lunedì 3 novembre 2014

Trail autogestito LA CRESTA DELLE AQUILE Val Sangone(To) 1 Novembre 2014

Foto T.A. Cresta delle Aquile

Dal racconto dell'OgreDoctor

Le previsioni per il fine settimana sono incoraggianti e la mia voglia di fare il "criceto" alla Mandria rasenta lo zero. Perché non andare all'Aquila di Giaveno?! Sai che novità direte voi, Musinè e Aquila di Giaveno sono le punte più salite in assoluto, in tutte le vesti climatiche possibili e immaginabili. E invece no! Questa volta la mente diabolica degli Orchi si spingerà oltre!
Nelle innumerevoli occasioni in cui ho raggiunto la croce di vetta dell'Aquila, lo sguardo si è spesso spinto oltre, cercando di immaginare il concatenamento delle piccole cime che separano la Punta dell'Aquila dal colle della Roussa e dal Monte Robinet, passando sul filo di cresta, che separa la Val Chisone dalla Val Sangone.
La traccia sulla Fraternali da un percorso di circa 21 km e 1800 D+! Niente di impossibile! Partendo al mattino presto possiamo essere di ritorno per pranzo! (Ah ah ah...l'eco delle risate non si è ancora spento...).
Sono le 6.45 di sabato quando l'OrcoCicillo si presenta alla mia porta, ansioso di partire. Aspettiamo l'OrcoDavid e poi ci incamminiamo verso l'Alpe Colombino.
La giornata è splendida, calda e soleggiata. Le cime delle montagne si stagliano in un cielo azzurro sgombro di nubi. Procediamo tranquilli con OrcoCicillo, in splendida forma, in testa a fare il passo. Saliamo in compagnia di un lupo cecoslovacco, che scorrazza su e giù per il pendio a velocità supersonica, di tanto in tanto riportato all'ordine dai richiami del suo padrone.
Saranno le uniche forme di vita che incontreremo per tutta la durata del viaggio fino al Colle della Roussa, fatta eccezione per un branco di quadrupedi cornuti a cui abbiamo evidentemente rotto i "cabasisi" con il nostro inaspettato e chiassoso passaggio.

Ma si saranno tutti trasformati in "criceti"?!

La cresta si rivela molto bella, anche se poco corribile. L'erba è da prendere con le dovute precauzioni. Basta un nulla per scivolare. Il sentiero è ridotto ormai ad un esile traccia, che la montagna lentamente, ma inesorabilmente sta riportando alle condizioni primitive. Al contrario i segnali bianchi e rossi sembrano dipinti di fresco e ci consentono di procedere in tutta sicurezza. Non incontriamo pericoli oggettivi, solo un breve tratto leggermente esposto, che le descrizioni classificherebbero "EE", fra il colle della Meina e la Porta Sarasina.
Il panorama è splendido, selvaggio, la vista spazia a 360°: dal Re di Pietra, al Gran Paradiso e al Massiccio del Monte Rosa. Da quassù vediamo il mare di nuvole che avvolge la pianura.

Passiamo a lato de La Courbassiri e scendiamo al Colle della Roussa. Dell'OrcoLuca nemmeno l'ombra. Impegnato in un giro in solitaria dalla Balma al Robinet e alla Punta del Lago, avremmo dovuto ricongiungerci al colle. Scopriremo più tardi che abbiamo mancato di poco l'appuntamento.
Dal colle la nostra traccia prevedeva di passare per il Selleries Superiore, Palazzina Sertorio e con il sentiero Quota Mille, raggiungere il colletto del Forno e poi l'Alpe Colombino, da cui eravamo partiti.
Ma un cartello "ingannevole" al Selleries superiore, che indica un sentiero per la Palazzina Sertorio, alternativo alla normale strada, porta i tre "baldanzosi" orchi fuori strada, ma molto fuori strada...Risaliamo per quella che sembra la traccia di un sentiero fino a quasi 1900 mt, per poi arrenderci all'evidenza: abbiamo sbagliato!
Di tornare al Selleries non se ne parla nemmeno e vedendo dall'alto la Palazzina Sertorio perdiamo quota, nel senso letterale del termine, scendendo dritti in mezzo ai rododendri. Di sentieri nemmeno l'ombra.

Alla fine usciamo dal bosco e dai guai nei pressi della Statua "Liborio Ilardi partigiano" subito prima della Palazzina Sertorio. Questa costruzione dei primi anni del 900 è stata teatro durante la seconda guerra mondiale di cruente battaglie fra partigiani e truppe nazifasciste. Nei decenni successivi al conflitto mondiale venne utilizzata dalla famiglia Sertorio come base per battute di caccia per poi essere acquistata e ristrutturata alla fine degli anni ottanta dalla Comunità Montana Valsangone.
Oggi è un rifugio escursionistico aperto sia nel periodo estivo che nel periodo invernale su prenotazione e dispone di 40 posti a sedere per mangiare e di 22 posti letto. Chissà magari un interessante prossima meta per un trail autogestito che coinvolga famiglie e bambini.  
Ma ritorniamo al nostro giro. Ora viene la parte più difficile: comunicare a casa che l'orario previsto di arrivo è cambiato! Una volta realizzato che le 12.30, preventivate all'inizio, non potranno essere rispettate, perché non approfittare dell'accoglienza del gestore del rifugio?! un bel tagliere di formaggi e salame accompagnato da una buona birra e siamo pronti per ripartire.
La strada non presenta più incognite: seguiamo il sentiero quota mille, molto bello in questa stagione con il grigio argento dei faggi che contrasta con il letto uniforme di foglie secche, fino ad una strada sterrata che ci porta dritti al Colletto del Forno. Dal Colletto si può risalire a Pian del Secco e scendere all'Alpe Colombino (300 d+) o prendere un sentiero che con un leggero saliscendi recupera i 100 metri di dislivello che mancano alla fine del nostro viaggio. Scegliamo la seconda opzione e arriviamo alle macchine. Sono circa le 14.30, abbiamo percorso poco meno di 25 km e 1900 d+ in circa 6 ore. Ma sono volate. Il giro è stato veramente bello, sia nel tratto in cresta, sia nella parte in discesa dal Colle della Roussa e valeva la levataccia e l'ennesimo sabato rubato al riposo!

PS: per chi vuole è disponibile la traccia gps da seguire, mi raccomando fedelmente!!!

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