Foto Ultratrack Supramonte Seaside 2015
Classifiche UltraTrack Supramonte Seaside 2015
Sito Uktratrack Supramonte Seaside
Dal racconto dell'OgreDoctor
Correre in natura mi da un senso di libertà e pace.
Correre nella mia terra d’origine fra olivi secolari, pietre mute, lecci, querce, ginepri, testimoni da tempo immemore dello scorrere del tempo, sotto un cielo tormentato di nubi e con accanto il blu smeraldo del mare, annulla il confine spazio-tempo e mi regala sensazioni che riesco a stento a descrivere.
Corro e penso a miei avi, che prima di me con scopi diversi, sicuramente meno ludici, hanno percorso questi sentieri. Intuisco la loro fatica, l’enorme dispendio di energie per strappare anche solo un metro quadro di terra coltivabile, in questo paesaggio a tratti lunare. Una vita trascorsa in totale simbiosi con la natura.
Corro e penso a mio padre, prigioniero di un letto. Quanto vorrebbe correre con me nella sua terra, che lo ha visto bambino, libero e felice.
Corro e penso a me stesso, a quanto appartengo a questa terra, quanto mi manchino da un anno all’altro questi paesaggi, questi profumi, questa luce.
Un’infinità di pietre come tanti bubboni affiora dalla terra in queste vallate di origine basaltica ricoperte da una fitta vegetazione di lecci, ginepri e macchia mediterranea, racchiuse da una serie di bastionate calcaree. Mi costringo a mantenere alta l’attenzione per non cadere, cercando quella poca terra nera incastonata fra pietra e pietra, saltabeccando da un punto all’altro.
La gara alterna tratti tecnici a strade sterrate. Nei primi, soprattutto in discesa, fatta eccezione per i top runners, l’abitudine a correre in montagna, su dislivelli importanti, fa la differenza. Gli altri corridori sono in difficoltà, quasi fermi e timorosi di farsi male, facili da superare e distanziare. Nei pezzi in piano, il loro passo da maratoneti e la mia scarsa attitudine alla corsa pura, fa sì che inesorabilmente il gap guadagnato nei percorsi a me più congeniali venga vanificato negli altri tratti. Le discese e le salite tecniche nel complesso sono minoritarie rispetto ai lunghi rettilinei corribili, alle strade interpoderali e, alla fine, complice la stagione lunga e densa di impegni, le gambe mi suggeriscono di accontentarmi di quello che possono concedermi.
L’arrivo è collocato all’altopiano del Golgo, probabilmente il più interessante contesto storico archeologico del territorio baunese, protetto da Nuraghi a guardia di ogni accesso naturale, e principale ambito di convogliamento e conservazione delle acque piovane dell’altopiano carsico. Luogo denso di richiami e sensazioni di misteriose presenze, l’Altopiano è noto principalmente per la sua Voragine di “Su Sterru” (che con i suoi 280 m. è la più profonda in Europa) identificata quale luogo dove si compiva l’uccisione degli anziani fra risa rituali, liberatorie, (da cui il termine riso sardonico).
Al centro dell’altipiano è collocata la Chiesa dedicata a S. Pietro, edificata nella seconda metà del XVII secolo in forme tardo – gotiche ecco la (la leggenda vuole che S. Pietro abbia liberato la popolazione di Golgo da “Su Scultone”, sorta di mostro che abitava la Voragine e che calmava la sua ira solo in seguito al sacrificio delle giovani vergini). Come tutte le chiese antiche collocate in quest’area, denuncia l’esistenza di forme di sincretismo religioso, nuragico – cristiano, riconoscibili per la tipologia a Cumbessias. Proprio di fronte alla recinzione della Chiesa è ben visibile il betile antropomorfo che non ha altri analoghi in Sardegna, mentre presenta vaghe somiglianze con le sculture dedicate a Shardana.
Ma prima di giungere all’arrivo, subito dopo una ripida discesa, come in ogni trail che si rispetti, non può mancare la sorpresa finale, che, puntuale, si materializza in forma di “codula”, un canyon che si è formato per effetto dell'erosione di un torrente, in parte inghiottito a causa di complessi fenomeni carsici. La codula, si chiama Bacu Lotzuli e si sviluppa per chilometri incastonata in ripide pareti calcare e giunge sino al mare, alla Cala di Sisine. Si rimane impressionati dall'esplosione di colori delle pareti e degli oleandri, un incanto per gli occhi e per la mente, un po’ meno per i piedi, già messi a dura prova nei tratti precedenti. Il ciclone è visibile in tutta la sua forza devastatrice. Se un barlume di sentiero era presente, prima del suo passaggio, ora non è più visibile e il nostro incedere diventa lento, pesante, cadenzato da un continuo saliscendi su bianche pietre, levigate dal tempo e dal passare dell’acqua. D’estate deve fare un gran caldo e la totale mancanza di sorgenti sicuramente né sconsiglia l’attraversamento.
Prima di giungere al mare, abbandoniamo la codula e per un ripido tratturo arriviamo ad una strada sterrrata già percorsa in precedenza, chiudendo, pertanto, un anello, per raggiungere finalmente l’arrivo al Golgo.
L’organizzazione della gara è stata superlativa e gli organizzatori di una cordialità e simpatia rara. Messi a dura prova dalla bomba d’acqua, che ha colpito il territorio di Baunei, il giovedì antecedente alla gara, hanno recuperato un percorso per la 20 km e la 40 km, in extremis, che non ha fatto rimpiangere l’originale. Ci hanno messo il cuore e si è visto!
In origine ero iscritto alla UTSS, il percorso di 80 km, soppresso a causa del maltempo, che ha cancellato in parte il balisaggio, e dopo aver sperimentato la gara più breve, anche se rimaneggiata, penso che sarebbe stata una prova assai difficile.
Il ristoro al Golgo, merita un plauso, genuino, saporito, abbondante e soprattutto a chilometri zero, salsiccia sarda fresca, pecorino, patata lessa, carote, pane carasau e ichnusa freschissima. I ristori sul percorso sono stati numerosi, abbondanti e all’altezza delle aspettative.
Se si vuole trovare, a tutti costi, qualcosa che non ha funzionato a dovere, sicuramente un aspetto migliorabile, in questa giovane manifestazione, è la rilevazione dei tempi e la stesura delle classifiche. Magari l’utilizzo di un chip, anche se aggiungerebbe dei costi e toglierebbe qualcosa in termini di genuino “spirito trail”, renderebbe più affidabile la rilevazione dei tempi e eviterebbe inutili e stucchevoli contestazioni.
All’indomani della manifestazione, uno splendido “quarto tempo”, sempre offerto dall’organizzazione, per quanti si sono fermati a Santa Maria Navarrese, procrastinando il ritorno alle proprie case: gita in barca sul litorale di Baunei in direzione Dorgali.
Dalle bocche spalancate e dagli sguardi estatici dei presenti è facile capire, che quanto ci si para davanti non è solo bello, ma magnifico, stupefacente, grandioso.
Penso dentro di me: devo tornare, magari per la gara, magari per “Selvaggio blu”, ma devo tornare.
Il percorso di gara originale si disegna lunga la costa fino alla Cola Goloritze, dove l’UTSS avrebbe deviato verso l’interno, e si snoda fra terra e mare, fra cielo e terra in un susseguirsi di sali saliscendi fra pareti verticali calcaree e acque smeraldine.
Ci fermiamo per un bagno a Cala Mariolu o Is Pulige de Nie, “come pulci di neve” in dialetto sardo, che colpisce per i colori dell’acqua, che toccano diverse sfumature e tonalità tra blu, verde smeraldo e azzurro, e per gli infiniti sassolini che formano la Cala, bianchi e piccoli come fiocchi di neve. L’appellativo di Mariolu deriva da “mariolo“, ladro in ponzese, che i pescatori oltremare diedero alla Foca Monaca. Quest’ultima, infatti, era solita depredare il pescato dalle reti e dai nascondigli scelti dai pescatori. Proprio ad un miglio verso nord da Cala Mariolu, vi è la Grotta del Fico, uno degli ultimi rifugi del mammifero, una grotta tra le più suggestive dell’isola.
La piccola comitiva composta da quattro Orchi (il sottoscritto, OrcoCamola, Orco730 e OrcoBee) più la mia famiglia al completo, risale sul nostro confortevole mezzo (un Ford Transit nove posti – in origine dovevano esserci anche l’OrcoZoppo e OrcoJoak, che per motivazioni diverse non sono riusciti a unirsi al gruppo) e si dirige all’estremo ovest dell’isola, a S’Archittu, sulla costa del Sinis, per tre giorni di autentico relax.
Ci accoglie un litorale diverso, ma altrettanto suggestivo e piacevole in questa coda di estate, che ci ha consentito di godere di un sole piacevole e di un acqua sufficientemente calda da poter fare qualche bella nuotata e finalmente provare la muta da triathlon, presagio di nuove e stimolanti avventure.
Montagna che regala il mare...
W gli Orchi
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