Classifica Mezza Maratona della ValMessa Almese(To)
Sito Giò 22 Rivera
Dal vagito dell'OrcoUK
9.30. 20 settembre 2015.
Boom. E si parte.
Dopo i primi passi incerti vicino a mio padre il pensiero corre subito alle settimane appena passate, volate via in fretta e certamente inaspettate.
Mi chiedo se concordare con il genitore la preparazione di una mezza maratona in 20 giorni sia stata una buona idea,
Cerco di convincermi che lo sia, ma non sono mai stata una persona molto persuasiva, nemmeno con me stessa.
Non importa mi dico, basta seguire papà e non pensare a tutte le persone che mi stanno correndo vicino, o davanti direi.
E allora si fa così, si cerca di non pensarci, o forse ci si pensa, ai chilometri che passano, ai passi sull’asfalto, a come il tuo corpo reagisce metro dopo metro, però ci si fa anche forza.
Forza dettata un po’ dalla paura che viene naturalmente dal fare la propria prima gara così lunga, i primi 21 kilometri della propria vita, un po’ dal desiderio di farcela, di non deludere se stessi prima di chiunque altro.
I primi 10 chilometri passano con fatica forse più mentale che fisica, perché d’altronde, una volta arrivati a metà, è tutta in discesa no? O almeno lo è per la mia testa.
Certo il mio corpo non era d’accordo, e dopo aver terminato il primo dei due giri ad anello, dopo essere stati rincuorati dalle grida di supporto di qualche amica e di mia madre, comincio a sentire le gambe pesanti, ad avere male un po’ ovunque.
Però hei, mi dico, c’è papà con me. Che è sempre pronto ad aspettarmi, a girarsi per vedere se ancora respiro o se sono sul punto di svenire e che impedisce la mia perdita di sensi con uno dei suoi magici gel che manco al test per il diabete (dove ti fanno ingerire un bicchierone di glucosio puro).
Quindi insieme a chi la corsa mi ha insegnato ad amarla, a prenderla come una sfida più personale che contro il mondo o contro gli altri concorrenti, concentrandomi sui suoi passi e anche un po’, lo ammetto, sul piatto di pasta che mi aspetta a casa. Ce la faccio.
Sì ce la faccio. E sorrido. Perché non avrei immaginato di poterne essere capace, mai.
Ricapitolando: 20 giorni, 20 anni, 21 chilometri, 20 settembre, 2h10.
666 sarà il numero della bestia, ma 222 allora è il numero di un Orco.
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