lunedì 11 marzo 2019

Sci Alpinismo Rocca Bianca da Chiapili di Sopra - Ceresole Reale(To) 9 Marzo 2019

foto Sci Alpinismo Rocca Bianca da Chiapili di Sopra

Dal racconto dell'OgreDoctor

Pericolo valanghe 2: Gli accumuli di neoformazione sono sollecitabili già al passaggio del singolo escursionista; si raccomanda quindi di prestare attenzione in prossimità di creste e colli e in generale a tutte le zone sottovento dove si possono essere formati lastroni soffici. Saranno ancora possibili distacchi spontanei dai pendii più ripidi con formazione di valanghe di medie dimensioni sulle zone di confine occidentali e meridionali.
Mumble…Mumble…Alpi Graie, Ceresole Reale, confine occidentale. Gasp! Noi andiamo proprio li. Ci sarà da stare con gli occhi ben aperti.
Il problema è il vento previsto da N-NW e forte, giusto nella direzione di salita.
Rapido giro di WhatsApp e scartiamo da subito l’ipotesi di fare il Carro, per i 1500 metri di dislivello e per non metterci troppo nei pasticci da soli, per fare qualcosa di più tranquillo.
Si parte alla volta della Rocca Bianca, uno sperone di roccia, sotto il muro della Basei e della Punta Galisia, che guarda nello specchio d’acqua del lago dell’Agnello e del Serrù, oggi coperti da un manto uniforme di neve candida.
D’estate sarebbe un rilievo che non riserva alcuna attrattiva particolare a cui si perviene portando la macchina alla Madonna della Neve, splendida chiesetta, che dal promontorio guarda il fondo valle e il lago di Ceresole, 300 metri sotto la quota della nostra meta, collocata a quota 2700.
La bellezza dello sci alpinismo è proprio questa: arrivare in luoghi che in estate non prenderesti nemmeno in considerazione o che senza la neve a rendere uniforme il pendio risulterebbero difficili da salire o addirittura pericolosi. Lasciare la propria firma sul manto ancora incontaminato non ha prezzo, sia salendo a zig zig su ripidi pendii, sia scendendo pennellando serpentine (su questo ci stiamo ancora lavorando!).
L’anno passato venire in questo vallone a ciaspolare o a sciare nel mese di marzo era semplicemente impensabile. Il manto nevoso era più alto di circa 1 metro e le prime gite datano maggio inoltrato. Salvo sorprese e colpi di coda dell’inverno, quest’anno a maggio si andrà già per prati o a cercare di pestare la prima neve a quote ben più alte dei 1700 metri ai quali la sbarra di Chiapili di Sopra obbliga, oggi, i gitanti a mollare il mezzo meccanico e a indossare chi le ciaspole e chi gli sci.
Al parcheggio lato strada ci sono un’infinità di mezzi. È il soccorso alpino con la sua divisa rossa e gialla, che con moltissimi dei suoi effettivi, probabilmente di queste valli (nel gruppo riconosciamo la Raffaella Miravalle), si appresta a fare esercitazione ARTVA e ricerca sepolto. Due di loro infatti partono veloci, per primi, con un manichino alla volta del vallone del Carro, seguiti dalla truppa, attardata, per non vedere dove verrà nascosto il sepolto.
Le esercitazioni ARTVA dovrebbero far parte del nostro bagaglio normale di sci alpinisti dedicando almeno qualche uscita a inizio stagione per rinfrescare le nozioni per alcuni apprese nei corsi CAI, per altri leggiucchiate magari sui libri o sul manuale del proprio ARTVA e mai provate sul campo.
Nella Legge regionale 7 febbraio 2017, n. 1. “Revisione della disciplina regionale in materia di sicurezza nella pratica degli sport montani invernali ed estivi e disciplina delle attività di volo in zone di montagna. Modifiche della legge regionale 26 gennaio 2009, n. 2.” all’articolo 30. (Sci fuori pista) si legge:
1. I gestori delle piste da sci, le pubbliche amministrazioni locali e la Regione non sono in alcun modo responsabili degli incidenti che possono verificarsi al di fuori delle piste da sci –omisis - anche se accaduti su percorsi fuori pista serviti dagli impianti di risalita, né degli incidenti che possono verificarsi sui percorsi di cui –omisis.
2. I soggetti che praticano lo sci alpinismo, lo sci fuori pista e le attività escursionistiche, in ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, al di fuori delle piste e aree, –omisis - di eventuali percorsi individuati e segnalati dai comuni, lo fanno a proprio rischio e pericolo. I medesimi soggetti sono tenuti ad attenersi scrupolosamente alle informazioni che vengono diffuse da enti pubblici o da altri soggetti autorizzati a fornirle ufficialmente, relativamente ai rischi legati allo svolgimento di tale attività e a munirsi laddove, per condizioni climatiche e della neve, sussistono evidenti rischi di valanghe, di appositi sistemi elettronici di segnalazione e ricerca, pala, sonda da neve per garantire un idoneo intervento di soccorso.
Questo articolo ci chiarisce due aspetti fondamentali che chi pratica le attività invernali deve necessariamente conoscere. Il primo è che gli impianti di risalita non sono responsabili di alcun incidente che capiti al di fuori delle piste servite dagli impianti di risalita, vale a dire che l’assicurazione che facciamo all’atto dell’acquisto dello sky pass ci copre unicamente per incidenti che avvengono all’interno del comprensorio sciistico, che non include lo sci fuori pista, probabilmente fatto in autonomia senza avvalersi della figura di un maestro autorizzato.
Il secondo aspetto, di sicuro interesse per lo sci alpinista e il ciasplolatore, che frequentano sicuramente ambienti dove possono esistere pericoli oggettivi di valanga è obbligato (sinonimo di è tenuto) a munirsi di ARTVA, pala e sonda, ma con una discrezionalità personale nel decidere dove sussistano o meno le condizioni evidenti di rischio! Obbligato ma con possibilità di scelta?! Le solite incongruenze delle nostre leggi che lasciano ampi spazi alle interpretazioni.
Salendo alla Rocca Bianca poco dopo le baite dell’Alpe del Serrù, che lasciamo sulla sinistra, dobbiamo risalire un canale ripido con delle cornici aggettanti sul promontorio roccioso proprio sopra la nostra testa.
Vediamo una traccia già disegnata da chi ci ha preceduto e procediamo impegnando il canale mantenendo una buona distanza fra di noi e procedendo più spediti che si può.
In cima al canale incontriamo gli altri 4 scialpinisti di ritorno dalla cima. In totale saremo in 9 a queste quote in questa giornata ventosa.
Ancora qualche leggero strappo in salita e arriviamo in cima ad un colletto a pochi metri di distanza dal risalto roccioso che guarda il pendio sottostante, interamente coperto di neve immacolata e che è la vera punta.

Non vale la pena rischiare di finire di sotto per toccare la vera cima, camminando su neve di cui non si conosce la coesione e lo spessore. Ci accontentiamo di una bella foto e battezziamo il punto dove ci troviamo come vera cima. Del resto anche chi ci ha preceduto ha fatto la medesima saggia scelta.
In discesa fatichiamo per la neve gessosa che frena la nostra sciata, ma il caldo su questi pendi rivolti a sud ha inesorabilmente guastato la neve.
Dopo qualche “gava e buta” arriviamo sulla strada del Nivolet ormai priva, anche del sottile strato di neve, che al mattino ci aveva consentito di mettere gli sci sin dalla macchina.
Una tappa al Ristorante La Cascata a Noasca è d’obbligo per gustare un Tagliere Reale e una buona birra e sancire la fine di un’altra bellissima gita.

W Gli Orchi e W la Montagna


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