Foto Testa del Rutor 2015
Dal racconto dell'OgreDoctor
difficoltà: F
esposizione prevalente: Sud-Est
quota partenza (m): 1850
quota vetta (m): 3486
dislivello complessivo (m): 1650
località partenza: Bonne (Valgrisenche , AO )
punti appoggio: Rifugio degli Angeli
Tornando dal Rutor, in macchina, discutiamo se sia il caso di raccontare la nostra spedizione che ha così poco a che vedere con la corsa anche se condivide lo stesso spazio: la montagna. Ma in fondo nel nostro gruppo convivono anime diverse che praticano sport differenti fra loro, ma con un unico denominatore: l'outdoor, come recita il nostro statuto. E allora perchè non condividere con tutti gli Orchi quella che è stata un'intensa giornata di amicizia e alpinismo.
L’ascensione alla Testa del Rutor, da Bonne, per la via normale, è un ottima occasione per cimentarsi con i rudimenti della conduzione di cordata e per un primo approccio all'utilizzo di piccozza e ramponi. La durata totale dell’ascensione richiede circa 9-10 ore e può essere suddivisa in due giornate, pernottando al rifugio degli Angeli al Morion (ex Scavarda). Ovviamente, da veri Orchi, abbiamo fatto tutto in giornata. Il rifugio è di proprietà di un gruppo di volontari dell'Operazione Mato Grosso, che lo gestiscono in maniera stupenda, dimostrando un'accoglienza davvero rara. Al mattino verso le 9, quando siamo arrivati al rifugio ci hanno offerto del tè caldo senza chiederci di pagare!
La prima parte del percorso da Bonne si sovlge su un sentiero comodo e ben tracciato (segnavia n. 16) che solo nell'ultimo tratto, più roccioso, si impenna per poi, arrivati ad un colletto scendere, sul rifugio. Sulla via per il rifugio, si incontra un unico bivio, ben segnalato in corrispondenza dell'alpe Arp Vieille (2270 m) dove è possibile anche caricare acqua. Da qui alla vetta, esclusa la possibilità di comprare dell'acqua al rifugio non ci sono altre fontane, a meno di sfruttare i corsi d'acqua.
Ci lasciamo alle spalle il Rifugio degli Angeli per percorre gli ultimi 600 metri di dislivello. Qui la musica cambia. Il percorso non presenta difficoltà tecniche particolari, ma bisogna considerare che si tratta itinerario di montagna che si svolge su terreno misto roccia e nevaio e quel che rimane del ghiacciaio. L’utilizzo di piccozza, ramponi, imbracatura è d’obbligo e anche il caschetto non guasta.
Ci spostiamo con un lungo traverso verso Ovest, fino ad incontrare un canalone verso Nord che punta direttamete verso la vetta, dove è collocata una statua della Madonna. Troviamo delle tracce ramponi, di un gruppo di alpinisti partito dal rifugio diverse ore prima di noi. La neve, a quest'ora del mattino, è ormai molle e i ramponi inutili. Il canale di risalita alla vetta è decisamente ripido (oltre 45°) e procediamo slegati, ma con attenzione, gradonando la risalita. Il canale esce su un colletto dove arriva anche la via di salita dall'altro versante. Entrambe si ricongiungono in questo punto, dove si trovano i resti della vecchia capanna Deffeyes e percorrono l'ultimo tratto di facile cresta fino alla vetta. Attraversiamo anche due splendide cornici dalle quali ci teniamo a distanza di sicurezza!
Dalla vetta lo sguardo spazia dal Monte Rosa al Monte Bianco, dal Gran Paradiso all'Alta Savoia offrendo un panorama fantastico.
Scendiamo dalla vetta per la via di salita, questa volta legati e faccia a monte. Arrivati al rifugio, finalmente rilassati, ci concediamo una sosta un po' più lunga condita da una birretta, che non guasta mai e da una fetta di torta stracciatella, esperimento della cuoca del rifugio, ben riuscito!
Siamo tutti e tre visibilmente soddisfatti per la giornata e per l'ascesa compiuta: facile ma non banale e varia con ambienti sempre diversi.
Già discutiamo della prossima ascesa...
Penso all'alchimia che si crea fra compagni di cordata, che ti permette di affidare la tua vita a qualcun altro...qualcosa che si crea piano piano, andando per montagne, osservandosi silenziosamente, condividendo cibo, spazi, materiale...
Quanto mi è mancata...
W Gli Orchi, W la montagna
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