Sito SkyRace Orsiera Rocciavrè
Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga
Mi ritorna in mente una estate di molti anni orsono. Siamo nel 2002, primo anno del nostro amato e vituperato Euro, in un periodo caldissimo che ha visto proliferare per la prima volta su scala industriale i climatizzatori autonomi di casa, ed in una famosa nottata di black out elettrico che ha messo in ginocchio per una giornata quasi tutto il nord Italia.
Quel giorno rinasce per volontà dell’ente Parco Orsiera Rocciavre e dei suoi guardia parco, D.Miletto in testa, la corsa che era sorta in modo un po dilettantesco negli anni 1991- 1992-1993 ma altrettanto velocemente scomparsa.
Ebbene in quel 2002 vediamo forse per la prima volta in Piemonte proporre una gara atipica di montagna, la Sky race, che stravolge il vecchio concetto di corsa in montagna a cui noi tutti eravamo avezzi. Forse 30/40 partecipanti radunati nell’area del vecchio Sellerie ancora chiuso dopo l’abbandono della vecchia gestione. Si era trattato di una fantastica cavalcata percorsa in senso antiorario dal Sellerie fino al Sabbione, colle del Villano, Colle del vento, dorsale verso la val Susa, Alpe Giaveno e ultimi due colli fino al Colle delle Vallette con terribile discesa su pietraie fino ai laghi e rifugio, forse 25 km percorsi in circa 5 ore. Era già un vero trail secondo l’accezione moderna, ma troppo in anticipo rispetto ai canoni tradizionali della marcia alpina in uso in quegli anni.
Oggi sulle ceneri di quella bellissima prova rinasce come una araba fenice la Vera SkyRace Orsiera Rocciavrè, 21 km mozzafiato di salite terrificanti su almeno 6 colli, e attraversando praticamente tutto il grande parco da 18.000 kmq denominato recentemente Ente di gestione delle Aree protette Alpi Cozie, sulle pendici delle tre valli che ne fanno da coronamento, Val sangone, val Susa e val Chisone.
Per volontà del gestore Massimo Manavella del Rifugio Sellerie, nel frattempo oggetto di una profonda ristrutturazione da parte della Regione Piemonte, della Associazione Escuriosando, con la collaborazione dell’ente Parco e dei suoi guardiaparco, si ripercorre oggi uno dei più bei tracciati di alta montagna, ai limiti degli insediamenti urbani di pianura. Dicevamo un area protetta di 18000 kmq che accoglie al suo interno tutti gli ungulati alpini: camosci, stambecchi, cervi, caprioli, cinghiali e mufloni, ma che oggi vede radunarsi altri 161 ungulati a due zampe, con un abbigliamento variopinto in modo forse eccessivo, tale da proporre forse un senso di inquinamento cromatico su queste selvagge montagne. Pochi probabilmente, io compreso, capiscono cosa li attende. Come dice Manavella: “ Ma noi cercavamo davvero di proporre una Gara Estrema.
I Cellulari che non prendono mai. Il Senso di Essere Lontani:UNA CORSA A FIL DI CIELO...
... Senza Compromessi.”
Direi obbiettivo perfettamente centrato con una corsa a filo di cresta, sempre molto lontani da ogni centro abitato, una cavalcata corsa tra i 2023 del Sellerie fino ai 2635 del Colle Robinet, in una tumultuosa oscillazione su e giu senza respiro. Passato il primo colle del Robinet ancora con il sacro furore della corsa, comincio ad incontrare svariati concorrenti in preda a crisi fisiche e soprattutto psicologiche per evidente inadeguatezza alle difficoltà del percorso.
Si parte dalla salita ai due laghetti, con rapida discesa fino alla casa del Parco per poi traversare lungamente verso Est, incrociando vallette scoscese, grandi dorsali lungo l’unica pista che ci porterà mica tanto velocemente tra massi, catene etc fino al colle omonimo. Siamo alle propaggini estreme verso la val Sangone, adesso inizia la traversata di tutto il massiccio. Finalmente al colle trovo un po di liquido, si punta rapidamente in traversata fino al vicino colle che credo essere la Valletta.
Grave errore, mi attende circa un’ora della grande traversata nel deserto delle pietre, tra massi giganteschi, pietraie infernali e nevai, da cui emerge Miletto posto a guardia di un mega Boulder.
Non c’è tempo per i ricordi della vecchia gara perché la preoccupazione costante è la ricerca delle bandierine e del percorso e soprattutto di stare molto attenti; una caduta qui potrebbe avere conseguenze molto serie. Finalmente il colle della Valletta. Ho fatto 7/8 km in un tempo di tre ore, demoralizzante! Fortunatamente adesso riconosco tutto il percorso che diventa molto più scorrevole con sentieri direi normali. In mezz’ora infatti raggiungo il Colle del Vento su un meraviglioso sentiero scavato a mezza costa e totalmente pianeggiante e in veloce discesa la testata della valle Gravio al Pian di Cassafrera. Ma qui ormai siamo di casa e la lunga risalita del Colle del Villano non presenta particolari problemi, camminata veloce e concentrazione. Dal colle la discesa è molto corribile tanto da raggiungere velocemente il fondo valle e l’alpeggio del Balmerotto. Errore, ancora il sadismo degli organizzatori ci fa ridiscendere per almeno 200 metri la valle fino alla confluenza dei sentieri provenienti dal sottostante Toesca; penso intensamente a Omar….
Siamo a circa 1900 metri e so perfettamente che il colle del Sabbione è posto ai 2560, ovvero il film del nostro recente trail autogestito del sabato precedente. A questo punto raccolgo lo sconforto di alcuni trailers che non si aspettavano ancora una tale risalita, incitandoli, raccontando aneddoti e storie di alcune gare storiche. Insomma il colle è raggiunto prima nella nebbia e poi in un sereno meraviglioso. Sembra di vedere in lontananza il mare…. Ma non sono allucinazioni, solo il ricordo della recente esperienza sulla Cromagnon. Correndo in discesa con un compagno di disavventura, dui cui vedrò il volto solo all’arrivo, ci raccontiamo dei nostri malanni fino al gonfiabile del Sellerie.
Insomma siamo di fronte ad una gara molto tecnica, su una lunghezza tutto sommato moderata ed un dislivello di 2000 nella norma, ma che ha richiesto un tempo di percorrenza decisamente elevato. Poche altre sky race possono confrontarsi con questa, superata forse solo dal Trofeo Scaccabarozzi in Grigna o dal Kima.
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