Dal racconto dell’OgreDoctor
Dopo le valli di Lanzo si va alla ricerca della neve in Alta Valle Susa, nella conca di Bardonecchia.
Si parte da Pian del Colle in Valle Stretta alle 9.30, minuto più minuto meno. La temperatura è già alta, nonostante l’esposizione nord della nostra gita.
La prima parte della salita di svolge all’interno di una gorgia, sul letto di un torrente sulla destra del sentiero che porta alle Grange Teppa e che fu, ormai in tempi remoti, teatro di un bellissimo trail autogestito con OrcoCicillo e OrcoArzenton.
Sulla nostra destra la cresta rocciosa de la Seur ci accompagna con i suoi picchi calcarei, di un colore ocra acceso, che contrasta con il bianco candido della neve. Un paesaggio direi quasi dolomitico.
Sul tracciato solo noi, manco a dirlo. All’iniziale preoccupazione di non trovare il percorso giusto, avendolo letto solo sulla descrizione, mano a mano che saliamo di quota, si sostituisce la consapevolezza che la strada è quella corretta.
Usciti dalla gorgia dopo un canale ripido, dove i cambi di direzione si sprecano, ci troviamo in un anfiteatro chiuso su tutti i lati dalle cime delle montagne.
Sulla nostra destra La Sommet de Guion, sulla sinistra il Rocher de Barabbas o Gravina del Mezzodì o Guglia del Mezzodì, come sono abituato a conoscerla da sempre. Siamo a quota 2224 e prima di arrivare alla meta ci tocca salire un altro bel canale davvero “in piedi” come si suole dire in gergo scialpinistico per arrivare al Pas de Rousses a 2528 e da lì con una svolta a destra in cima a quota 2612, per un totale di 1200 metri di dislivello.
Decido di mettere i rampant per affrontare questo ultimo tratto. La mia tecnica di virata sul ripido è un po’ arrugginita dopo lo stop forzato, ma recupero confidenza esercitandomi sul campo e scivolando goffamente.
Arrivati al colle passiamo dall’ombra e il relativo fresco di un versante nord alla luce accecante e al calore, quasi estivo, del versante opposto.
Che splendida giornata. Siamo al cospetto della Charrà, più in basso del Col ded Acles e del Passo della Mulattiera; giù nel vallone, nascosto dal pendio, Plampinet e più in là il maestoso Pic della Rochebrune, una delle prossime possibili mete, se ci saranno le condizioni favorevoli e, ancora, in lontananza le fantastiche cime del delfinato francese, la Barre des Ecrins, il Pelvoux…l’elenco potrebbe continuare quasi all’infinito tanto lo sguardo spazia sognante nel cielo terso, in ogni direzione.
Giusto del tempo di idratarsi, prendere un gel e poi gettarsi a capofitto in discesa. Il primo tratto sotto il colle lo affrontiamo divallando fino a trovare una neve più sciabile e una pendenza più tranquilla. Da lì in poi neve fantastica, prima farina e poi trasformata primaverile per una sciata da godere fino alla fine, alla macchina.
Audentes fortuna iuvat. I nostri timori di andare ad impelagarci in una situazione difficile sono stati ampiamente fugati da una giornata da quattro stelle, per la neve e per il magnifico paesaggio.
La valutazione BS (buoni sciatori) forse è un po’ strettina, visti i pendi davvero ripidi da salire e soprattutto da scendere, ma BS+ non esiste e non si può nemmeno definirla un OS, per cui “a va bin parei” come direbbero in Sardegna.
Alle 14.30 siamo con i piedi sotto il tavolo per il consueto panino e birra, ormai un MUST dopo queste zingarate, come del resto lo sono i whatapps verso gli amici con dovizia di foto e commenti entusiastici.
L’eco dei vaffa risuona ancora nella valle stretta…
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