Classifiche Venice Marathon 2018
Sito Venice Marathon
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Dal racconto dell'OrcoSmigol
La preparazione di questa maratona è stata travagliata, costellata di imprevisti e la scelta di correre a Venezia è stata anch'essa un obbligo per altrettanti vari motivi e intoppi.
Ad ostacolare o comunque a rendere difficile la preparazione, oltre alla gestione quotidiana del tedesco e dello svizzero, si aggiunge il simpatico Achille che non mi molla nelle tre settimane cruciali dei lunghi.
Avevo considerato la data di Venezia che era anticipata rispetto alle altre in questo periodo ma più si avvicinava il giorno e più mi convincevo che forse non era stata la scelta ottimale. I lunghi sono stati messi in cascina, il passo é stato metabolizzato e Achille messo parzialmente a tacere.
Un week lungo a Venezia é un'occasione da non perdere e si arriva il venerdì pomeriggio per acclimatarsi al meglio.
Ritiro pettorale e giro all'Expo il sabato , si risparmiano le gambe e si mangiano le solite cose; Elisabetta sbarca in laguna con spaghetti, olio , parmigiano , proteine bianche e l'occorrente per la colazione del runner ( fette biscottate integrali e marmellata senza zucchero, praticamente del polistirolo colorato).
Come in tutte le maratone dove si esige il transfer per raggiungere lo start la sveglia é prestissimo, prima di ogni fornaio che si rispetti.
Ingurgito una moltitudine delle suddette fette biscottate, vestizione con i soliti dubbi (freddo, caldo, pioggia, vento) e mi avvio in solitaria nelle buie calli; una passeggiata di una ventina di minuti e poi la navetta verso STRA.
Nel village si capisce subito che il meteo dirà la sua con pioggia torrenziale, mi rifugio nel tendone che si allaga dopo poco. Faccio passare il tempo chiacchierando qua e là prima di prendere coraggio, indossare la mantella e iniziare a scaldarmi. Irrinunciabile la pausa bagno in zona Cesarini prima di entrare in griglia dove incontro un paio di amici di Torino. Riesce a far capolino anche il sole, scaglio la mantella e sento caldo, le gambe ci sono, il tendine dorme, il cruscotto è acceso e si parte.
Adesso il passo che devo tenere è ben presente e mi avvio verso i pacers di riferimento, ormai la truppa é sgranata e il passo dopo qualche centinaio di metri é già assestato. Siamo sulle rive del Brenta con le sue ville , riesco a godermi il paesaggio , mi sento bene, sono tranquillo, concentrato e il beep del lap automatico mi conferma che sono in bolla. Le prime tre frazioni da 5 km filano lisce e si corre verso la mezza in località Marghera .
Ecco che al 16esimo capita quello che ancora adesso é inspiegabile , inizio a rallentare , le gambe non mi seguono più, avevo bevuto e preso i gel con regolarità, non é possibile sara il gps che non funziona, passo alla mezza in 1h35' con un paio di minuti di troppo, ma sento di fare troppa fatica, addio bei panorami , addio celesti pensieri e addio meteo clemente.
"ma perché continuare, mi ritiro, le gambe non girano , la testa é partita".
Mi rimetto in carreggiata, prendo un altro gel, arriva anche la nausea, guardo il gps e la frequenza cardiaca sta scendendo, ci riprovo a riprendere i pacers ma il mio passo non torna e mancano ancora tanti, troppi km.
Lo ripeto "ma perché continuare , mi ritiro , le gambe non girano , la testa é partita". Mi fermo e non spreco le gambe , ma dove mi fermo , proseguo e vediamo cosa succede. Proviamo a scalare marcia e innescare la marcia degli ultra dove posso correre per ore . Ma come si fa a far fatica a questo passo ? Cosa mi sta succedendo , ma questo che muro è ? Inizia al 16esimo e non smette . Resilienza , cocciutaggine, l'orgoglio mi fanno arrivare ai 30 km e riesco ancora ad apprezzare il parco San Giuliano e stramaledico però i giri e i rigiri che si devono percorrere. 30 KM in 2h 21' e rallento e accumulo ritardo sul mio passo sperato.
"ma perché continuare , mi ritiro , le gambe non girano , la testa é partita".
Secchiate di acqua gelida e raffiche di vento laterali mi accompagnano nei 4 Km sul Ponte della Libertà: ho stramaledetto me e il giorno che mi sono iscritto, la frequenza cardiaca sotto ai piedi, il passo praticamente é da jogging, il ponte é pieno di runners fermi con i crampi e almeno quelli me li risparmio; le mie gambe sono talmente assenti che nemmeno i crampi mi vengono !
La Serenissima é li che mi guarda già da un pò ma non arriva mai; solo pensieri negativi, solo la voglia di arrivare , le scarpe pesanti, le mani ghiacciate, il cappellino che vola via e loro ( le gambe ) assenti.
Ormai non penso a ritirarmi ma penso di portare le due assenti sotto il gonfiabile.
Consapevole di dover attraversare 14 ponti; ecco che arriva il primo ma arrivato alla sommità alzo gli occhiali appannati e vedo il mare, si il mare che ha invaso il lido e l'acqua che arriva al polpaccio .
Corro, alzo le ginocchia, cammino, rido, sorrido, stramaledico e i ponti passano tre, cinque, nove, dieci, i flessori partono che é una bellezza ma non i miei e continuo a sguazzare nell'acqua, i piedi e il tendine con quell'acqua fredda sono anestetizzati e il gonfiabile non arriva.
Runners scalzi, runners che perdono le scarpe, runners che si fermano e massaggiano il protagonista di quei km (il flessore), pantegane senza pettorale che sguazzano e il sottoscritto con goffa andatura che procede verso l'infinita finish line.
Il richiamo di mia moglie mi fa tornare alla realtà e finalmente ci siamo con ancora un ultimo stramaledetto ponte e medaglia sia!
Il terzo tempo e' caratterizzato dalla caduta di un mezzo albero sul tendone-spogliatoio e io che sguscio alla sorveglianza scavalcando le transenne per fare meno strada.
Da li a poco rilascerò un'intervista telefonica e tra le varie domande di rito mi chiederanno: ma cosa ti rimarrà di questa maratona? A parte i reumatismi e le pieghette sui piedi , mi rimane la rabbia , l'insoddisfazione di non averla conclusa come avrei voluto, ma mi rimarrà l'affetto e la stima che i miei amici mi hanno dimostrato attraverso decine di messaggi e telefonate!
SIAMO ORCHI OLTRE LE GAMBE C'E' DI PIU'!
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