sabato 25 maggio 2013

Trail del Monte Soglio Forno Canavese (To) 25 Maggio 2013

Foto Trail del Monte Soglio 2013
Classifica Trail del Monte Soglio 2013
Sito Trail del Monte Soglio
Sito Orchi Trailers ASD

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"Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento" (Reinhold Messner) 

Kiss or kill. Bacia o uccidi. Bacia la gloria o muori provandoci. 
Perdere è morire, vincere è sentire. La lotta è ciò che distingue una vittoria, un vincitore. Quante volte hai pianto di rabbia e di dolore?
Quante volte hai perso la memoria, la voce e la ragione per lo sfinimento? E quante volte, in questa situazione, ti sei detto, con un gran sorriso: Ancora una volta! Un paio di ore in più! Un’altra salita! Il dolore non esiste, è solamente nella tua testa. Controllalo, distruggilo, eliminalo e continua. Fai soffrire i tuoi rivali. Uccidili”. Sono egoista vero? Lo sport è egoista, perché bisogna essere egoisti per saper lottare e soffrire, per amare la solitudine e l’inferno. Fermarsi, tossire, avere freddo, non sentire più le gambe, avere la nausea, voglia di vomitare, mal di testa, contusioni, sangue…
C’è qualcosa di meglio?
Il segreto non sta nelle gambe, bensì nella forza per andare a correre quando piove, tira vento e nevica; quando i fulmini incendiano gli alberi mentre gli passi accanto; quando le palle di neve o la grandine ti colpiscono le gambe  e il corpo nudo contro la tempesta e ti fanno piangere e per continuare devi asciugarti le lacrime per poter vedere le pietre, i muri o il cielo. Rinunciare a ore di festa, a migliorare i tuoi voti, dire “no!” ad una ragazza, alle lenzuola che ti si appiccicano al viso. Metterci le palle e allenarti sotto la pioggia finché le gambe non ti sanguinano per i colpi presi cadendo per colpa del fango, e rialzarti per continuare a salire…finché le tue gambe non urlano a squarciagola: “Basta!” E ti abbandonano in mezzo ad un temporale sulle cime più alte, fino a morire.
I cosciali bagnati dalla neve trascinata dal vento, che ti si attacca anche al viso e ti congela addosso il sudore. Corpo leggero, gambe leggere. Sentire come la pressione delle tue gambe, il peso del tuo corpo, si concentrano nei metatarsi delle dita dei piedi ed esercitano una pressione capace di spezzare rocce, distruggere pianeti e muovere continenti. Con le due gambe sospese in aria, galleggiando come un aquila in volo e correndo più veloci di un ghepardo.
O scendendo, con le gambe che scivolano sulla neve e il fango, esattamente prima di darti un’altra spinta per sentirti libero di volare, di urlare di rabbia, d’odio e d’amore nel cuore della montagna, là dove solo i più intrepidi e gli uccelli, nascosti nei loro nidi sotto le rocce, possono convertirsi nei tuoi confessori. Solo loro conoscono i mie segreti, i miei timori.
Perché perdere è morire. E non si può morire senza aver dato tutto, senza scoppiare a piangere per il dolore e le ferite, non si può abbandonare. Si deve lottare fino alla morte. Perché la gloria è la cosa più grande, e bisogna solo aspirare alla gloria o a perdersi per strada, dopo aver dato tutto. Non si può non lottare, non si può non soffrire, non si può non morire…E’ l’ora di soffrire, è l’ora di lottare, è l’ora di vincere.
Bacia o muori. (Manifesto dello skyrunner)
Dal racconto dell'OgreDoctor
Due mondi opposti, solo apparentemente inconciliabili, quello di Reinhold Messner (ascetico) e quello del Manifesto dello Skyrunner (estremo), perché entrambi convivono dentro di noi.

A volte cerchiamo la compagnia degli altri, degli amici o degli occasionali compagni di viaggio durante le gare, altre volte cerchiamo il silenzio, l'intimità con la natura che ci circonda, inseguendo con la mente sentieri inesplorati. Come quando corro su un "single track" in discesa e sento l'esaltazione che cresce dentro di me, corro a "manetta", fino a rimanere senza fiato e mi sembra di essere un tutt'uno con gli alberi, con il sentiero, con le rocce (e a volte lo divento d'avvero quando finisco per terra, ricordandomi di essere "mortale" e fatto di carne e ossa).

A volte mi sento "ghepardo", più spesso "marmotta", in alcune occasioni è un viaggio di scoperta quello che intraprendo, in altre una vera e è propria gara all'ultima "goccia di sudore", ma alla fine sono comunque "in festa" e "in pace" e lo sono tanto di più quanto più sento di avere dato il massimo di me stesso. Non inseguo la gloria, quella la lascio ai "top runner".
Il TMS? una gara anonima, così come mi era già sembrata l'anno scorso; portati a spasso per 44 km su strade sterrate in mezzo ai boschi per molti, lunghi, estenuanti tratti privi di vere difficoltà tecniche. Forse in entrambe le occasioni, il maltempo mi ha privato dei panorami che si possono godere dalla cima del Soglio o forse mi riesce difficile essere obiettivo con ancora, negli occhi e nel cuore, gli splendidi panorami del Sardinia Trail.

L'organizzazione della gara merita, invece, un grande elogio: professionale e perfetta sia per l'aspetto dell'accoglienza (a parte le docce gelate) sia sotto il profilo dell'assistenza e tracciatura. Impossibile perdersi anche in condizioni meteo avverse. Da prendere sicuramente ad esempio, per chi vuole cimentarsi nell'organizzazione di una gara di trail. Un ringraziamento speciale, a tutti i volontari che ho visto presidiare il percorso, anche con la pioggia e la neve. Forse eccessivo il costo del pasto, valutato 15 euro! per un piatto di affettati, pasta al sugo, patatine e hamburger e dolce, mi sembrano davvero un'enormità. Non ho voluto protestare, come ho sentito, peraltro fare da altri atleti.

Bellissima l'idea del pettorale con il nickname che per noi orchi è veramente una figata!

Dal racconto dell'OrcoPolare
Decido, dopo un serata trascorsa con gli ORCHI a tracannare spumante vinto in una precedente gara di fare il passo e di iscivermi al Gir Lung del Monte Soglio. E' la prima volta che oso tanto, i 63 km mi spaventano e non sono sicuro di farcela più che fisicamente, mentalmente, ma ci voglio provare. Non mi prefiggo un tempo, voglio semplicemente e dignitosamente arrivare al traguardo.
Ho occassione di parlarne con il mio amico Turi e forse lo condiziono un pò e si iscrive anche lui. Sarà il mio compagno di viaggio insieme a Fabrizio ed entrambi faranno tempi da manicomio ... ed OrcoPolare li guarda come un filmino di Moana (si, proprio quella!).
Cosa dire sulla gara, forse un pò di amaro resta in quanto, il Soglio non l'ho neppure visto quindi l'aspettativa di correre un trail serio rapidamente svanice in più, ma senza colpa di nessuno (anzì un grazie a chi comunque a fatto si che il trail prendesse ugualmente il via), abbiamo corso su un tracciato veramente molto povero di emozioni, paesaggisticamente nullo, due o tre salite sfiancanti ma alla fine della giornata solo un gran tombino e soffisfazioni poche anche se le 6 birre sparate dopo l'arrivo un pò di gioia l'anno data  . In ogni caso anche questa è esperienza ed oggi mentre lavoravo nel mio orto e ad ogni piegamento ricordavo il Soglio pensavo: "ma la prossima c...ta quando la faccio? " ... ciao a tutti e
W Gli Orchi
Dal racconto dell'OrcoSanto
Bar della posta, Rivoli.
Come per ogni trasferta partiamo tutti insieme, questa volta destinazione Trail del Monte Soglio: inutile dirlo, anche questa volta il bel tempo non ci assiste.
Arrivati a destinazione, con una temperatura di solo 7 gradi, ci accingiamo a partire: ritiro pettorali, fiscali controlli da parte dell'organizzazione sulle dotazioni obbligatorie ed un buon caffè pre-gara.
Ed ecco, verso le 10, lo sparo di inizio! Si comincia con un tratto asfaltato all'interno del paese, per poi passare ad uno sterrato sempre più ripido che lascia velocemente il suo posto ai primi sentieri. Dopo una quindicina di km tra i boschi, nei quali si scorgevano data la stagione alcuni funghi, ecco arrivare il culmine della salita con un po' di neve sparsa qua e là, probabile residuo di una nevicata notturna.
Comincia poi la discesa spezza gambe che mi ha, alla fine, quasi messo k.o. con l'OrcoCamola. Tra scivoloni mancati per poco e fango, passando tra boschi e prati scoscesi finalmente l'arrivo si avvicina. Tagliato il traguardo, dopo 26 km, medaglia ricordo e birra a volontà per tutti.
L'organizzazione dell'intera gara era indubbiamente stata realizzata con cura e anche il percorso, nonostante abbia sentito alcuni commenti negativi, è stato piacevole e divertente, peccato solo per il tempo!
A fine giornata, tirando le somme della gara, mi sono sentito soddisfatto... Soddisfazione che certo deriva anche dall'ottima compagnia di voi altri orchi!


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