Dalle note dell'OrcoPinoR
Periodaccio per me questo primo scampolo d'Estate 2020.
Dopo la scomparsa di mia sorella Rosetta, avvenuta il 25 Giugno 2020 in quel di Trapani, il 4 Luglio 2020 sono incorso in un brutto incidente in bici da strada mentre con OrcoLallo e OrcoRolfy ripetevo la Susa-Susa. Al curvone che porta a Termignon, un veicolo leggero assomigliante ad un Quad imparentato con un'ApeCar, mi investiva in pieno spedendomi a gambe all'aria e facendomi assaggiare il gusto del nero bitume. La mia bici Leader Olympia è stata disintegrata, manco fosse stata colpita da un ordigno nucleare. Da buttar via.
Umore nero e morale a pezzi. Ecco, dopo il LockDown ci volevano non una, ma due ciliegine sulla torta. Documentazione infinita per le Assicurazioni che spero serva a farmi ricomprare la mia amata Specialissima. Ferite da leccare.
Preventivi fatti dal ciclista "le Tre Tacche" che bontà sua mi propone in prestito d'uso una GravelBike Kona Libre. E qui si apre un nuovo mondo. Vuoi vedere che non tutto il male viene per nuocere. La testa è persa tra percorsi nuovi da fare, tra cui un piccolo sogno nel cassetto; portare una bici al Rifugio Ca' D'Asti 2854 Slm.
Parto il mattino dell'8 Luglio 2020, da Susa, senza troppa convinzione. Appena montato in bici, volgo uno sguardo in cielo verso il Rocciamelone. Nuvole nere oscurano tutto. Le rampe di Mompantero sono importanti, il morale sempre scuro come le nuvole che coprono il Roccia.
Tetro il paesaggio che da Pietrabruna porta al Truc. L'incendio del 2017 è stato terribile, la foresta di conifere è stata completamente distrutta. Che devastazione.
Al Rifugio La Riposa, 2250 Slm, sono deciso a salire per scattare qualche foto sul sentiero. Le nuvole però coprono qualsiasi cosa. Poi d'un tratto, dopo una folata di vento, la RoccaRomolea appare. Magnifico e granitico come sempre.
Rincuorato dai panorami mozzafiato, dal peso della bici in carbonio assai leggera, procedo spedito senza pensare. Sfogo la frustrazione degli eventi in questa fatica ristoratrice.
Al cartello Corto/Lungo intravedo il Rifugio Cà D'Asti. E' deciso oggi arrivo in bici al Rifugio. Guardo l'altimetro, orrore mancano ancora 500 D+. StiKa.
In alcuni tratti occorre caricarsi la bici in spalla. Mi sento un corpo unico, Carbonio, Ossa & Carne. Tutto insieme, sempre più su.
Incontro alcuni escursionisti che stanno scendendo. Mi guardano con facce attonite. Gli chiedo per cortesia di non ridere, e mi giustifico dicendo che oggi la mia SCIMMIA ha deciso cosi.
Incrocio anche il vecchio gestore del Rifugio Ca' D'Asti, Fulgido Tabone. Abbiamo ricordato i fine anni '70 inizi '80, quando il santuario in punta, dedicato alla Madonna, era in costruzione e noi escursionisti si portava in cima i sacchetti di sabbia e cemento.
Il Rifugio Cà D'Asti arriva, e la soddisfazione personale e la mia autostima sono appagate. Salgo in sella sul piazzale, arrivando da dietro, basendo il giovane e barbuto gestore del rifugio.
500 ml di birra mi rimettono in sesto per affrontare una discesa non meno arcigna della salita. Naturalmente non salgo in bici manco una volta, rischierei e mischierei tutte le mie 207 ossa.
Arrivo alla Riposa, l'intenzione è quella di prendere un caffè. All'interno un baccano infernale di una comitiva che ha tirato in lungo il pranzo. Sono le 14,30 e l'alcool a quota 2000 ha effetti devastanti.
Consumo il mio frugale pranzo e giù a rotta di collo per 20km in una discesa da brivido, come del resto è stata tutta la mattinata.
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