo chi dei 4 sia più agitato, ma anche più orgoglioso di essere arrivato fino qui. Concludiamo anche questa avventura sul podio, con un bronzo: ottimo risultato per dei neofiti, che ne dite?
Arrivederci quindi ai prossimi Giochi Nazionali Special Olympics nel 2020 da tutti gli atleti:
Federica, Federico, Giorgio, Keivan, Lorenzo, Luca, Marcello, Andrea, Enrico.”

Dalle note dell'OrcoCamola

Non so cos’altro aggiungere se non che è stata un’esperienza straordinaria.
Volevo dire grazie a rcoMagoo e alla sua famiglia per avermi coinvolto in quest’avventura e per continuare ad ispirare la mia vita con la loro quotidianità. Grazie a Lorenzo e Keivan con i quali ho avuto il privilegio di correre. Il loro impegno e la fiducia incondizionata sono state davvero esemplari. Con profonda stima e affetto abbraccio tutti i compagni di quest’avventura. A presto!


domenica 20 gennaio 2019

Ysangarda Night Trail Candelo(Bi) 19 Gennaio 2019

Foto Ysangarda Night Trail 2019
Classifiche Ysangarda Night Trail 2019
Sito Ysangarda Night Trail


Dal racconto dell'OrcoUlrico

Si parte con due macchine alla volta di Candelo, dove una palestra polifunzionale ci attende con spogliatoi sufficientemente ampi da contenere, a turno, il numero insospettabile degli iscritti a questo trail serale (si narra che siamo circa 800 e non stentiamo a crederlo quando vediamo il parcheggio riempirsi di macchine, ma anche di un paio di pullman che scaricano atleti e borse colorate...). La partenza arriva veloce e abbastanza puntuale, alle 17.30 prende il via la 19 km e, a distanza di poco più di 4 minuti, partiamo anche noi che ci accontentiamo della 10; è molto bello essere in mezzo a tutte le luci che disegnano quasi un fiume illuminato sulla strada. Per i primi 2 km si corre in pianura, quasi in leggera discesa, ma il gruppo si sgrana abbastanza presto non appena si imbocca il sentiero che all'inizio rimane largo. Poco prima del terzo km vediamo il serpentone di luci della coda della 19 km che si inerpica a "S" su una salita corta ma piuttosto impegnativa. Divertente, in salita, superare la "scopa" della 19 che per l'occasione aveva montato uno scopettino illuminato sullo zaino! Poco dopo la fine della salita le strade dei due percorsi si dividono, a destra i competitivi (mi racconteranno poi che il percorso in cima era decisamente vallonato e corribile) mentre il gruppo della dieci volta a sinistra per rientrare verso il centro abitato, con una carrareccia che rimane larga, prima di ributtarci in discesa in un sentiero stretto dove superare è pericoloso, come ci racconterà poi Gabriella... Avrei voluto avere una telecamera per riprendere gli amici volontari che suonavano i tamburi nel buio nei pressi del bivio... una sensazione fortissima di essere ripiombati nel medioevo con musiche davvero evocative!

Meraviglioso anche l'arrivo al castello del Ricetto, con l’ultima salita anche qui piuttosto impegnativa... Le torce accese a segnare le ultime curve prima di entrare dentro le mura sono bellissime da vedere, così come è di una suggestione incredibile vedere il gonfiabile dell'arrivo colorato, in fondo alla passerella rossa che corre al centro di una via dove le case sembrano costruite da una macchina del tempo.
Uno degli arrivi che ricorderò con grande piacere. Pasta party e ristoro tutto sommato piacevoli, nonostante il gran numero di persone da sfamare, molto bella la maglia tecnica a maniche lunghe con i passi disegnati sulla schiena. Per chi volesse approfondire qualche cenno storico sul significato di Ysangarda ho trovato qualche info al link: (https://www.biellaclub.it/_curiosita/CarnevaleCandelo/). Peccato solo l'infortunio di Gabriella, per tutto il resto esperienza assolutamente da ripetere l'anno prossimo!

Dal racconto dell'OrcoBee

Mossi dall'idea di provare a proporre qualche novità nel calendario trail degli Orchi e vista la scarsa offerta nel periodo invernale, proponiamo ai soci di migrare nel biellese per correre l'Ysangarda Night Trail che si corre in un tardo pomeriggio di un sabato nel bel mezzo dell'inverno.
Così ci troviamo, 10 orchi in quel di Candelo, il  pomeriggio del 19 gennaio per correre in una terra che è definita “di mezzo”, cosa c'è di meglio per una società che deve il suo nome alle saghe del fantasy?
Da queste parti pare che corrano tutti perchè ci troviamo circa 700 iscritti tra la lunga (19km) e la corta (10 km), ma forse la localizzazione geografica aiuta. Siamo nel mezzo del Piemonte, a 1 ora da Torino, poco più da Milano e non lontano da Novara, Vercelle e dalla Valle d'Aosta.
Arriviamo presto a Candelo e ne approfittiamo per studiare la logistica che prevede spogliatoi e partenza presso il bel palazzetto dello sport, fuori dal centro storico e pasta party in un salone nel centro.
Siamo nella cittadina famosa per ospitare uno dei ricetti medievali meglio conservati d'Italia.
Detto in poche parole il “ricetto” è il nucleo più interno e riparato di un insediamento medievaleEra utilizzato dalla comunità locale per resistere ad attacchi ostili anche per parecchi mesi poiché al suo interno trovavano posto magazzini e locali ove stipare beni per il sostentamento della comunità. Un riparo nel mezzo delle mura...
Per chi volesse saperne di più: Ricetto di Candelo
Noi lasciamo la visita storico culturale ad altro momento,  prendiamo un caffè  e ci prepariamo con calma alla corsa serale.
OrcoCamola, OrcoFabry, OrcoPablito (che potremo, d'ora in avanti anche rinominare OrcoCocis), OrcoGianni, OrcoGreg, OrcoCasper  e OrcoVic decidono di correre la lunga, di 19 km mentre il sottoscritto (Orcobee), Orco730 e OrcoUlrico optano per la 10 km.
Velocemente si fanno le 17.30, scende la sera e puntuali si parte.
Pochi metri di asfalto e ci si immerge  su un altipiano di brughiere, terreni non coltivati ma non completamente abbandonati. Siamo nella Baraggia una terra di mezzo che i locali chiamano “savana”.
Ormai è buio e non si riesce a distinguere granchè; complice un gruppo di musicanti locali risuonano nell'aria musiche medievali. Sarà la scarsa forma fisica e la conseguente stanchezza ma a un certo punto ho temuto di risvegliarmi in una cittadina medievale come Benigni e Troisi in “Non ci resta che piangere”.
Il dislivello è quasi nullo, due brevi salite e ridiscese nel bosco, parecchi zig zag nella savana dove ogni tanto fanno capolino le luci di Biella che si trova  qualche km a est e qualche metro sotto. In questo inverno siccitoso il terreno di queste parti presenta tratti un po' fangosi, non oso immaginare come possa essere dopo qualche giorno di pioggia.
L'ultimo km è sicuramente il migliore di tutti. Ci avviciniamo con calma al ricetto illuminato e poi finalmente ci inerpichiamo su due secche rampe per raggiungerlo e correre qualche centinaio di metri sull'acciottolato fino all'arrivo, posizionato nel mezzo della fortificazione.
Non ho idea del  tempo impiegato,l'organizzazione è alla buona, si annota su un pezzo di carta il pettorale e ci farà sapere.
Dopo un thè caldo mi incammino verso il palazzetto. Benchè la cittadina sia piccola, raggiungere gli spogliatoi non è così immediato; vago un po' per Candelo e incontro Orco730 acciaccata e giustamente amareggiata per un infortunio che le è capitato a metà gara. Per tutto il percorso si sono  visti volontari ed è parsa una buona organizzazione cosa che è un po' mancata nella segnaletica e nell'assistenza post-gara.
Dopo  poco arrivano gli Orcacci della lunga, dopo esserci docciati e cambiati ci incamminiamo verso il salone dove c'è il pasta party e dove concludiamo la serata assistendo alle premiazioni urlate e “cantate” da uno speaker non propriamente portato per la musica...Il mitico OrcoGianni riesce anche a riportarsi a casa un premio messo in palio alla riffa finale. Tutto è quindi compiuto, possiamo tornare dalle terre di mezzo soddisfatti e pronti per nuove scorribande!
W gli Orchi!

35° Cross della Pellerina Torino 20 Gennaio 2019

Foto Cross della Pellerina 2019
lassifica Cross della Pellerina 2019

Dalle note dell'OrcoZoppo
Passano gli anni.
Quest’anno il 35° CROSS della PELLERINA, una classica delle campestri d ella provincia di Torino, mi vede alla partenza con la categoria OVER 55. Ma l’età non conta, o giovane o vecchietto i CROSS sono sempre duri.
Nonostante i chilometri siano pochi, sei (quindi tre giri del percorso). In primis perché si parte a razzo, secondo per il tipo di terreno è sconnesso e duro causa le temperature invernali.Terzo, il percorso, nervoso, con cambi di ritmo continui. Tra strappi di salite e discese che, se non fai attenzione, finisci direttamente
nel PO.
Come tutti gli anni è un motivo per incontrare nuovi e vecchi amici.
Il divertimento e la fatica sono di rito, ma con testa e cuore tutto è fattibile anche non si è più allenati per il genere di gara.

sabato 19 gennaio 2019

Cascatismo "La sorgente del falco" - Duerche (Valtournanche, AO) 17 Gennaio 2019

Foto Cascatismo La sorgente del falco - Duerche

Dal racconto dell'OgreDoctor

Andare per cascate durante la settimana ha il suo fascino. La montagna è avvolta nel silenzio che in questa stagione non esito a definire glaciale. Percorrendo il sentiero di avvicinamento sentiamo solo i nostri passi, che scricchiolano sulla neve dura mista a ghiaccio e il nostro vociare, che rimbomba nella vallata operosa.
Interrompere il normale corso della settimana, costa fatica (nemmeno troppa), ma la stagione delle cascate è effimera e nel breve arco di due mesi consuma tutta la sua bellezza, mai uguale. Anche ripetendo le stesse cascate di anno in anno, le sensazioni sono differenti, il ghiaccio prende forma in modo diverso e il flusso ghiacciato può diventare più o meno ripido, più o meno difficile.
La scala delle difficoltà del ghiaccio è leggermente differente da quella della roccia e dell’alpinismo. Si usano tre valori: il primo in numeri romani con una scala da I a V per l’avvicinamento, il secondo in numeri arabi da 1 a 7 per le difficoltà tecniche e l’ultimo, che penso non sperimenterò mai, rappresenta le difficoltà di misto o di dry tooling composta da una M seguita da un numero arabo da 1 a 14.
Il dry tooling, per chi non lo conosce, è una tecnica di salita per quelle cascate che presentano sezioni di ghiaccio alternate a tratti rocciosi, che vengono affrontate sempre con piccozze e ramponi, ma utilizzando gli attrezzi infiggendoli o in aggancio negli anfratti e fessure della roccia. Negli ultimi anni, è diventato una vera e propria disciplina a sé stante.
La nostra cascata è valutata III/4, in altre parole l’avvicinamento presenta una salita lunga (300 d+), con pericoli oggettivi limitati, discesa in doppia o lunga ma evidente e per quanto concerne le difficoltà tecniche su ghiaccio ci aspettano passaggi a 75-85 gradi con tratti verticali fino ad una decina di metri, con la possibilità solitamente di buone soste.
La sorgente del falco oggi è tutta per noi, due cordate da due in modo da potersi alternare sui tiri senza difficoltà.
Il sentiero di avvicinamento parte dalla frazione di Servaz a cui si perviene con una deviazione a 180° poco prima dell’abitato di Valtournance. Un bellissimo tracciato in mezzo al bosco che porta, passando a mezza costa, verso Chamois. Siamo a 1400 metri di quota e l’attacco della cascata è posto a 1700 metri.

Dal nostro punto di osservazione possiamo ammirare il Cervino, le Grandes Murailles e la Dent d’Herens, anche se per un breve arco di tempo, perché il fondo valle rimarrà poi celato per tutta la giornata. Alle 15 del pomeriggio era prevista una piccola nevicata, che puntualmente arriverà.
Lasciati gli zaini all’attacco del primo risalto, giunge l’ora di incrociare gli attrezzi. Carlo mi guarda e mi dice: se te la senti, vai. Da qualche parte bisognerà pur iniziare, penso. E allora che faccio? Ma si, vado…
Il primo tiro è quasi 60 metri, con alcuni risalti verticali non troppo lunghi. Il ghiaccio mano a mano che si sale diventa più plastico e le piccozze si infiggono bene, facendo il loro lavoro egregiamente e così la parte di sotto, i piedi che, come su roccia rappresentano il mio tallone d’Achille. Ho a disposizione otto chiodi da progressione e li uso tutti. Il tiro si chiude con la ricerca di dove fare una sosta degna di questo nome per recuperare il compagno. Arriva anche Chiara, la prima della seconda cordata e facciamo sosta su un muretto ghiacciato. Lo spessore del ghiaccio trasparente lascia intravedere la roccia sottostante. Dopo qualche tentativo, in cui la vite gira angosciosamente a vuoto, troviamo un punto dove morde bene fino in fondo e confezionata una bella sosta, recuperiamo i rispettivi compagni.
Il secondo tiro è un bellissimo free standing (una colonna staccata) di una 15 di metri a 90-95 gradi e ovviamente tocca a Carlo, il più esperto della comitiva, salirlo.
Bellissimo. È il tiro chiave, breve ma intenso. Ogni tanto devo staccare una mano dall’attrezzo e “sghisare”. A differenza di altri, non ho mai sperimentato la “bollita” (quando le mani a causa dell’ipoafflusso di sangue ad un certo punto fanno un male dell’accidenti). La scampo anche questa volta. Sarà l’adrenalina, ma le mie mani anche se un po’ intorpidite, rimangono calde e non fanno male.
Ci risiamo. Il terzo tiro è più facile, scelgo la linea più semplice, dove il ghiaccio mi sembra migliore e viaggio verso la sosta su albero su un bel cordone. Salire è comunque sempre un sollievo. Il corpo riprende un po’ di calore con il movimento, dopo essere stato a lungo fermo per le manovre di recupero in sosta.

Il 4 tiro è una ravanata fra salti facili e bosco e il 5 un anfiteatro di 30-40 metri a 60-70 gradi con un breve risalto con ghiaccio molto sottile da fare con le dovute cautele per non spaccare tutto.
Il 6 tiro è di nuovo un bel muro verticale i cui primi 20 m a 85-90 gradi, poi abbattuto. Vai Carlo, questo è il tuo pane. Appeso alla sosta fatta con due chiodi e una clessidra, lo guardo salire sicuro, memorizzando i passaggi. A metà del muro bisogna risistemarsi sui piedi perché la colonna butta un po’ in fuori e a destra sbilanciando lo scalatore. È il mio turno, salgo lasciando i chiodi per la cordata successiva. Ogni tanto sui tiri più complicati dove chiodare è un rischio, facciamo così. Avere i chiodi già posizionati non è come arrampicare da secondo, ma è sicuramente una facilitazione, dovendo staccare la mano dall’attrezzo per un tempo inferiore.
Ci raccogliamo tutti in cima e anche la Sorgente del Falco diventa storia.
La discesa “lunga ma evidente”, di cui sopra, è un’autentica schifezza. Camminiamo con i ramponi su un tappeto di rododendri su un pendio scosceso. Tira fuori la picca che è meglio…Sentiero…sospiro di sollievo!
In piola di consuma il rito del primo vero tiro da primo e mi tocca pagare da bere a tutti, ma lo faccio volentieri, soddisfatto per la salita appena conclusa.
Al grido W gli Orchi, W la montagna, vado a dormire, dandovi appuntamento alla prossima zingarata.

giovedì 17 gennaio 2019

Bdc salita a Pavaglione fraz. Chianocco(To) 17 Gennaio 2019


Dalle note dell'OrcoPinoR

Un inverno cosi mite nel Nord-Ovest d'Italia non si era mai visto.
Le pedalate di questa prima metà di Gennaio 2019 non si contano. I chilometri ed il dislivello macinato la dicono lunga.
Mi chiederete se sono preoccupato per il cambiamento climatico? Certo che si, come qualsiasi terrestre che ha a cuore il suo Pianeta. Unico luogo dove al momento ci tocca campare. Sono dispiaciuto per gli scarsi risultati raggiunti nella riunione governativa, COP24 , in Polonia, dove si dovevano prendere decisioni importanti per il surriscaldamento del globo terracqueo.
Non ci resta allora che fare la nostra parte. Inquinare il meno possibile e... ed andare in bicicletta naturalmente.
Oggi è la volta della salita di Pavaglione. La prima per me e  l'OrcoZoppo che mi accompagna.

I numeri

- Partenza da Caselette ore 10.00 (fa caldo ma il mattino...brrrr)
- CicloVia diacono Martino della Valsusa, per evitare la statale 24
- Chianocco quota 500slm
- Pavaglione Fraz. di Chianocco 1000slm
- Ritorno dalla Statale 25
per un totale di 80km 1000d+

Per non sbagliare la Ciclovia del diacono Martino ci affidiamo, per pochi chilometri, al navigatore GPS.
Senza troppa fatica arriviamo a Bruzolo ed all'attacco della salita che porta prima a Chianocco e da qui alla nostra meta finale, Pavaglione frazione di Chianocco.
Ottimo l'asfalto per i sei chilometri finali. Splendida la vista sulla Valle di Susa, sulla balconata della Grand'Uja  e della sua punta innevata  a 2666 slm che sovrasta la frazione.
Ritorniamo nella bassa, dopo una discesa veloce, dalla statale 25 della Valle di Susa, sulla destra Orografica della Dora Riparia.
Nel complesso una bella gita, tra vecchi borghi valsusini, condita con la tosta ascesa finale a Pavaglione.


Trail Blanc Vallée de la Clarée Nevache(Francia) 13 Gennaio 2019



Foto Trail Blanc 2019
Classifica Trail Blanc 2019
Sito Trail Blanc

Edizione 2018
Edizione 2017
Edizione 2015
Edizione 2014
Edizione 2012

Dal racconto dell'OrcoMami

Questo trail  è oramai  un classico appuntamento di gennaio  in terra  francese .Alcuni anni fa  lo si correva  a Monetier, ora invece a Nevache, nella splendida vallata della  Clarèe, paradiso  dello sci di fondo e dello scialpinismo.
Percorso ad anello con partenza dall' abitato di Nevache e poi con sviluppo lungo la Vallée de la Clarée.
Salita sui sentieri della destra orografica e discesa dalla sinistra orografica.
Alla partenza ci troviamo il sottoscritto OrcoMami, OrcoMegaflex e OrcoKambu  :un thè caldo,  qualche  sistemazione  ai materiali e poi un caloroso : bon courage !.
 Modesto lo sviluppo  chilometrico in 22 km  di  questo trail, ma piacevole e molto  corribile quando la neve è  battuta, molto meno quando, come in lunghi  tratti, si arranca  alla  disperata   in fila indiana e senza possibilità di superare: uscire dalla traccia che diventa una  trincea è  cosa per pochi.. !!
Giornata ventosissima con temperature da - 6 gradi a -1.
Tracciatura molto curata anche se la maggior parte la salita era NON battuta e quindi molto faticosa. Utilissimi  i ramponcini e molto consigliati i bastoncini causa presenza di molte zone con ghiaccio. Per l’annata in corso  l'innevamento   e' più che decente. Percorso accorciato di circa 2 km causa eccessivo ghiaccio nella parte alta del percorso.
Lo start viene dato, senza molta  enfasi, da un prato appena  fuori il  FOYER  dove i corridori si sono rintanati  al caldo fino all’ultimo momento .Il vento è fortissimo e ci sferza in senso contrario ma  al mitico  “VIA” ognuno  di noi non è per nulla preoccupato ed  anzi  apre  a manetta il proprio motore. Il mio  di  cilindrata più modesta per vetusta', stenta  ad  entrare in coppia ma poi con l’esperienza  si mette  a  girare  a dovere  e   al mio ritmo inizio ad  entrare in partita  !
La gara  è   troppo corta   come  svilippo chilometrico per poter raccontare  di  quelle   sensazioni    che  la mente   rilascia  al  runner dopo molte ore di corsa, complici  le  endorfine,  ma  gli occhi  possono  comunque raccontare  qualcosa. Si son appagati  di belle distese di neve immacolata, di  montagne  finalmente innevate come quando  eravamo  bambini e di frequenti momenti di    fortissima  bufera degna del grande Nord.
I chilometri  in salita passano veloci  e al giro di boa  degli 11 km , finalmente  si può correre qualche   bel tratto  su pista battuta... ed e' tutta un'altra musica.
Ancora  qualche  salita cattiva  che come sempre  i tracciatori di gare sono soliti fare  per mettere un po di pepe prima  dello striscione di arrivo e poi, in poco più di tre ore per me,  si  conclude   questa  sgambata.

Non possiamo  dire  esaltante ma esserci  è sempre positivo.



martedì 15 gennaio 2019

Trail Autogestito dei Forti di Genova(Ge) 12 Gennaio 2019

Foto Trail Forti di Genova 2019

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

Nel viaggio autostradale antelucano verso il mare  penso che finalmente sarà la volta buona.  Finalmente dopo due tentativi andati a  vuoto nel 2018, oggi  si parte verso la prima attività societaria del 2019, ovvero verso quei mitici  Trail Autogestiti che da sempre hanno costituito la proposta aggregante degli Orchi e ne costituiscono pure l’anima più  schietta e semplice. Si ricomincia con un’organizzazione ruspante, il numero dei partecipanti cambia di ora in ora per defezioni varie e nuovi arrivi, ma al mattino ci ritroviamo in 7 Orchi a Rivoli; buon segno, Gli Orchi non Mancano mai agli appuntamenti importanti!
Boccadasse ci aspetta ma prima   dobbiamo  scavalcare  il fantasma del   ponte Morandi; ed allora, dalla nuova uscita dell’Aeroporto   ci attende  un veloce transito in Genova attraverso la nuova strada a mare fatta in fretta e furia tra  l’Italsider e Sampierdarena. Direi un percorso affascinante tra le strutture industriali del vecchio e nuovo porto, passiamo rasentando  le grandi officine, alcune letteralmente fatiscenti, altre in piana attività.
25km 1500D+

E’ la Genova che non conoscevamo, una  totale dicotomia tra le nuove  avveniristiche strutture   a mare del porto con le enormi gru a  cavaliere per lo smistamento dei containers  ed i vecchi capannoni in  disuso. Ancora un breve viaggio per riprendere la nostra cara e  orribile sopraelevata che  si rivela sempre più una risorsa indispensabile alla caotica viabilità cittadina. A questo punto il porto  lascia spazio ai grandi terminali dei traghetti e della navi passeggeri,  il porto turistico e finalmente la Fiera del mare! Enormi condomini della MSC attraccati ai moli  attendono la loro partenza per le crociere nel Mediterraneo.
Ma finalmente Boccadasse, o meglio il fondo di Corso Italia, giacchè si intravede solo la chiesa storica posta a guardia del borgo in posizione nettamente sopraelevata. Il paventato problema parcheggio si risolve velocemente con la carta di credito per risolvere i problemi economici del Comune di Genova.
5 ore è quanto abbiamo a disposizione per l’intero viaggio, un po’ tirato  ma è meglio sbigarsi….
Le presentazioni tra i tre amici di Genova, Ugo, Vittorio e Enzo, con noi Orchi, al secolo, Marcello, Davide, Duregon, Pasquale, Stefano , Paolo e il sottoscritto.
Ovviamente  incontro sulla spiaggia ciottolosa  tra barche e turisti ancora infreddoliti, foto di rito, anche senza la mitica Livia,  eterna  fidanzata di Montalbano.
Sembriamo 10 escursionisti medi della zona se non fosse per lo strano abbigliamento, ma è arcinoto che i genovesi sono grandi appassionati di montagna, tanto da suscitare la curiosità dei passanti.
Ci aspetta per le prossime 5 ore uno dei più bei percorsi trail  della Liguria, anche se assolutamente non conosciuto; ovvero  la risalita della cinta fortificata  della città lato levante con i forti in sequenza di San Martino, di Santa Tecla ed il Richelieu  fino a quello  più  grande di Forte dei Ratti. Da questo punto si segue tutta la dorsale di cresta direzione Levante fino a Bavari e la lunga e sospirata risalita  della catena appenninica alla nostra cima Coppi, ovvero il Monte Fasce. Dalla sua sommità si  scende lungo tracce di sentiero  tutta la dorsale a mare  verso  Quarto , Sturla per poi rientrare in Boccadasse con la chiusura  della traversata ad anello.
Oggi il meteo è eccezionale, temperatura fresca ma non fredda, aria secca, visibilità quasi alla Corsica, sole tiepido e .. tanta voglia di correre.
Già la partenza è traumatica, attraverso Corso Italia e le vie interne fino a raggiungere il primo forte di San Martino, sempre in affanno a rincorrere gli assatanati davanti e soprattutto a non perderli. Fortunatamente lasciato il quartiere di san Martino ed il suo  il mega ospedale, cominciamo a risalire tutte le vecchie crose che si arrampicano sulla collina fino ai Camaldoli. Finisce qui la parte urbana o quasi del viaggio per iniziare la parte  sentieristica, direi naturalistica dell’intero viaggio; una sequenza infinita di sentieri rocciosi, arcigni che costituiscono l’animo duro dei liguri e dei suoi percorritori. Pietre serpentinose, acute e pericolose, guai a cadere ci accompagnano a questo punto lentamente fino al forte Richelieu ed alla grande cava di materiale lapideo utilizzata per la costruzione dei  grandi palazzi storici Genovesi.
Si aggira su un veloce traverso verso ponente  e la risalita fino al Forte , posto sulla sommità del Monte Ratti a circa 600 mt di quota. Uno sperone del forte   si propende come prua della nave verso il mare a guardia della sottostante città. Ma il forte dopo un veloce giro panoramico al suo interno ci rivela tutta la  maestosità della sua costruzione in pietra, con dimensioni  davvero  rilevanti tali da contenere una guarnigione di  circa 1000 soldati. Esso costituiva un baluardo anche e soprattutto verso  monte per invasione dalla  vicina val Bisagno.  Verso  Ponente  si nota invece la dorsale fortificata  che prosegue fino  al Righi ed oltre;  da percorrere in un prossimo trail.
Si riprende la nostra corsa lungo tutta la dorsale  e con rapidi Sali e scendi mozzafiato raggiungiamo il punto più basso, ovvero la frazione di Bavari, dove attraversiamo la strada  del Bus che raggiunge Genova.  Ma un trail deve riprendere  necessariamente il suo percorso montuoso ed iniziamo la parte più tosta che in circa 1,50 ore ci permette di raggiungere la cima del Monte Fasce  con un percorso  accidentato. Siamo alla quota di 830 mt , una strada  di servizio ci adduce  alla selva di antenne ed alla croce di vetta.
Devo dire che le antenne di tutti i tipi sono prolificate notevolmente , tanto da costituire  un richiamo direi turistico;  da vedere però decisamente da lontano perché  in quel punto l’inquinamento  elettromagnetico è  elevatissimo. La croce ed il suo traliccio tuttavia giacciono a terra  distrutte dalla tempesta di circa due mesi orsono  come un tragico segno del destino, anche il Nostro Signore si è arreso al progresso!
Ma si deve rapidamente divallare  lungo tutta la dorsale fronte mare con una vista spaziale su tutto il golfo Ligure,  sembra di poter toccare con mano anche il promontorio di Portofino.
Discesa veramente su sentieri accidentati per circa 30 min, fino alla osteria del Liberale, dove inizia la vecchia mulattiera, ancora in buono stato che ci fa raggiungere velocemente le prime case. 
A questo punto è una sequenza velocissima di crose in discesa, decisamente spacca gambe tra le vecchie case ligure contornate da muri a secco, nei loro inimitabili color pastello, il giallo ocra, il rosa antico.
Attraversiamo finalmente Sturla e Corso Europa fino al mare.
Ci attende tuttavia ancora il viaggio tra le case del porticciolo di Sturla, di Vernazzola e finalmente capo di santa Chiara, proprio sopra Boccadasse, su crose sempre più  faticose.
Sono trascorse 4 ore e 50’ con un percorso di 25 km ed un D+ di circa 1300 mt. Ci attende la focaccia al formaggio…