Dal racconto dell'OgreDoctor
Punto la sveglia alle 4.45 del mattino. Il viaggio è lungo per arrivare a Thumel al fondo della valle di Rhemes, una splendida valle nel parco del Gran Paradiso, meta rinomata per gli scialpinisti. Le cime sono famosissime: l’Entrelor, la Galisia, la Calabre, la Granta Parey e la difficile Tasantaleina, per citarne alcune. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Questa volta ci dirigiamo sulla Punta Galisia, un 3346 dato come BSA, per il tragitto sui pendi alti, che si snoda sul ghiacciaio, molto crepacciato, di Lavassey.
Ma riavvolgiamo l’orologio e torniamo alla sveglia. Davanti casa alle 5.30 ci sono Fabio, mio cognato, OrcoCamola, Germano e OrcoSherpaMazzinga, come da copione, costantemente in ritardo. Stipiamo il carico dell’attrezzatura alla bella e meglio e riempiamo una macchina, cosa buona e giusta, visti i costi di autostrada per arrivare a destinazione.
Arrivati a Thumel, l’aria fresca del mattino si fa subito sentire. Le temperature sono sensibilmente più basse dei giorni precedenti, come da previsioni.
Normalmente questa gita, che ha uno sviluppo chilometrico di ben 22 km, si affronta spezzandola in due giornate, dormendo al rifugio Benevolo, o al Rifuge de Fond leggermente più in alto.
Abbiamo a disposizione solo questo lunedì e quindi da Orchi pazzi e temerari, quali siano, decidiamo di fare tutto in giornata.
Arriviamo al Benevolo dopo una serie di “gava e buta” degli sci per la scarsità dell’innevamento e per il pendio assai poco sciabile, in particolare nella prima parte.
Da quota 2280 la neve è, invece, continua. Il percorso dopo il Benevolo attraversa la gorgia di un torrente, che in discesa ci costringerà a ripellare per risalire il pendio e riguadagnare il rifugio.
Per la cronaca il rifugio è pieno di ospiti, che si fermano anche per la notte, la maggior parte dei quali parla idiomi non nostrani.
D’altra parte in una stagione così strana e povera di neve, vige il “carpe diem” e si devono sfruttare le condizioni di innevamento attuali, che non rimarranno, così, ancora a lungo. Nella seconda settimana di aprile è prevista nuovamente neve anche a quote basse. Speriamo bene. I corsi d’acqua sono così secchi che quest’anno vedremo l’acqua razionata anche in Piemonte, cosa impensabile fino a qualche tempo fa.
Ci manteniamo alti per non perdere quota e con lunghi traversi arriviamo al tanto temuto Ghiacciaio di Lavassey, che presenta una copertura uniforme, senza crepacci aperti, in vista. Seguiamo comunque una traccia netta che ci fa guadagnare rapidamente quota.
L’altimetro segna 3150 metri, 200 metri di dislivello scarsi ci separano dal caratteristico grosso ometto che segna la cima; siamo a questo punto avvolti da una fitta nuvolaglia che, a tratti, nasconde anche il tragitto di discesa. La temuta perturbazione sulle alpi di confine è arrivata con un po’ di anticipo. Saggiamente rinunciamo alla cima che, però, moralmente sentiamo di aver conquistato e invertiamo la rotta. La scelta si rivela corretta. Le condizioni meteo sono in progressivo peggioramento e il vento si rafforza. La Punta Galisia rimane celata per il resto della giornata. Nessun rimpianto, dunque, la sicurezza prima di tutto.
OrcoSherpaMazzinga, comunque, realizza la prima scialpinistica assoluta con il collare!
Sono le 20.00 quando finalmente siamo di nuovo nel piazzale antistante casa e ci salutiamo stanchi, ma contenti per la bella giornata appena trascorsa.
La gita è stata lunga e impegnativa più per l’impegno fisico che tecnico. Le difficoltà, a dispetto della classificazione BSA, sono state, tutto sommato, contenute, con il ghiacciaio in condizioni ottimali e gran parte delle energie, sono state spese per spingere in discesa sui tratti semi pianeggianti e per il portage in discesa alle macchine.
Ho dolori in ordine sparso e so che domani la fatica si farà sentire ancora di più, ma non mi importa; quel che conta è poter continuare a scorrazzare per i monti, in tutti i modi possibili. Prendo coscienza del mio limite attuale, ma mi considero fortunato e privilegiato per riuscire ancora a spingermi in questi luoghi e così in alto.
Noi non siamo più ora la forza che nei giorni lontani muoveva la terra e il cielo: noi siamo ciò che siamo, un'uguale tempra di eroici cuori infiacchiti dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà di combattere, cercare, trovare e non cedere mai. (Alfred Tennyson)
W gli Orchi e W la Montagna
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