giovedì 22 settembre 2011

IVREA - MOMBARONE 18 Settembre 2011


Edizione 2008
sito Ivrea Mombarone

Dal racconto dell'Orco Mauro

La terza domenica di Settembre l’appuntamento fisso è con una semplice corsa di montagna, ma non una gara qualsiasi, bensì la corsa alla Colma di Mombarone, quota 2371.
La Colma è il primo rilievo della grande costiera che adduce lentamente e sonnecchiosa verso il Monte Rosa.
Grande viaggio di cresta di circa 3-4 giorni, ma noi semplici escursionisti corridori la vediamo come un punto di arrivo.
Per i Canavesani ed un po’ per i Torinesi questa è una vera festa della montagna, una antica tradizione che vede una folta partecipazione di folla.
Con questo fanno 35 anni sempre di corsa, partendo dalla Piazza Ottinetti di Ivrea a quota 220 mt, 20 km, 2100 mt di dislivello, sempre e solo salita, da correre, da camminare e da arrancare.
La storia comincia nel lontano 1922, vicinissimi alla marcia su Roma, ma qui si cammina da Ivrea alla Colma e ritorno.
Tempi eroici ed il primo vincitore, Rinaldo Bovo, impiega 5h 35’ tra salita e discesa su un percorso praticamente libero.
Pensare che l’anno prima , il 1921, la Maratona acquisisce il percorso ufficiale di 42,195 mt e si subisce ancora il fascino indiscusso di Dorando Pietri, primo Maratoneta della storia nostrana che detiene il primato della corsa su strada in 2h 38’.
Le eroiche gesta di questo piccolo Italiano riecheggiano ancora dal non tanto lontano 24 Luglio 1908 sulla pista di Londra e sul suo spaventoso tracollo.
Ma il nostro Rinaldo Bovo impiega praticamente un tempo che attualmente è alla portata della maggior parte dei partecipanti odierni
Tre edizioni disputate fino al 1925 , e poi lunga interruzione fino al 1977, anno della 1° riedizione.

Da allora si corre sempre, con circa 3-400 partecipanti all’anno.
Un tempo questa era considerata una gara mitica, quasi di extreme endurance.
Oggi sono tanti i grandi appuntamenti di prestigio internazionale e realmente estremi sia come impegno che lunghezza, che ci fa quasi sorridere. Praticamente concomitanti sono il Tor Des Geants ed il Trofeo delle Grigne, di ben altra complessità , durata e lunghezza.
Ma il fascino della Mombarone, di questa corsa che partendo da una città sonnecchiosa ci porta in vetta alla montagna per eccellenza che la sovrasta, non è diminuito, anzi aumenta con il passare degli anni.
Bè è veramente fascinoso partire dal salotto buono degli Eporediesi, dai grandi caffè del centro storico, lambirne i portici che scimmiottano la capitale Torino, calpestare l’antico porfido, alzare lo sguardo e vedere lontano una irraggiungibile vetta, la nostra meta!
Le premesse erano tutte assolutamente negative, un meteo pessimo, tanto da prendere pioggia fino al momento della partenza e soprattutto un clamoroso depistaggio da parte della Fidal che dichiarava annullata la gara.
Ma il nostro Signore e Protettore dei corridori di montagna smentisce le catastrofiche previsioni e ci regala una mattinata soddisfacente e neanche fredda.
Quanto alla Fidal, non occorre disturbare il Padreterno. I soloni burocrati della nostra piccola Casta vengono smentiti clamorosamente dalla folta partecipazione.
Oltre agli storici Salizzoni, Garbati e company, il Parterre dei partecipanti annovera Jean Pellissier, Enzo Mersi, Vaccina e Lenzi.

Vorrei qui citare per mero dovere di cronaca anche i tre Orchi 3 , Rusinà, Antonioli e Mazzino, da non confrontare con i sopra citati ma comunque molto impegnati.
Si parte quasi trascurati dai residenti, tanto che non si trova un bar aperto in centro.
Ma man mano che si esce da Ivrea, lambendone la periferia si comincia a vedere la presenza del pubblico.
Superato il lago Sirio, si raggiunge Bienca, Andrate per le vecchie mulattiere, nei paesi, nelle borgate, nelle frazioni si percepisce il tifo degli abitanti. Si corre quasi tra la folla
Incredibile l’elemento folla in una corsa di montagna.
Roba da non crederci per noi orchi montanari abituati per la maggior parte alla solitudine ed al silenzio dei sentieri.
Par di essere il povero Lorenzo Tramaglino nella Manzoniana folla di Milano, incitati, sospinti. Ovunque persone, sui laghi, nei primi paesi. A San Giacomo poi è un vero tripudio, gli ultimi 100 metri di strada sono tra due cordoni plaudenti, roba da Maratona olimpica.
In effetti non ricordo un’altra Corsa di montagna con una simile partecipazione
Bè dopo 14 km di strada e corsa, la fatica comincia a farsi sentire, ma ti senti Pellissier quando affronti il sentiero, quasi correndo dopo San Giacomo.
Naturalmente è un fuoco di paglia perché subito dopo si prende il passo alpino, passando per le baite Pinalba, Valneira, e Fornelli.

Fortunatamente la strada bianca ci permette di accennare una breve corsa tanto per ritemprare i nostri poveri muscoli, almeno fin tanto che crampo non ci separi..
I ristori davvero numerosi ci portano di bicchiere in bicchiere fino al lago Pasci quota 2119.
Bè a questo punto è quasi fatta, la cima è solo a due passi e ormai non ci fa più paura!
Aumenta il ritmo sospinti dalla nostra ferrea volontà, il rifugio ed in un amen la cima.
Ricordo circa 15 anni orsono la prima volta ed il penoso arrivo in punta quasi strisciando su quella maledetta scalinata, con le foto e la didascalia ( Se questo è un Uomo!)
Quest’anno il riscontro crono è un po’ migliorato ma soprattutto l’arrivo è invero dignitoso e fiero a testa alta!
Il ristoro in punta ci nega clamorosamente il vino, miraggio di tutta la salita, pazienza!
Con una K Way travestita da tuta da imbianchino in tessuto non tessuto ci dirigiamo baldanzosi verso valle.
Per la cronaca i tre detti Orchi impiegano:
Rusinà Giorgio 2h 49’
Antonioli Michele 2h 07’
Mazzino Mauro 3h17’
Onore al merito!

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