giovedì 28 giugno 2018

Lavaredo Ultra Trail Cortina d'Ampezzo(Bl) 24 Giugno 2018

Classifiche LUT 2018
Sito LUT

Edizione 2017
Edizione 2015

Dal racconto dell'OrcoSmigol

E’ un anno che aspetto di correre la LUT da quando al 35esimo km (base vita Federavecchia ) mi sono dovuto arrendere a causa di un ‘infiammazione tendinea che mi faceva vistosamente zoppicare.
Quest’anno voglio correrla non per riscatto, rivalsa o altro ma per il piacere di portarla a termine e fare cassetto nel mio palmares.
Io corro perche’ mi piace, mi da gioia, mi permette di affrontare la mia vita quotidiana e i suoi “piccoli” intoppi con maggiore serenità e sicurezza.
Da circa un mese sto cercando di risolvere un piccolo infortunio ma il risentimento al gluteo e’ sempre un po’ presente.
Ho lavorato alla preparazione con grande attenzione da parte del mio coach Sergio Benzio con allenamenti dedicati per “non forzare” sulla parte dolorante e poi bici, tapis roulantes in salita e varie sessioni di core stability, proprioccetiva, allenamenti di gruppo sport2win capitanati sempre dal coach.
Lo start è fissato per venerdi 22 alle ore 23,00 e arrivo a Cortina il giorno precedente tanto per acclimatarmi, sbrigare le pratiche relative al ritiro pettorale con controllo materiale obbligatorio, visita all’expo con un paio di incontri per alcuni sponsor.
Il Giovedi parte la skyrace alle 17 sotto un diluvio che si protrae fino all’arrivo degli ultimi dopo 3h30’ e si spera che migliori per il giorno successivo. Non riuscirò a vedere la partenza perchè sono rimasto addormentato tanta era la stanchezza .
Le previsioni daranno sole ma abbassamento delle temperature .
Dedico il venerdi ad un assoluto relax, qualche breve passeggiata e alimentazione controllata; l’ansia da prestazione si avverte in paese dove trailers sbucano anche dai tombini tutti tappati già dal primo pomeriggio.
La cena prevede un menu perfetto da casa di riposo: riso in bianco , petto di pollo ai ferri .
La vestizione ha inizio un‘oretta prima con i consueti dubbi circa l’abbigliamento ( lungo, corto , antivento, ventina, goretex ), si fa la spunta di quello che si vuole portare, carico di acqua e ci si avvia verso le griglie di partenza gia’ affollate.
Accerchiato dai miei amici Cavrones di Finale Ligure attendo la partenza ma decido di correre da solo; ho troppe cose da dirmi e dopo un tentennante sparo dribblo e mi porto in avanti mantenendomi vicino alle transenne per un saluto a Elisabetta.
Due ali di folla accompagneranno per qualche km il plotone dei 1600 ma una volta iniziato il sentiero , un po’ di imbottigliamento e poi ci si sgrana.
Le luci di Cortina sono gia’ lontane siamo ancora bassi ma l’aria e il freddo già si fanno sentire e dopo un paio di ore una volta che l’adrenalina si e’ assestata si fa sentire anche il sonno e al ritmo dei bastoncini chiudo gli occhi e procedo in salita con la mente che inizia a girovagare.
Riesco a tenere un buon  ritmo e sobbalzo perchè mi scivola di mano un bastoncino a causa delle mani ghiacciate. Non mi sono accorto del freddo cosi intenso e con manovre da Houdini cerco di aprire la zip dello zaino ( a casa ci riuscivo!!!).
Allungo il passo e raggiungo un francese e senza fermarsi mi aiuta a prendere i guanti; percorriamo qualche chilometro insieme, si fa un po’ di elastico e poi il silenzio della montagna di notte con un cielo stellato, sono piacevolmente solo con il mio team (un neurone, due gambe, due polmoncini).
Anche idratarsi con quel freddo per me è un problema non riesco a deglutire l’acqua delle borracce , dopo il primo sorso mi si gelano le budella e riuscirò a gestire l’idratazione con del thè caldo ai vari ristori. Ma passerà anche questa notte gelida e bisogna correre per arrivare con le prime luci sotto le tre cime ma nuovamente uscito dal rifugio Auronzo il freddo mi frusta e mi costringe ad un cambio al volo e non previsto ( qualche grammo in piu’ nello zaino sono stati provvidenziali, ve li consiglio!)
Dopo una bella discesa si arriva oltre metà percorso, la base vita di Cimabanche è affollata, non ben attrezzata di panche e devo perdere una manciata di minuti per fare la coda per una minestrina, tempo ben speso anche per un cambio di abbigliamento e si riparte come “nuovi “ o quasi .
Una telefonata a Elisabetta che mi aggiorna sulla tifoseria e sull’andamento (posizione , velocita’) ed e’ sempre una bella spinta .
Il mio cruscotto interno è sul chi va la’ pronto ad accendere una spia al primo sintomo; mi devo concentrare sulla respirazione ( diaframma, dolore al basso ventre e cose del genere ) e il gluteo se ne sta al suo posto.
Intorno a me paesaggi incantati, verde anche sopra i 2000 metri, ruscelli , cascate e vegetazione mi accompagnano e sembra veramente che “la fatica non esiste” (cit. Nico Valsesia) ma la gara inizia al 72esimo per una ventina di km davvero impervi attraversando la valle Travenanzes .
Qui il problema e’ la gestione del caldo e il continuo attraversamento di corsi d’acqua con piedi a mollo e conseguente rischio di vesciche ma una volta arrivati al Col Gallina dovrebbe essere fatta.
Arrivo al pelo con le riserve di acqua al ristoro successivo e nei corsi di acqua mi bagno le giunture e la testa , sento le gambe bollire, i muscoli che spingono e spero che tengano.
Scacciare i brutti pensieri, godere di quello che ci circonda , determinati e puntare all’obiettivo ; mi ricordo che nello zaino ho messo delle coccole , qualcosa che nei momenti di crisi ti offre quello strock mentale che ti fa andare avanti e funziona !
In realtà, ci sono ancora venti km di sali e scendi e devo conservare le gambe per il discesone finale di 15 km e se finisco le gambe non voglio rischiare di camminare tutto il tempo diventerebbe una Via Crucis. Rallento il ritmo e perdo qualche posizione ; sono in compagnia di un ragazzo di Bergamo che ha un problema al ginocchio ma dopo avergli rifilato un FENS salta come un camoscio e non finisce di ringraziarmi, scaliamo l’ultima forcella insieme e non a caso utilizzo il verbo “scalare”.
Ritelefono a Elisabetta per comunicare la mia posizione e non riesco a preventivare il tempo per la discesa, le gambe rispondono e cerco di divertirmi.
Dietro di me un giapponese che mi grida  “I follow You”  e “you’re crazy” , va bene seguimi pure ma non possiamo fare un tratto a testa o devo sempre trovare io gli appoggi giusti e prendere le storte al tuo posto ?
Infinita, massacrante, impervia e non so quale altro aggettivo appioppare a questa ultima discesa; recupero diverse posizioni ma di Cortina nemmeno l’ombra e dopo l’ultimo check-in mancano ancora più di due km. Il sole e’ ormai tramontato e corro contro il tempo per non rimettere la frontale e finalmente esco dalla pineta e vedo l’asfalto e mai ho apprezzato tanto il nero bitume .
Devo ancora fare uno strappo in salita prima di percorrere la via centrale affollata di gente che urla il tuo nome, il gonfiabile è a una cinquantina di metri, cerco con gli occhi gli urlanti e scampanellanti Elisabetta e Mirko, batto al volo un paio di mani e attraverso la linea con un real time di 22h54’59” .
Dopo il ritiro del giubbotto da finisher cerco di farmi passare la nausea con una birra e poi tremante mi avvio in albergo. Anche qui per un attimo mi si spegne l’interruttore e come mi capita durante queste gare mi vedo dall’alto con la mia andatura scanzonata, mia moglie che mi accompagna, eh si ! Sono fortunato!
E’ un bel risultato, un obiettivo raggiunto con impegno, fatica e timore di non riuscire ma grazie al coach Sergio Benzio, alle sapienti manone del fisio Claudio Bazzini, alle preziose prescrizioni del Dott Massasso ne esco da finisher con le gambe e il fisico in generale che non gridano vendetta .
Un grazie speciale a NOENE che accompagna i miei piedi e non solo.
Ringrazio Gianmarco Bardini e i miei soci di runnerpillar.com, i miei amici Mirko Fioravanti e Andrea Sarra sempre presenti, la mia speciale lepre Paola Barzanti, Mauro Fontana e tutti gli amici della Podistica Torino .
Siamo orchi oltre le gambe c’è di più.



Nessun commento:

Posta un commento