Foto Uja di Ciamarella 2015
Dal racconto dell'OrcoBee
difficoltà: F
esposizione prevalente: Varie
quota partenza (m): 1805
quota vetta (m): 3676
dislivello complessivo (m): 1871
località partenza: Pian della Mussa (Balme, TO)
punti appoggio: Rifugio Bartolomeo Gastaldi 2659 m
“Allora domenica Ciamarella?” il messaggio dell’Ogredoctor è datato già martedì 14 luglio.
“Non molla un attimo il ragazzo” è il primo pensiero che mi sovviene; si è appena sciroppato 65 km e 5 e passa mila metri di dislivello dell’Ice Trail Tarentaise e come se niente fosse propone una tranquilla domenica con 1800 metri di dislivello carichi di ramponi, piccozze imbraghi ecc. ecc.
Io al martedì devo ancora smaltire la mia trentina di km dell’Altispeed e già mi pregustavo un fine settimana in qualche rifugio a crogiolarmi al sole con un bel libro in una mano e birra gelata nell’altra. Non so bene che rispondere e prendo tempo simulando un black out dei mezzi di comunicazione.
Il giorno dopo ci comunica che ha già trovato un socio, il paziente Fabio, appassionato come noi di montagna, nonché cognato e quindi altra sua vittima predestinata. Per un attimo ritengo, a torto, di averla scampata. Neanche per sogno, come la goccia che scava la pietra il nostro esimio insiste con chi scrive e con OrcoCamola, altro destinatario delle azioni di stalking telefonico del nostro esimio.
Sa bene, il furbetto, che è una roccia tenera da scavare, la stagione per l’alta montagna è così breve che diventa difficile accampare scuse di stanchezza o altro, bisogna cogliere al volo le occasioni e andare.
Tanto più che la cima proposta è la stupenda l’Uja di Ciamarella, una classicissima per tutti gli appassionati, piantata in cima alla valle di Ala, chiamata anche il Cervino delle Valli di Lanzo. Fatta per la via normale è non difficile ma neanche banale, fintanto che un piccolo ghiacciaio ne occupa la base.
Detto fatto, alle 5 del mattino la combriccola si mette in marcia dalla calda e afosa pianura, direzione Pian della Mussa, punto di partenza della gita posto a 1850 metri che alle 6:30 è ancora libero dall’assalto dei gitanti domenicali. L’aria è finalmente frizzante, ma basteranno pochi tornanti per riassaporare il caldo umido che ci abbandonerà solo oltre i 2500 metri di altitudine. Arrivati al Pian Gias lo scenario della montagna cambia, il verde lascia via via posto a pietraie e sfasciumi che caratterizzano il terreno fino alla cima, intervallato da nevai e torrenti. Arriviamo ben presto alla base del ghiacciaio e devo dire che quello che ci si pone davanti non è un bello spettacolo per gli amanti del genere. Vero è che la regressione dei ghiacciai, soprattutto quelli di bassa quota è ormai fenomeno più che trentennale, ma ciascuno di noi aveva ricordi di una superficie più estesa e meno tormentata di quella che abbiamo sperimentato ieri. Calziamo i ramponi, ma proprio solo per poche decine di metri.
Poi siamo di nuovo sullo sfasciume per affrontare gli ultimi 500 metri di dislivello. L’altitudine comincia a farsi sentire e quindi rallentiamo un po’.
Cogliamo l’occasione per qualche foto ed ammirare lo spettacolo che ci si pone davanti, tutto rigorosamente ‘aggratis’.
Siamo presto in cima, constatiamo che su una delle più belle montagne vicino a Torino, in una calda domenica di luglio, oggi, ci siamo noi quattro più altrettanti che stanno arrivando ed un solitario che se n’è appena andato. Dove saranno tutti?
La risposta l’avremo un paio di ore dopo… il mondo è tutto a Pian della Mussa! Per sfuggire al caldo tropicale, centinaia di persone si sono ritrovate in montagna ed affollano rifugi e bar rigorosamente raggiungibili con i mezzi motorizzati. Riusciamo comunque a bere una meritata birra al rifugio Ciriè prima di imboccare, mestamente, la strada del ritorno nella fornace di pianura.
PS: a parte tutte le battute non mi resta che ringraziare l’OgreDoctor per il pressante stalking, che mi aiuta a combattere una mia inerziale indole pigra.
W la montagna, W gli Orchi
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