sabato 10 ottobre 2015
RONDO’ DELLE CRESTE GRIGNA(Co) 10 - 11 OTTOBRE 2015
Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga
Durante la gita in Grigna dello scorso Maggio, avevamo appreso dell’esistenza di questo tour delle Creste.
Be, l’idea era entusiasmante. Percorrere tutte le creste delle Grigne, salendo però da Mandello Lario, sul ramo del lago di Lecco. Praticamente da quota 350 metri salendo a quota 2450 del Rifugio Brioschi sul Grignone per poi ridiscendere con una pazzesca cavalcata della traversata alta fino alla Grignetta e giù per il crestone che ci riporta a Mandello , percorrendo in senso orario tutte le creste che fanno da coronamento alla valle d’Era.
La Val d’era è la valle che adduce ai rifugi del versante Nord Ovest partendo dalle rive del lago. Mediamente con un avvicinamento di 3 ore si possono raggiungere tutti i rifugi posti su questo versante, Elisa, Bogani e Bietti. Avvicinamento lungo che sconsiglia infatti i gitanti ed escursionisti medi. In questo caso però si tratta di evitare il fondo valle e di percorrere tutto il filo di cresta, con un percorso aereo sempre con il panorama del lago sottostante. L’idea era di arrivare in serata al Brioschi sul Grignone a 2450 metri, ma guarda un po’ la scalogna, oggi è il giorno del 110° anno del rifugio, il più amato dagli alpinisti, sempre aperto in tutte le stagioni ed era stato organizzato sulla cima una tensostruttura con tanto di discoteca. Trovare posto praticamente impossibile. In tal modo decidiamo di puntare sul sottostante rif Bietti a quota 1700, defilato dal turismo dei gitanti e battuto solo dagli escursionisti convinti ed allenati e …dai cani.
Con mio fratello Roberto ed Ugo, partenza non proprio antelucana da Somana, sopra Mandello, per attendere il diradarsi delle nubi basse, e in attesa delle promesse schiarite. Fare questo giro nella nebbia sarebbe un vero atto di masochismo. Non semplice da trovare e senza il panorama promesso!
Già Somana è un grazioso borgo a ridosso delle varie cime , o meglio sella serie infinita di Zucco che troveremo, ma di parcheggio neanche a parlarne.
Il nostro sentiero ha il segnavia 17B, anche se molti sono i tracciati che adducono sullo Zucco di Sileggio; dopo un lungo traverso e risalita delle varie terrazze coltivate prendiamo decisamente verso lo Zucco di Tura e successivamente lo Zucco di Mortirolo. Sentiero ripidissimo in mezzo ad una vegetazione rigogliosa , i primi pinnacoli che già si individuano e successivamente un susseguirsi di tratti attrezzati con catene e gradini, che non richiedono alcuna attrezzatura, vista la facilità del percorso. La traccia si fa via via più ripida, fin tanto da raggiungere lo Zucco di Tura che scambiamo per la nostra prima meta, ma ci aspettano tutte le altre elevazioni, Siamo intorno alla quota 1000. Superato il Mortirolo, con altre catene ci si para d’avanti un impressionante serie di scalette. metalliche che obbligano ad indossare imbrago e cordino. Il Kit da ferrata pesava troppo. Due scale ed una serie di catene permettono di vincere la parte più aerea del percorso con un salto di circa 100 metri e finalmente si raggiunge lo Zucco di Sileccio, prima vera cima della cavalcata, a quota 1350 metri circa. Molto bello ed areo il passaggio strapiombante tra le due scale. Grande croce metallica e panorama mozzafiato sul ramo di Lecco e persino sul vicino ramo di Como con la punta di Bellagio.
A questo punto comincia la traversata di tutto il crestone erboso roccioso che in circa 3 ore dovrebbe portarci fino alla Bocchetta di Prada. Si raggiunge velocemente un piccolo bivacco in muratura sempre aperto per poi cominciare tutto il traverso alto tra sentieri, roccette e tracce appena abbozzate della Tagliata, della Cima di Enghen, Pilastro dei Grottoni ed infine Monte Croce. Due bocchette ,di Verdascia e Calivazzo, permettono anche, in caso di maltempo una veloce ed onorevole ritirata a valle. Dopo un lungo traverso ci attende la risalita ad una punta aguzza, in prossimità del monte Croce e subito dopo una aerea traversata della cresta rocciosa ed in parte erbosa. Siamo nel regno dei Camosci, infatti la traccia di sentiero è cosparsa di escrementi per centinaia di metri. Sentiero evidentemente non frequentato. Oggi non incontreremo alcun escursionista per tutto il percorso fino alla bocchetta di Prada. Infatti una rapida discesa ci porta appunto alla bocchetta di Prada a quota circa 1700 e con un sentiero pianeggiante si raggiunge in una altra ora il rifugio Bietti. Sono circa 7 ore quando nei pressi del rifugio un cagnaccio mi azzanna la spalla!
Comunque il rifugio ed il custode sono veramente ospitali, siamo praticamente soli ed una sontuosa cena a base di zuppa di cipolle ci rimette in pace.
Il mattino dopo lunga risalita della ferrata che in circa 1 ora e mezza e con 700 metri di dislivello ci riporta sulla cresta del Grignone, alla bocchetta di Releccio a quota 2300 metri proprio sotto il Brioschi.
Comincia adesso il percorso conosciuto di tutta la traversata alta che, con uno spettacolare percorso sulle creste, tratti attrezzati e non, ci porta al grande intaglio del buco di Grigna, crocevia di tutti i sentieri. E qui cambia la frequentazione, oggi numerosi escursionisti, alpinisti ma soprattutto trailers percorrono tutto il percorso. Finiti i tempi degli scarponi, oggi canottiera, scarpette e zainetto. Lunga risalita del versante est della Grignetta fino a raggiungere le ferrate terminali del canalino Federazione e finalmente ci attende la vetta , anzi la spiaggia di Rimini! Centinaia di gitanti sulla sommità a prendere il sole, proprio sotto il bivacco a forma di astronave lunare LEM. Dopo aver scavalcato un po di persone individuiamo il famoso canalone Cermenati, la via di salita e discesa classica alla Grignetta. Oggi è giorno di pietre a iosa e riusciamo a trovare il bivio per il sentiero Cecilia che praticamente taglia in traverso tutta la parete Sud della Grignetta. Siamo qui nel regno dei pinnacoli, delle torri, cime e pareti vertiginose. Un Sali scendi vorticoso tra canali, rocce e finalmente il famoso colle Valsecchi dove si incontra il sentiero attrezzato che in piano ci porterà velocemente al rifugio Rosalba.
Il tempo ormai sta cambiando, nebbia e nuvole basse ci circondano al Rosalba. Mangiare è il primo imperativo dopo una serie impressionante di sentieri attrezzati, catene, scalette e quant’altro. Comincia l’ultimo tratto e forse anche il più selvaggio che in circa 3, 30 ore ci riporterà a Mandello. Cominciamo a percorrere il filo di cresta con un sentiero non eviddente che ci obbliga a numerose deviazioni per la sua ricerca, seguire i bolli gialli, già ma quando li vedi in mezzo alla boscaglia e rocce ! Comunque con un po’ di intuito e fortuna ci districhiamo nel dedalo di queste gole e con percorso molto ripido passiamo lo Zucco Pertusio e finalmente laggiù in fondo il Manerello a quota 1200 cìrca. Sono finite le difficoltà, finalmente un bellissimo sentiero ci riporta 800 metri più a valle in quel di Rongio. E qui, come ci disse il gestore, prendere il Ristorante al Verde, proprio sotto la superstrada di Lecco e con il sentiero del Viandante ed ancora con un centinaio di faticosi scalini su un ripido pendio ritroviamo Somana e la nostra auto.
Sono trascorsi due giorni, circa 25 km e almeno 3000 metri di D+ e D- almeno.
La seconda tappa ha richiesto circa 10 ore di cammino, ma ne è valsa la pena.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento