martedì 24 aprile 2018

Sci Alpinismo MONT GELE’ mt 3518 mt ValPelline (Ao) 22-23 Aprile 2018


Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

Fare il Mont Gelè in giornata è riservato a pochi e bravi scialpinisti, che possibilmente risiedono in valle. Sono in totale ben  1822 metri da Ruz , un dislivello  certamente  notevole ma che  tutto sommato ti  evita  le scomodità ed il caos di un rifugio super affollato con tutte le conseguenze del caso.  Ma se poi, con molta più incoscienza,  ti passasse per la mente di fare anche  la traversata  fino a Glacier nella valle di Ollomont, beh a questo punto  non sarebbe male  consultare qualche psicoanalista.  Certamente  la ricerca  del proprio  limite di sofferenza,  qualche forma di espiazione  ed un  virale masochismo esalterebbero  il nostro bravo terapeuta ripagandola dei lunghi anni   trascorsi invano nello studio  della mente umana.
Ma lasciando perdere la psicanalisi, già abbastanza complessa, io , mio fratello Roberto e i due compagni genovesi, Ugo e Roberto, con una logistica davvero complicata,  risaliamo la lunga Valpelline con due auto e possibilmente un pò di gasolio nel serbatoio.
Il paese di Valpelline diventa lo snodo e la intersezione tra le due vallate, quella principale  e quella di Ollomont. Lasciamo la prima auto  sopra Ollomont,  all’ultimo baluardo semiabitato, ovvero Glacier, un nome e un programma, alla testata della grande conca di By. Siamo a 1549 mt di quota e su questa testata si aprono due delle più imponenti masse montuose , ovvero il Velan ed il Gran Combin., ma questa sono altre storie ed altri ricordi.
Per oggi , con l’altra auto ritorniamo in valle per poi risalire a  Oyace e a Ruz. E qui è facile, tutti sanno che  da questo paese si stacca la mulattiera ed il pendio valangoso del rif Crete Seche che in due ore circa ti adduce al rifugio;  ovviamente sbagliamo tutto ed arriviamo fino all’alpe Rebello, ottima locanda alpina con indicazioni per il rifugio. E difatti appena presa la mulattiera estiva, viene a mancare l’elemento scatenante ed  identificativo della gita, ovvero la neve. Sci a spalle ci arrampichiamo su un terribile sentiero   nella pineta praticamente fino al vallone dell’alpe Berrel. Ma di tracce neanche l’ombra, ragion per cui perdiamo almeno un ora  in penose dispute su quale pendio valangoso percorrere. Finalmente  raggiunto un grande costone nevoso, alla sinistra delle enormi valanghe prendiamo quota su una neve  molliccia e completamente bagnata, fino a raggiungere il canalone di deiezione che ci porta in breve e su neve finalmente assestata al rifugio a 2410 mt.
Beh , più che rifugio direi una stazione della metro, quando cerchi di prendere il treno alle 8 del mattino. Provate ad entrare nell’ingresso del rifugio dove stanno stazionando circa un centinaio di pendolari, pardon sciatori, in cui ognuno cerca di  arraffare un paio anche scompagnato di  pseudo ciabatte, riporre gli sci,, mettere gli scarponi sulle staggiere, togliere le pelli infradicite ed entrare nel forno  della sala da pranzo,  fare qualche spiegazione al custode e prendere nota del timing gestionale. Infatti troviamo tutto il corso Cai Uget con 30 allievi e 15 istruttori, e la scuola  Carlo Giorda intersezionale con circa 25 persone, più tutti i cani sciolti. Saluto molto volentieri grandi istruttori a livello del Direttore della scuola Dario Dugono, Vittorio Barella e alcuni altri istruttori della Giorda che  mi riconoscono  come Orco; ormai  Gli Orchi sono  diventati internazionali! Però nonostante questo il rifugio rimane un gran casino,  niente acqua, niente luce ( solo per cena).
Ma il mattino aspetto le ore 7 per partire, quando ormai non c’è più nessuno. Fantastico colazione in un meraviglioso silenzio! Mi riappacifico con la montagna.
La scuola Uget è partita verso le 5,45, la Giorda alle  6,30 noi mezz’ora dopo risaliamo coltelli sugli sci tutto il vallone glaciale nelle tenue luce  dell’alba.
 Risaliamo fino quasi al grande pianoro superiore del Bivacco Spataro sulla sx orografica, per attraversare il Plan dela Sabla e poi portarsi sulla  destra  orografica alla fine del piano e salire nel canale, praticamente alla sinistra del colle del Mont Gelè ( a sx guardando il colle di Crête Sèche).
Si raggiunge il colle del Mont Gelé  per poi proseguire passando sotto il mont de la Balme, costeggiando la cresta di confine fino a sotto la punta e raggiungere con un lungo traverso il pendio inclinato direttamente sotto la Croce della cima.
Il pendio finale è veramente molto acclive, ma i due grandi istruttori avevano sapientemente fatto una ottima traccia di salita per gli allievi, anche su neve molto dura. Siamo a quota 3518 metri, in una giornata  fantastica con una vista a 360 gradi tra il grandi ghiacciaio di Otemma, la Pigne d’Arolla,  tutti i quattromila svizzeri e poi  di traverso il Bianco, Cervino Rosa e forse tutto il mondo; sono trascorse circa 4 ore per la salita, addesso ci attende la parte più impegnativa, la discesa su Ollomont. Dal Gelè a Glacier (1546 mt) sono la bellezza di  1900 metri di discesa in un ambiente glaciale davvero severo. Prima parte del pendio finale da fare in derapage, vista l’inclinazione e l’affollamento, prima di portare via qualche allievo della scuola!
La via è tutta da scoprire in questa selva di valloni che si perdono a vista d’occhio , ma basta tenersi  sotto la selvaggio parete Ovest del Mont Morion, per intuire la linea di discesa migliore .
Neve perfetta fin quasi ai 2500 metri. Si punta  al Lac de La Beseya (2513 m). ed al soprastante bivacco Regondi, posto su un dosso a quota 2590. Infine bordeggiando qua e la senza perdere troppo quota  , da Balme de Bal ,  ci dirigiamo verso E e superato un evidente dosso si raggiunge la bella e vasta piana della Comba des Eaux Blanches, dominata dalla mole del Mont Gelè.
A questo punto c’è la chiave della gita, la celeberrima   e paventata gola della Gaula.
Almeno mezz’ora di consultazioni di cartine Topo, di tracce GPS ma l’esperienza è sempre la cosa migliore;  individuiamo finalmente l’ingresso della gola. Siamo a circa 2000 metri. Ci aspettano a questo punto circa 400 metri di discesa in una orrenda  forra  senza alternative che non quella di  divallare il prima possibile  per poi infilarsi in una   fitta pineta, certamente ben poco sciabile. Finalmente Glacier e la sua fontana. Sono   passate circa 8,30 ore dalla partenza. Basta neve!
Breve annotazione storica: il Mont Gelé fu salito la prima volta nel 1861 da Michel Croz (la guida che conquistò il Cervino con Whymper e che morì nella discesa) e F. Jacomb, i quali nello stesso anno salirono per la prima volta anche il Monviso.

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