Dal racconto dell'OrcoRolfy
Ho sempre amato viaggiare e raggiungere terre e paesi lontani. Aprirsi al mondo conoscendone i popoli, le usanze, e il cibo, permette di crescere, imparare ed avere una più ampia conoscenza e consapevolezza del pianeta in cui viviamo.
Amo l’Oriente fin da quando ero bambino: la sua cultura millenaria, le sue tradizioni, i templi e l’energia che trasmette nei suoi luoghi più selvaggi e sacri. Il 2019 per me è la volta del Giappone, il paese del Sol Levante dove tecnologia, tradizione e spiritualità coesistono insieme.
Il 31 agosto, dopo 12 ore di volo, metto finalmente piede a Tokyo, capitale del Giappone. Il mio viaggio inizia nella futuristica megalopoli di quasi 38 milioni di abitanti per poi proseguire fino al Monte Fuji (famoso vulcano e punto più alto del Giappone a 3776M, quindi a Kyoto. La città, dalla storia millenaria, e’ piena di templi,Geisha e parchi, che in primavera e in autunno mostrano tutta la loro bellezza grazie ai colori dei fiori e delle foglie. Proseguo per Osaka, con la sua vibrante vita notturna e il suo buonissimo street food e il Koyasan, senza dubbio il posto più mistico, tappa di meditazione e di templi shintoisti, e luogo del più grande cimitero del Giappone.
Ma il vero viaggio inizia a Tanabe, una piccola cittadina marittima punto di partenza del Kumano Kodo, il pellegrinaggio più antico del Giappone. Tanabe si sviluppa lungo l’estremità più a sud della penisola di Kii, in una regione sacra che in passato prendeva il nome di Kumano. Kumano è infatti considerato un luogo di benessere, la dimora degli dei, e nel 2004 divenne Patrimonio Unesco dell’Umanità. Oggi è una straordinaria opportunità, per giapponesi e stranieri, di immergersi nella spiritualità e nella più antica cultura nipponica, riscoprendo tradizioni ormai perdute.
Il Kumano Kodo presenta molte vie e sentieri ma la più importante è la Nakahechi , “la via Imperiale”. La Nakahechi Route ha inizio a Tanabe, in particolare dal tempio di Takijiri-oji, confine dell’antico regno di Kumano. Da qui il pellegrinaggio si muove verso est, immergendosi nel cuore della penisola di Kii, scoprendone le montagne, e raggiungendo infine il gran santuario Kumano Hongu Taisha. Dopo aver pagato il tributo al santuario di Hongu, i pellegrini viaggiavano in barca lungo il Kumano-Gawa River fino a Kumano Hayatama Taisha, il secondo dei tre grandi santuari. Una visita poi al Kumano Nachi Taisha completava il pellegrinaggio. Ancora oggi è così: si raggiunge infatti il santuario di Hayatama Taisha tramite barca e il santuario di Nachi Taisha per mezzo di un ulteriore tratto a piedi. Generalmente il percorso di circa 70 km è percorribile in 4-5 giorni completamente a piedi ,salvo tifoni ,piogge torrenziali , caldo e umidità opprimente, che sono molto frequenti nella zona. Io e OrcoSmaug, la mia compagna di viaggio e di vita, abbiamo cercato in completarlo in tre. Ecco com’è andata.
Prima tappa
Lunghezza: 18 km 1231 m d+
Inizio: Tanabe, tempio di Takijiri-Oji
Fine: Nonaka
Partenza da Osaka alle 7 del mattino con treno regionale che dopo circa 3 ore giunge alla Stazione di Kii-Tanabe. Dopo aver chiesto informazioni riguardo al percorso e orari dei pullman nell’ufficio turistico locale, prendiamo la navetta fino al tempio di Takijiri-Oji . Sono ormai le 11 passate e per la fretta e la paura di non riuscire ad arrivare a Nonaka entro le 5 del pomeriggio, ora massima per effettuare il check-in (i giapponesi sono molto precisi e puntuali quindi arrivare in ritardo potrebbe significare non avere un letto per la notte), non abbiamo comprato cibo per il pranzo. Vicino al tempio però, in un altro ufficio turistico, compriamo dei noodles istantanei molto economici che ci vengono serviti in poco tempo dalla signora della reception, con la solita gentilezza che contraddistingue i locali. Ancora affamati, ma con qualche barretta energetica e molta acqua nello zaino, ci incamminiamo verso il monastero accanto al Tonda river. Il sentiero inizia con una salita ripida nel bosco fitto e ricoperto di muschio. Il caldo è opprimente. Resisto con la maglietta per
qualche centinaio di metri e alla fine sia io che OrcoSmaug ci togliamo gli indumenti superflui sperando di patire meno il caldo. Il sentiero è deserto, tranne due escursionisti australiani che ci fanno gli auguri per l’inizio del nostro cammino. Nel continuo saliscendi del bosco attraversiamo i villaggi di Takahara e di Chikatsuyu fino ad arrivare a Tsugizakura-oji. Siamo sudati come non mai e neanche l’ombra del fitto bosco ci dà tregua. Affrontiamo l’ultima discesa verso Nonaka, con un cartello che avverte di fare attenzione ai serpenti velenosi: e infatti poco dopo scorgo tra le radici di un albero, perfettamente mimetizzato, un bel rettile strisciante lungo più di un metro che ci osserva diffidente! Scattiamo qualche foto e con molta attenzione scendiamo fino al nostro ryokan ( albergo tradizionale giapponese ) dove ci facciamo finalmente la meritata doccia e assaporiamo una gustosa cena con un’ottima tempura (tipica frittura molto leggera di vegetali e pesce giapponese) . Nel complesso percorriamo 18 km e poco più , i dislivelli non sono impegnativi, e si arriva a un’altezza massima di 700 metri. I punti ristoro sono diversi, sparsi lungo il percorso, e il paesaggio dei boschi si alterna a piccoli villaggi tra i campi di riso .
Seconda tappa
Lunghezza: 26km 1270 m d+
Inizio: Nonaka
Fine: Yunomine-Onsen
Questo tratto di 26km si sviluppa lungo magnifici sentieri di montagna in mezzo alle foreste. Non ci sono punti di ristoro, quindi occorre portarsi cibo e abbondante acqua. Partiamo poco sopra Nonaka dove la gentile signora del ryokan ci porta con la sua macchina . Il sentiero attraversa il fitto bosco e il fresco del mattino rende la camminata piacevole fino alle 10h00 , quando di nuovo l’umidità e il caldo rendono tutto più insopportabile e faticoso . Il nostro pranzo è a base del solito agglomerato di riso ripieno di radici e salse locali gentilmente preparato dalla signora del ryokan di cui non abbiamo tutt’ora capito il nome. Un altro serpente che sembra non curarsi della nostra presenza passa sopra i miei piedi mentre divoriamo voracemente le nostre scarse scorte di carboidrati. Ormai ci stiamo quasi facendo l’abitudine e continuiamo il nostro banchetto tranquillamente . Con lo stomaco parzialmente pieno, visitiamo l’Hosshinmon-oji, conosciuto come “la porta del risveglio dell’aspirazione verso l’illuminazione”, quindi Fushiogami-oji, un punto panoramico dal quale si vede per la prima volta, in lontananza, il santuario di Hongu. Giù per il sentiero, dopo 20 km dalla partenza, raggiungiamo finalmente il Gran Santuario di Kumano Hongu Taisha. Situato su un crinale, circondato da giganteschi cedri e cipressi, lo visitiamo con una guida locale che ci accoglie poco prima del tempio (non avevamo alcun bisogno delle sue spiegazioni, ma lui comunque insistendo ci guida verso tutti i
punti sacri del luogo, parlando un misto di giapponese, italiano e inglese che ci sfinisce quasi quanto il caldo opprimente) . Terminata la visita ai templi, ci rechiamo presso il Kumado Kodo World Heritage Center al quale consegnamo il nostro foglio preso alla partenza da Tanabe con i timbri che attestano il completamento della prima via fino al santuario. Essendo il Kumano Kodo gemellato con il Cammino di Santiago, se avessimo anche percorso quest’ultimo avremmo potuto prender parte alla cerimonia dei due pellegrinaggi spirituali completati, tuttavia ci attestano solo il completamento del percorso giapponese . Usciti dalla struttura camminiamo fino a un’imponente porta in acciaio, la Otorii, alta 40 metri e larga 42 metri, eretta nell’anno 2000. Questa, oltre a segnare l’entrata all’area sacra del santuario, traccia una netta linea tra il mondo secolare e quello spirituale. Scattiamo qualche foto e continuiamo la nostra marcia. La giornata infatti non è ancora finita: mancano ancora 4 km all’arrivo. La notte dormiremo a Yunomine-Onsen, famosa località termale tra le sorgenti naturali di acqua calda e le verdi colline della valle. Percorriamo, sudatissimi e un po’ affaticati, l’ultimo tratto di dislivello di circa 300 m, che ci portano rapidamente in cima alla collina che domina la zona, per poi discendere fino al piccolo villaggio incastrato nella stretta valle, dove ci rifocilliamo con una bella birra fresca . Il nostro ryokan, poco distante dalla fine del sentiero, è molto bello. Dispone addirittura di un’Onsen all’aperto con acqua termale (tipico bagno giapponese, l’equivalente delle nostre terme) nel quale possiamo rilassarci. Alle 6 in punto, dentro le stanze dell’albergo, ci viene servita l’ennesima cena tradizionale a base del loro tanto amato riso in bianco seguito da tempura, sashimi di tonno, zuppa di miso, verdure, e radici di cui non conosciamo il nome .Ci sentiamo meglio, il bagno e la cena ci hanno fatto ritrovare un po’ di energie, e poco dopo le 9 andiamo a dormire pensando alla tappa finale di quasi 32 km e 1700 m d+ che ci aspetta il giorno seguente.
Terza tappa
Lunghezza: 32 km 1730 m d+
Inizio: Yunomine-Onsen
Fine: Nachisan
Dormo poco la notte precedente, il rumore della forte pioggia sui tetti e il vento che piega gli alberi e i bamboo, mi tengono sveglio. Il percorso che ci aspetta è molto impegnativo e senza punti di appoggio. Il poco tempo a disposizione e le cattive condizioni del sentiero mi fanno pensare a un piano alternativo. Ci alziamo alle 6:30 e facciamo colazione. Fuori non accenna a migliorare: anzi una pioggia battente, vista poche volte nella mia vita, mi fa capire che non sarà possibile percorrere l’intero percorso. Con i nostri impermeabili marciamo comunque per circa 6 km scendendo dalla valle. Il fiume è in piena, quasi al livello delle case, e la pioggia torrenziale ci rende bagnati come se stessimo facendo una doccia. Noi comunque continuiamo, e le poche persone che incontriamo ci guardano come alieni dall’asciutto delle loro case. Per 1 ora e 30 resistiamo, poi davanti a una fermata cediamo e saliamo su un pullman per raggiungere Nachisan. Impeghiamo un’ora e mezza tra pullman e treni in direzione della nostra tappa finale. Siamo ancora super bagnati e l’aria condizionata sparata a mille dei trasporti giapponesi ci fa quasi prendere una bronchite! Giungiamo
finalmente a Nachisan in un’atmosfera da film apocalittico. Nessuna persona in giro, stradine deserte, pioggia torrenziale e nebbia ; tutto questo rende però ancora più magico questo posto. Dopo una breve salita mi trovo davanti al Gran Santuario di Kumano Nachi Taisha (Il santuario ha una lunga storia e in passato veniva usato per l’allenamento dei monaci di montagna che praticavano Shugendo, un mix religioso di credenze indigene e straniere). Il santuario e’ magnifico, e fa da sfondo a una vista indimenticabile sulla cascata di Nachi-no-Otaki che, alta 133 metri, è la più alta di tutto il Giappone. Scattiamo alcune foto e riprese video e poi puntiamo dritti nel nostro Ryokan dove attendiamo con pazienza la rigida puntualità per effettuare il check-in dei giapponesi, i quali nonostante le difficili condizioni climatiche ci fanno attendere più di 2 ore per avere una doccia calda e una camera. Non importa, sono perdonati. Il paesaggio mistico è di una bellezza tale che non ci arrabbiamo neanche…troppo . Si conclude così il nostro viaggio nella bellissima penisola di Kii in uno degli scenari più mistici e selvaggi del giappone : non è un addio, ma un arrivederci. Arigato Gozaimasu!
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