Dal racconto dell'OrcoProf
L'ombrellone e la sdraio, il Mar dei Caraibi si staglia davanti a me, leggo l'ultimo di
Camilleri e ordino un cocktail analcolico al cameriere: dopo mesi di lavoro finalmente si
concretizzano le vacanze in questo meraviglioso viaggio di nozze...credete che sia possibile per un Orco? Ovviamente no, il viaggio ai Caraibi rimane prerogativa di un'altra
categoria di persone: OrcoProf in viaggio di nozze è andato in Islanda! “Ma come aspetti l'estate tutto l'anno e poi non andate al mare?” è il ritornelllo che mi tocca sentire da tutti quelli che mi chiedono dove avrei passato il classico viaggio post matrimonio. In realtà al
mare ci siamo stati per tutte le tre settimane della nostra avventura, si tratta solo di un mare un po' diverso da quello a cui siamo abitati nei nostri pensieri. La scelta però è stata azzeccatissima: i paesaggi da favola e la forza della natura percepibile in ogni angolo di questa remota isola lasciano nell'animo una sensazione indescrivibile.
Il viaggio ci ha inoltre permesso di fare delle camminate magnifiche in sentieri che nel giro di qualche chilometro alternavano panorami totalmente diversi. Ma l'impresa principe l'abbiamo compiuta il 5 Agosto cimentandoci nel Fimmvorduhals, trekking che prende il nome dal passo che separa i due ghiacciai Myrdalsjokull e Eyjafjallajokull.
Nel 2010 il cratere che giace sotto quest'ultimo eruttò, bloccando i voli sul continente europeo per una settimana e rendendo famosa questa passeggiata di 26 chilometri che collega la
bellissima cascata di Skogar all'altrettanto bella valle di Thorsmork.
Nonostante le paure per il percorso che pareva poco segnalato e le condizioni meteo mai
prevedibili in Islanda, partiamo di buon mattino da Skogafoss, l'ultimo e più spettacolare
salto del torrente Skoga. La cascata si trova a due passi dall'oceano, praticamente al livello del mare. Dopo un po' di stretching e qualche foto ci arrampichiamo seguendo il corso del fiume con una salita molto ripida. Scorgo nello sguardo di mia moglie la voglia di tornare indietro ma per fortuna il resto della salita è abbastanza regolare e alla nostra sinistra possiamo ammirare tutti i salti dell'impetuoso fiume (pare siano 25 ma ammetto di non averli contati). Così dopo due ore e mezza di cammino attraversiamo il famoso “ponte” sul fiume che ci conduce al primo cambio cromatico della giornata: dal verde del muschio sulle rocce passiamo al nero della cenere che ricopre la seconda parte della
salita fino a giungere a Baldivskali una casetta abitata da un signore di Reykjavik che d'estate mette a disposizione dei camminatori uno spazio per spezzare il trekking in due giorni o anche solo per una sosta alla toilette. Mentre mia moglie ne approfitta io faccio quattro chiacchere con il solitario islandese.
Nel frattempo vedo arrivare (impossibile capire da dove sia passato) un bus fuoristrada pieno di asiatici. Il rifugio si trova a 900 metri sul livello del mare e saliamo ancora un po', camminando in un'incredibile cornice cromaticamente juventina (il nero della cenere ricopre la neve del ghiacciaio) e
scolliniamo attraversando il passo Fimmvorduhals, quota 1116 metri. Proseguendo raggiungiamo il famigerato sito dell'eruzione e ci concediamo una deviazione per salire sulle due montagne più nuove del mondo, Magni e Modi, create appunto dalla fuoriuscita di magma. Su Magni la terra è ancora calda e ci capita di vedere qualche buco nel terreno fumante.
Arriviamo quindi dopo quasi 8 ore di marcia e abbiamo un certo anticipo rispetto all'orario di partenza del bus che, aggirando le montagne e guadando i fiumi, ci avrebbe riportato al punto di partenza. Decidiamo così di aggiungere qualche chilometrino alla nostra avventura per visitare anche gli altri due campeggi di Thorsmork. Ci fermiamo nel più modaiolo (l'unico con un bar) a gustare la bibita più gustata dell'intero viaggio in Islanda.
Non ci sono le sdraio, gli ombrelloni, il mare, i cocktail e le discoteche ma ci guardiamo negli occhi e senza dirlo pensiamo che il nostro viaggio di nozze non poteva che essere così.
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