Dal racconto dell'Orco730
La mattina del 3 agosto ricevo una mail dell’OrcoCamola; è un invito per me e altri 3 Orchi ad accompagnarlo al Tour della Bessanese.
“Venite?” e io, senza pensarci due volte, rispondo “Vengo!”.
Accettano anche tutti gli altri Orchi chiamati all’appello, l’OrcoBee, l’OrcoMagoo e l’OrcoJoak. Non resta che prenotare i posti per una notte al rifugio Cibrario.
L’11 agosto, raggiunto il parcheggio sul pianoro del Pian della Mussa, scendiamo dal mitico Berlingo dell’OrcoBee e ci accorgiamo che, nonostante il sole, la temperatura dei giorni precedenti si è abbassata notevolmente, l’aria è assai fredda e siamo costretti a vestirci più del previsto. Riempiamo le borracce con la famosa acqua della zona, indossiamo i pesanti zaini e finalmente partiamo che sono passate da poco le 11,20.
Ridendo e scherzando, il sentiero fino al Gastaldi lo “bruciamo” in poco più di 1 ora: l’aria frizzantina è d’aiuto, lo spirito è alto e poi siamo ‘freschi come rose’.
Ai 2658 mt del rifugio la sosta è d’obbligo, una barretta o un panino, e poi naturalmente è già ora di una birra.
Si riparte alla volta del primo colle, in direzione sud, scendendo verso il torrente dalle acque bianchissime che attraversiamo senza problemi, per risalire quindi il versante opposto. Durante questo tragitto si alternano il sole caldo e gli spifferi gelidi, ma l’ambiente è spettacolare e tutto si sopporta.
Costeggiando dei blocchi enormi, arriviamo al Collerin d’Arnas a 2850 mt e proseguendo oltre, poco per volta, si presenta ai nostri occhi il Lago della Rossa, con lingue di neve tutto'intorno che si specchiano nelle sue acque. La discesa al Bivacco San Camillo e alla piccola cappella, e successivamente alla diga, è molto veloce. Davanti alla fontana consumiamo uno spuntino per poi proseguire, attraversando la diga, in direzione rifugio Cibrario.
Camminiamo su una pietraia, guadiamo un piccolo torrente, scendiamo, saliamo e ci ritroviamo al Colle Altare, 2962 mt. A questo punto ci tocca scendere un sentiero tecnico ma nel successivo pianoro Andrea & c. accennano addirittura una corsetta, dimenticando di avere zaini da trekking sulle spalle.
Dall’alto scorgiamo un altro pianoro, quello su cui è posto il rifugio a 2615 mt.
Arrivati! 1’ tappa conclusa.
Il rifugio è molto ospitale, attrezzato e pulito, per cui ne conserveremo un ottimo ricordo. Invece siamo tutti concordi a voler dimenticare l’odissea notturna vissuta nella camerata condivisa con un russatore folle!
La mattina successiva il tour prosegue verso il fondo del pianoro e poi su una salita molto ripida per arrivare al Colle Sulè (3073 mt) . Proseguiamo in discesa su sfasciume, poi risaliamo in trasversale fino ai laghi dell’Autaret e, continuando a salire, al Colle omonimo (3072 mt).
A questo punto ci aspetta una eterna discesa con pendenza costante fino al torrente de La Lombarde, che attraversiamo su enormi tubi. Dirigendoci verso il fondovalle incontriamo la Capanna Bergers e poi FINALMENTE il rifugio d’ Averole (dubitavo addirittura della sua esistenza!).
Sono passate le ore 14, bisogna rifocillarci ed è indispensabile uno svacco di qualche minuto sorseggiando una birra fresca . Ci aspetta ancora uno sforzo mica da ridere.
Sotto un sole potente, imbocchiamo il sentiero dietro il rifugio, un muro di 1000 mt di dislivello mal segnalato che ci sposta a zig zag su per la montagna, attraversando per ben due volte la cascata di un torrente.
Sull’intero percorso poche le anime incontrate, ma in questo tratto tre francesi stanno tornando indietro perché secondo loro è impossibile scendere il colle nel versante italiano. Siamo tutti un po’ provati dalla fatica e la notizia ci scoraggia, ma anche ci insospettisce. E se non fossero giunti al colle giusto? E se fossero solo paurosi e poco preparati? Decidiamo di continuare a salire, attraversiamo pietraie e neve, fino al Passo del Collerin , 3200 mt.
E’ vero, il canalino a prima vista potrebbe impressionare, è molto ripido e pieno di sfasciume, ma con l’aiuto dei bastoncini e poi delle corde e delle catene, raggiungiamo Pian Gias. Personalmente patisco di più quest’ ultimo tratto su pietrone e ghiaccio, anche se è solo in leggera pendenza. Il paesaggio lo definiamo pauroso, complice il cielo che si sta annuvolando e che rende tutto molto severo . Poco per volta compare di nuovo la vegetazione e riprende una maggiore pendenza, fino a incrociare il sentiero che porta al rifugio Gastaldi.
L’anello si chiude qui. Finita la discesa, siamo al Pian della Mussa, pochi passi (ma sembrano infiniti) e ci ritroviamo davanti al Berlingo. Bravi amici Orchi, perché non è stata affatto una passeggiata.
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