lunedì 13 giugno 2011

Valmalenco Valposchiavo SkyRace 12 Giugno 2011


foto Valmalenco Valposchiavo
Classifiche Skyrace Valmalenc ValPoschiavo
Sito Skyrace Valmalenco ValPoschiavo

« <<…Su per o lago di Como di ver Lamagnia è valle di Ciavenna dove la Mera fiume mette in esso lago. Qui si truova montagnj sterili e altissime chon grandi scogli. In queste montagnie li uccielli d’acqua dette maragonj. Qui nasscie abeti larice eppinj, dainj, stambuche, chamoze e teribili orsi. Non ci si po’montare se none a 4 piedi. Vannoci i villani a tempi delle nevi chon grande ingiengnj per far trabochare gli orsi giù per esse ripe. Queste montagnj strette metano i(n) mezo il fiume. Sono a desstra e assinistra per isspatio di miglia 20 tutte a detto modo.
Truovasi di miglio in miglio bone osterie. Su per detto fiume si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere. Ecci bon vivere a 4 soldi per ischotto.
Per esso fiume si chonduce assai legniame…>> »
(Leonardo da Vinci, Codice Atlantico)


Dal racconto dell'OrcoCamola
Partenza ore 14 Alpignano, arrivo ore 18 Lanzada (Chiesa Valmalenco - Sondrio). La località è semplice e graziosa e l’allestimento della zona partenza degna di una gara internazionale. E si, perché la Valmalenco – Valposchiavo skyrace è una delle due gare del Campionato Europeo di skyrunning.
Ritiriamo il pettorale ed incontriamo l’amico Giorgio con la sua esposizione di scarpe Innov8. Proviamo qualche modello e ci appuntiamo nome e misura. Non ci resta che cercare il nostro albergo.

All’ingresso dell’Hotel Bianco Spino incontriamo una donna che, vestita da corsa, ci dice: “Mangiate pure io faccio un giro di venti minuti e arrivo”. Subito non la riconosciamo e le nostre reazioni sono diverse: Pino scatta una foto, Mauro risponde “Va bene ciao!”, tra me e me penso: “Da queste parti sono veramente tosti, la padrona dell’albergo va a correre a quest’ora!”. Per fortuna sto zitto.
Non si tratta della signora dell’albergo ma di Corinne Favrè che, evidentemente, ci ha scambiato per qualcun altro. Non so se ridere o piangere.
Ci sistemiamo in stanza e prepariamo l’armamentario per la gara. Durante la cena arrivano Vittorio e Piera. Facciamo una passeggiata e a nanna presto.
“Buona notte!”. Spengo la luce e mi ritrovo nel buio più assoluto (che non sopporto); non faccio in tempo a protestare che Mauro comincia a russare e Pino sembra pronto ad essere cremato, non capisco se dorme ma comunque non da alcun segno di vita. Pazienza.
La mattina si presenta bella. C’è qualche nube che non preoccupa.
“Ci vuole coraggio a mettersi sotto certi striscioni”. E’ proprio vero.
Siamo circondati da veri skyrunners: volti scolpiti dalla velocità, materiale minimale, abbigliamento ultimo grido, atteggiamento aggressivo. Noi Orchi: volto segnato dal cuscino, abbigliamento demodè che evidenzia un po’ di pancia, zaino, bacchette, k-way, maglia di ricambio non si sa mai, macchina foto, atteggiamento rilassato ….. si fa per dire. Vittorio si pente di aver dato retta a Pino, Pino dà la colpa a Mauro di aver messo la gara in calendario, Mauro cerca di ricordare se ha preso l’antibiotico, io me la prendo con le bacchette che non riesco a svitare. Perfetto, siamo pronti.

Si parte. Primo tratto in paese e poi si entra nel ripido bosco. Prendiamo subito quota percorrendo anche un tratto di strada cementato molto ripido. Al km 5 l’ambiente comincia a manifestarsi in tutta la sua bellezza, si entra in una zona boschiva di saliscendi. Sono contento e mi sento bene. Devo stare attento a non esagerare, la gara è appena iniziata.
L’organizzazione è imponente, ogni 2 km c’è un ristoro, ovunque ci sia un tratto minimamente pericoloso c’è una persona addetta alla sicurezza che controlla e ti incita alla gara. Tutta la parte centrale del percorso è molto varia e corribile. L’Alpe Campascio e l’alpe Musella con l’omonimo rifugio sono luoghi incantevoli. Improvvisamente un tratto in discesa: Alpe Foppa e poco dopo ecco il grande muro della diga di Campo Moro. Sul lago artificiale si affaccia il rifugio Zoia. Ci sono molte persone che fanno il tifo. In questi luoghi voglio tornare per godermi un bel trekking a bassa velocità.
Ai ristori bevo volentieri del tè caldo.

Ascolto il tifo in dialetto valtellinese. Non comprendo tutto ma il clima è veramente festoso.

Si sale nuovamente: Alpe Campagneda. Qui vorrei correre ma sono un po’ in crisi. Prendo un gel e bevo un po’ d’acqua dal camel bag. E’ meglio che mi dò una calmata sono al km 18. Il passo Campagneda dovrebbe essere vicino. Il sentiero costeggia diversi laghetti e si comincia a pestare la prima neve. Finalmente vedo chiaramente la ripida salita finale. Cavoli pensavo che il colle fosse più vicino.

Neve, roccia, catena di sicurezza, il sentiero spiana ed eccomi al Passo Campagneda: chilometro 20 e punto più alto della gara a quota 2627m. Da qui si può ammirare l’imponente Gruppo del Bernina. Peccato per le nubi. Sulla destra si intravede il complesso glaciale del Pizzo Scalino.
Non fa freddo ed esce anche un po’ di sole. Metto il k-way, lascio le bacchette e mi godo la discesa nella neve. Riesco pure ad esaltarmi anche perché non conosco la mia posizione in gara e non penso al fatto che il vincitore è sicuramente già arrivato. Vedo diverse persone alle prese con i crampi. Che strano… poi penso che il trail mi ha insegnato a gestire bene forze ed alimentazione. Supero una decina di persone. Finisce la neve incontro tratti di sentiero fangosi e pericolosi. Frena che sei stanco. Poco oltre un ragazzo cade malamente, si ferisce la coscia e gira malamente il polso. Per fortuna il punto di soccorso è vicino.

Penso ai miei compagni di avventura e cerco di guardarmi intorno. Sono in Svizzera e la Valposchiavo non tradisce le aspettative: panorami stupendi. La discesa continua su strada sterrata a tratti molto ripida. Che fatica. Supero e vengo superato sempre dagli stessi. Ok penso che con queste persone arriverò al traguardo… no, no questi li frego…si scatena la competitività del tapascione.
Stringo i denti e corro gli ultimi difficoltosi tratti di sentiero. Comincia l’asfalto, la strade si stringono, il centro di Poschiavo mi accoglie sul tappeto rosso. Mi godo i generosi applausi e i materassini posti all’arrivo; una bimba mi porta un bicchieri d’acqua. A breve distanza si ritirano le borse, si fa la doccia e si può pranzare.

La cordialità riservata accomuna le persone di queste parti. Terminato il pranzo un anziano signore ci assicura che la stazione del treno è vicina e facciamo ancora in tempo a prendere il caffè.
Il treno è la mitica Ferrovia Retica dell’Engadina e ovviamente ci arriviamo di corsa. Saliamo e ci godiamo il percorso fino a Tirano. Il rientro da Tirano a Valmalenco avviene con un pullman dell’organizzazione. Siamo stanchi e per ritornare alla partenza ci sono volute due ore di viaggio.
“Pino, mi raccomando, fino a Torino guidiamo un po’ a testa” .
Prima di salire in macchina scambiamo due parole con una coppia che ci chiede se le loro montagne ci sono piaciute. Pino prende la macchina e fa vedere le foto all’anziana signora che ride contenta.
Mi rivolgo al marito: “Siete di qua? “.
“Certo questa è la mia segheria dove ora lavorano i miei figli”. Mi indica il capannone vicino.
“Si sono veramente dei bei posti” .



foto Valmalenco Valposchiavo

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