martedì 7 ottobre 2014

Ai confini delle nuvole - Trail autogestito Alta Valle di Susa 4-5 Ottobre 2014

Foto Trail autogestito Alta Valle di Susa

 "...L'uomo deve sognare per salvarsi" (W. Bonatti)

Dal racconto dell'OgreDoctor
Sin da bambino le idee più straordinarie si manifestano nei sogni; all'inizio appena appena accennate, uno schizzo su una tela bianca, un desiderio nascosto dell'anima, ma presente, insistente.
Più il sogno si ripete e più l'incertezza che lo avvolge si dipana. E così cominci a studiarlo, analizzarlo, coccolarlo; mano a mano si fa largo una certezza: se si può immaginare, si può anche realizzare.
E il sogno diventa finalmente azione, il bisogno innato di misurarsi, provare, sperimentare, conoscere, si concretizza.
Solo con se stesso fra le nuvole, in completa sintonia con l'ambiente e gli amici, libero e  straordinariamente vivo. Niente ansia pre-gara, niente assillo dei cancelli. In completa autosufficienza, seguendo una linea immaginata prima sulle carte e ora calpestata. Quasi intravedo l'esile traccia del gps snodarsi su per i colli, scendere in mezzo alle valli e di nuovo inerpicarsi su per le montagne disegnando la nostra rotta.
La velocità non mi interessa. Oggi, non è una dimensione che mi appartiene. Non è importante arrivare prima di qualcun altro. Conta solo il viaggio, ciò che mi circonda, gli splendidi posti che attraverso: gli do un nome e imprimo la loro immagine in modo duraturo nella memoria.
Anche il meteo è dalla nostra parte. La nuvolaglia che avvolge in partenza le cime dei Re Magi, progredendo nella valle della Rho, piano piano si dipana e svela le pareti circostanti in tutta la loro maestosità.
Viaggiamo estivi, ma nello zaino, "l'impossibile" di materiale "obbligatorio", si fa apprezzare con il suo non trascurabile peso. Non possiamo contare su nessun appoggio logistico; in questa stagione i rifugi sono ormai tutti chiusi.
La traccia si rivela perfetta, la scelta del percorso anche. Solo il tratto dal Rifugio Re Magi a Pian del Colle sarà sicuramente da ripensare e sostituire con una probabile digressione sotto la Guglia Rossa, per riprendere poi il sentiero originale al Colle des Acles; l'asfalto non fa per noi, una vera tortura per gli occhi e per i piedi.
Sono ormai le 17.00 quando arriviamo al Rey. Sulla Grand'Hoche si addensano delle nuvole sempre più minacciose. Un attimo di tentennamento... Sarà saggio continuare? Abbiamo ancora qualche ora di luce e ancora non piove. Decidiamo alla fine di proseguire con il piano originale: si ritorna a salire verso il Passo dell'Orso.
La visuale è tarpata dalle nuvole basse in cui siamo avvolti, ma la strada è sicura, ben segnata. Faccio da pace-maker, il sentiero non ha incognite per averlo fatto e rifatto in allenamento. Arrivati al passo, sbattiamo letteralmente contro il Bivacco Blanchetti, che si palesa all'improvviso davanti a noi. Era li fino all'altra volta, chi la portato via?! A parte gli scherzi, orientarsi in mezzo alle nuvole sarebbe stato impossibile senza l'aiuto del gps. Lo realizziamo ancora di più scendendo dal passo di Desertes e più ancora sul sentiero che dal Colletto del Lago cala verso la strada dello Chaberton: è ormai buio e la luce delle frontali è riflessa dalle nuvole che ci avvolgono. L'atmosfera diventa irreale, quasi fiabesca. Perdersi: un attimo!
Arrivati alla strada dello Chaberton resta ormai l'ultimo colle da superare a quota 2670 m e poi la discesa su Claviere. L'orologio segna, però, le 21.00, circa 45 km percorsi e 13 ore di marcia. Stimiamo in 2 ore e mezza circa e 800 d+, l'impegno che ancora ci attende per mantenere inalterato il programma originale: troppo tardi per raggiungere il Rif. La Capanna a Claviere! Unica via di fuga possibile: la discesa su Fenils (lunga e noiosa come sempre, più lunga che salire e scendere dal Colle dello Chaberton! - pazienza sarà per un'altra volta) e in paese un provvidenziale taxi per raggiungere la destinazione preventivata.
Forse ci è mancato un po' di coraggio...mai comunque il coraggio potrà essere frutto di uno sconsiderato quanto pericoloso impulso: il rischio che ne seguirebbe è per se stesso stupido, arido e insignificante. Ritengo che un certo tipo di rischio dia sapore alle cose e sia certamente una componente dell'avventura; è però un cavallo di cui bisogna saper tenere ben salde le briglie (tratto da "Montagne di una vita" - Walter Bonatti)
Anche questi piccoli inconvenienti, fanno parte del gioco. Gestire gli imprevisti, le situazioni di emergenza, dominare le proprie emozioni negative, sono aspetti fondamentali in gara, ma ancora di più, quando viaggi in autosufficienza. Ci siamo comportati come una vera squadra, con l'esperienza di Silver, un autentico veterano, a darci sicurezza.
Arrivati al rifugio una bella doccia ristoratrice, cena pantagruelica, bagnata da una sempre apprezzabile Moretti e poi a nanna.
Chi vuol esser lieto sia, di doman non c'è certezza...
Le previsioni del tempo per il giorno dopo non lasciano presagire nulla di buono: nuvoloso, pioggia dal primo pomeriggio e quota neve a 2500 metri, recita Nimbus. Con questi presupposti il passaggio a 3000 metri del Colle della Ramiere, per arrivare nella valle Argentiera, potrebbe rivelarsi qualcosa di più di un semplice azzardo.
Dopo una colazione sostanziosa e un'occhiata al cielo, decidiamo di partire comunque per la seconda parte del viaggio, ma chiudendolo a Cesana Torinese, scendendo da Capanna Mautino, accompagnati da una giornata in parte soleggiata, in barba a Nimbus.
L'ottima compagnia, i posti da sogno e il meteo clemente hanno reso questa avventura magnifica.
Il sogno è ormai una splendida realtà.
Appuntamento alla prossima puntata per riprendere il viaggio da dove lo abbiamo interrotto.
W gli Orchi, W la montagna.


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