Sito Vermount 100 Miles
Dal racconto di Stefano Ruzza
Il Vermont, “famoso per non essere famoso”, è uno degli stati più anonimi degli Stati Uniti d'America, ed è per questo che è meraviglioso. Incastonato a nord est degli States, al confine con il Canada e non lontano da Boston, fa' di colline, boschi, prati, fiumi e piccoli laghi la sua principale bellezza, con cittadine piccole e accoglienti, lontano dall'immaginario delle metropoli americane.
Perché andare a correre proprio nel Vermont? Quando Eleonora ha intrapreso la strada dell'esperienza lavorativa americana, nello stendere il calendario delle mie gare e dei viaggi a trovarla, la 100 miglia del Vermont si incastrava in modo perfetto, soprattutto dopo le ennesime lotterie perse per partecipare a Western States e Hardrock. Essendo una gara del cosiddetto Grande Slam americano, rientra nelle più prestigiose e storiche 100 miglia a stelle e strisce, seppur meno conosciuta in Europa rispetto alle già citate WS e HR. Purtroppo le iscrizioni sono volate in poche ore, così soltanto io sono riuscito ad iscrivermi alla 100 miglia, mentre Eleonora ha dovuto “accontentarsi” della 100 km, ripiegando sulla Old Dominion dei primi di giugno come personale “100 miglia annuale”, terminata poi ottimamente.
Poco più di 4000 metri di dislivello in 160 km potrebbero quasi far sorridere a chi pensa ai numeri di UTMB o Tor, eppure questi infiniti saliscendi lungo dolci collinette fanno più male di 10 vertical uno dietro l'altro. Diventa una lenta agonia, soprattutto se non si è abituati a correre così a lungo e su larghe e pulite strade di campagna. Così, nonostante una partenza controllata e una rimonta che mi aveva portato a ridosso del podio, la seconda parte di gara si è trasformata in un calvario, perdendo posizioni a causa dell'incapacità di correre per via dei muscoli distrutti come mai mi era capitato prima.
Curiosamente le mie maggiori tribolazioni sono iniziate proprio dopo aver raggiunto Eleonora che stava correndo la sua 100 km, gara partita 5 ore dopo la 100 miglia e con cui condivideva tutti gli ultimi 90 km. Non poche sono state le difficoltà anche di Eleonora, a causa dei problemi ad
alimentarsi nell'ultima parte e di un tibiale sempre più infiammato.
Per entrambi il tempo finale è stato quasi 2 ore più alto del previsto, ma solo dopo averla corsa ci si è resi conto delle difficoltà nascoste di questo percorso, forse “noioso” per chi è abituato alle Alpi, ma per nulla scontato e facile da interpretare.
Ad alleviare parzialmente i patimenti ci hanno pensato la cordialità, la gentilezza e la spensieratezza dei volontari e dello staff organizzatore, nonché di tutti gli altri concorrenti e delle relative crew, sempre pronti ad incitare e incoraggiare ad ogni occasione, facendoci sentire a proprio agio all'interno di un ambiente pulito e dallo splendido sapore bucolico.
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