Metti due anni
buoni di pandemia con movimenti limitati e sempre molto controllati, metti
un'estate iniziata precocemente con un caldo soffocante che ingiallisce i prati e prosciuga i fiumi, metti le altre pessime
notizie che ti tocca leggere sui quotidiani, quest’anno la voglia di sfruttare
ogni momento per evadere un po’ dalla solita routine è enorme.
Così, complice la
festività di San Giovanni, con Orco
Camola programmiamo un veloce
cicloweekendlungo dalle parti del lago di Iseo, tra le province di Bergamo e
Brescia.
L’idea iniziale era
di fare del classico cicloturismo sfruttando una parte della Ciclovia
dell’Oglio, che costeggia l’omonimo fiume, tra il Po, dove l’Oglio va a
confluire, ed il Passo del Tonale a monte di Ponte di Legno, dove l’Oglio nasce.
Ma andiamo con
ordine. Di buon mattino del giorno di San Giovanni, festa per noi che lavoriamo
a Torino, sono a casa di OrcoCamola. Carichiamo bici e bagagli sulla
BerlingoOrcoCar e ci dirigiamo verso Iseo. In poco più di tre ore e mezza siamo
pronti a pedalare.
La destinazione di
oggi è Ponte di Legno, in alta Valcamonica, a 95 km circa dalla partenza.
Viste le distanze
rinunciamo a percorrere la ciclovia ed optiamo per seguire statali e
provinciali. Dopo pochi chilometri di lungolago commettiamo però un errore che
paghiamo assai caro, non ci accorgiamo che all’altezza della frazione di Vello
la statale diventa una strada a veloce percorrenza con viadotti e gallerie.
Macchine e camion sfrecciano veloci accanto a noi, accendiamo tutte le luci
possibili e pestiamo sui pedali a più non posso per uscire quanto prima da
quello che nella mia mente è quanto di più simile all’inferno si possa
immaginare.
Per fortuna dopo
qualche km e parecchie intercessioni ai santi dell’intero calendario troviamo
l’uscita dall’inferno e ci immettiamo nuovamente sulla strada lungolago.
Scopriremo solo al ritorno che il tratto Vello-Toline è una parte di ciclabile,
non solo obbligatoria, ma tra le più belle d’Italia!
Finita la parte
lungo lago, dopo il paese di Costa
Volpino la statale non ha più tratti pericolosi ma si presenta come una tipica,
anonima e bruttina statale di molti fondovalle delle province industrializzate
del nord Italia. Sicuramente rinunciando alla percorrenza della ciclabile
abbiamo perso un bel po’ della bellezza del posto, offuscata dalla presenza
della grande industria siderurgica, che deve storicamente la sua ragion
d’essere proprio alla presenza della vitale presenza del fiume Oglio. Siamo
infatti in Valle Camonica che, ben prima di essere uno dei distretti più
industrializzati d’Italia, era stato territorio di insediamento dei Camuni,
antica popolazione italica dell’età del ferro, e ne conserva tuttora notevoli tracce sotto forma
di numerose incisioni rupestri.
Arrivati a Edolo,
dove la valle si divide, ci concediamo un gelato e poi proseguiamo per la
nostra meta. Siamo ormai in alta valle ed il territorio si fa più montano.
Capannoni e magazzini lasciano spazio a prati e boschi. Arriviamo all’albergo
dopo 5 ore e 1400 metri di dislivello circa, appena in tempo per goderci,
all’asciutto, un temporale che rinfresca l’aria. In una Ponte di Legno non
ancora piena di vacanzieri ci concediamo una pizza e poi un meritato riposo.
Sabato 25 giugno.
Dopo un sonno ristoratore ed un ottima colazione siamo pronti per affrontare
sua maestà il Gavia. Da Ponte di Legno sono circa 1400 metri di dislivello e 17
km di salita. La giornata è stupenda, c’è il sole ma l’aria è bella
frizzantina, ottima per pedalare,
La strada verso il
colle è piuttosto stretta, con un asfalto abbastanza malandato. Ci sono ovviamente
altri ciclisti impegnati come noi nella conquista del colle ma siamo gli unici
con le borse. O meglio, ci vengono incontro, in discesa, parecchi ciclisti su
bici dotate di borse, luci ed un numero
ben visibile sul manubrio. Scopriremo poi che si tratta di ciclisti partiti in
mattinata da Bormio, impegnati in una una delle randoneè più dure al mondo, la
Alpi 4000, 1400 Km per 23.500 metri di dislivello percorrendo i passi alpini più noti (Gavia, Mortirolo, Oropa,
Nivolet, Stelvio ecc). Chapeau!
Ma eccoci a
sbuffare sulle rampe del Gavia. La parte più dura della salita è quella
centrale, 7-8 km in mezzo ad un
bosco con pendenze medie del 9-10% e punte del 14%.
Usciti dal bosco,
si apre lo scenario di alta montagna tra pascoli e soprattutto con viste
spettacolari sul gruppo Ortles-Cevedale ed i suoi ghiacciai.
Prima dell’ultimo
strappo, di nuovo con pendenze notevoli occorre anche passare una insidiosa
galleria, stretta e molto buia. Sono solo trecento metri ma tra pendenza,
asfalto pessimo e rumore di auto e moto
la fanno sembrare infinita! Dopo la galleria ci aspettano 2 km molto
duri, nuovamente con pezzi in doppia cifra ma poi ci siamo, il Passo Gavia è
conquistato! Ci godiamo un po’ la meta, un caffè e poi inforchiamo la bici per
affrontare la discesa, anch’essa ripida e abbastanza tortuosa. In poco siamo a
Santa Caterina Valfurva e poi giù a Bormio per un meritato panino, all’ombra,
perché nel frattempo è tornato il caldo. La strada verso Tirano, dove dormiremo
stasera, è ancora lunghetta. Subito dopo Bormio imbocchiamo per molti tratti il
sentiero Valtellina, altra stupenda ciclabile di queste parti. E’ talmente
larga e ben tenuta che viene utilizzata anche dai ciclisti stradisti che sono
soliti evitare le ciclabili come la peste. L’ultima parte di pedalata è ormai
in bassa valle, tra meleti e vigneti, il caldo e la stanchezza accumulata non
ci permettono di assaporare troppo questa parte. Vediamo anche la deviazione
per affrontare l’altra salita hors categorie della zona, il Mortirolo! Per stavolta
ce lo risparmiamo ma l’idea di tornarci per affrontarlo ci entra nella testa.
Proseguendo arriviamo a Tirano, è
abbastanza presto, c’è tempo per
doccia, relax e visita del paese prima
di una cena tipicamente valtellinese.
Domenica 26. Alle 8
siamo pronti per pedalare ma l’aria è già calda. Imbocchiamo la strada verso
Sondrio per lasciarla dopo circa 4 km da dove c’è la deviazione per salire
all’Aprica, 14 km e 800 metri di più su. Le pendenze sono decisamente diverse
da quelle del Gavia e la strada un biliardo ma, complice l’afa ed un po’ di
stanchezza accumulata, la salita si fa sentire. Oggi è domenica e tanta gente
ne approfitta per una gita in montagna, in più, oggi l’Aprica è sede di
partenza ed arrivo della Granfondo Gavia Mortirolo. Vediamo arrivare i primi
corridori della gara corta e poi ci fiondiamo in direzione Edolo da dove
ripercorreremo la strada dell’andata, stavolta evitando di finire su statali
della morte ma percorrendo la già citata, bellissima, ciclabile Tolino-Vello.
Si sono fatte le prime ore del pomeriggio ed il caldo picchia duro ed allora,
prima di rimetterci in macchina per il ritorno riusciamo anche a fare un veloce
bagnetto rinfrescante nelle acque del lago, ci voleva!
Insomma, in tre giorni scarsi è venuto fuori un signor viaggio di 300 km per 3600 metri di dislivello totale che ci ha permesso di vedere paesaggi molto diversi, dagli ulivi del lago di Iseo ai boschi di conifere e poi ai pascoli e ghiacciai di alta montagna, dai paesini di impronta medievale alle incisioni rupestri ai borghi sospesi su naturali spalti montani. Una ricchezza che solo l’Italia riesce a offrire, di cui c’è da esser fieri e che è bello poter ammirare dal sellino di una bici. Alla prossima cicloavventura allora!
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