venerdì 24 giugno 2022

Cicloturismo Iseo-Gavia-Iseo (Bs) 24-25 Giugno 2022

 


Dal racconto dell'OrcoBee

Metti due anni buoni di pandemia con movimenti limitati e sempre molto controllati, metti un'estate iniziata precocemente con un caldo soffocante che  ingiallisce i prati  e prosciuga i fiumi, metti le altre pessime notizie che ti tocca leggere sui quotidiani, quest’anno la voglia di sfruttare ogni momento per evadere un po’ dalla solita routine è enorme.

Così, complice la festività di San Giovanni, con  Orco Camola  programmiamo un veloce cicloweekendlungo dalle parti del lago di Iseo, tra le province di Bergamo e Brescia.

L’idea iniziale era di fare del classico cicloturismo sfruttando una parte della Ciclovia dell’Oglio, che costeggia l’omonimo fiume, tra il Po, dove l’Oglio va a confluire, ed il Passo del Tonale a monte di Ponte di Legno, dove l’Oglio nasce.

Poi però non ci sfugge che da Ponte di Legno oltre che il Passo del Tonale, si può procedere verso nord ed affrontare il ben più mitico, ciclisticamente parlando, Passo Gavia. Con i suoi 2620 metri, il Passo Gavia divide Valcamonica e Valtellina tutto in territorio Lombardo. Quest’anno l’allenamento in bici è scarsino, il caldo precoce e atroce non aiuta e quindi un po’ di incertezza serpeggia tra le nostre menti. Certo però…andare fino là e non fare una salita così! Ed allora abbandoniamo le remore e… Gavia sia! Visti gli ambiziosi obiettivi optiamo per la bici da corsa, attrezzata con una borsa sottosella stile bikepacking per l’abbigliamento e piccole borse da manubrio per il resto (camere d’aria, utensili, barrette, ecc)

Ma andiamo con ordine. Di buon mattino del giorno di San Giovanni, festa per noi che lavoriamo a Torino, sono a casa di OrcoCamola. Carichiamo bici e bagagli sulla BerlingoOrcoCar e ci dirigiamo verso Iseo. In poco più di tre ore e mezza siamo pronti a pedalare.

La destinazione di oggi è Ponte di Legno, in alta Valcamonica, a 95 km circa dalla partenza.

Viste le distanze rinunciamo a percorrere la ciclovia ed optiamo per seguire statali e provinciali. Dopo pochi chilometri di lungolago commettiamo però un errore che paghiamo assai caro, non ci accorgiamo che all’altezza della frazione di Vello la statale diventa una strada a veloce percorrenza con viadotti e gallerie. Macchine e camion sfrecciano veloci accanto a noi, accendiamo tutte le luci possibili e pestiamo sui pedali a più non posso per uscire quanto prima da quello che nella mia mente è quanto di più simile all’inferno si possa immaginare.

Per fortuna dopo qualche km e parecchie intercessioni ai santi dell’intero calendario troviamo l’uscita dall’inferno e ci immettiamo nuovamente sulla strada lungolago. Scopriremo solo al ritorno che il tratto Vello-Toline è una parte di ciclabile, non solo obbligatoria, ma tra le più belle d’Italia!

Finita la parte lungo lago, dopo il paese di  Costa Volpino la statale non ha più tratti pericolosi ma si presenta come una tipica, anonima e bruttina statale di molti fondovalle delle province industrializzate del nord Italia. Sicuramente rinunciando alla percorrenza della ciclabile abbiamo perso un bel po’ della bellezza del posto, offuscata dalla presenza della grande industria siderurgica, che deve storicamente la sua ragion d’essere proprio alla presenza della vitale presenza del fiume Oglio. Siamo infatti in Valle Camonica che, ben prima di essere uno dei distretti più industrializzati d’Italia, era stato territorio di insediamento dei Camuni, antica popolazione italica dell’età del ferro, e ne  conserva tuttora notevoli tracce sotto forma di numerose incisioni rupestri.

Arrivati a Edolo, dove la valle si divide, ci concediamo un gelato e poi proseguiamo per la nostra meta. Siamo ormai in alta valle ed il territorio si fa più montano. Capannoni e magazzini lasciano spazio a prati e boschi. Arriviamo all’albergo dopo 5 ore e 1400 metri di dislivello circa, appena in tempo per goderci, all’asciutto, un temporale che rinfresca l’aria. In una Ponte di Legno non ancora piena di vacanzieri ci concediamo una pizza e poi un meritato riposo.

Sabato 25 giugno. Dopo un sonno ristoratore ed un ottima colazione siamo pronti per affrontare sua maestà il Gavia. Da Ponte di Legno sono circa 1400 metri di dislivello e 17 km di salita. La giornata è stupenda, c’è il sole ma l’aria è bella frizzantina, ottima per pedalare,

La strada verso il colle è piuttosto stretta, con un asfalto abbastanza malandato. Ci sono ovviamente altri ciclisti impegnati come noi nella conquista del colle ma siamo gli unici con le borse. O meglio, ci vengono incontro, in discesa, parecchi ciclisti su bici dotate di  borse, luci ed un numero ben visibile sul manubrio. Scopriremo poi che si tratta di ciclisti partiti in mattinata da Bormio, impegnati in una una delle randoneè più dure al mondo, la Alpi 4000, 1400 Km per 23.500 metri di dislivello percorrendo i  passi alpini più noti (Gavia, Mortirolo, Oropa, Nivolet, Stelvio ecc). Chapeau!

Ma eccoci a sbuffare sulle rampe del Gavia. La parte più dura della salita è quella centrale, 7-8 km in mezzo  ad un bosco  con pendenze medie del 9-10% e  punte del 14%.

Usciti dal bosco, si apre lo scenario di alta montagna tra pascoli e soprattutto con viste spettacolari sul gruppo Ortles-Cevedale ed i suoi ghiacciai.

Prima dell’ultimo strappo, di nuovo con pendenze notevoli occorre anche passare una insidiosa galleria, stretta e molto buia. Sono solo trecento metri ma tra pendenza, asfalto pessimo e rumore di auto e moto  la fanno sembrare infinita! Dopo la galleria ci aspettano 2 km molto duri, nuovamente con pezzi in doppia cifra ma poi ci siamo, il Passo Gavia è conquistato! Ci godiamo un po’ la meta, un caffè e poi inforchiamo la bici per affrontare la discesa, anch’essa ripida e abbastanza tortuosa. In poco siamo a Santa Caterina Valfurva e poi giù a Bormio per un meritato panino, all’ombra, perché nel frattempo è tornato il caldo. La strada verso Tirano, dove dormiremo stasera, è ancora lunghetta. Subito dopo Bormio imbocchiamo per molti tratti il sentiero Valtellina, altra stupenda ciclabile di queste parti. E’ talmente larga e ben tenuta che viene utilizzata anche dai ciclisti stradisti che sono soliti evitare le ciclabili come la peste. L’ultima parte di pedalata è ormai in bassa valle, tra meleti e vigneti, il caldo e la stanchezza accumulata non ci permettono di assaporare troppo questa parte. Vediamo anche la deviazione per affrontare l’altra salita hors categorie della zona, il Mortirolo! Per stavolta ce lo risparmiamo ma l’idea di tornarci per affrontarlo ci entra nella testa. Proseguendo arriviamo a Tirano, è  abbastanza presto, c’è  tempo per doccia,  relax e visita del paese prima di una cena tipicamente valtellinese.

Domenica 26. Alle 8 siamo pronti per pedalare ma l’aria è già calda. Imbocchiamo la strada verso Sondrio per lasciarla dopo circa 4 km da dove c’è la deviazione per salire all’Aprica, 14 km e 800 metri di più su. Le pendenze sono decisamente diverse da quelle del Gavia e la strada un biliardo ma, complice l’afa ed un po’ di stanchezza accumulata, la salita si fa sentire. Oggi è domenica e tanta gente ne approfitta per una gita in montagna, in più, oggi l’Aprica è sede di partenza ed arrivo della Granfondo Gavia Mortirolo. Vediamo arrivare i primi corridori della gara corta e poi ci fiondiamo in direzione Edolo da dove ripercorreremo la strada dell’andata, stavolta evitando di finire su statali della morte ma percorrendo la già citata, bellissima, ciclabile Tolino-Vello. Si sono fatte le prime ore del pomeriggio ed il caldo picchia duro ed allora, prima di rimetterci in macchina per il ritorno riusciamo anche a fare un veloce bagnetto rinfrescante nelle acque del lago, ci voleva!

Insomma, in tre giorni scarsi  è venuto fuori un signor viaggio di 300 km per 3600 metri di dislivello totale che ci ha permesso di vedere paesaggi molto diversi, dagli ulivi del lago di Iseo ai boschi di conifere e poi ai  pascoli e ghiacciai di alta montagna, dai  paesini di impronta medievale alle  incisioni rupestri ai borghi sospesi su naturali spalti montani. Una ricchezza che solo l’Italia riesce a offrire,  di cui c’è da esser fieri e che è bello poter ammirare dal sellino di una bici. Alla prossima cicloavventura allora!


 


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