Classifica Mont Blanc Skyrace 2016
Sito Mont Blanc Skyrace
Dal racconto dell'OgreExtreme
Sgombriamo subito il campo da equivoci: questa gara con la corsa in montagna e con i trail non ha veramente nulla da spartire. Questo è skyrunning allo stato puro e nel senso più stretto del termine. Qui si corre a fil di cielo. E come qualcuno ben dice “Less cloud more sky”
Aggiungo anche che con una gara come il Red bull K3000 sul piano tecnico non ha nulla da spartire.
Dalla capanna del Mulo (2500 mt. s.l.m.) sopra il Pavillon il percorso con i suoi quasi 1000 metri di dislivello ancora da percorrere è un susseguirsi di corde fisse, passaggi attrezzati, saltini di roccia e nevai dove si procede sempre con un abbondante uso delle mani. Nulla di difficile o estremo, intendiamoci, sempre tutto in sicurezza, ma il taglio è quello di una ascesa alpinistica (per intenderci e per chi conosce paragonabile alla parte alpinistica dell’uja di Mondrone, via normale da Molere in val di Ala)
Se poi il tutto è “sporcato” di neve e ghiaccio allora l’asticella della difficoltà si sposta ancor più verso l’alto e una caduta o una scivolata in alcuni tratti potrebbe avere conseguenze anche di una certa gravità.
Ma andiamo con ordine.
Partenza delle grandi occasioni dalla piazza di Courmayeur.
Solo ad alzare lo sguardo, il “muro” del versante sud del Monte Bianco che ti ritrovi di fronte intimorisce.
La vetta e il traguardo li vedi lassù a fianco di scintillanti ghiacciai, 2200 metri più in alto. La sfida con se stessi e con la montagna questa volta non ammette errori. Sai che qualsiasi piccola distrazione e sopra valutazione delle proprie capacità potranno avere conseguenze sul risultato finale.
Ore 9:00. Start. La prima parte di gara attraversa le ampie vie di “Courma” e conducono all’inizio della val Veny e al Pontal di Entreves da dove inizia la salita vera e propria.
Le gambe girano discretamente in piano e anche sui primi ripidi tornanti mordono bene. Dopo 20 minuti corsi su leggeri saliscendi la strada inizia ad impennare. L’andatura è alta; l’euforia prende il sopravvento sulla razionalità, spingo forte sulle ginocchia, visto che i bastoncini non li voglio proprio usare, e noncurante della fatica non penso più al fatto che mi mancano ancora 2 ore di gara e 2000 metri di dislivello.
Così in vista del Pavillon comincio a sentire il motore in surriscaldamento. Provo a far scendere i giri, ma a 2200 metri tutte questi tira e molla costano minuti; poi alzi la testa e vedi l’arrivo (o meglio la vetta) sempre lassù, sempre distante. La tua psiche e i tuoi credo cominciano a vacillare.
Ma perché mai non vuoi usare i bastoncini? Ma perché sei partito così forte?
In fondo i miei limiti li conosco, ma forse serve ancora una volta una lezione.
Tutto diventa difficile, e proprio il tratto-chiave, secondo me della salita, quello che dal Pavillon conduce al pilone della funivia nei pressi della Capanna del mulo, quel lungo interminabile pratone erboso pieno di detriti e sassi, ripido al punto di aggrapparsi in molti tratti con le mani, diventa un calvario.
Salgo solo con la forza di volontà, provo in tutti i modi a recuperare energie, ma a quei ritmi è impossibile. I muscoli e i polmoni bruciano dallo sforzo; Il traguardo è lì a non più di un’ora di corsa, o meglio, scusate, di camminata e di arrampicata.
L’obbiettivo cronometrico che mi ero posto delle 2 ore e trenta minuti mi tiene vivo e mi stimola a ogni passo; anche se sono al limite e forse già oltre ci provo, provo a tener vivo quel sogno cullato per mesi e che ora pian piano vedo allontanarsi.
A 3000 metri viene giustamente richiesto dall’organizzazione di calzare i ramponcini. Così anche se mentalmente ogni dettaglio per calzarli velocemente è ben presente nella mia mente il tutto mi costa più di due minuti che sommati al tempo di toglierli all’ingresso della stazione della Skyway di punta Helbronner e al fatto che uno dei due si è rotto dopo poche centinaia di metri dall’averlo indossato mi portano a non avere più margine per stare dentro il tempo prefissato.
Sarà la voglia di chiudere la partita e quella di arrivare, ma i 200 metri finali di dislivello volano via velocemente.
In vista del traguardo, come sempre, le poche energie si moltiplicano dandoti la forza di arrivare ancora in spinta e più che altro con la ferma convinzione che la partita non è finita qui e riprenderà di sicuro nel 2017.
Mont Blanc skyrace see you 2017
Ultima nota di cronaca: ho notato un livello generale di preparazione dei concorrenti veramente notevole, sicuramente all’altezza di quanto una gara così difficile possa richiedere, segno di una progressiva e costante maturazione del movimento-fenomeno skyrunning e trail.
Solo per archivio:
- Passaggio al Pavillon du Mont Frety in 1h 03 minuti (7 km e 950 mt. di dislivello)
- Arrivo in vetta in 2h 36 minuti
- 89 assoluto su 363 partenti (8° cat. V2)
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