Classifica Magredi MMT 2015
Sito Magredi MMT
Edizione 2013
Dal racconto dell'OrcoSmigol
L’idea di partecipare al MMT 100 MILE nasce nell’estate del 2014 quando il “muso ispiratore” Enrico Mandile della società VigoneCheCorre trovò la gara sul sito dell’utmb e lanciò l’idea.
Mi metto all’opera e creo il team : il sottoscritto orco di Torino, Andrea Sarra del GruppoInterforze di Nichelino e Enrico Mandile di Cavour.
TONICA TEAM il nome dato alla compagnia, ognuno corre per la sua associazione ma ci piace il nome del team anche per la predilezione della bevanda.
L’edizione del 2014 ha visto solo due partecipanti poiche’ un moschettiere rimase infortunato per diversi mesi.
Le nostre goliardiche partenze in camper iniziano sempre un giorno prima della gara tanto per acclimatarci al luogo
E il Magredi ci si presenta subito come terra arida, arsa, dura quasi inospitale ma con dei paesaggi e scenari splendidi, lunari.
Le dolomiti Friulane pur nella loro diversità reputo non abbiamo nulla da invidiare a quelle del Trentino!!!
Ma torniamo alla scorsa edizione e all’organizzazione claudicante con balisaggi scarsi e poco precisi e con l’aggravante di pastori “poco simpatici” (cit. OrcoVentura) che tolgono, spostano e occultano le balise.
Il risultato che sono stato fortunato a perdermi solo un paio di volte solo 4/5 km. Qualcuno ha saltato a piè pari una base vita errando per 15 km.
Un po’ di inesperienza, una cattiva gestione del tempo, dei ristori e dei cambi hanno fatto si che mi ritirassi al 122esimo km per mancanza di tempo all’arrivo della terza e ultima base vita.
Non pago di questa esperienza ma entusiasta del luogo e dell’alloggiamento presso l’agriturismo, villaggio, campeggio da Gelindo offerto dall’organizzazione.
Dopo un anno con il tarlo dei 40km non terminato faccio anzi facciamo ritorno. Il film inizia sempre allo stesso modo ma il trittico e’ completo con partenza in camper il giorno prima.
Arrivo da Gelindo ritiro pettorale e preparazione delle tre sacche una per ogni base vita ed esplosione di roba sul prato e un paio d’ore di preparazione.
Si avvicinano le 18 e il meteo tende a peggiorare. Il camper parcheggiato in posizione strategica davanti al quartier generale comodo per la consegna delle sacche e per incontrare e vedere il viavai dei circa 130 runners.
Alle 17,00 tutti in piazza per il briefing, singolare la punzonatura con un vero e proprio appello e il passaggio al di la’ del gonfiabile e poi alle 18 lo sparo.
Pioviggina e ci aspettano, se tutto va bene, due giorni di corsa. Si inizia con 17 km di piano attraverso il magredi e poi si sale a 1500 mt e per una ventina di chilometri si trotterella in cresta.
Arriva la notte e con lei il diluvio e la nebbia e i sentieri che diventano fiumi di fango: il gioco si fa duro !!!!! e il duro arriva alla prima base vita con largo anticipo. Fradicio e demotivato e al calduccio con intorno gente che si ritira, mi attanaglia il dubbio del ritiro. Menomale che una sana minestra mi fa ripartire sotto una pioggia ancora più forte.
Non si contano le culate in una discesa notturna interminabile .
Per pranzo arrivo alla seconda base vita dove faccio un cambio completo scarpe comprese; mangio due piatti di pasta e bevo una birra, un caffè e la strada mi sorride nuovamente ma il meteo continua a non sorridere. La terza parte del percorso la ricordavo come la più dura con un 1300D+ subito e un 400D+ verso la terza base con l’attraversamento di due gallerie al buio lunghe 4km.
Nonostante i 90 km sulle gambe affronto il dislivello con un buon ritmo e raggiungendo la cima in 1h40’ circa e gironzolo ancora una mezz'oretta in cresta prima di iniziare a scendere. Via a rotta di collo con le solite costanti, pioggia, nebbia, fango e culate.
Anche quest’anno mi viene il colpo di sonno mentre corro e riesco a non cadere inciampando nel marciapiede della galleria; ma quale arcano e oscuro (in tutti i sensi) si cela in questa galleria e proprio in questo punto; menomale che siamo tutti e tre e ci si tiene svegli a vicenda.
Le gallerie sono piene di pozzanghere e gocciolano come se diluviasse (nessuna differenza tra dentro e fuori) ma ricordo ancora il vociare delle gocce che rimbomba dentro questi budelli oscuri.
E nella seconda notte arrivano anche le allucinazioni, le suggestioni, le ombre, le voci fanno compagnia.
Ricordo perfettamente, su un sentiero nel bosco di aver visto un ragazzino inginocchiato con una felpa con il cappuccio di colore verde; mi viene la pelle d’oca a pensarci.
Al ristoro m’informo sulla classifica e i ritiri aumentano capisco anche perchè non ritrovo quelli che mi hanno passato e quelli che ho passato io, pensavo di essere in una specie di triangolo delle bermude dove venivamo inghiottiti.
Ho fatto bene ad appesantire lo zaino con un cambio aggiuntivo cosi uscito dalle gallerie nonostante guscio e mantella sono nuovamente zuppo e mi ricambio pronto per affrontare 10 km prima della terza e ultima base vita.
Ancora discese scivolose alcune tratti tecnici ed esposti e si arriva a Tramonti di Sopra ancora tre km e la base vita di Tramonti di Sotto e li che mi aspetta con un’accoglienza casalinga. Una signora, una mamma che mi serve minestra calda, pasta , patate bollite e la gubana (dolce tipico friulano con il rhum) a iosa e naturalmente scatta anche l’ennesima birra e l’ennesimo caffe.
Mi ricambio e aspettando i miei soci tutto imbardato (sono un po’ schizzinoso) mi appoggio per 10 minuti sulla branda ma non si dorme la testa e le gambe vogliono andare, si vuole finire questo viaggio e mancano “solo“ 40 km; solo i piedi iniziano a sussurrare pietà.
La pioggia ha dato una tregua per un paio di ore, ma alle prime luci riappare e mancano una ventina di chilometri da percorrere nel greto del fiume con i simpatici sassi che torturano i piedi gia’ massacrati dall’acqua a mollo ormai da 40 ore.
Il Magredi al ritorno mi regala una pioggia torrenziale ma sono fortunato perchè chi e’ passato dopo ha preso anche la grandine.
Anche in questo caso sento il rumore, la voce delle pietre con la pioggia.
Il greto del fiume con le sue anse non finisce mai, rettilinei che finiscono con insenature che da lontano ti fanno immaginare che sei arrivato sulla strada; non arriva mai la civiltà, il famoso ponte che porta sulla statale.
I km piu’ lunghi della mia vita (fino ad ora) e poi arriva la strada e ancora 1.8 km per l’arrivo e accellero voglio e devo arrivare il prima possibile ormai i piedi non sussurrano ma gridano pietà.
Prima dell’arrivo in piazza penso di aspettare i miei soci per tagliare il traguardo insieme ma appena vengo scorto mi corrono incontro quelli dell’organizzazione, dal bar escono una decina di persone e iniziano a gridare e applaudire e non riesco a fermarli, mi portano al traguardo per consegnarmi la medaglia e il gilet da finisher. In mano avevo già un bicchiere di the caldo, mi volevano portare nel tendone e mi si avvicina anche un volontario della croce rossa, ma sto bene non ho bisogno di nulla e ho voglia di vedere e fotografare i miei due amici che stanno arrivando.
Mi si avvicina il fondatore mi fa i complimenti e mi dice che ci sono stati 67 ritirati e che questa e’ stata l’edizione piu’ dura.
Io sono finisher e non sento la fatica, il male ai piedi e le mani congelate sono tanta soddisfazione e orgoglio .
Sono finisher anche per chi mi ha dedicato tanto tempo dalla moglie a Sergio Benzio.
Arrivano i miei due amici ci facciamo le foto di rito e via al terzo tempo con un bel minestrone caldo. Ma bisogna premiarmi e in agriturismo prendiamo due piatti mega di polenta con formaggi misti e ci scoliamo una bottiglia di vino rosso locale.
Finalmente Morfeo fa la sua comparsa…
Mentre scrivo ancora mi emoziono e mi scende qualche lacrima…
Siamo Orchi e oltre alle gambe c’e di più.
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