Sito Trail del Monte Soglio
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Dal racconto dell'OrcoIng
Ci risiamo.
Avevo promesso a me stesso ed agli altri che non sarei più venuto a correre il Trail del Monte Soglio, per gli intimi appassionati TMS. Già TMS è di per se un acronimo molto pretenzioso, sorto evidentemente sulla scia delle più nobili TMB ( Tour Mont Blanc) o TMR ( Tour Mont Rose), TMC (Tour Mont Cervin) e così via, quasi a voler ricalcare tutti questi celeberrimi percorsi di trekking, conosciuti da tutti gli escursionisti stranieri, molto meno da quelli Italiani, come infatti ho potuto constatare di persona negli anni durante la frequentazione di questi tour di alta montagna.
Ma qui molto più modestamente siamo nella bassa collina Canavesana a ridosso delle prime propaggine alpine del Soglio e dell’Angelino , decisamente lontani dal paesaggio maestoso dei grandi Trails; evidentemente non si può pretendere da un paesaggio collinare di traspondere le stesse emozioni che suscitano i percorsi al cospetto dei celebri 4000.
In queste terre di mezzo, il tracciato del trail diventa forzatamente ondulato con continui Sali e scendi nel bosco umido, su tracce di sentiero a volte appena abbozzate, spesso su una infinità di strade interpoderali che fungono da collegamento tra baite sperdute, frazioni ancora abitate , prati coltivi in disuso da antichi tempi.
Un viaggio insomma nella antica tradizione rurale e contadina di queste valli che hanno visto, come quasi ovunque, un progressivo spopolamento verso la trasformazione industriale ed il mito del progresso.
Con una grande differenza tuttavia in quanto in questa parte del Canavese si è saputo intelligentemente costruire un processo industriale di numerosissime attività manifatturiere a carattere familiare miscelando sapientemente l’operosità contadina con l’attività prettamente industriale; con questo evitando l’accentramento in grandi fabbriche che avrebbero snaturato il territorio e soprattutto impedito lo sviluppo di una sana creatività industriale.
In tutte le boite si è quindi assistito alla trasformazione del contadino agricoltore in operaio meccanico e piccolo imprenditore con il merito di salvaguardare buona parte dell’agricoltura locale con una continua sinergia fabbrica-agricoltura.
Ma nonostante tutti questi pensieri, mi rimane sempre in testa la domanda: perché macinare km su questi percorsi poco interessanti, a quote collinari, sempre in mezzo alla boschina , senza panorama ed in continuo contorcimento su se stessi con l’unico scopo dichiarato di inanellare 30/60 km? Che cosa attira pertanto 550 podisti super specializzati a partecipare a questa gara?
Quesito a Risposta Multipla:
1. Organizzazione eccellente e minuziosa
2. Grande controllo del territorio e sicurezza sul percorso
3. In ultimo il Gaetano- pensiero che è poi la summa di tutto: dove potresti altrimenti trovare un percorso trail da 60 km in Maggio su quote relativamente basse e soprattutto vicino a casa?
Ecco spiegato il grande successo di questa manifestazione che riesce ad attirare da tutto il nord Italia oltre 500 valenti trailers, mettendo a disposizione una base logistica efficiente( a parte le doccie) e spaziosa quale l’area sportiva di Forno ed un percorso montuoso a km 0.
Oggi opto per il Gir Curt da 27 km, percorso nervoso, interessate e decisamente veloce.
Con Ugo venuto appositamente da Genova ci ritroviamo verso le 8,30 a Forno sotto un diluvio.
Pioverà fin oltre le 10 e mi viene da pensare ai nostri eroici compagni Orchi partiti alle 7,0 per il Gir Lung. Ma il tempo davvero inclemente consiglierà saggiamente agli organizzatori di ripiegare su un percorso alternativo a quote inferiori . Anche quest’anno per il Gir Lung niente Soglio, peccato la traversata alta delle creste fino all’Angiolino si annunciava interessante ma la sicurezza dei podisti e di tutto il personale in campo è condizione primaria.
Troppe volte abbiamo assistito ultimamente ad incidenti imputabili unicamente all’incoscienza o alla megalomania degli organizzatori; finalmente si sta imponendo il sistema UTMB, basato sul controllo del territorio mediante una organizzazione efficiente ma non asfissiante.
E’ giunta finalmente l’ora di abbandonare il dilettantismo di troppi trails, specie ora che i percorsi aumentano di numero, lunghezza e difficoltà.
Il meteo nonostante troppi allertamenti si rivela alla fine abbastanza clemente risparmiandoci la pioggia.
Percorso classico fino al colle del Bandito da dimenticare, su una carrareccia dove devi correre per forza; causa nebbia oggi non vedo neanche il mulino Val che so esistere tutt’ora.
Ma dal Bandito in poi una meravigliosa traversata di circa 10 km su sentiero a quota 1000, prima di affronterà la salita a Canauta.
A questo punto la pauta, il fango la fanno da padrone ovunque e la discesa si trasforma in un continuo galleggiamento con lo scopo principale di non scivolare. Impresa ardua ma un po’ di timore mi consiglia una condotta prudente per arrivare sano fino alla strada sterrata di fondo valle. A questo punto incrociamo i nostri compagni del gir Lung arrivati ormai verso il 40° km, allungo un po’ per non sfigurare ed il traguardo di Forno è ormai alle porte. Sono passate 3 ore 49’ e sento male dappertutto. Accidenti all’età!
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