sabato 31 agosto 2013

Ultra Trail du Mont Blanc UTMB 28 Agosto 2013

Foto UTMB TDS 2013 Race
Foto UTMB TDS 2013 Start
Foto UTMB TDS 2013 Finisher
Foto UTMB CCC 2013 Finisher
Foto UTMB 2013 Start prima parte
Foto UTMB 2013 Start seconda parte
Foto UTMB 2013 Finisher
Foto UTMB PTL 2013 Finisher

Classifica UTMB 2013
Statistiche UTMB 2013

Sito UTMB
Sito Gli Orchi Trailers

Un lungo viaggio inaspettato
e per amici;
il sole,
le stelle,
i ghiacci,
le rocce,
i laghi,
gli impetuosi torrenti,
me stesso 
ed altri 1500 miei simili.

Dal racconto dell'OgreExtreme alla TDS (Traces des Ducs de Savoie)
Fin da ragazzino il Monte Bianco è stato per me un punto, se non il punto di riferimento alpinistico e sportivo e come tale qualsiasi attività che si possa realizzare sulle sue pendici immediatamente mi fa sognare e mi trasporta in quei luoghi magici dove si respira aria di verticalità, di altitudine, di  impegno severo e di rispetto verso la natura.
Pensare di poter poi correre a suoi piedi, nelle pieghe delle sue vallate, godere della visione di un tramonto che ne infiamma i suoi pinnacoli  o delle stelle che ne incoronano la cima, bene questo per me è semplicemente qualcosa di fantastico che va ben oltre il puro aspetto sportivo che può essere la TDS la CCC o l’UTMB.
Per il 4° anno consecutivo sono qui a Chamonix e quest’anno, solo per il piacere di esserci, ho di buon grado modificato l’iscrizione sulla TDS dopo essere stato rifiutato al sorteggio dell’UTMB.
Ma dovevo esserci. Le emozioni della TDS 2012 mi hanno accompagnato per un anno e non potevo non rinverdirle con un’altra partecipazione.
Grande evento, se vogliamo anche commerciale ma quando sei là in mezzo ai monti lontano dalle luci della civiltà e delle bancherelle, solo con te stesso e con le tue difficoltà, allora capisci perché l’UTMB (e le sue sorelle) sono uniche al mondo.
Così per la terza volta parto per la TDS. Courmayeur mercoledì  28 agosto ore 7:  via si parte . Attraversi il paese tra due ali di folla. Bello, entusiasmante , ma dopo bisogna subito concentrarsi per trovare il giusto ritmo e le giste sensazioni.
Gambe, muscoli, cuore, testa tutto deve entrare in sintonia e in simbiosi. Se anche una sola di queste entità non obbedisce ai comandi della propria mente allora si rischia grosso: si rischia la crisi.
I primi chilometri volano via: decimo, ventesimo, trentesimo chilometro , col de Chavanne, col du Petit St. Bernard, Seez e in fine Bourg St. Maurice. Qui inizia la gara vera. Qui bisogna arrivare con le gambe calde ma non stanche. Qui iniziano le difficoltà.
Prima di entrare nel parco pubblico che precede il ristoro un ultimo sguardo al Fort de la Platte: arrivarci alle due del pomeriggio sotto il sole è quanto più mi preoccupava. Il timore di riprovare le pessime sensazioni del 2011 che mi portarono a un mesto ritiro alla Cormet de Roselend mi preoccupano non poco.
Esco dal ristoro dopo una manciata di minuti, passo lento cercando subito il ritmo, respiro regolare ma non basta; il mio stomaco si chiude, lo aspettavo: mi fermo, bevo, rimango tranquillo. Sì, sembra passare così riparto, arrivo al forte e poi, poi come arrivata la piccola crisi mi lascia; ora salgo bene deciso recupero fiducia.

Col de la Forclaz: siamo a metà gara; ancora il Passeur de Pralognan e siamo alla Cormet de Roselend.
Sono le 18 in punto. Bene. Per il momento tutto bene.
Ora siamo nel vivo della gara. Quando uscirò dal ristoro dovrò affrontare il tratto più lungo e più selvaggio della gara. 19 km 1400 metri di dislivello e anche se partiti in 1500 tanta solitudine. Qui nell’edizione 2012 trascorsi quasi 3 ore senza vedere anima viva.
Al ristori cerco il brodo con la pasta. Niente solo minestrone, il mio stomaco non sarà contento ma non c’è altro.


Esco dopo 5-6 minuti e percorro  150-200 metri al passo e poi via correndo verso i pascoli del col de la Sausse. Ma qualcosa non va. Non posso e non devo pensarci. Continuo, abbasso la testa seguo i miei passi in silenzio mi concentro sul respiro ma non va . Rallento, so che il colle è li sopra ancora uno sforzo e ci siamo. Arrivo al colle ora la discesa mi permette di recuperare velocemente. Le gambe tornano toniche, agili. Arrivo velocemente  alla strettoia del Curè e in dieci minuti  alla Gitte.
Bene. Ora sto bene; mi comunicano che sono 107°. Non ci credo mi fanno vedere il monitor: bene. Prendo di nuovo fiducia, devo cambiare di nuovo ritmo e testa, si sale di nuovo ora verso il colle est de la Gitte. 700 mt. con una prima parte a volte dura a volte più filante e la seconda parte che adduce al colle su strada sterrata e poi ancora sentiero.
Se passo indenne la prossima mezz’ora poi sino al col du Joly si tira il fiato.
Quasi subito trovo un buon pacer inglese, bel ritmo , bella cadenza di passo, devo stare li sui suoi garretti e non mollarlo. Mi deve portare sino alla strada e poi è fatta.
Lo lasci passare lui ringrazia io mi metto lì a 3-4 metri di distanza e lo seguo. Saliamo bene e facilmente. Ancora cento metri poi cinquanta;  eccoci alla strada. E’ fatta.
Mi fermo un sorso di acqua e riparto. Cinquanta, cento metri poi le gambe diventano pesanti all’improvviso, lo stomaco si chiude si contorce e il buio davanti agli occhi; eccola, arriva. Ci siamo; la sberla della più profonda delle crisi sta arrivando.

Mi butta a terra, resisto, mi trascino, dopo 10 minuti non ho alternative: hop mi libero di tutto, con calma riparto: dopo 10 -15 minuti mi fermo butto giù un gel. Devo tenerlo a tutti i costi sento che le forze mi stanno abbandonando e  se così fosse addio TDS.
Cammino lentamente quasi a stento, ma per fortuna siamo al colle; continuo a camminare anche in discesa poi pian piano qualche lume si riaccende e riesco  ad alternare corsa e camminata.
L’ultimo strappo in salita e poi la discesa ancora lunga al col du Joly: ma ci siamo. Il ristoro
Riesco a mangiare e a bere. Mi riprendo bene e la crisi sembra passata; qualche parola con un altro trailer italiano e riparto. Ora  sto bene e procedo spedito sulla lunga discesa che conduce a Les Contamines. Arrivo a Notre Dame de la Gorge e velocemente tutto di corsa sono al ristoro di Les Contamines.
Qui diversamente dalle mie abitudini temporeggio un po’ addirittura chiudo gli occhi e  riposo per una decina di minuti; ho necessità di raccogliere le energie nervose che mi dovranno sostenere sui muri della salita del Tricot.

A mezzanotte e mezzo riparto. L’andatura è quella che è. Molti corridori mi sorpassano. Non provo nemmeno a pensare di seguirli, tanto la salita e lunga e partire a tutta si rischia di pagare.
Piano piano guadagno quota: le luci di St. Gervais arrivano fin quassù e in alto le stelle incorniciano le vette del versante ovest del massiccio del Monte Bianco. Semplicemente fantastico.
Passo a lato degli chalet du Truc e dopo una breve discesa arrivo agli chalet del Miage, alzo lo sguardo e vedo la fila di lucine che salgono verso il col de Tricot . Eccoci; l’ultimo sforzo e dopo è solo più questione di tempo e pazienza per arrivare a Chamonix.
La salita è dura, brutale, un vero muro verticale di 600 metri; ma alle 2:40 sono al colle. Cambio la pila frontale e giù verso il ponte tibetano che permette di attraversare l’impetuoso torrente che scaturisce dal ghiacciaio del Bionnassay. Ancora un lungo traverso  e finalmente sono al Bellevue.
Chamonix con le sue luci è già visibile e solo più 15 km ci separano dal mitico traguardo. A inizio discesa ritrovo  Umberto ,altro runner italiano, proseguiamo insieme, ci scambiamo impressioni e sensazioni; il tempo scorre veloce e in 45 minuti raggiungiamo Les Houches.
Finalmente al ristoro posso lasciarmi andare e mi concedo 3 o 4 bicchieri di Coca Cola e qualcosa di sfizioso da mangiare tanto ormai è finita. Il mio socio mi comunica che siamo al 131 posto. Incredibile. Gli chiedo se l’addetto al controllo non si sia sbagliato. No è tutto vero.
Come per incanto entrambi tiriamo fuori quella cattiveria agonistica che ci consente di dimenticare tutta la stanchezza, dolori alle gambe e problemi di ventuno ore di gara e bruciare letteralmente gli ultimi 8 km. Arrivo a Chamonix alle cinque e trenta di giovedì mattino in 123^ posizione assoluta; poca gente visto l’orario ad attenderci ma molto rumorosa ci accompagna al traguardo di quella che è stata una delle più belle esperienze di una vita di trail e di montagna.
A distanza di una settimana questa gara è già parte dei ricordi e quando affiorano nella mente sono brividi intensi di emozione vissute che portano con se i ricordi indelebili di  luci, colori, profumi  e esperienze personali forti che rimarranno presenti nella mente per sempre perché “Running is passion, running is life”.

Dal racconto dell'OgreDoctor alla TDS (Traces des Ducs de Savoie)
Non è perché le cose sono difficili che non osiamo farle,
è perché non osiamo farle che diventano difficili (Seneca).

Riavvolgo la pellicola per l'ennesima volta dopo aver ripercorso con la mente ogni singolo attimo di questa fantastica, sublime, meravigliosa, strepitosa, entusiasmante avventura che è stata la TDS.

Sento ancora l'elettricità, l'adrenalina al mattino, a Courmayeur, quando partono le note della tanto attesa aria di Vangelis "Conquest of paradise". E' il segno...si parte: 1525 atleti di età e nazionalità diverse esplodono in un conto alla rovescia "liberatore" e corrono veloci per le vie del paese, molti inconsapevoli, compreso il sottoscritto, di cosa li attende:

Numero di concorrenti in partenza : 1525   di cui donne : 165 (10,82% dei concorrenti in partenza)
Numero Finisher : 1020 (66,89% dei concorrenti in partenza)   di cui donne : 99 (9,71% dei Finisher) (60,00% delle concorrenti in partenza)
Numero totale abbandoni : 505 (33,11% dei concorrenti in partenza).
Sono 5 gli Orchi iscritti alla gara: Eleonora, Mauro (OrcoIng), Pino (OrcoPinoP), Marco (OrcoExtreme) ed io (OgreDoctor). Il proposito iniziale di rimanere insieme, si rivela da subito fallimentare. L'OrcoExtreme ha un passo impossibile e lo perdiamo immediatamente. Arriverà a Chamonix in 22 ore 33 minuti e 21 secondi, 123esimo assoluto (Grande!!). L'OrcoIng sparisce a Lac Combal dopo soli 15 km dalla partenza (si ritirerà a Cormet de Roselend). Eleonora farà una gara solitaria, ci supererà sulla salita al Col Chavannes. La crediamo davanti per tutta la gara; solo all'arrivo, papà Vittorio ci comunica che deve ancora arrivare e che le siamo passati davanti a Les Contamines.

Rimaniamo io e Pino e insieme, passo dopo passo, obiettivo dopo obiettivo, colle dopo colle percorreremo i 119 km e i 7200 metri di dislivello fino al traguardo di Chamonix che arriverà dopo 27 ore, 29 minuti e 14 secondi.
Passiamo da "Maison Vieille", al Col Checrouit (1° punto ristoro), seguendo lo stesso percorso dell'UTMB, in senso opposto, fino al rifugio Elisabetta e da qui saliamo fino al Col Chavannes, il punto più alto della gara con i suoi 2603 m. La vista sul Monte Bianco è da lasciare a bocca spalancata.
Subito una discesa spacca gambe su una mulattiera che si snoda lungo tutto il selvaggio Vallon de Chavannes, e poi nuovamente in salita fino al Lac de Verney. Dal lago parte un sentiero ripido e impossibile in mezzo ai rododendri che ci porta al Passo del piccolo San-Bernardo (2188m).

Siamo ormai in Francia a 36 km dalla partenza, 2500 D+ e 6 ore e 17 minuti dallo start. Stiamo viaggiando a 6,5 km/h; un po' più forte rispetto a quanto preventivato, ma l'obiettivo è arrivare a Bourg St Maurice e affrontare il tratto successivo, con la temibile discesa del Passeur de Pralognan, con la luce del giorno.

Digeriamo una lunga discesa (circa 14 km) lungo la "Voie Romaine“ che attraversando Séez arriva a Bourg Saint-Maurice. Obiettivo "numero 1" raggiunto: sono le 15.30. Siamo in anticipo sul cancello orario di 4 ore e 30 minuti.
La nostra sosta, dura circa 12 minuti, giusto il tempo di rifocillarsi (siano benedetti i francesi per la minestrina in brodo) e poi ci tuffiamo nella salita di circa 2000 m che passando per i fortini del Truc e della Patte, il Col de la Forclaz (2354m), ci porta al famigerato Passeur de Pralognan (2567m). Mauro ci aveva giustamente messi in guardia da questa discesa. Ripida e scivolosa. Fama meritata. Salendo al passo vediamo un elicottero che sorvola la zona: forse qualcuno si è fatto male. Dopo le difficoltà iniziali, però la discesa si fa più facile e arriviamo al Cormet de Roselend.

Sono le 20 e 41: km percorsi 66 e 13 ore e 40 di gara, ma l'Obiettivo "numero 2" è raggiunto!
La sosta al Cormet de Roselend sarà un po' più lunga, dobbiamo cambiarci gli abiti, ormai fradici di sudore. L'organizzazione è pazzesca. Giusto il tempo di leggere il pettorale che un addetto mi consegna il sacco consegnato alla partenza. Decido di cambiare anche le scarpe; i piedi sono ormai cotti e nella zona metatarsale si profilano i segni di quelle che saranno sicuramente delle belle vesciche. In partenza avevo preventivato di mettere un paio di scarpe più ammortizzate per affrontare la seconda parte di gara e decido di indossare le mie Tecnica Demon Max. Pino, invece, riuscirà a fare l'intero percorso con le sue Cascadia 8, a suo dire delle vere pantofole. E' ora di cena e mangiamo un po' di più, senza esagerare per non patire nella ripartenza. Indossata la giacca termica e accesa la frontale si riparte: è buio pesto. Ci attende una lunga notte!

Col de la Sauce, Gitte, Col de Gitte (2322m), Col du Joly. Durante la notte siamo guidati dalle stelle. Impossibile scordare l'immagine del Gran Carro sopra il Col du Joly. Ci teniamo svegli sparando una quantità di menate, alcune delle quali non ripetibili, ma finalmente ci siamo, ricomincia la discesa ed è quella per Les Contamines. Obiettivo "numero 3" raggiunto!.
Arrivati a Les Contamines dopo 95 km e 21 ore e 38 minuti di gara, ho sentito una gioia interiore indescrivibile: sentivo che le vesciche ai piedi non mi avrebbero fermato, il col du Tricot con i suoi 1000 d+ durissimi, come a dirti "guarda che non è ancora finita" non mi avrebbe fermato, niente poteva ormai fermarci, io e Pino avremmo visto la via centrale di Chamonix e il traguardo di via dell'Eglise a qualunque costo.
E così sarà, l'arrivo "trionfale" in mezzo a due ali di folla che applaude e saluta due sconosciuti. Obiettivo "numero 4" raggiunto: SIAMO FINISHER DELLA TDS 2013!

Tutto ciò che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato (Gautama Buddha) e aggiungo fortemente voluto, impegnandosi in allenamenti estenuanti per un lunghissimo anno, con sacrifici che pochi capirebbero. Anche La fortuna è stata dalla nostra, questa volta, e dopo una serie interminabile di gare sotto la pioggia, il sole ha benedetto la nostra corsa di giorno e le stelle illuminato il cammino durante la notte. Gli ingredienti per la riuscita dell'impresa c'erano proprio tutti.
Mente e cuore uniti e forti hanno spalancato i cancelli della fantasia e realizzato il sogno. W gli Orchi!

2013 UltratrailTV - La TDS vue du ciel di UltraTrailMontBlanc


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